Il corallo di Sciacca
Fasi della lavorazione
Tipi di lavorazione
Il mito del corallo
Considerazioni
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I coralli sono prodotti da minuscole forme di vita
che si trovano nelle profondità marine in vaste colonie. Il corallo cnidriano è ricoperto da sottile pelle e secrezioni calcaree da cui vengono
costruite le sue strutture. Esse possono crescere fino a 40 cm d'altezza, la
sottigliezza dei rami, comunque difficilmente è più larga di quattro cm solo i terminali sono un po’ più sottili. Il valore del materiale si
raggiunge in quei pezzi che possono essere usati in gioielleria in quanto
trasformabili in grandi palle di corallo od oggetti messi in forma.
I fragili rami di corallo sono tradizionalmente pescati alla luce del giorno
dalle profondità dei mari. Siccome il corallo di prima qualità è diventato
piuttosto raro, oggigiorno si cerca di avere un approccio più coscienzioso
con i fragili rami di corallo. Durante le fasi seguenti, i pezzi vengono
puliti e trattati con seghe molto sottili prima della lavorazione. Il
corallo viene tagliato come le altre pietre dure.
Quando non ancora lavorato esso appare opaco e scheggiato. Solo dopo la
lucidatura esso diventa un bellissimo gioiello. Spesso il corallo è poroso,
a volte presenta fessure ed è quindi di bassa qualità. A volte certe qualità
di corallo possono essere migliorate applicando cera colorata, che ne
migliora l'impressione ottica. I coralli di buona qualità non presentano
alcuna fessura, forellino, segno o cavità. Dato che il corallo naturale non
trattato è raro, il suo prezzo è molto alto. Inoltre è anche molto difficile
poterlo reperire. Il corallo per gioielleria di prima qualità si acquista
nei migliori negozi.
Il
corallo di Sciacca
Nome scientifico:
Corallium Rubrum. Colore Arancio (dal chiaro allo scuro).
Zone: Mare di Sciacca (Sicilia).
Profondità: Dai 30/40 metri fino a
150/200.
Caratteristica:
Nel 1875 furono trovati, fuori Sciacca, tre giacimenti di corallo i quali,
fino alla fine del secolo, fornirono tonnellate e tonnellate di corallo. Si
tratta di corallo subfossile, databile ad alcuni milioni di anni fa. Non si
riesce a comprendere, se non attraverso un processo chimico, come è
possibile che un materiale organico quale è il corallo, soggetto quindi a
decomporsi, sia arrivato fino a noi dopo tanti anni.
Utilizzo: Il corallo di Sciacca fu
lavorato, circa un secolo fa, per farne pallini, bottoni, spole, cannette.
Ancora oggi si trova un po' di grezzo, conservato gelosamente nei forzieri
delle aziende più antiche che lo tengono come reliquie. Il corallo di Sciacca Intensivamente pescato tra il 1875 e il 1887 in
Sicilia, a circa trenta miglia dalla costa di Sciacca, alle profondità che
vanno dai 150 ai 200 m., presenta una colorazione rosa salmone dall'intenso
al pallidissimo. Talvolta con delle macchie di colore giallo tendente al
bruno e al nero dovute all'azione ossidante di alcuni batteri che,
attaccando le componenti ferrose del corallo, determinano le bruniture.
Questo corallo giaceva ammassato in enormi quantità su di un fondo fangoso e
si presentava a rami lunghi e affusolati con spessore medio di circa 7mm.
