REGIA TRAZZERA
20--- Piana dei Greci Corleone
28--- Corleone Palermo
37--- Corleone Vicari
67--- Ciminna Prizzi
69--- Corleone San Cipirrello
80--- Corleone Prizzi
94--- Corleone Contessa Entellina
253-- Marineo Santa Cristina Gela
Piana dei Greci
257-- Castronovo Villafrati
259-- Aspra b.vio Marabito per Prizzi
262-- b.vio p.lla Guddemi (Mezzojuso)
b.vio Passo Carretta (Bolognetta)
268-- Bolognetta Risalaimi (Misilimeri)
b.vio p.lla Pianetto per Altofonte
269--Marineo b.vio Madunnuzza (Misilmeri)
Per Ficarazzi
319--Marineo b.vio Quattro Finaite
per Godrano
322--Marineo b.vio p.lla Montagnola
b.vio Raitano (San Cipirrello)
b.vio Bifarera (Monreale)
434--b.vio Malvello (Roccamena)
b.vio Ceppana (Vicari)
435--Corleone Santa Margherita Belice
437 Ponte Arciera (Marineo)
b.vio Bifarera (Monreale)
439 Corleone Palazzo Adriano
449 b.vio Donna Giacoma (Corleone)
b.vio p.lla Guddemi (Campofelice di Fitalia)
481--B.vio Ciciò (Monreale)
b.vio Cappuccio (Corleone)
530-- Santa Cristina Gela Ventimiglia


 
carta borbonica del 1852
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carta della Sicilia del 1714
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VIABILITA' STORICA
La viabilità preistorica è rappresentata dai fiumi di portata più ampia di quella odierna che ne consentiva la navigazione per lunghi tratti dalla foce fino all'interno dell'isola. In periodo storico con il trascorrere dei secoli le vallate fluviali vengono percorse dai mercanti per trasportare le loro merci dai principali approdi costieri ai centri indigeni dell'entroterra; queste hanno rappresentato le principali vie di comunicazione per tutto il periodo ellenistico. Con l'età imperiale la viabilità dell'isola si attesta con "itinerari" precisi e stabili pervenutaci solo attraverso testimonianze scritte e di cui risulta non facile rintracciarne i tracciati originari. L'alternarsi dei diversi regni ed il mutare delle esigenze politiche condizionano la distribuzione degli insediamenti e delle relative comunicazioni. Dalla caduta dell'Impero Romano sino al sec. XVI i documenti e gli studi riguardanti la viabilità dell'isola risultano scarsi ed imprecisi, ma si può ben immaginare come le vie di comunicazione interne non dovessero essere affatto facili In assenza di vere e proprie strade le trazzere di comunicazione tra l'entroterra e la costa,… costituivano una viabilità naturale che rispondeva a due fini opposti: "assicurare le comunicazioni e al tempo stesso l'incomunicabilità a fini difensivi". (linee guida del P.T.P.R.). Dal 1584, con l'istituzione del Regio Servizio Postale si ricomincia ad avere notizie di percorsi allorchè vengono stabiliti precisi itinerari da far seguire ai corrieri. La struttura viaria portante del XVI sec. è essenzialmente costituita da: "itinerari dei corrieri regi ed ordinari" che recapitavano rispettivamente i regi dispacci e corrispondenza ordinaria, "vie dei caricatori" rappresentate da passaggi obbligati da seguire per condurre la produzione granaria dall'entroterra verso i "caricatori" (depositi dislocati lungo la costa, nelle città demaniali o feudali); queste ultime vie perdettero d'importanza dopo il 1812, dopo l'abolizione dei caricatori assieme alla feudalità.Vie dei corrieri ed itinerari dei caricatori sono sempre piste in terra battuta pressochè impraticabili nei periodi invernali, ma fornite di ponti o servite da pontoni. A questa viabilità si connetteva la capillare rete delle Trazzere, quasi esclusivamente utilizzata all'interno dei singoli feudi. Tale struttura viaria è giunta quasi inalterata sino all fine del XVIII sec. quando con il regno borbonico viene posto dal Parlamento Siciliano il problema della viabilità che risulta estremamente arretrata, limitando inevitabilmente lo sviluppo dei commerci. Dal 1778 cominciano i progetti per la modernizzazione delle strade;esse vengono divise in tre classi: Vie Consolari (partono dalla capitale ed attraversano il regno da una parte all'altra), Vie Traverse principali (di immissione alle Strade Consolari) e Vie Traverse secondarie (per i collegamenti all'interno dello stesso comune). Per la realizzazione della rete viaria il governo centrale non appronta quasi mai i capitali necessari ricorrendo più spesso a grossi prestiti finanziari, ciò aggiunto alla mancanza di manodopera specializzata rallenta i lavori di realizzazione che procedono con estrema lentezza. Al momento dell'Unità d'Italia sono comunque stati collegati tra loro i vari capoluoghi di provincia ed i luoghi di produzione con quelli di esportazione, anche se nel complesso la struttura viaria risulta estremamente carente: molti comuni interni sono privi di collegamenti ed il 30% della popolazione vive in zone quasi del tutto isolate. Nel 1863 viene aperto il primo tronco ferroviario siciliano che collega Palermo a Bagheria (13 Km) e tra il 1874 ed il 1884 vengono realizzati 300 Km di strada ferrata suddivisa in due grandi linee: Messina-Catania-Siracusa e Palermo-Trapani-Girgenti-Porto Empedocle. I percorsi scelti dalla ferrovia favoriscono l'industria estrattiva e collegano zone interne ricche di giacimenti con i principali porti, trascurando il trasporto dei passeggeri con tracciati spesso distanti dai centri abitati. Nel 1886 viene realizzata la prima linea a scartamento ridotto Palermo-Corleone-San Carlo. La costruzione delle linee a scartamento ridotto avvenuta negli anni successivi, con percorsi più diretti ed economici, significa per molti centri dell'interno l'unica possibilità di collegamento con il resto del territorio ed in generale la realizzazione della ferrovia viene considerata come una possibilità di creare in modo più concreto l'unificazione d'Italia.