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Punto di vista

Una F.I.D.E. sconosciuta

Tempo fa la sigla F.I.D.E., il cui significato per esteso è FEDERATION INTERNATIONALE DES ECHECS, era un sinonimo che chiunque giocasse a scacchi aveva ben chiaro nel suo intimo e lo sentiva, in ogni caso, come familiare. FIDE significava scacchi nel mondo: nel bene e nel male. La nostra generazione scacchistica è nata ed è progredita con la FIDE ed è sempre stata abituata a riconoscerla come un’autorità indiscussa. La FIDE ha sempre rappresentato una grandissima Federazione a livello mondiale, probabilmente una delle più importanti del pianeta; una Federazione che annovera tante singole Federazioni Nazionali che ne fanno parte come singoli membri da potersi permettere di non impallidire di fronte allo stesso CIO (il Comitato Olimpico Internazionale) e non temere confronti con federazioni Internazionali assai rinomate come la FIFA (la Federazione Calcistica Internazionale) che senz’altro non può vantare altrettanti membri. Una Federazione capace di Organizzare Olimpiadi autonome ed assoluta custode del Titolo Mondiale degli Scacchi. Questo per noi ha sempre rappresentato ma non è sempre stato così. La FIDE fu fondata a Parigi nel lontano 1924 ma non fu una nascita glorificata dal mondo scacchistico di allora che, nonostante il nome altisonante, non degnava la novella Federazione mondiale della minima attenzione né le tributava compiti nell’assegnazione dei titoli ai giocatori e, men che meno, le tributava autorità nel decidere le regole per il titolo di Campione del Mondo di Scacchi e di controllare l’assegnazione di questo titolo. Era l’epoca di CAPABLANCA, di LASKER e di ALEKHINE, solo per citarne alcuni tra i più famosi, che girovagavano per i tornei di scacchi organizzati per loro guadagnando grande fama e ricchi premi e stupendo il mondo. Troppo amiamo nel nostro inconscio queste figure storiche talmente importanti, addirittura epiche per moltissimi scacchisti, che difficilmente ci viene da fermarci a riflettere sul fatto che quella era l’epoca ove i giocatori di punta erano una strettissima cerchia dove era difficilissimo entrare e che venivano chiamati “maestri” esclusivamente perché il movimento scacchistico di allora gli definiva tali ma senza regole uniformi di assegnazione di questi titoli; che alcuni di loro venivano addirittura definiti “Gran Maestri” per semplice concessione “imperiale” (e non sembri questo strano: è infatti curioso ricordare che questo prestigiosissimo titolo al giorno d’oggi, ha avuto il battesimo nel 1914 in occasione del torneo di S. Pietroburgo dove lo Zar di tutte le Russie Nicola II° assegnò questo titolo ai primi cinque classificati di quel torneo, LASKER, CAPABLANCA, ALEKHINE, TARRASCH e MARSHALL, utilizzando tout court uno dei suoi poteri di nomina imperiale). Era anche il periodo ove i Campioni del Mondo conquistavano il loro titolo dopo avere battuto il loro predecessore in match dai regolamenti sempre nuovi e, solitamente, coniati dal detentore stesso; il cliché era sempre lo stesso: il Campione considerava il titolo come una sua prerogativa di tipo “imperiale” (un poco come quella dello Zar sopraccitato) e come un imperatore si comportava difendendo il titolo quando intendeva lui, scegliendo il proprio avversario e, il più delle volte, dettando le regole di svolgimento del match. Ogni sfidante che si impadroniva del titolo rinverdiva le abitudini del suo predecessore. Seppure questo periodo storico degli scacchi, possa sembrare affascinante a noi posteri, e lo è senz’altro, proviamo ad immaginare la nostra vita scacchistica trasportata in quell’epoca senza regole certe e dove giocare a scacchi era un’attività poco remunerativa, destinata di fatto ad una elite, e proviamo a farlo senza inorridire nemmeno un poco. Oppure proviamo ad immaginarci, anche da soli semplici appassionati, la spasmodica attesa della difesa del titolo da parte di un CAPABLANCA che, dopo averlo conquistato nel 1921 lo difende per la prima volta 6 anni dopo! Ed anche dopo una serie interminabile di tira e molla con il suo sfidante! La FIDE, che nacque sotto il “regno di CAPABLANCA non ebbe alcuna parte nell’organizzazione del match CAPABLANCA-ALEKHINE del 1927 valido per il titolo mondiale e quando tentò di organizzare nel 1928 il match di rivincita tra costoro fallì perché ALEKHINE, ormai detentore del titolo, si rifiutò semplicemente di giocare un match di rivincita con CAPABLANCA, e non lo fece mai! Né allora né in seguito! E sebbene ALEKHINE abbia giocato successivamente altri 4 match validi per il titolo mondiale nemmeno uno di questi fu organizzato dalla FIDE. I campioni del mondo dell’epoca si comportavano come autocrati indiscussi sebbene questo abbia creato spesso malumori nel movimento scacchistico. Per circa 24 anni dalla sua nascita la FIDE fu interpretata come uno di questi malumori, magari buona per organizzare qualche olimpiade ma non certo per decidere del mondiale.
