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Punto di vista

Quello che resta ...

Recentemente riflettevo, guardando vecchie riviste e documenti sul passato degli scacchi, riflettevo tra me e me in una maniera che potrei definire un poco “nostalgica”. Ripensavo a come era un tempo e riguardavo vecchie partite del torneo interzonale e dei match dei candidati che portarono Fischer alla sfida del 1972 contro Spassky. Riguardavo i commenti interessanti e sagaci che fece Monticelli sul suo libro relativo a quel famoso mondiale e le cronache di quel evento che fece epoca. Se non è negabile quanto elevata si astata la parte tecnica di quelle partite non di meno mi veniva da riflettere che le stesse partite dei match dei Candidati, tutte intendo, e le partite dell’Interzonale, per non parlare delle fasi zonali stesse, sono un prodotto scacchistico elevato ed importante. Non di meno si può trovare nei periodi successivi in tutte quelle che si possono definire le “Fasi Mondiali” che hanno continuato a succedersi sino ai primi anni ’90. E’ indubbio che le fasi mondiali rappresentavano un momento di manifestazione sportiva ed agonistica elevatissimo per il mondo scacchistico internazionale nonché una produzione tecnico-teorica importantissima per lo sport scacchi. Riflettevo in maniera nostalgica, dicevo, perché l’ovvio e consequenziale ragionamento che ne veniva fuori era: “oggi non è più così”.
Non voglio ricadere in quella che i Latini chiamavano “laudatio temporis acti”, la lode per il tempo passato, ma il riflettere su come era e come è oggi è venuto quasi naturale osservando la manifestazione clou di quest’anno, e che mentre scrivo attende ancora la sua fase finale, quello che dovrebbe essere il Campionato del Mondo di Scacchi ma che ora, ahimè, viene più comunemente chiamato il “mondiale FIDE”. Viene naturale perché le differenze sono tante; è diverso il modo di disputare il campionato; è diverso il clima ed è diversa anche la ragione per la quale si svolge il campionato mondiale di Scacchi stesso. Io sono fermamente convinto che questa manifestazione non si svolga più per proclamare il “campione del Mondo di Scacchi”. Può sembrare una affermazione assurda e senza logica questa, ma adesso andrò anche ad esplicarne il perché.
Il campionato Mondiale di Scacchi è un evento antico per quanto riguarda gli sport, dura da 115 anni e credo anche che sia uno degli eventi sportivi di tipo “mondiale” più antichi, oserei dire anche il più antico anche se non ci giuro sopra e qui confesso la mia ignoranza, anche se bisogna dire che scacchisticamente parlando è invece un evento relativamente “giovane” data l’età stessa del gioco. Vi sono stati in precedenza dei proto-campioni (Anderssen, Morphy ecc. ecc.) ma se i signori Steinitz e Zuckertort, in quel lontano 1886, non avessero deciso di dichiarare la loro sfida valida per il titolo mondiale e se gli altri componenti dell’ambiente scacchistico internazionale dell’epoca non avessero preso per buona questa affermazione, la cosa chissà quando e come avrebbe avuto inizio. Del seguito e del modo di gestire il mondiale in maniera alquanto personalistica da parte dei detentori del titolo, abbiamo già parlato in precedenti interventi. Ma tutto questo andò avanti sino al secondo dopo guerra quando la FIDE prese in mano la situazione e diede ordine al sistema creando le fasi necessarie all’iter per il titolo mondiale dopo avere organizzato la successione ad Alekhine, ultimo campione “personalistico” della storia. Trovo quindi che le fasi mondiali così come la FIDE le concepì, con tornei zonali, interzonali e dei candidati, erano delle fasi autenticamente impegnative per i giocatori, oserei quasi dire massacranti, ed erano comunque funzionali allo stesso motivo di partenza: selezionare il giocatore più forte che sfidasse il Campione. Solo in questa maniera si pensava che si sarebbe potuto raggiungere il vero ed unico fine del campionato del mondo, ovvero stabilire chi fosse il giocatore più forte ed a lui tributare il titolo. Che piaccia o non piaccia il sistema funzionava certamente perché era in grado di selezionare veramente il giocatore più forte il quale diveniva anche, con incessante costanza, il campione. E poiché negli scacchi è ovvio il fatto che vince la partita colui che ottiene il migliore sforzo sportivo “in quel momento” era necessario tarare l’incontro su un match lungo di modo che ogni giocatore potesse esprimere il migliore sforzo agonistico di cui fosse capace. Questo sistema durato, con le dovute variabili ed aggiustamenti, sostanzialmente immutato per oltre 45 anni ha sempre prodotto un Campione Mondiale che era il più forte in quel momento. Un Campione all’altezza del compito.
