INFLUENZA DELLA MUSICA

"Mousikòs" era denominato in Grecia l'Uomo colto’ e "mousikè" era l'attività umana protetta dalle muse: tale significato di vasto ambito era dovuto al fatto che la musica non era ancora individuata nel senso specifico di ‘arte dei suoni’, ma, legata ad altre arti (alla poesia e danza in particolare), ha sempre allietato i riti religiosi e magici: il 'peana' era cantato in onore di Apollo, il 'ditirambo' in onore di Diòniso (le due anime, secondo Nietzsche, dell'arte greca). 
Alla musica venivano attribuiti specifici poteri magici simili alla voce. L'orfismo riteneva che la musica frenetica avesse la capacità di liberare l'Anima dai legami del corpo. 
Analoga concezione troviamo nei pitagorici che riconoscevano alla musica un potere di agire sull'Anima, e ciò perché: 
"a: Tutto l’Essenziale dei quatto Elementi vitali è Musica. 
"b: la musica è espressione dell'Anima, del suo carattere, del suo umore e del suo ethos. 
"c: essa è un'espressione naturale, unica nel suo genere, usata in genere dal Verbo Umano. 
"d: la musica è buona o cattiva, a secondo del carattere che esprime.
"e: grazie al rapporto che lega l'Anima alla musica, è possibile agire sulla stessa attraverso la musica, sia migliorandola che corrompendola. 
"f: il fine della musica pertanto, non è certo solo quello di procurare piacere, ma di formare il carattere, come Ateneo avrebbe scritto più tardi: lo scopo della musica non è di procurare piacere, ma di servire la 'virtù vitale' - l'Espressione'. 
"g: attraverso la buona musica si raggiunge la purificazione e la liberazione dell'Anima dai legami della carne.
"h: perciò la musica è qualcosa di eccezionale, di unico, a differenza delle altre arti (Tatarkiewicz). Accanto a questa interpretazione, ritroviamo in Grecia, anche l'altra basata sull'ordine matematico, che permise una spiegazione del rapporto tra i vari suoni secondo le leggi del numero. 

Spiegata l'armonia in termini di proporzione, la musica ebbe la possibilità di costituirsi come una delle "Arti" del Numero, assieme all'aritmetica, geometria, astrologia e all'astronomia. Componendo così un'immagine completa delle cose che formano il Pentagono delle armonie; le cinque proiezioni dell'arte magica. Anche le cinque proiezioni della mano, le cinque dita. 

Su questa doppia interpretazione si venne gradualmente precisando la funzione educativa della musica, che trovò una chiara formulazione con il pitagorico Damone (metà del sec. V a.C.), che considerò la musica un "segno di vita spirituale ordinata" ed uno strumento per </"realizzare l'armonia dell'Anima"\>. 
Egli sostenne che "il canto e la pratica di uno strumento musicale insegnano ai giovani, non soltanto il coraggio e la moderazione, ma anche la giustizia" . Si tratta di una concezione che non solo influì direttamente su Platone ma che durò nei secoli, assai oltre i confini della Grecia, pur se gradualmente si vennero distinguendo e precisando la funzione gnoseologica della Musica, atta a rivelare le leggi dell'Universo, e quella etica di purificazione dell’Anima. La funzione estetica venne a caratterizzarsi soltanto dall’età umanistica' in poi, ma fu in ogni caso successiva all'invenzione della notazione musicale attribuita a Guido d'Arezzo (sec. Xl). 

Nel passaggio dalla monodìa antica alla polifonia medioevale e rinascimentale, infatti,  si apre la strada all'estetica moderna dell'espressione creatrice. E tuttavia non può essere negato che già nell'interpretazione etica della musica, che permette di distinguere gli effetti positivi da quelli negativi, troviamo una distinzione dei diversi modi della musica: austero il modo dorico, appassionato quello frigio, mellifluo quello ionico, ed oltre a questi, altri modi intermedi. A sua volta Aristotele distingue il modo etico, quello pratico (che agisce sulla volontà) e quello entusiastico (che conduce all'estasi), a cui corrispondono le caratteristiche " tecniche " della musica, che possono dirsi, in senso lato, anticipatrici di moderne interpretazioni. 

In ogni caso, anche indipendentemente dalle teorie che fin dall'antichità si costruirono per interpretare il fenomeno " musica", deve essere ricordato che nella Grecia -- ma l'affermazione dovrebbe essere ripetuta anche per gli altri popoli dell’antichità, cosi come vale per i popoli orientali e per tutti i popoli primitivi -- la musica costituisce un momento fondamentale dell'educazione. Nella formazione integrale dell’Uomo, l'educazione del "buon tempo antico" (come la denomina Platone), comprende la ginnastica per lo sviluppo del corpo, la musica per l'anima. Si tratta, come si è già accennato, di una denominazione che abbraccia la lira, la danza e il canto, come precisa il poeta Teògnide e che permette di chiamare educato solo chi sa mantenere il suo posto nel coro (Platone). 