Tre fattori accompagnarono la FIDE verso il compito di prestigio che si prefiggeva di esercitare, tutti e tre differenti tra di loro, ma comunque fondamentali. Il primo di questi fattori fu l’inopinata sconfitta patita da ALEKHINE, probabilmente il Campione mondiale più “imperatore” di tutti, ad opera del buon Max EUWE nel 1935. In quel frangente EUWE dichiarò di accettare l’autorità della FIDE per definire il suo nuovo sfidante qualora il match di rivincita con ALEKHINE, che comunque egli nella sua immensa onestà d’animo che lo ha sempre caratterizzato riteneva doveroso, lo avesse confermato come campione del Mondo. Sfortunatamente il match del 1937 restituì il titolo ad ALEKHINE e le cose tornarono come prima e l’appuntamento della FIDE con l’organizzazione del mondiale fu rimandato di altri 10 anni. Il secondo fattore fu, purtroppo, la tragica e distruttiva Seconda Guerra Mondiale. Essa sconvolse il delicato equilibrio dello scacchiamo mondiale, per non parlare di altre cose assai ben più gravi che sconvolse, e sebbene vi furono molti tornei organizzati in Germania dove sia ALEKHINE che KERES parteciparono, ed in URSS l’attività scacchistica non fu interrotta neppure con i Tedeschi alle porte di Mosca proprio per una pura questione di orgoglio nazionale, essa bloccò di fatto l’evoluzione di praticamente tutte le attività scacchistiche consolidate nell’ante guerra. In questa situazione di confusione e stordimento fu ovvio riferirsi alla FIDE per cercare di rimettere in piedi i cocci. Il terzo fattore, decisivo, fu l’improvviso decesso di ALEKHINE. Il grande Campione morì nel marzo del 1946, unico nella storia a morire con il possesso del titolo mondiale, e nonostante la comunque grandissima perdita per il mondo scacchistico, la FIDE ebbe veramente l’occasione per prendere il controllo del titolo mondiale e non se la fece sfuggire. Morto un imperatore non se ne fece un altro perché non sussistevano più le condizioni tradizionale che avevano regolato il mondiale sino a quel momento, ovvero che il Campione venisse sconfitto dallo sfidante in un match lungo, ed i resti del movimento scacchistico internazionale erano disorientati. Questo vuoto fu colmato egregiamente dalla FIDE che organizzò, non senza problemi per la verità, il famoso e storico “Torneo per il Campionato del Mondo” del 1948. Questo torneo consacrò BOTVINNIK come nuovo Campione e la FIDE come custode ed organizzatrice fondamentale del mondiale di scacchi. L’impalcatura organizzativa della FIDE per il mondiale fu imponente e si evolse nel tempo sino a divenire un sistema assodato e riconosciuto dalla comunità scacchistica, e che funzionava al meglio. Il Campionato del mondo era diventato un autentico ciclo cadenzato nel tempo ad intervalli regolari ed i