Oggi il Campionato Mondiale di Scacchi non parte più con lo stesso principio. Questa manifestazione non serve più a proclamare “il Campione del Mondo” ma bensì “un Campione del Mondo”. Basta che sia e poco importa che sia anche il più forte. Oggi il mondiale non si gioca più per esaltare il massimo livello tecnico-agonistico del nostro sport, ma si gioca per fare “evento” e con l’evento, per muovere numerosi meccanismi, specialmente di quei meccanismi che hanno a che fare con il guadagno, che poi si collegano con quello che è, o meglio dovrebbe essere, la massima manifestazione agonistica dello sport chiamato scacchi. Non è più importante quella parossistica mania di stabilire chi sia il più forte, che tanto bene ha comunque fatto al gioco. E’ importante, invece, Fare il maggior chiasso possibile. Dimostrazione di tutto questo è proprio ciò che ruota attorno a questo evento ed alle battaglie che intorno ad esso si combattono e che vedono protagoniste la FIDE e la BGN, entrambe in negativo per un verso o per l’altro.
In casa FIDE da quattro edizioni a questa parte il campione si proclama ogni anno, mentre prima durava in carica dai due ai tre anni. Il tutto avviene con un mostruoso torneo ad eliminazione diretta. L’eliminazione dei perdenti avviene dopo un mini match di appena due partite giocate dai due contendenti a “tempi regolari” e così sino ai quarti di finale, dove le partite diventano quattro, ed alla finale dove le partite diventano otto. Qualora due partite non fossero sufficienti, o comunque non lo fossero quelle dei tempi regolari, si ricorre ad una serie di partite a tempo rapido, semi lampo e lampo con vari incrementi di tipo Fischer (la famosa aggiunta di tempo per mossa effettuata), che servono a spareggiare eventuali concomitanze di punteggio. Da notare che per “tempi regolari” a tutt’oggi la FIDE intende 90 minuti a testa con 30 secondi di incremento Fischer a mossa. Un tempo rapidissimo in realtà al confronto delle classiche 7 ore di gioco precedenti. Una partita di 60 mosse può durare al massimo 4 ore di gioco complessive e per potere giocare anche solo 5 ore complessive bisogna giocare ben 120 mosse!
Questo sistema di gioco, buono per un torneo di tipo promozionale se vogliamo, altro non si potrebbe perché il suo interesse sarebbe solo la sua “stranezza” dal punto di vista scacchistico, non è certamente valido per definire il Campione Mondiale. Non lo è in nessun senso e lo dimostriamo passo per passo.
In primo luogo per accedervi i 128 concorrenti iniziali vi sono arrivati nelle maniere più disparate. Parte in funzione del loro punteggio Elo in quel momento, parte perché nominati direttamente dalla Presidenza FIDE, che suona come una regalia strana che la FIDE si è tributata, parte con nomina dei comitati continentali, parte perché selezionati da tornei di zona e parte infine, udite, udite, selezionati da un discutibile torneo di selezione via Internet. Tanto discutibile che degli scandali ingenerati da coloro che sono stati accusati di utilizzare computers per aiutarsi nel giocare le partite di torneo, e per questo motivo esclusi, proprio ancora si discute. Questo bel sistema alla “di tutto un po’ ” in che cosa corrisponde od ha attinenza con i vecchi sistemi di selezione dei tornei zonali ed interzonali di un tempo? In nulla ovviamente e non è nemmeno in grado di praticare quelle selezioni che un tempo venivano fuori da sé perché basate sullo sforzo tecnico ed agonistico e che erano il prodotto di quel tipo di tornei. Altro difetto è la diffusa tendenza ad economizzare le forze. Quella produzione teorica e sportiva, quel momento di elevato virtuosismo degli scacchi proprio non si vede o si vede a brevi sprazzi. Non si vede il tentativo di cogliere il risultato basato sul proprio sforzo agonistico ma in realtà si rileva un aggravatissimo “tatticismo di gara”. Ancora dimostrazione. Nei primi 5 turni di gioco, ovvero sino ai quarti di finale compresi, gli incontri terminati nelle gare a tempo regolare senza ricorrere agli spareggi a tempo rapido sono stati 69 su 124 (!) poco più del 50%. Dei 55 incontri conclusi con gli spareggi rapidi ben 47 sono stati decisi da partite di tipo lampo. Nessuno di coloro che è arrivato al livello dei quarti