Gli effetti sociali dell'industrializzazione
Nella prima metà dell'Ottocento l'industria siderurgica, metallurgica, meccanica, estrattiva e tessile assunse a poco a poco proporzioni sempre maggiori, occupando nelle fabbriche migliaia doperai.
Essi finirono per costituire una nuova classe sociale, il proletariato, la classe cioè di coloro che dispongono soltanto di braccia per lavorare e di una "prole" da sfamare. D'altro lato vi erano i proprietari delle grandi fabbriche, i ricchi mercanti o i potenti banchieri, dediti a iniziative capaci di procurare un profitto: essi, a loro volta, costituivano la borghesia, la cui potenza economica andava progressivamente aumentando. L'evoluzione economica ebbe importanti conseguenze, tra le quali:
Forte dell'egemonia che stava conquistando anche sul piano politico, la borghesia capitalistica si adoperò per avere mano libera nella gestione dell'attività industriale, impedendo quindi che fossero adottati provvedimenti di regolamentazione del lavoro. In tal modo poté continuare indisturbata la sua opera di sfruttamento degli operai, delle donne e dei bambini. Le condizioni di vita della classe operaia diventarono pertanto intollerabili. Malpagati e sottoposti ad orari massacranti, alienati dai ritmi imposti dalla divisione del lavoro, ammassati in malsani quartieri dormitorio, esclusi dalla politica e quindi dalla possibilità di migliorare il proprio tenore di vita attraverso un'adeguata legislazione, gli operai cominciarono ad avere coscienza della propria situazione e ad organizzarsi per lottare contro lo sfruttamento a cui erano sottoposti.