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Un momento molto particolare

La ripresa dell’attività del sito del Circolo Scacchistico Cagliaritano coincide con un momento molto particolare della vita scacchistica regionale e nazionale, Come tutti sanno, ci stiamo avvicinando al rinnovo della dirigenza scacchistica regionale, che avverrà in occasione dell’Assemblea già programmata per il prossimo 30 gennaio, mentre in data 20 marzo 2005, secondo quanto risulta dalle notizie attualmente disponibili, verranno eletti il nuovo Presidente della FSI e il nuovo Consiglio Federale. Ma ciò che rende ancora più particolare il momento che stiamo vivendo è che l’elezione del nuovo Presidente federale andrà a concludere l’attuale periodo di commissariamento federale iniziato nello scorso mese di ottobre subito dopo le dimissioni del presidente Pedrazzini, avvenute al termine di un periodo assai travagliato di vita federale, caratterizzato dall’insorgere di numerose polemiche e dalle precedenti dimissioni, con diverse motivazioni, di altri componenti del Consiglio Federale. Ripercorrere tutte le vicende che hanno portato alle dimissioni del presidente Pedrazzini e al successivo ingresso del commissario De Capua porterebbe via molto tempo e sarebbe, d’altra parte, un compito assai difficile, dal momento che alle sporadiche dichiarazioni rilasciate qua e là dai protagonisti non ha mai corrisposto un vero e proprio dibattito sui principali argomenti oggetto della politica federale; il che è anche spiegabile, in quanto alcune delle dichiarazioni fin qui registrate hanno chiamato in causa vere e proprie scorrettezze nella gestione della FSI, e metodi assai poco compatibili con una gestione autenticamente collegiale della nostra federazione. In particolare, é’ degno di nota che molti malumori e attriti siano stati suscitati da alcune delibere del Consiglio Federale, riguardanti argomenti di rilevante importanza, in relazione alle quali alcuni consiglieri si sono sentiti, in qualche modo, messi nell’impossibilità di partecipare in modo costruttivo alla loro adozione. Il dibattito, quindi, se ci sarà, avrà luogo, ci auguriamo, in momenti più tranquilli e quando vi sarà maggiore disponibilità da parte di tutti.
Naturalmente, lasciamo ad altre occasioni e ad altre sedi, lo stabilire se vi siano state veramente irregolarità tali da configurare un tradimento del proprio ruolo da parte di chi si è trovato a doversi assumere responsabilità istituzionali ben precise, o addirittura la sussistenza di illeciti perseguibili in base alle norme vigenti (è ancora aperto, non si dimentichi, il capitolo riguardante l’accertamento di eventuali gravi irregolarità amministrative che avrebbero portato, insieme a tutto il resto, al commissariamento). Allo stesso tempo sarà il dibattito generale, da incentivare in tutte le possibili sedi, a chiarire se e quanto il decaduto Consiglio Federale abbia prodotto di significativo.
Io mi limito, per il momento, ad affermare che, pur non volendo nascondere il fatto che nella nostra Federazione siano ancora molte le cose che non funzionano e che la strada per condurre il nostro movimento verso i livelli quantitativi e qualitativi che gli competono sia ancora molto lunga e difficile, non è il caso di parlare della necessità di una rifondazione totale, come sembra prefigurare un orientamento estremo, né di pensare che dei cambiamenti significativi, possano derivare principalmente da modifiche regolamentari o comunque solo formali. Pur essendo d’accordo sulla necessità di attribuire la giusta importanza agli aspetti formali dell’azione federale, che del resto sono gli unici che garantiscono la chiarezza e la trasparenza dell’operato dei nostri dirigenti, e pur avendo sostenuto più volte la necessità di modifiche, anche di rilevante portata, dello Statuto federale e del ROF (solo per citare alcuni esempi, la modifica del sistema di elezione delle principali cariche federali, da mettere in relazione con l’introduzione del voto a distanza, l’introduzione di un vero vincolo agonistico e, più in generale, la riforma dell’intero complesso delle norme che regolano il rapporto società giocatori), francamente di fronte allo spettacolo di gestioni estremamente travagliate della FSI, caratterizzate da un alto livello di conflittualità all’interno dei vari Consigli Federali e che, come è stato da alcuni notato, da più di un decennio porta regolarmente alle dimissioni dei vari Presidenti, è naturale la considerazione che qualunque cambiamento strutturale, anche se destinato a operare sui pur importanti aspetti del sistema elettorale e dei principi della rappresentatività, non potrà mai portare come conseguenza la tanto desiderata governabilità. se il cambiamento non investe in primo luogo la mentalità con cui si affronta il difficile compito dirigenziale. A mio parere è più importante adottare un approccio, per così dire, “illuminato”, intendendo con questo affermare la necessità che si facciano avanti nuovi dirigenti che intendano collocare in primo piano, attraverso l’elaborazione di un programma articolato con competenza e chiarezza di idee, le scelte strategiche che da tanti anni il nostro movimento aspetta, e l’urgenza della creazione di una struttura operativa che consenta, con l’utilizzo delle risorse che si hanno a disposizione ma anche con l’impegno a reperirne di nuove, di essere veramente efficaci nello svolgimento della propria azione. Sotto il primo aspetto, anche io, come altri, penso che si debba sfruttare al massimo l’occasione delle Olimpiadi del 2006 come chiave di volta per lo sviluppo di un movimento, che richiede un progetto globale che investa tutti gli aspetti dell’azione federale, dalla propaganda ai rapporti con la Scuola, dall’intensificazione dei rapporti con il CONI alla pianificazione delle strategie che possano attirare gli sponsor, dalla strutturazione in modo efficace dell’attività agonistica all’assistenza dei giocatori più qualificati, nella prospettiva dell’allargamento della base e del conseguimento di sempre maggiori successi agonistici. Per quanto riguarda il secondo, è evidente che è necessaria una riorganizzazione della struttura organizzativa della Federazione, sia a livello centrale che periferico, per superare tutte le difficoltà operative che, anche in tempi recenti, hanno creato non pochi problemi a tutti gli operatori, soprattutto a quelli impegnati “sul campo”, vale a dire i rappresentanti degli organi federali periferici e ai dirigenti dei Circoli, cioè a tutti coloro che sono sempre stati definiti, non a torto, il “braccio operativo della Federazione . Parlo in particolare delle difficoltà di comunicazione tra centro e periferia, delle immancabili incertezze e della carenza di direttive chiare che si riscontra tutte le volte che ci si avvicina a una scadenza e della evidente insufficienza tecnica nella gestione delle varie questioni giuridiche che determina notevole incertezza nella conoscenza e interpretazione delle questioni regolamentari.

Giovanni Mascia

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