Quando entrambe le fenditure sono aperte, la figura che si
ottiene dovrebbe essere la somma delle figure che si ottengono
quando è aperta solo una fenditura alla volta, poiché come tutte le
particelle ciascun fotone può passare attraverso una sola delle due
fenditure. Si pensi ad esempio a un po' di sabbia che cade da un
contenitore con un foro sul fondo: essa forma una piccola piramide
sul terreno. Se i fori sono due, si vengono a formare due piramidi,
ovvero la somma delle due piramidi che si otterebbero se venisse
aperto un foro alla volta. I due fori devono essere sufficientemente
distanti fra loro per distinguere le due piramidi; allo stesso tempo
non devono essere troppo distanti in modo che parte delle due
piramidi si sovrappongano.
Eppure nel caso dei fotoni il risultato è differente. Sotto
opportune condizioni, la figura di interferenza con entrambe le
fenditure aperte è diversa dalla somma delle due figure di
diffrazione corrispondenti a ciascuna delle due fenditure
singolarmente aperte. Inoltre, questo comportamento è caratteristico
dei fenomeni ondulatori.
L'insegnamento della meccanica quantistica quindi è il
seguente. Se il modello ondulatorio non è in grado di spiegare
tutte le proprietà della luce, nemmeno il modello corpuscolare da
solo è sufficiente per comprendere il comportamento dei fotoni. In
qualche modo entrambi i modelli sono necessari. Il modo in cui
fenomeni ondulatori e fenomeni corpuscolari risultano intrecciarsi
fra loro e il modo in cui spiegare correttamente le proprietà
quantistiche della luce è ancora oggetto di dibattito tra i fisici
che si occupano dei fondamenti della meccanica quantistica.
Per completare il quadro dei fenomeni quantistici è utile
ricordare che negli stessi anni in cui l'ipotesi ondulatoria della
luce cominciava a vacillare, anche la teoria |