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Il
documentario
teatrale
Il documentario è la formula che meglio s’adatta alla
necessità d’affrontare un artista nella sua integrità, rispettandone
forme/formule/informazioni. E’ il luogo privilegiato della ricerca e lo
spazio per la messa in opera di intuizioni e segni lanciati attraverso
opere e anni.
Interessante di volta in volta approfondire un talento indagandolo con
linguaggi assolutamente coerenti e non giustapposti.
Come pure intrecciare collaborazioni tra saperi diversi
per intessere una rete che raccolga le diverse suggestioni ereditate
dall’artista per dipanarne poi i fili uno ad uno in bibliografie,
mapping, performances, anamnesi e…
Nasce così, nel 2006, M.lle Camille su vita e opere
della scultrice francese Camille Claudel (1864-1943). E la
collaborazione tra una regista/performer e un’architetto.
Le scelte progettuali sono state guidate, in
particolare, dalla lettura dei segni impressi in una scultura: La Valse
– opera su cui l’artista ritornò più volte nell’arco della sua vita – e
dall'osservazione di due foto di Camille: una in cui, giovane, scolpisce
una delle sue poche opere realizzate e una che la ritrae ormai anziana e
immobile nell’ospedale psichiatrico di Montdevergues, per elaborare uno
spartito ragionato per una performance vocale/teatrale e allestire una
scenografia che potesse essere uno spazio immersivo e polimorfo
strutturato per avvolgere i partecipanti nelle dinamiche della
performance.
Progetto
C’è un taglio nella vita della
scultrice francese Camille Claudel, che la divide nettamente in due
parti. Una si conclude il 10 marzo 1913, data del suo internamento nel
manicomio, l’altra il 19 ottobre 1943, data della sua morte. Nella prima
si dedicherà anima a corpo all’arte, nell’altra – trent´anni - non
scolpirà più.
Che ne è della sua arte? Dell’energia che mette in moto le sue sculture?
Della Valse, spinta al limite dell’equilibrio?
Ci sono due stanze nella performance "M.lle Camille".
Una nera e l’altra bianca.
La nera è vivace, densa d’azione. Ritmi diversi l’attraversano, parole e
voce, luci s’accendono e spengono. La performer agisce in maniera
scomposta e creativa. Il disordine regna, l’emozione s’incendia e
soffoca. La stanza si scompone, si trasforma non è mai uguale: cambia
sotto gli occhi del pubblico, oscena senza sipari e regole. Dietro di sé
la performer lascia tracce di vita, scarti o scorie. Il pubblico la vive
in maniera dinamica, si avvicina o allontana, è scomodo in piedi, può
ascoltare e volgere lo sguardo altrove.
La stanza bianca è l’esatto contrario. Ubbidisce ad una serie di regole
desunte dalla mappatura della Valse. E’ ordinata, misurata, calcolata. I
movimenti della performer sono studiati al dettaglio e riportati su
spartiti ragionati, per riprodurre un ipotetico movimento del panneggio
della scultura. L’azione è precisa, asettica, ospedalizzata. Il pubblico
è dentro l’installazione, è seduto, comodo. La performance è servita
sempre uguale. Avviene in silenzio.
Qualcosa dall’alto cercherà di disturbare e insudiciare: ridicoli sforzi
e preghiere che resteranno inascoltate.
Ma tra le due stanze c’è un passaggio, osculum: entrata/uscita
contemporanee. Zona di nessuno e proprio per questo d’impotenza e
ineluttabilità del destino.
Bocca che inghiotte, aperta e muta chiusa e urlante. Ossimoro
angosciante di una donna fin de siècle elusa dalla vita sociale perché
non catalogabile.
M.lle
Camille
il 17 e 18 novembre 2007 a Vienna
presso
RoteHaare
KulturVerein
un commento
vai al sito di RaabeArt,
con la parte dedicata a M.lle Camille
Paula Modersohn-Becker: Die Gabe - Il dono
Il documentario teatrale, formula
inaugurata con il lavoro su Camille Claudel, affronta in Die Gabe-Il dono
alcuni aspetti salienti dell'opera della pittrice espressionista
tedesca Paula Modersohn-Becker (1876-1907). Accanto a dei momenti
informativi sul lavoro dell'artista vengono proposte performance,
allestimenti e momenti di coinvolgimento del pubblico in una
sequenza volta a favorire l'avvicinamento al lavoro della
Modersohn-Becker e a offrire spunti di riflessione.
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