Sito ufficiale del C.S.C.
Sito di informazione non periodico è l'organo ufficiale del CIRCOLO SCACCHISTICO CAGLIARITANO
www.scacchicagliari.3000.it
L'altra storia

Johann Jacob Loëwënthal - Il fantastico "Orbo"

Alla fine del XVIII secolo, in Ungheria, la situazione interna era caratterizzata da insanabili contrasti tra la nobiltà feudale e la monarchia asburgica, la prima decisa a difendere e possibilmente ad ampliare i propri privilegi, la seconda invece intenzionata ad imporre un rigidissimo assolutismo. La Rivoluzione Francese e soprattutto la grande ventata napoleonica portarono in Ungheria i semi di una rinnovata coscienza nazionale e sociale. .Nei primi anni dellxottocento lxazione politica liberale capeggiata da Kossuth portò all’istituzione di un governo e ad una decisa affermazione dell’autonomia magiara. Ma la violenza delle passioni politiche suscitò ben presto rivolte autonomistiche e antimagiare in Croazia e in Transilvania sobillate più o meno apertamente da Vienna e che offrirono il pretesto dell’intervento armato austro-russo nelle reciproche aree geografiche di proprio interesse.
In questo periodo visse un giocatore di scacchi che oggi è maggiormente ricordato per le sue gravi disattenzioni dinnanzi alla scacchiera, ma anche per il suo indispensabile contributo nell’organizzazione dell’attività scacchistica del periodo, la collaborazione con riviste e quotidiani e la direzione di alcuni tra i più famosi Club scacchistici dell’epoca.
Johann Jacob Loëwënthal, figlio di un commerciante ungherese, nacque a Budapest il 15 Luglio del 1810; fu istruito nella scuola cattolica Romana della città, dove ricevette, tra l’altro, per otto anni lezioni di scacchi da un suo compagno, di quattro anni più grande: Josef Szen. I due divennero tanto amici nella vita quanto compagni nel gioco e diversi anni dopo, nel 1842, assieme a Grimm, lanciarono la famosa sfida ai giocatori di Parigi. Questi ultimi accettarono il match solamente perché la squadra di Budapest era capeggiata da Szen, una vecchia conoscenza per loro, e che già avevano avuto modo di affrontare nel 1830, durante una sua precedente visita ai club più prestigiosi, e di apprezzarne le doti scacchistiche. Il match era così composto: due partite in simultanea per corrispondenza e quattro giorni di tempo per stabilire una mossa; la squadra francese, composta da Saint Amant, Kieseritzky, Deschapelles, Calvi, Laroche e Camouillet, andò subito in difficoltà, essendo la prima partita virtualmente persa cercò di forzare sulla seconda, ma senza esito consegnando la vittoria ai meno accreditati rivali. Il risultato, peraltro inaspettato, non solo provò l'ardore degli sfidanti, ma mostrò che nel gioco degli scacchi in consultazione due buoni giocatori valgono quanto una dozzina di giocatori “normali”.
Nel 1846, Loëwënthal, fresco del prestigio ottenuto dal match precedente si recò in Germania visitando le illustri città di Breslavia, Berlino per poi fare tappa in Austria, a Vienna dove tenne un singolare match con Carl Hamppe vinto per tre a zero! Il successo e la felicità del giovane giocatore magiaro purtroppo erano destinati a durar poco. In Ungheria scoppiò la rivolta capeggiata dal leader liberale Kossuth, e sebbene Loëwënthal non facesse parte dell’esercito accettò in ogni caso di partecipare al Consiglio Civico per discutere sulla situazione d’emergenza del suo paese. Kossuth morì un anno dopo e, precipitando la situazione politica, Loëwënthal dovette lasciare l’Ungheria di tutta fretta e trovò dapprima un rifugio provvisorio in Germania, ad Amburgo, per poi stabilirsi negli Stati Uniti, a New York; fu qui che incontrò per la prima volta un giovane ragazzo che come lui condivideva la passione per il gioco degli scacchi, Paul Morphy. Giocarono un match di due partite, vinte entrambe dal giovane americano.
