Il
Tibet: una tragedia dimenticata
Situato
a nord dell'Himalaya, tra l'India e la Cina, il Tibet ha una
superficie di 2,5 milioni di Kmq (cinque volte la Francia).
La popolazione tibetana è attualmente stimata in 6,5 milioni
di abitanti contro più di 7 milioni di coloni cinesi.
Per secoli il Tibet è stato un paese unito, libero e indipendente,
come attestato da ben tre risoluzioni approvate dalle Nazioni
Unite nel 1959, 1961 e 1965, sfortunatamente rimaste lettera
morta. E' un paese incomparabile, ricco di una tradizione
di saggezza millenaria meravigliosamente incarnata dal XIX
Dalai Lama, la cui lotta non-violenta, che è anche quella
di tutto un popolo, è stata premiata nel 1989 con il Premio
Nobel per la pace.
1950,
l'esercito cinese invade il Tibet e rapidamente se lo annette.
Nel 1959 il Dalai Lama, prima autorità del paese, è costretto
all'esilio. Non potendo far accettare alla popolazione il
ritorno forzato alla "madre patria", le forze d'occupazione
hanno commesso numerosi e orribili atti di barbarie.
Gli ultimi anni sono stati segnati da continue offese al popolo
tibetano e alla sua cultura. Si stima che circa 2 milioni
di tibetani siano morti tra il 1950 e il 1980, in conseguenza
dell'occupazione cinese. Nel corso della famigerata "rivoluzione
culturale" (1966-1976), seimila templi, cioè la quasi totalità
dei luoghi di culto e una miriade di tesori artistici sono
stati distrutti.
E la tragedia tibetana continua:
- Migliaia
di tibetani sono in carcere per reati di opinione
- Lingua,
religione (della quale il regime vorrebbe cancellare l'influenza),
storia, cultura sono negate
- Le
donne subiscono un odioso controllo delle nascite fatto
di sterilizzazioni forzate e aborti sino agli ultimi mesi
- L'ambiente
già saccheggiato è in pericolo: la deforestazione provoca
inondazioni sempre più frequenti e sempre più devastanti,
si estinguono numerose specie animali, lo sfruttamento
dei terreni provoca la desertificazione di vaste aree
-
Malgrado il muro di silenzio eretto dalla Cina, sappiamo
che in Tibet esistono molti siti di stoccaggio e di lancio
di armi nucleari
-
La situazione economica è catastrofica: il livello di
vita è tra i più bassi del mondo, tanto che ai coloni
e ai soldati cinesi viene dato uno status privilegiato
e grossi incentivi economici
-
Il trasferimento massiccio e initerrotto di coloni cinesi
riduce i tibetani a essere sempre più minoranza nel proprio
paese.
LA
CINA IN TIBET: breve storia dello status del Tibet
Il
Governo tibetano in esilio, guidato da Sua Santità il Dalai
Lama,guida spirituale e Capo di Stato in esilio del Tibet,
sostiene che il Tibet è stato sotto occupazione illegale cinese
dal momento in cui la Cina lo ha invaso nel 1949-50.
La
storia dello Stato tibetano iniziò nel 127 a.C.; il paese
così come noi lo conosciamo, fu unificato per la prima volta
nel 7^ secolo d.C.; e fu una delle potenze maggiori dell'Asia.
Un trattato formale di pace fra Cina e Tibet nel 821-823 definiva
i confini tra i due paesi e assicurava: "i Tibetani vivranno
felici nel Tibet e i Cinesi vivranno felici in Cina." Il Tibet
ha mantenuto relazioni con tutte le nazioni confinanti: Mongolia,
Cina, Manciuria, Nepal, India britannica, Russia e Unione
Indiana.
Dal 1911 al 1950 il Tibet riuscì ad evitare ogni indebita
ingerenza straniera e si comportò sotto ogni riguardo come
uno Stato del tutto indipendente. I rapporti con la Cina rimasero
tesi. Nello sforzo di ridurre le tensioni cino-tibetane i
Britannici convocarono una conferenza a tre nel 1913: La conferenza
fu un insuccesso, e non riuscì a risolvere la divergenza tra
Tibet e Cina.
