Le angosce e le speranze
"Viviamo i tempi più difficili
dagli anni '45 del secolo scorso - scrive don Renzo Gamerro su "San Lorenzo
di Ivrea, Pasqua 2003" - difficili nello scorrere quotidiano dei giorni,
perché attraversati dalla paura... Nonostante tutto, ci sorregge
la speranza che la volontà del bene vinca la volontà del
male e la forza del vivere allontani la minaccia della morte".
"Sorridere adesso? Con l'eco delle
bombe nel nostro cuore? -leggiamo su "Parrocchia di San Grato - Ivrea/Costruiamo
la comunità/Pasqua 2003" (un numero monografico dedicato al tema
della speranza) - Mentre chiediamo perché Dio permette questo? O
c'è, dietro questa assenza, il progetto della nostra redenzione
che per noi, poveri uomini supponenti e feroci, passa dall'amore e dalla
morte del Figlio di Dio, dalla sua risurrezione, dal suo rispetto per la
nostra libertà...".
"Siamo frastornati dalla guerra
- spettacolo con le sue immagini che tolgono il sonno, e le sue voci inquietanti
- scrive don Gianni Giachino sul "Bollettino parrocchiale di Albiano/Pasqua
2003" -. Siamo perplessi sulla validità di tante manifestazioni
pacifiste, cortei, fiaccolate, veglie, digiuni, bandiere, slogan... Come
cristiani non possiamo rassegnarci: dobbiamo,almeno, cercare di capire,
partendo da lontano e con prospettive che vanno al di là dei fatti
che ci coinvolgono emotivamente". E l'articolo prosegue fornendo un'analisi
puntuale dei meccanismi che conducono alla guerra e delle condizioni che,
al contrario, orientano verso la pace, avendo presente che "ogni iniziativa
di pace che non tenga conto dei diritti di tutti e del rispetto delle idee
e della vita degli altri sarà sempre fragile e vulnerabile".
La pace ha, per don Gianni, "nomi
nuovi: dono di Dio all'umanità, armonia delle differenze, rifiuto
delle armi, sviluppo dei popoli, impegno dei credenti, azione degli uomini
di buona volontà. Siamo troppo ricchi - don Gianni cita Mazzolari
- per essere capaci di condividere. Ma le stelle fanno bello il cielo proprio
perché sono diverse!".
Quel segno issato in alto
Sulla cuspide dalla chiesa parrocchiale di Castellamonte è stata recentemente riportata la croce. La cosa - scrive don Vincenzo Salvetti su “Castellamonte oggi/Pasqua 2003” ha un significato simbolico. Questo segno cristiano della sofferenza - delle vittime, delle popolazioni sottoposte al flagello della guerra, dell’umanità intera - può essere un richiamo forte a inserire in essa “l’offerta delle nostre fatiche, delle nostre sofferenze, delle nostre paure, per risorgere come uomini nuovi”.
Pace e Pasqua
Il nesso fra pace e Pasqua è
rimarcato anche nella lettera di don Emiliano Sandretto che introduce "Costruiamo
insieme/Bollettino di Cascinette": "Gesù Risorto porta la pace che
è dono di Dio, dono acquistato a caro prezzo, dal sangue versato
sulla Croce. Per questo la pace è tanto preziosa e l'umanità
ha capito che non può farne a meno. Noi imploriamo che venga la
pace, noi imploriamo Dio". Dell'efficacia dell'evento pasquale parlano
in molti. "Oggi le croci dell'uomo e del mondo si illuminano di speranza
- scrive don Genesio Berghino sul "Bollettino parrocchiale di Piverone/Pasqua
2003" -. Nella festa della Risurrezione, il dolore, la disperazione, la
malattia, l'ingiustizia e la morte, si relativizzano rispetto all'immenso
amore del Padre".
"Non è più qui nel
sepolcro - fanno eco i sacerdoti di Rivarolo, nel loro "Bollettino interparrocchiale/Pasqua
2003" - ma è risuscitato per annunciarci che la morte è stata
definitivamente sconfitta. La morte, ogni morte, quella degli innocenti,
quella ingiusta e quella naturale di chi termina la sua esistenza terrena
nel letto di casa: ogni morte prende senso, se vista nella luce della risurrezione
di Cristo. E chi non ha paura della morte, non ha paura della vita".
La Pasqua evento, la Pasqua festa
Ai pastori non sfuggono, però,
certi modi riduttivi di vivere l'evento pasquale, confinato fra tradizioni
che si ripetono stancamente. Feste che rappresentano incursioni rapide
ed occasionali nel mondo del "sacro", per poi allontanarsene in fretta.
"Per alcuni Pasqua è nel
calendario come un punto di riferimento tradizionale, unito alla meteorologia,
e a certi lavori agricoli e basta - scrive don Pino Bischi sul "Bollettino
Parrocchiale di Loranzé / Pasqua 2003" - invece dovrebbe essere
la conclusione di una seria revisione di coscienza, di una riflessione
per rettificare alcuni sbandamenti intellettuali e pratici, che purtroppo
si verificano con il peccato in ogni uomo. Gesù è risorto
per farci risorgere spiritualmente".
A Pasqua - scrive don Giovanni Conta
sul "Bollettino parrocchiale di Spineto" - "la coscienza sembra ridestarsi.
Ma è soltanto uno svogliato stiracchiarsi per ritornare a sonnecchiare
come prima... Si tratta, per molti, di una Pasqua episodica, di una rapida
escursione nel panorama religioso, più che un Esodo verso il territorio
della vita, della novità, della luce. Ci si accontenta di un passaggio
rapido verso qualche pratica non troppo impegnativa, per poi tornare alle
rassicuranti schiavitù di sempre...".
Ma il Risorto può sconfiggere
anche le nostre paure di uscire dal sepolcro. Così si spiega il
bel titolo del fondo: "Pasqua: la festa dei non rassegnati".
Un'icona pasquale del nostro tempo: Giovanni Paolo II
Questa Pasqua non può essere
celebrata senza avere davanti agli occhi l'icona più efficace di
questi giorni, quella del papa che si è battuto - inascoltato ma
non sconfitto - contro la guerra, la cui "forza disarmata - ha scritto
recentemente Gaspare Barbiellini Amidei sul Corriere della Sera - si inserisce
nella dinamica dei contendenti e scompagina le strategie". "Il suo grido
di speranza entra nelle fibre della nostra coscienza - scrive ancora don
Renzo Gamerro - di uomini e di credenti e dà fiato alla nostra
voce. Mai come oggi, il Papa è ‘vicario’ di Cristo, figura storica
del Servo di Jahweh e presenza visibile del Risorto, voce e preghiera di
tutti gli uomini del mondo. La Pasqua 2003 ha in lui la sua icona vivente
e, dietro a lui, noi il popolo della speranza, che può a volte cedere
al dubbio, mai alla rassegnazione".
d.p.a.