Il documentario stabilisce una relazione tra vita e arte, enucleando alcune parole chiave dell’esperienza umana e artistica di Pirandello. Egli non è uno scrittore “autobiografico” in senso stretto; tutta la sua opera, però, non è che l’oggettivazione della sua esperienza diretta o indiretta. Pirandello mette in scena i suoi fantasmi: la sciagura che si abbatte come un destino sulle vite degli uomini, accompagna tutta la sua esistenza, votata fin dall’inizio ad una solitudine di affetti e ad un sacrificio accettati con atavica rassegnazione; l’agguato teso dalla follia, abisso inconoscibile e nucleo autentico dell’essere, convenzionalmente usato come strumento di sopraffazione e controllo sociale; la segregazione o sequestro dal mondo come ultima risorsa, una tortura che Pirandello infligge a tanti suoi personaggi e anche a sé stesso. Il documentario si articola in 5 parti.
I - La sciagura nascosta Lo spazio accoglie lo spettatore dentro la galleria del grande successo internazionale di Pirandello; sotto fragili brandelli di carta, brandelli di parole da lettere private rivelano l’uomo dietro la maschera pubblica.
Momento informativo:
storia di un involontario soggiorno sulla terra. La Gloria? la Ricchezza? Tu, primo che passi per la via, le vuoi? te le do, te le do per nulla, te le do in cambio della ventura che a te, pover’uomo, può toccare, ritornando a casa, di sentirti dire una “parola inutile”! (lettera a Marta Abba)
II - La follia necessaria Indagine sulla follia come rifugio e ultima fuga dall’ipocrisia del mondo. Performance: studio sul personaggio Frola/Ponza da Così è (se vi pare), attraverso le didascalie dell’edizione del 1925. Le varianti all’ed. del 1918 nascono dell’esperienza di 8 anni di messa in scena; comprendono quasi 100 nuove didascalie con le quali Pirandello precisa la condizione psicologica del personaggio, incalzato senza pietà dalla curiosità del mondo. Contributo da Enrico IV. “Gliel'insegno
io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la
verità.
III- Il frutto del mio lavoro Il lavoro come necessità ed espiazione. Indagine sulle dinamiche familiari attraverso il biunivoco ricatto del denaro.
Momento informativo:
son nato per dare e non per ricevere.
IV - Il sequestro del personaggio La stanza della tortura, una chiave critica di Giovanni Macchia. Performance: sequestro e tortura del personaggio di Mommina (da Questa sera si recita a soggetto). Che è poi quello che ho detto sempre io, per me: “la vita, o si vive o si scrive”. (lettera a Marta Abba)
V- Altrove Dissolvenza e inconsistenza dell’ultimo Pirandello. Contributo audio-video.
Associazione Raabe
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