di finale ha concluso tutti i match con tempi regolari. Dagli ottavi di finale sino ai quarti, 12 incontri, solo 4 si sono conclusi a tempi regolari e tutti gli altri si sono spareggiati per mezzo di partite lampo. Forte tendenza a pattare quindi nelle partite regolari, pur assumendo quanto pazzo sia lo stesso tempo “regolare”, per rimandarsi alle partite di tipo lampo e semi lampo, quasi un terno al lotto per qualunque giocatore di qualunque categoria esso sia (si guardi l’esempio di Karpov, eliminato al primo turno da un buon cinese abbastanza anonimo con nemmeno 2400 punti Elo, nelle partite di gioco rapido). Un torneo che produce anomalie di questo tipo può dirsi valido per produrre il massimo sforzo agonistico e risultare discriminante per stabilire chi sia il Campione del Mondo? Ma più di tutto a dimostrare la mancanza di validità è il fatto che in tutte e quattro le edizioni mai è stato il più forte giocatore il leader della graduatoria Elo a divenire campione. Si obietterà che il leader non partecipa e neppure il secondo in graduatoria, ma in ogni caso ed a parte l’edizione passata, che riuscì a laureare il terzo in graduatoria, ma questa compresa, nemmeno il terzo o quarto o quinto in graduatoria diventò campione. Purtroppo tre edizioni su quattro hanno dimostrato che a vincere è colui al quale “va meglio” negli accoppiamenti, nelle lampo, e nelle condizioni varie. Non vince quindi chi ha il migliore sforzo agonistico ed a dimostrarlo sono proprio quei signori là, primo e secondo in graduatoria questi signori Kasparov e Kramnik autori del “gran rifiuto”, i quali, confrontati in torneo contro i vari campioni mondiali FIDE, Anand compreso ed Astana 2001 insegna, continuano a dimostrare di essere i più forti a dispetto dei titoli degli altri; ma guarda un po’! Un torneo come questo risponde a logiche di mercato, di potere, di flusso di denaro ma certamente non agli scacchistici bisogni di attribuzione del titolo mondiale per la quale cosa risulta semplicemente un fallimento. Ritengo che sia molto più probante dal punto di vista tecnico un torneo con sistema svizzero a 128 giocatori di 12 o 13 turni! Il ché è tutto dire! I tornei k.o. sono stati bocciati dai fatti ed abbandonati praticamente dalla quasi totalità di organizzatori di eventi internazionali proprio perché pieni di questi difetti. Solo la FIDE, che di ottusità ne ha dimostrata sin troppa negli ultimi 15 anni, continua a ritenerlo un sistema “valido e democratico”, ma non tecnico né logico diciamo noi, per assegnare il titolo mondiale. Per questo secondo il nostro parere, la FIDE non ha più per scopo l’assegnazione del titolo, ma di un titolo quale si voglia; e poco importa se sia valido o qualificante: l’importante è che venga dato nella maniera più eclatante, bizzarra e lucrosa possibile.
E la BGN? Che cosa c’entra questa società in tutto questo? Questa società privata, costituita da personaggi associatisi al fine di lucro, puro e semplice, è guidata dal Grande Maestro Inglese Raymond Keene. Noi conoscevamo il buon Ray come Grande Maestro del gioco degli scacchi, autore di libri, secondo di importanti giocatori in altrettanti incontri per le selezioni dei mondiali (Korchnoi tra questi) ma non immaginavamo assolutamente che il rubicondo faccione del GM inglese fosse quello, in realtà, di uno “squalo”. Almeno così lo descrive Levy il quale, compagno di Keene in un’altra cordata al fine di lucro, la defunta Mind Sports, descrive quest’ultimo come un assetato di denaro nonché colpevole di furto ed appropriazione indebita dei denari di quest’ultima società, fallita per questo, proprio per dare vita alla BGN. Fa questo in una clamorosa lettera aperta pubblicata su InsideChess on line . Lo fa inoltre con una nutritissima dovizia di particolari. Sulla BGN gravò inoltre, tempo addietro, l’accusa con relative indagini da parte della polizia Inglese, di avere riciclato denaro della mafia russa proprio per organizzare il match tra Kasparov e Kramnik del 2000. Di fronte a tutte queste notizie non si può che rimanere leggermente attoniti. Ma non è comunque di queste vicissitudini giudiziarie della BGN che vogliamo parlare in questa sede, ma del suo ruolo nell’attuale equilibrio scacchistico internazionale.
