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La
“staccata” è l’istante in cui si lascia l’acceleratore e si
inizia la frenata prima di una curva. E’ un momento in cui sul
motore pende la spada di Damocle, soprattutto se avviene dopo un
lungo rettilineo: il tallone di Achille di un motore a due tempi è
il sistema di lubrificazione.
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L’olio
che lubrifica la superficie del pistone, del cilindro, degli
spinotti e gabbie di biella, è contenuto nel carburante stesso
(miscela). Quando stacchi il piede dell’acceleratore ed inizi a
scalare le marce, nel motore entra una quantità di miscela esigua,
garantita dalla minima apertura del carburatore. In pratica il
motore continua a girare a regimi elevatissimi con poco
lubrificante. Se oltre a questo usi poco o per niente i freni,
pretendi dal motore un lavoro ulteriore che consiste nell’effetto
“freno motore” e rischi grosso per la sua sorte.
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Per
ridurre la probabilità di rotture è necessario rallentare usando
soprattutto i freni, non pretendendo troppo dal freno-motore, come si
farebbe con un motore a quattro tempi. Nei monomarcia è prassi, in
staccata dopo un lungo rettilineo, tappare parzialmente le luci di
aspirazione dell’aria con la mano, nell’intento di
“ingrassare” per un istante la carburazione. Con questo
accorgimento accade che diminuendo l’aria necessaria alla
miscela per bruciare si ottiene una combustione incompleta
della stessa, preferendo appunto che agisca come lubrificante.
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Ma
qual'è il punto giusto in cui staccare ? In realtà non esiste una
misura definita. Anzi, dipende da mezzo a mezzo, da pilota a pilota,
dall'asfalto, dall'efficienza di freni e gomme, dalla bilanciatura del
telaio. E' comunque il punto in cui riesci ad arrivare alla massima
velocità possibile per poi frenare scalando le marce e imboccare la
curva senza scomporre la traiettoria. Minore sarà lo spazio di
frenata e maggiore in quel tratto sarà la velocità media, per cui
sono frazioni di secondo risparmiate. L'esperienza porta ad avere il
punto di staccata esatto in testa e nel piede, in forma automatica. Ma
in forma accademica bisogna dapprima abituarsi a prendere dei
riferimenti: paletti, segni sull'asfalto, pianticelle a bordo pista,
l'inizio di un cordolo. Se inizialmente il piede veniva su in
corrispondenza del paletto, dopo qualche giro si tenta di sollevarlo
mezzo metro oltre. Trovi il punto limite quando rischi di incappare in
un testacoda o seguire la tangente per sottosterzo.
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Influiscono
comunque molti particolari. Ad esempio il peso: frenare una massa
maggiore occorre più spazio, per cui il pilota più snello (e
comunque a peso regolamentare) necessiterà di meno spazio rispetto ad
un collega paffutello. Analoga causa determina differenze anche in
accelerazione. Poi l'assetto: gomme buone, freni a punto, nessuna
vibrazione o saltellamento, eccetera. Non per nulla si lavora molto
per trovare una messa a punto adeguata.
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