Il Tibet ha condotto le sue relazioni internazionali principalmente
trattando con le missioni diplomatiche britannica, cinese,
nepalese a Lhasa, ma anche attraverso delegazioni governative
all' estero. Durante la Seconda Guerra Mondiale il Tibet rimase
neutrale.
L'INVASIONE
DEL TIBET. Il punto di svolta nella storia del Tibet fu
nel 1949, quando l' esercito di liberazione popolare della
Cina per la prima volta entrò in Tibet.Dopo aver sconfitto
il piccolo esercito tibetano, il governo Cinese nel 1951,
impose al governo tibetano il cosiddetto accordo per la liberazione
pacifica del Tibet. Essendo stato firmato sotto costrizione,
l'accordo, in base al diritto internazionale, non era valido.
La presenza di 40.000 soldati nel Tibet, la minaccia della
occupazione immediata di Lhasa e la prospettiva della cancellazione
totale dello Stato tibetano, non lasciavano molte scelte ai
tibetani. In conseguenza di una aperta resistenza Tibetana
all' occupazione cinese ci fu un aumento della repressione
cinese, comprendente la distruzione di edifici religiosi e
l'arresto di monaci e di altri leaders di comunità.
Nel 1959 i moti popolari culminarono in dimostrazioni di massa
a Lhasa.La Cina rispose uccidendo 87.000 tibetani.
Nel 1963 il Dalai Lama ha promulgato una Costituzione per
un Tibet Democratico, che è stata applicata con successo,
per quanto possibile, dal Governo in esilio.
Nel Tibet la persecuzione religiosa, le gravi violazioni dei
diritti umani, la distruzione sistematica degli edifici religiosi
e storici da parte delle autorità occupanti non sono riuscite
a soffocare la volontà del popolo tibetano di resistere alla
distruzione della propria identità nazionale. Nel corso dei
suoi 2000 anni di storia il Tibet ha subìto qualche influenza
straniera solo per brevi periodi: pochi paesi oggi indipendenti
possono vantare un primato così importante.
Molti paesi nel corso dei dibattiti all'O.N.U. hanno fatto
dichiarazioni di riconoscimento dello status indipendente
del Tibet. Dal punto di vista giuridico a tutta' oggi il Tibet
non ha perso il suo essere Stato. Si tratta di un paese indipendente
sotto una occupazione illegale. Il Governo cinese non ha mai
sostenuto di aver acquisito la sovranità sul Tibet in base
ad una conquista. La Cina infatti riconosce che l'uso della
minaccia della forza, l'imposizione di un trattato iniquo
o la persistente occupazione illegale di un paese, non possono
mai garantire ad un invasore il titolo legale sul territorio.
Le sue pretese si basano soltanto su una supposta sottomissione
del Tibet ad alcuni dei più potenti governanti stranieri della
Cina nel 13^ e 18^ secolo.
LA
DISTRUZIONE ECOLOGICA DEL TIBET. La presenza coloniale
della Cina in Tibet sta provocando un disastro ecologico:
la politica di sfruttamento del territorio che ha portato
lo sconvolgimento ecologico di vaste aree del Paese delle
Nevi distruggendo il patrimonio naturale.Numerosi testimoni
oculari hanno detto che i grandi branchi di antilopi, gazzelle,
asini selvatici, yak e pecore allo stato brado che esistevano
prima della "liberazione" del Tibet, sono scomparsi. Nonostante
questo ai turisti occidentali disposti a pagare somme considerevoli
è permesso di cacciare. Le autorità di occupazione cinesi
hanno messo in opera, dagli anni cinquanta a oggi, un progetto
di capillare deforestazione del manto boschivo che ricopriva
intere zone del Tibet. Ovviamente i "frutti" di questa dissennata
politica di deforestazione vengono goduti solo da Pechino,
e nulla rimane ai tibetani.
Centro
culturale tibetano SHERAB LING
Associazione per la preservazione della tradizione Mahayana
Via Fose - 36063 Marostica (Vi)
Telefono 0424-592339
segreteria tel. 0424-470473
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