titoli dei migliori giocatori venivano ora assegnati secondo regole ben precise. Nell’equivalente dei 27 anni di durata del titolo mondiale di LASKER, che durante il suo “regno” giocò appena 7 match per il titolo e tra il penultimo (quello con JANOWSKY) e l’ultimo (quello con CAPABLANCA) passarono ben 11 anni, la FIDE organizzò 10 match per il titolo mondiale a cadenza regolare nel tempo, oltre al già citato torneo del 1948, e guadagnarono il titolo ben 7 giocatori diversi. Ci furono senz’altro numerosi problemi di natura organizzativa; si passò dal sistema di torneo “dei Candidati” al sistema di match “dei Candidati”, ma, certamente, il Campionato mondiale divenne un appuntamento ciclico e certo per gli appassionati e per i giocatori. Il tutto aveva comunque un aspetto decisamente avvincente. La FIDE si strutturò con organi di natura elettiva al vertice dei quali stava la Presidenza e l’Assemblea delle Federazioni le quali si associavano in numero sempre crescente. Persino l’URSS, grande potenza scacchistica che in un primo momento aveva tacciato la FIDE di essere una istituzione “borghese ed imperialista”, si rimangiò tutto con estrema non curanza ed entro a farne parte sin dal 1947 in piena guerra fredda, riconoscendone in toto l’autorità a livello mondiale. Per forza di cose una Federazione come la FIDE, oltre agli ovvi problemi di natura organizzativa del ciclo per il titolo mondiale, che oramai comprendeva tornei zonali, interzonali, match dei candidati e match per il titolo, e l’organizzazione delle Olimpiadi di scacchi, creò delle autentiche sinergie che possiamo definire di “politica interna” data la sua ormai grandezza planetaria. Molti movimenti si susseguirono per l’elezione delle cariche, per l’elezione della Presidenza e per la creazione di regolamenti interni e protocolli necessari per la gestione di una struttura che non poteva permettersi di essere dilettantistica. Al seggio presidenziale si susseguirono presidenti motivati dei quali il migliore esempio, a mio giudizio, fu proprio quel Max EUWE del 1935 che, se non fu mai stimato abbastanza come Campione mondiale, e questo è senz’altro assai ingiusto, lo fu assai di più come presidente della FIDE. Sotto la sua amministrazione, che dovette sopportare crisi di gestione del mondiale con un esuberante Robert FISCHER come protagonista, la FIDE raggiunse il più alto livello organizzativo e morale di sempre. EUWE amministrava la FIDE con le qualità che avevano sempre caratterizzato la sua vita di scacchista: onestà, correttezza assieme ad una notevole dose di efficienza. Alieno per inclinazione alle beghe di natura politica ne smussava gli acuti angoli con una infinita dose di diplomazia e buon senso. EUWE gestiva la FIDE esattamente come doveva essere fatto.