Nel 1851 Loëwënthal decise di attraversare l’atlantico e fare rotta verso Londra, per prender parte al famoso torneo internazionale. Nei suoi pensieri scorreva incessantemente la convinzione di poter tornare dal suo viaggio col successo in tasca e poterlo condividere con i suoi amici. Ma il suo viaggio verso la capitale inglese divenne invece un calvario; una vecchia ferita alla gamba mai guarita completamente lo perseguitò per tutta la traversata e ne pregiudicò chiaramente l’andamento del torneo. Il risultato finale si rivelò una disfatta per lui, tanto che prese la decisione di non fare ritorno negli Stati Uniti, dagli amici che aspettavano un suo ritorno ricco di gloria e che invece erano destinati alla delusione di una sconfitta clamorosa, ma bensì di stabilirsi definitivamente in Inghilterra per intraprendere l’attività di giocatore professionista.
La ragione principale riguardo a questa decisione presa fu senza dubbio dovuta al generoso aiuto che egli ricevette da Howard Staunton, il giocatore inglese più rappresentativo dell’epoca, che gli offrì non solo l’ospitalità durante la sua permanenza a Londra, ma lo introdusse negli ambienti più privilegiati della società. Negli anni successivi, Loëwënthal, decise di percorrere tutta la grande isola, prediligendo come destinazione le città più importanti, Oxford, Cambridge, Birmingham, Sheffield, Leeds, Halifax, Preston, Manchester, Liverpool, Glasgow ed Edimburgo dove conobbe persone da lui stimate tantissimo: John Brien e John Donaldson noto anche col soprannome del “Formidabile delta”, che lo ospitò per due settimane, e che divennero presto protagonisti di un singolare record: tennero un match di scacchi sul Picco Lomond (nessuno aveva giocato mai prima d’ora in un’altitudine simile). Ma ben presto a Londra ci fu un colpo di scena, che vide come protagonista proprio il giocatore ungherese. Nel 1853 Howard Staunton aveva indiscutibilmente influenza nella stampa scacchistica britannica, ma il suo diretto rivale, Daniel Harrwitz che raccoglieva a se pochi fedeli amici fece pubblicare sulla modesta rivista “Chess Review” una nota in cui egli stesso, oltre a criticare l’Inglese per il suo gioco e le sue presunte doti organizzative, sfidava ufficialmente in un match l’ex campione inglese, oppure un altro che lo rappresentasse, con in palio cinquanta sterline per chi avesse totalizzato per primo undici vittorie. Staunton non ci pensò due volte e scelse Loëwënthal per la sfida. Inutile descrivere l’astio ed il disprezzo esistente tra Staunton e Harrwitz. Il giovane ungherese si trovava in mano la responsabilità di difendere una di due correnti scacchistiche che erano contrastanti in tutto. La sfida cominciò nell’Ottobre dello stesso anno, in un clima torbido ricco di tensione e risentimento, sia da parte dei giocatori che dei sostenitori. Harrwitz vinse le prime due partite, tanto da far pensare che il match non avrebbe avuto storia, ma un bruttissimo raffreddore lo mise a letto per oltre una settimana, e fu tanto pesante che, avendo a suo tempo insistito perché l’assenza di un giocatore il giorno stabilito per gli incontri si tramutasse nella sconfitta per il giocatore assente, che dovette rinunciare alle cinque partite successive. Loëwënthal recuperò quindi senza sforzo lo svantaggio iniziale e si trovo a condurre il match per cinque a due. In seguito, per la delizia di Staunton, il suo giocatore vinse le altre successive tre partite (alternate da altrettanti pareggi che comunque risultavano nulli ai fini del risultato). Ma quella soddisfazione manifestata in quei giorni sarebbe finita ben presto in una clamorosa delusione. L’austriaco cominciò a giocare in maniera realmente impeccabile, inanellando sei vittorie e sette pareggi su altrettante partite, tanto da far coprire di rabbia il viso di Staunton sia per il risultato quanto per le innumerevoli sviste del suo rappresentante, definito da egli stesso e senza esitazione “Orbo di giudizio”. Nella ventesima partita Harrwitz annunciò scacco matto in quattro mosse, al ché seguì un gelido silenzio da parte dei sostenitori e uno sguardo pietrificato dell’avversario che dopo oltre mezz’ora d’analisi si vide costretto all’ennesima disfatta. Il match proseguì ancora per diversi giorni, ma ormai l’ago della bilancia pesava a favore di Harrwitz, finché dopo oltre un mese il match ebbe fine con la sconfitta di Loëwënthal per undici a otto. Una sconfitta che pesava come un macigno se si pensa che ormai l’amicizia con Staunton poteva definirsi completamente compromessa.