La BGN, guidata Keene, aveva preso al balzo il momento non roseo della FIDE, ai ferri corti già da quel dì con Kasparov, il quale era stato privato del titolo mondiale FIDE d’autorità. Ma a lui non sembrava importare molto della cosa, provvisto della coscienza di essere il più forte, con la certezza di non essere mai stato battuto nemmeno in due match organizzati successivamente in via parallela contro Short ed Anand. Nulla aveva scalfito in lui, ma non solo in lui, la certezza di essere il vero campione mondiale. La FIDE fece poi del suo organizzando il bizzarro sistema del mondiale k.o. e non erano pochi, osservati i “prodotti mondiali” della FIDE sino a quel momento, nessuno in grado di reggere il confronto con Kasparov, a credere che egli fosse il vero campione mondiale. I match paralleli non funzionavano bene però, data la tendenza a divenire sempre fini a se stessi ed a seppellire le organizzazioni che si cimentavano a metterli su, e Kasparov non difendeva il titolo già da un bel poco di tempo per questo motivo. Ecco colta la palla quindi per colmare questo vuoto e nasce l’organizzazione del famoso match di Londra 2000 per il “campionato del mondo” contro Kramnik. Nessuna selezione, nessuna motivazione e nessun senso logico o tradizionale davano a Kramnik il diritto di partecipare a questo match se non il fatto che rappresentava il secondo giocatore in graduatoria ELO e che lo stesso Kasparov accettava di mettere in palio il “suo” titolo in questo incontro con lui. Sostanzialmente era semplicemente “gradito”. Viene in tale maniera organizzato il match, di per se stesso un match lungo con tempi regolamentari veri e che produce partite interessanti come tutti i match di alto livello di questo tipo, ma lì accade l’irreparabile, almeno dal punto di vista della BGN: Kasparov lo perde!
L’impressione che diede la BGN fu quella di chi non era preparato affatto a questo evento e che i suoi piani erano tutt’altri da come le cose poi si siano svolte realmente. Credo che il primo obiettivo di questa società fosse quello di porsi nelle vesti di organizzatore dei match di Kasparov mettendosi in mezzo all’ormai irreparabile dissidio tra quest’ultimo e la FIDE. Nulla faceva prevedere la sua sconfitta pur riconoscendo l’indubbio valore dello sfidante. E d’altronde dei partecipanti al match il solo Kasparov aveva, ed ha tutt’oggi, una lite insanabile con la FIDE mentre Kramnik non aveva problemi di sorta con la federazione mondiale ed aveva anche partecipato alla precedente edizione del mondiale k.o. della FIDE stessa. Il successo di Kramnik che si aggiudicava il “titolo” metteva in campo realtà e sinergie per le quali la BGN non era assolutamente preparata e non sembra esserlo nemmeno ora. Oggi si vive in un clima per il quale non basta avere il Campione del mondo per fare un “mondiale”, bisogna avere strutture organizzative e capacità di programmazione che sono proprie di una Federazione, cose che la FIDE, pur con la sua singolare dirigenza attuale e la sua politica ottusa di questo periodo, comunque possiede. Cose che comunque la BGN non ha. Ed è per questo che credo che la vittoria di Kramnik le sia sembrata come un evento che ha le caratteristiche dell’irreparabile. Mille problemi vengono fuori con questa vittoria. La BGN non è capace, non essendo una federazione e neanche un organizzatore di grandi eventi scacchistici perché solo quel famoso match è l’unica attività organizzativa svolta sino a questo momento, di imbastire una così difficile opera. Non può obbligare il neo campione ad un match di rivincita contro Kasparov, ed infatti Kramnik semplicemente rifiuta la rivincita allo sconfitto. Annaspa nell’organizzare delle fasi di selezione degli sfidanti del campione, previste per quest’anno, ma che vedono già la dichiarata assenza di Kasparov ed in pratica dei primi 10 giocatori della lista Elo che sono vincolati al rifiuto per contratto per avere partecipato al mondiale FIDE ed essere