Ma purtroppo alla fine degli anni ’70 le cose cambiarono. Infatti fu eletto alla carica Presidenziale un personaggio che nei 20 anni successivi, sempre immancabilmente in carica, cambiò letteralmente faccia, usi e costumi della FIDE: in peggio; fu eletto Florencio CAMPOMANES. Il buon senso gestionale e lo spirito di diplomazia ed abnegazione furono sostituiti dalla politicizzazione estrema degli atti e delle decisioni presidenziali e da un esasperato culto della personalità. Gli statuti, i regolamenti ed i protocolli venivano violati e disattesi spesso e volentieri e CAMPOMANES interpretava nei fatti se stesso non già come Presidente democraticamente eletto di un organo democratico ma bensì come commissario prefettizio di una struttura altrimenti ingovernabile con tutti i poteri di fare e disfare come e quanto volesse. E quando il proprio volere urtava contro i regolamenti manovrava per creare il consenso “extra-regolamentare” che santificasse le sue decisioni “straordinarie”. In interviste e documenti letti su CAMPO avrò visto citare da lui la parola “straordinario” centinaia di volte pronunciata nelle salse più varie. “CAMPOMANES era maestro incontrastato nel manipolare le regole ai suoi bisogni” scrive Yasser SEIRAWAN nel suo ultimo editoriale per INSIDE CHESS. La FIDE perse il suo spirito originale e divenne uno strumento politico semi-autoritario. Dal punto di vista sportivo la caratteristica della gestione CAMPOMANES è la scissione avvenuta nel 1993. Scissione e crisi nel mondo degli scacchi. Il Campione del mondo di allora, KASPAROV, ed il suo sfidante per il titolo, entrarono in contrasto con la FIDE in occasione del mondiale e tanto e tale fu che si fini con l’espulsione dei due dalla FIDE e l’organizzazione di due campionati del mondo. Questi fatti avvenuti in quel tragico 1993 hanno sancito la fine dell’ottimo livello organizzativo raggiunto sino a quel momento dalla FIDE; due federazioni, due campionati mondiali, due campioni! Neppure nei confusi anni ’30 queste cose erano minimamente concepibili. Di colpo finirono le certezze. Non voglio tributare a CAMPOMANES tutte le colpe di quanto accadde, ma la buona parte certamente sì. La FIDE politica, la FIDE che aveva rinnegato il buon senso ed il suo spirito istituzionale, quella FIDE individuata nella persona del suo presidente era entrata in contrasto con il Campione per motivi che albergavano nell’odio e nella disistima di natura personale e non aveva fatto nulla per scongiurare questa iattura. Anzi aveva contributo a creare la frattura rendendola insanabile. Sono sicuro e certo che un EUWE alla presidenza della FIDE del 1993 avrebbe scongiurato tutto questo con l’appoggio di tutta la struttura democratica che aveva contribuito a costruire e con un esercizio di buon senso e capacità diplomatica infiniti che già aveva dimostrato di possedere quando ebbe a che fare con il bizzoso FISCHER 20 anni prima. Ma purtroppo egli morì 14 anni prima di quel tragico ’93. La FIDE di CAMPO non somigliava minimamente a nulla di tutto quello che era la FIDE di EUWE.
Ma anche per CAMPO giunse il momento del cambio della guardia. E questo accadde nel 1995. CAMPOMANES, rieletto tra mille critiche ed abusi regolamentari nel 1994 per l’ennesima volta, si dimise l’anno dopo e venne sostituito da Kirsan ILJUMZINOV, personaggio enigmatico ed ai più sconosciuto. Egli non sembrava avere particolari attinenze con il mondo scacchistico (CAMPOMANES è un maestro di scacchi che io sappia mentre di ILJUMZINOV non riesco a ricordare ne trovare nulla della sua carriera scacchistica) ma ciò non sarebbe stato molto importante nella realtà. Egli era, ed è tuttora, presidente di una delle repubbliche autonome della Federazione Russa ed era, e continua ad essere, uno dei nuovi miliardari usciti fuori con il crollo dell’ex-URSS. Eletto alla massima carica della FIDE, il mondo si aspettava, data l’ormai situazione fin troppo esasperata, un taglio netto con il passato ed un tentativo di recupero dei tragici errori commessi in precedenza, oppure, perlomeno, un cambiamento. Il cambiamento c’è stato ma non corrisponde alle aspettative del movimento scacchistico internazionale. La presidenza ILJUMZINOV ha moltiplicato i problemi invece di diminuirli ed è caratterizzata da un fortissimo piglio decisionistico ancor peggiore di quello di CAMPO, che ha variato molte cose rispetto al passato ma tutti i cambiamenti sono stati caratterizzati da un’estrema