Nel 1857, Loëwënthal prese parte al Congresso Britannico di Manchester, un torneo nel quale partecipavano giocatori di ottimo livello: Adolf Anderssen, il vecchio rivale Daniel Harrwitz, Bernhard Horwitz, John Soul, Samuel Boden, Edward Pindar e Robert Brien. Il torneo era strutturato in partite singole, da ripetersi solo in caso di pareggio, ed ad eliminazione diretta. Loëwënthal dopo aver sconfitto Horwitz al primo turno e Anderssen al secondo giunse in finale pareggiando con Samuel Boden. Dopo quest’ottima prestazione, il redattore di una rivista scacchistica minore chiese al giocatore ungherese quale sarebbe potuto essere il risultato di un suo eventuale match con Staunton, ed egli rispose con tono quieto e sicuro che sebbene con Staunton non ci fosse mai stato un match ufficiale, nelle tante amichevoli giocate anni prima, (oltre quaranta tra il 1851 ed il 1852) il numero di vittorie a suo favore era largamente superiore a quello dell’avversario. La risposta di Staunton non si fece attendere, dando del bugiardo e dell’impostore a colui che un tempo era stato uno dei suoi più cari amici.
Col passare degli anni il rapporto tra i due divenne sempre meno cordiale, Per molto tempo, sebbene i due giocatori s’incontrassero inevitabilmente in raduni scacchistici, l’atmosfera non era certo delle più cordiali, e ormai si delineava il momento che entrambi avrebbero volentieri evitato, il torneo di Birmingham del 1858, dove erano destinati a scontrarsi già al secondo turno. Fu una dura sconfitta per Staunton e incredibilmente un trionfo per Loëwënthal che vinse la finale contro il connazionale Ernst Karl Falkbeer a Londra con il punteggio di cinque a tre. Così all’età di 48 anni Loëwënthal viveva il momento più felice della sua carriera e probabilmente anche della sua vita.
In seguito arrivò il tanto atteso match con il giovane talento Americano Paul Morphy. Loëwënthal era entusiasta di questo scontro, malgrado fosse a conoscenza della forza incontenibile dell’avversario. La stima tra i due era reciproca, e nonostante il pubblico fosse tutto a favore del giocatore americano egli visse quel momento con tranquillità e disinvoltura, e nonostante la sconfitta finale, poté vantarsi di aver strappato tre vittorie nell’intero match. Il premio finale per questo incontro prevedeva un ammontare al vincitore pari a cento sterline, e Morphy molto cavallerescamente diede il premio in denaro al suo avversario, essendo venuto a conoscenza del momento economico del giocatore ungherese non proprio felice. Questo match rappresentò l’ultima comparsa di Loëwënthal in una competizione ufficiale e da quel momento dedicò il suo tempo allo sviluppo editoriale e all’organizzazione di nuovi tornei, nonostante ogni tanto indugiasse ad esibirsi in qualche simultanea occasionale. Nel 1863 fondò il Chess Magazine e ne fu il direttore sino al 1869, per poi divenire il responsabile del B.C.A. A 70 anni Loëwënthal era divenuto una delle principali figure dell’Inghilterra Scacchistica, e quello stesso anno ebbe modo di incontrare nuovamente Staunton alla riunione dell’associazione delle Contee a Malvern, e fu piacevole agli occhi di tutti ammirare come i due tornassero in buoni rapporti cancellando le divergenze ed i malintesi del passato. Nel 1874, anno in cui morì Staunton, la salute di Loëwënthal diede i primi segni di cedimento, e come se non bastasse ebbe lo sfratto dalla casa in cui abitava! In segno di riconoscenza e stima nei suoi confronti alcuni dei suoi amici e colleghi più illustri del mondo scacchistico (Randolph Churchill, John Cochrane, Marmaduke Wyvill etc.) raccolsero cinquecento sterline che gli furono donati per venire incontro alle sue esigenze.
Morì il 21 Luglio 1876. Parteciparono alle sue onoranze funebri tutti i più illustri partecipanti alle attività scacchistiche dell’epoca e fu seppellito nel cimitero di Hastings.
Nel 1926 la federazione scacchistica Britannica rinnovò la sua pietra tombale, e durante il raduno di alcuni giocatori di scacchi, John Keeble affisse al marmo della pietra tombale una tavoletta di ottone con una scritta che ricordava il cinquantesimo anniversario della morte del giocatore ungherese. Nonostante le peripezie in vita, nonostante il modo di giocare a volte davvero sconcertante, aveva lasciato comunque un segno, un segno che gli da un posto nella storia degli scacchi.

Gabriele Secci

COPYRIGHT©2004 SCACCHICAGLIARI - All Rights Reserved