arrivati agli ottavi di finale. Anch’essa cade nella tentazione di riservare alcuni posti dei suoi “candidati” a coloro che usciranno da un torneo di selezione via Internet e già l’esperienza FIDE ha dimostrato quanto fallimentare sia questa idea. Il tentativo di organizzare un match promozionale tra il migliore programma di scacchi e Kramnik che doveva svolgersi verso fine 2001 è stata rimandata sin-die a causa dei tragici eventi dell’11 Settembre. Insomma questa BGN non è credibile come alternativa alla FIDE e sino ad adesso ha fatto parlare di sé per altri fatti ma non per organizzazioni importanti di tipo scacchistico. Ha contribuito ad accrescere la frattura che esiste tra istituzioni internazionali e giocatori e per ora non ha dimostrato alcuna capacità organizzativa di grandi eventi. Il suo “mondiale” non ha ancora in realtà alcun significato e vive della tendenza, già conosciuta nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale, di considerare il titolo mondiale di scacchi come “una persona” e non un sistema di gare tecniche che serva anche per accrescere la partecipazione ed il progresso tecnico e per stabilire chi sia il migliore. Ma il veder il titolo in modo personalistico è una cosa superata da anni e non può ritornare.
Terzo incomodo, infine, proprio il sig. Kasparov, giocatore più forte del mondo, in maniera indubbia, con la spiccata tendenza a mettersi sempre fuori da tutti i canoni. Se non si vuole rivangare la più che nota vicenda dello strappo con la FIDE, diciamo che egli ha “strappato” anche con la BGN. Tutti pensavano arrivata la fine di un era con la sua sconfitta nel match di Londra. Gli articoli ed i commenti in tal senso si sprecavano. Ma, irato, questo giocatore ha dimostrato in tutto il corso del 2001 che le cose non stanno propriamente così. Ha vinto tutti i tornei ai quali ha partecipato, con o senza presenza di uno od entrambi i “campioni mondiali”; ha vinto persino il mondiale FIDE del gioco rapido; ha vinto il Botvinnik Memorial, torneo match recentissimo proprio contro il campione mondiale Kramnik e si è permesso di non perdere in tutto l’anno nemmeno una partita con nessuno. Ha accusato pubblicamente la FIDE di essere dannosa per gli scacchi con la sua intenzione, poi attuata, di velocizzare parossisticamente i tempi di gioco ed ha accusato la BGN di essere dei dilettanti perché non è stata in grado di organizzare il suo match di rivincita contro Kramnik che egli ritiene un diritto sacrosanto. Il solito Kasparov che combatte contro tutti quindi. Ma egli è il primo della graduatoria ed il più forte giocatore, e questo lo ha dimostrato, e nessuno dei pretesi organizzatori di mondiali lo ha come campione. Per la questione del mondiale sembra proprio che in molti abbiano fatto i conti senza l’oste. Ed in un frangente dove tutti le regole se le fanno a proprio uso e consumo e con l’esercizio a larga mano di arbitri vari non ci sembra sia necessario dare torto proprio a quest’ultimo così velocemente.
Che cosa resta quindi di tutta questa vicenda? Due organizzazioni che pretendono di legittimare il proprio mondiale e che combattono seguendo logiche manageriali e di mercato, ma dimenticandosi quelle tecniche e sportive, ed in questo si dimostrano limitate in eguale maniera. Un uomo condannato da se stesso e dai fatti ad essere sempre solo contro tutti autore ed attore di contrasti insanabili contro mezzo mondo scacchistico ma che è il vero, escluso e non considerato, campione del mondo cosa ovvia se si parte dal concetto che “il campione è il più forte”. E forse qualche persona come me, che in questo clima diverso dal passato, ma che risponde a logiche che di scacchistico non hanno nulla e fanno a pugni con i concetti di chi ama il gioco e lo sport che sono gli scacchi, che rimane con le sue vecchie carte, i vecchi libri ed articoli, con la nostalgia del “tempo passato”.

Carlo Petricci

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