Nell'insegnamento della musica strumentale trovarono inizialmente posto la lira e l'àulos, ma quest'ultimo strumento cadde in disuso. Il fanciullo imparava a suonare la lira in modo del tutto empirico, da un maestro specializzato, con procedimento di tipo imitativo e cioè "ad orecchio", come ancora si dice ai giorni nostri. Più che il canto individuale i fanciulli praticavano il canto corale (all’unisono), particolarmente usato nelle feste religiose. Gradualmente (secondo il Marrouj dal sec. II a. C.), la musica verrà a perdere la sua posizione di privilegio, sia per l'imporsi di un insegnamento più specialistico (in senso professionale), che acquista raffinatezza di ordine tecnico (si formeranno i tecnici, i professionisti riuniti in corporazioni, a cui verrà affidata anche la partecipazione ai riti e alle cerimonie), sia per il costituirsi della musica come " teoria ", (disciplina da apprendere intellettualmente) più che da eseguire praticamente. 

Vengono così studiati i Problemi (attribuiti allo stesso Aristotele) che affrontano questioni concernenti la musica; le opere teoriche sulla musica di Teofrasto e di Aristosseno di Taranto (sec. III a. C.), che condussero più tardi alle teorizzazioni di S. Agostino (De musica), di Boezio, di Cassiodoro; mentre il cristianesimo introdusse il canto e la musica nel rituale religioso con S. Ambrogio (339-397) e soprattutto con S. Gregorio Magno, che considerò la musica come ancilla della religione. 

In questo periodo, venne a precisarsi l'organizzazione delle ‘artes’ nei due grandi raggruppamenti del trivio (le arti della parola) e del quadrivio (le arti del numero, o " disciplinae"), la musica trovò in questo, la sua precisa collocazione e continuò quindi a costituire un momento fondamentale dell'educazione, specie nei programmi di studio degli istituti scolastici. É tuttavia da precisare che, anche al di fuori di questo aspetto, la musica rappresentò sempre una forma fondamentale dell'educazione, sia nell'àmbito ecclesiastico (dove anzi, dal canto gregoriano, alla polifonia rinascimentale all'Oratorio del Sei-Settecento, esercitò un'influenza notevole), sia in quello della vita cortese (come è testimoniato dall'educazione cavalleresca, dalla poesia del dolce stil novo, delle altre lingue neo-latine, dall'educazione proposta per la formazione dei Prìncipi, dei Signori e dei Sovrani quale si presenta in tutta Europa fino al sec. XVIII) o per le classi del popolo (come è testimoniato dalla ricchezza e varietà della musica " popolare " - danze e canti in particolare - che si produrrà e che si incontrerà, fra il Sette e l'Ottocento, con la musica "dotta", pervenendo alla meravigliosa fioritura musicale del secolo scorso, vera acme di quest'arte). E nell'Ottocento che, in collegamento con le nuove estetiche idealistico-romantiche della creatività, predomina l'interpretazione della musica come espressione del sentimento, ma, più ancora, come 'illuminismo', rivelatrice dell'assoluto, in forme che si richiamano sostanzialmente alla tradizione pitagorica. 

E Schelling che interpreta la musica come ritmo ideale della realtà; è Schlegel che considera la musica quasi una filosofia; mentre lo Schopenhauer, assegnando alla musica una posizione di assoluta supremazia su tutte le altre arti, le attribuirà la capacità di farsi rivelazione della stessa essenza del reale, cioè del principio metafisico della volontà: cosicché, se di essa si riuscisse a dare una spiegazione esauriente, si avrebbe la stessa spiegazione totale della realtà. 

Il formalismo di E. Hanslick (1825-1904) ricerca il " bello specificamente musicale " e lo trova non nei sentimenti e tanto meno nell'imitazione della natura, ma nella combinazione dei suoni, negli arabeschi sonori. In questa direzione si pongono non soltanto i musicisti antiromantici ed antimpressionisti, ma anche quelle teorie della "pura udibilità" che tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del nostro secolo, evidenziano gli aspetti tecnici della musica e la riproposero secondo un "oggettivismo" che porterà anche alla dissoluzione della tonalità nei modi della dodecafonia o alle più recenti sperimentazioni della musica concreta e della musica elettronica. 