opposizione da parte di una certa parte del movimento scacchistico e da una notevole impopolarità sposate alla più assoluta non curanza delle istanze di chicchessia. Il Campionato del mondo cambia e diventa un anomalo super torneo ad eliminazione diretta ove a decidere della sorte di giocatori di livello mondiale sono spesso delle ridicole partite “lampo” che persino i giocatori dei circoli che non anelino a particolari successi “mondiali” giudicano essere un semplice passatempo. I match lunghi per l’assegnazione del titolo vengono semplicemente banditi e ripudiati in barba a tutte le più consolidate tradizioni. I tempi di gioco vengono ristretti sempre di più infischiandosene allegramente dei bisogni e delle obiezioni di organizzatori e giocatori. I rapporti con i giocatori “al di fuori” della FIDE diventano vieppiù pessimi ed i rapporti con “l’altro” Campione semplicemente inesistenti, senza compiere il minimo sforzo per appianare la grave frattura; anzi pare realmente che ILJUMZINOV non abbia la minima intenzione di risanarla se non da posizioni di forza. Ma ciò che è peggio la FIDE ha cambiato ulteriormente il suo clima interno. La FIDE “politica e personalizzata” di CAMPOMANES si è trasformata nella FIDE “autocratica” di ILJUMZINOV. Lo spirito democratico del passato, già soppiantato nei fatti, ha subito un’ennesima pugnalata. ILJUMZINOV vuole costruire una FIDE che derivi il suo potere da se stessa e prenda decisioni in maniera autonoma e, di conseguenza, autoritaria. Il segnale più grave e truce di questo progetto è recentissimo. La costituzione di una società di tipo commerciale alla quale viene ceduto il diritto della gestione ed organizzazione del titolo mondiale, società di proprietà dello stesso ILJUMZINOV, la quale, aliena completamente a tutto quello che aveva significato il titolo mondiale in precedenza, è tragico sintomo e segnale di tutto questo progetto: la FIDE COMMERCE. Una società commerciale, quindi, con il logico scopo di creare utili in denaro.
Oggi la FIDE non rappresenta più quel sinonimo al quale tutti i giocatori di scacchi e gli appassionati erano soliti fare riferimento. Lo spirito originale che intendeva mettere ordine e regole dove ordine non c’era, negli anni’30, un periodo comunque straordinario ed epico per il nostro gioco, non ha più senso di fronte alle regole del commercio esasperato e del denaro che l’attuale presidenza FIDE sembra abbia tutte le intenzioni di imporre oggi. Di fronte a questo tutto sembra giustificato ed ovinamente accettabile da parte dei delegati all’assemblea della FIDE. Passano quindi con larga maggioranza mozioni tendenti ad espellere dal consesso delle Federazioni membri della Fide realtà come la Federazione Filippina senza alcun apparente motivo, per essere sostituita da un’altra organizzazione di quella nazione, senza ricordarsi che la Federazione Filippina è stata capace di organizzare un Match per il Campionato del mondo, diversi tornei interzonali e un’olimpiade dimostrando più che onorato servizio. I motivi di tale esclusione non sono resi noti. Passano praticamente senza opposizione le mozioni che cedono i diritti alla FIDE COMMERCE. Passano circolari ridicole che variano i regolamenti variati appena poco tempo prima e che già erano variazione di precedenti regole (caso ridicolo nella sua tragicità il cambiamento più volte rettificato dei tempi di gioco). Tutto questo fa della FIDE attuale un qualche cosa che non mi piace e che mi pare essere un oggetto sconosciuto. Essa non è più sinonimo di nulla di quello che rappresentava prima. Argutamente SEIRAWAN sostiene che la FIDE attuale è una diretta erede di quella devastante amministrazione che è stata la presidenza CAMPOMANES. Io aggiungerei che essa ne è un’infausta e naturale conseguenza, una tragica evoluzione. Dopo tutto questo cammino fatto auspicherei un cambiamento rivolto a riequilibrare le cose “per amore degli scacchi” e basta. Ma questo significherebbe che le redini della Federazione Mondiale debbano essere prese da persone animate da spirito di buon senso ed equilibrate e, nel contempo, ostili all’idea del guadagno in termini personali ed economici. Gente che senta il motto “GENS UNA SUMUS”, che dal Latino significa “siamo una sola famiglia”, come il principio ispiratore delle proprie azioni. Chissà se ILJUMZINOV si ricorda che questo è il motto della FIDE.

Carlo Petricci

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