L’andamento dei Giochi Studenteschi di Alghero, da qualunque parte lo si voglia osservare, suscita pensieri tristi e valutazioni che non possono che essere preoccupanti. Se ci poniamo dalla parte dei ragazzi che hanno partecipato ai Giochi e dei loro accompagnatori, i quali si aspettavano di prendere parte a un avvenimento festoso e di divertirsi insieme ai loro coetanei di tutta l’Italia, dobbiamo dire che si è trattato di una festa mancata. Per l’organizzatore si deve parlare semplicemente di un fallimento, e si dovrebbe essere solo nella sua mente per sapere se davvero riteneva di poter organizzare in modo dignitoso una manifestazione di questo tipo, vista la scarsità e l’inadeguatezza dell’apparato organizzativo messo in mostra nel periodo precedente e durante il torneo. Per la Sardegna scacchistica è stata assolutamente una occasione persa, visto che l’assegnazione alla Sardegna di un’importante manifestazione a livello nazionale per la prima volta nella sua storia era stata salutata come una ineguagliabile opportunità per dimostrare l’esistenza anche nell’isola di competenze e capacità di rilievo in campo organizzativo. Di sicuro a nulla valgono, questo va detto subito, le considerazioni secondo cui anche altre edizioni dei GSS si sono rivelate assolutamente carenti dal punto di vista organizzativo, rendendo evidente la particolarità e la delicatezza dei problemi legati a questo tipo di manifestazione, proprio perché compito dell’organizzazione era proprio quello di dimostrare che in Sardegna si poteva organizzare a un livello qualitativo diverso e migliore. Semplicemente, la valutazione più appropriata, per quanto semplice e diretta, è che chi si è volontariamente proposto di organizzare i GSS 2005 si é messo in testa di realizzare qualcosa di cui non sapeva nulla e che non rientrava nemmeno lontanamente nelle sue capacità. Ma l’aspetto che più mi interessa rilevare è un altro. Tra i commenti negativi, talvolta inferociti, di chi ha minacciato addirittura l’esercizio di azioni legali, e talvolta rassegnati del tipo “anche quest’anno i GSS sono stati uno schifo”, e le manifestazioni di sarcasmo come quelle di chi ha già provato a fare graduatorie per individuare la peggiore edizione dei GSS degli ultimi anni (e Alghero sembra candidarsi seriamente al primato), risaltano anche alcune affermazioni che tutti i dirigenti e operatori scacchistici sardi dovrebbero ascoltare attentamente e tenere in considerazione per riuscire a riprendere lentamente il cammino e presentarsi a testa alta di fronte alla comunità scacchistica nazionale, senza naturalmente negare il grande insuccesso della manifestazione di Alghero.
Infatti alcuni amici di varie parti d’Italia con i quali abbiamo parlato nei giorni dei GSS e abbiamo sentito nei giorni immediatamente successivi, hanno tentato di confortarci con frasi come “certo la Sardegna non meritava tutto questo”, oppure “diremo ai nostri corregionali che in Sardegna ci sono anche altre attività scacchistiche che funzionano bene” o ancora hanno manifestato stupore dicendo: ”eppure in Sardegna conosciamo persone capaci che potrebbero organizzare molto bene manifestazioni di un certo livello”.
La mia considerazione, davanti a queste affermazioni é che, al di là dell’aspetto puramente consolatorio, esse contengano un invito molto chiaro che in realtà non dovremmo limitarci a recepire dall’esterno, ma dovrebbe scaturire da un’adeguata riflessione da parte di tutte le componenti del mondo scacchistico regionale. Questo invito, che dovrebbe essere rivolto in primo luogo a tutti i dirigenti scacchistici sardi, ma anche a tutti gli scacchisti di buona volontà, è un incitamento a riappropriarsi del proprio ruolo, e a proseguire l’attività puntando sulle risorse valide di cui disponiamo, che finora hanno sempre ben operato e che devono essere messe in condizioni di continuare a farlo. A ben pensarci questo potrebbe essere un compito anche per il nostro Comitato Regionale, che ha il dovere, nella programmazione delle attività e nella gestione delle varie iniziative, di valorizzare le persone serie che hanno voglia di lavorare per il bene della Sardegna con passione e in modo del tutto disinteressato, e mettendo da una parte tutti coloro che non sono in grado di offrire adeguate garanzie di competenza e di dedizione con riferimento agli aspetti più importanti e qualificanti dell’attività scacchistica. Certo qualcuno potrebbe interpretare questo mio discorso come il tentativo di creare discriminazioni o battaglie contro determinate persone, ma io credo che se ci si pone di fronte a ciò che è successo ad Alghero e se si matura la consapevolezza della gravità dei danni che la Sardegna ha già subito e potrebbe continuare a subire nei prossimi anni, si debbano abbandonare le polemiche sterili e non si possa più rimandare in Sardegna il dibattito sulla qualità dell’azione scacchistica e su ciò che veramente ci serve se si vuole veramente crescere e arrivare a ricoprire la posizione che ci compete.
Maggio 2005