Non è naturalmente il caso di tentare una valutazione critico-estetica della produzione musicale, quale si è venuta a manifestare lungo il Tempo. É interessante considerare come da sempre e ovunque sia stata avvertita la dimensione educativa che accompagna la musica e che intimamente la caratterizza. 
É una dimensione che viene riscontrata sia che si analizzi la natura o struttura della musica in sé, sia che la si consideri in relazione al suo " artefice " e/o al suo " ascoltatore ". Il legame, non solo con il sentimento, ma con l'esperienza in tutta l'interiorità umana è la capacità catartica che sembra essere connaturale (in ogni caso, il sentimento di piacere che essa produce e che è da tutti gli studiosi riconosciuto), e la stessa possibilità di offrirsi come atta a svelare, almeno parzialmente, il mistero della realtà o il senso più profondo del tutto, la stessa necessità di essere valutata sul piano tecnico e in ordine al timbro degli strumenti (anche la voce è strumento per il canto) di cui si avvale: tutto questo porta ad una considerazione di tale ampiezza da coinvolgere l'educazione musicale, sia come momento dell'educazione di tutto l'Uomo, sia in senso più tecnico e specifico come l'educazione alla musica, al suo ascolto e alla sua produzione. 

Non si vuole con ciò pensare soltanto alla musica come professionalità: certamente vi è anche questo aspetto, a cui sono prevalentemente orientate le scuole di musica, le quali si sono venute organizzando lungo il corso del tempo e che oggi si individuano nei conservatori di musica, elevati al rango di scuole universitarie. 
Si tratta di scuole strutturate in relazione alla molteplicità degli strumenti musicali, ma anche agli insegnamenti di base di carattere storico e teorico, culminanti negli studi di composizione. Ma la musica è presente, specie nei modi del canto corale, in numerosi curriculum di studio, specie quelli che si riscontrano a livello di scuola dell'obbligo: si tratta, talvolta, di una presenza obbligatoria, onde la musica è materia fondamentale, altre volte di uno studio facoltativo od opzionale. In ogni caso la musica è considerata come strumento, necessario od utile, per la formazione del giovane. 

Che la musica sia una delle "arti belle", è una certezza mai messa in dubbio, e di conseguenza, che l'esperienza musicale, come ogni altra forma di esperienza artistica, contribuisca alla formazione di atteggiamenti e di abilità, che sono propri dell'uomo in quanto uomo, è anche riconosciuto unanimemente. Ma vi è pure da aggiungere che, molto probabilmente, la musica, anche se valutabile con criteri estetici analoghi a quelli adoperati per le altre arti, se ne distingue per alcune prerogative e per un suo " oggettivismo tecnico " di cui si deve tener conto. Si vuole dire, che ha certamente un suo valore la distinzione, prospettata da alcuni studiosi, tra 'arti della vista', ed 'arti dell'udito', cosicchè entrambe le esperienze dovrebbero tradursi, didatticamente, in esercitazioni e studi corrispondenti. Ove si accogliesse, nella scuola, l'opzionalità tra la musica e il disegno-pittura, si determinerebbero inevitabilmente fraintendimenti ed ambiguità in ordine sia ai fini che ai procedimenti perseguiti. 

Si sà che, il primo e fondamentale strumento musicale è la 'voce', che è parte costitutiva e privilegiata di ciascun individuo, cosicchè la formazione personale comporta un'educazione della voce, valida anche a livello di comunicazione verbale. Tuttavia non si tratta soltanto del parlare, ma del "Parlare" con chiarezza, con 'esatta pronuncia', nelle tonalità appropriate, ma anche di cantare coralmente, cosicchè si venga rafforzando il senso della socialità, e la comunità delle persone si costituisca in un'unità che non esclude ma anzi richiede la differenziazione di ciascuno. 

Lo studio poi degli strumenti musicali- da quelli tecnicamente più semplici, introdotti anche nella scuola materna, a quelli più complessi od anche sofisticati - non solo permette quell'esercizio musicale che agevola l'ascolto della musica e che avvia all'interpretazione ed alla critica, ma conduce alla comprensione degli elementi di cui la musica è costituita: anzitutto il ritmo e, attraverso il ritmo musicale, la possibilità di cogliere il ritmo degli eventi umani e naturali; la melodia e quindi la successione ordinata dei suoni, che porta alla costituzione di un elementare linguaggio che si farà tanto più complesso e più vario non appena, mediante l'armonia, si procederà simultaneamente alla sovrapposizione dei suoni, così da costituire uno 'spessore linguistico' in cui le singole unità, se pure distinte, si fondono in un tutto. E vi e poi il timbro che caratterizza ciascuno strumento e lo distingue dagli altri: imponendo all'orecchio dell'ascoltatore un affinamento del suo udito ma anche la capacità di distinguere la musica, in quanto arte del suono, dal " rumore ", che si sottrae a qualsiasi tentativo di valutazione estetica.

Il Suono
Luce
Canto

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