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FASI DELLA LAVORAZIONE
Scelta del corallo grezzo: il materiale grezzo pescato veniva
lavato e diviso secondo dimensione, forma e colore, per poterne poi
scegliere la più conveniente utilizzazione. Particolare la terminologia per
distinguere il grezzo secondo la grossezza. Terraglio: cime e rametti
sottili; terraglione: rametti più grossi;
barbaresco: rami di 4-5 mm. di
diametro; corpo: rami di oltre 55 mm. di diametro;
mostra: parte di maggior
grossezza; paccottiglia: tronchi più diritti e senza ramificazioni;
taglio:
si svolgeva su un apposito banco di legno incidendo il pezzo prima con una
lima di acciaio a triangolo, poi, più profondamente, con una spada a sega e
recidendolo infine con una grossa tenaglia; Crivellatura: il corallo, già
tagliato, diviso a gruppi e selezionato per colore, passava per una serie di
crivelli dal fondo di ottone con fori gradualmente più grandi per ottenere
varie partite di diverse misure; foratura: utilizzando un trapanetto ad arco
munito di punta di acciaio, il corallo veniva forato o a "passatoio", cioè
da parte a parte, per essere infilato in collane; o a "mezzobuco", nel caso
di bottoni, palline, pendoli da fissare su perni; Spianatura: in tale fase
il corallo infilato in un filo di ferro rigidamente teso, veniva sgrossato
su una mola di pietra arenaria; arrotatura o arrotondatura : è la
modellatura. Per la "roba di fabbrica", era effettuata con una grossa mola,
azionata a mano. Per il "tondo e rotondo", occorreva una ulteriore
rifinitura con una lima di acciaio temperato a punta, detta "quadrella", per
rendere perfetta la curva del pallino. Per
restituire al corallo il suo colore naturale e renderlo più vivo, esso
veniva immerso in un bagno di acqua ossigenata. Lucidatura (Lustrata): i
coralli venivano posti in sacchetti di tela o barili mossi eccentricamente
insieme ad acqua saponata, polvere di pomice e di corno di cervo calcinato,
per sfruttare l'azione abrasiva di tali sostanze. Assortimento: i coralli
venivano ulteriormente selezionati secondo misura, colore e qualità;
Infilatura: i coralli così assortiti erano composti in fili di varia
lunghezza.
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TIPI DI LAVORAZIONE
Frange: fili composti da cime sottili
di corallo, lunghe dai 5 ai 50 mm. circa, bucate in senso orizzontale in
prossimità di una delle due estremità; la lunghezza dei coralli è digradante
dal centro verso le estremità. Spezzati: fili composti da piccole
cime di corallo lunghe dai 4 ai 10 mm. circa, bucati al centro in senso
orizzontale. Rocchielli: piccole cime di corallo poco più spesse
degli spezzati, diritte e con i bordi leggermente torniti.
Cupolini:
rocchielli a punte completamente tornite. Mezzi finiti: tronchetti di
corallo simili ai cupolini ma lavorati al centro in modo da diminuirne lo
spessore, questo consentiva maggiore aderenza ad incastro tra i coralli,
così da renderne più fitta la sequenza. Finiti: ulteriore lavorazione
dei mezzi finiti che permetteva di ottenere due pallini uniti tra loro. Nel
punto di unione era praticato il foro per l'infilatura.
Cannettine:
tronchetti diritti, di misura e spessore variabili, levigati in modo da
assumere una forma cilindrica e bucati in senso longitudinale.
Mezzania:
cannettine molto corte (fino a un massimo di 6 mm.), con i bordi smussati.
Chiattelle: rondelle di corallo, più o meno spesse, con i bordi
arrotondati. Flotticelle: cilindri di corallo appena smussati alle
estremità. Venivano preparati in fili da 45 a 240 cm. di lunghezza.
Olivette: coralli a forma di oliva più o meno allungate.
Corpetti:
piccoli globi di corallo di lunghezza leggermente inferiore alle
botticelle. Corpi: corpetti leggermente più grandi (4-5 mm. di
diametro). Tondo: pallini
perfettamente sferici. Maometti: tronchetti lunghi dai 3 ai 5 cm. e
spessi 8 mm. circa e bucati in senso longitudinale. Di queste lavorazioni
solo alcune sono ancora oggi in uso. Colletti: fili di spezzati
lunghi 18 cm.. Sciarpe: spezzati e rocchielli lunghi circa 120 cm..
Filo di grossezza: filo in cui venivano raccolti i coralli più grandi
della partita lavorata. Mazzi di grossezza: mazzi formati da un filo
di grossezza e 24 fili tra loro uguali per forma e dimensioni.
Codini:
piccoli fili che raccoglievano pochi grani di corallo molto grossi.
Caporesti: mazzi di fili dai 6 ai 12 mm. di spessore che raggiungevano
un peso di 250 gr. ciascuno. Fili accodati:
fili con coralli dello stesso taglio posti in ordine decrescente dal centro
verso le due estremità.
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IL MITO
La conoscenza
del
corallo risale ad epoche remote,
probabilmente perché legato al mito greco di Medusa dove si credeva che
fosse il suo "sangue pietrificato", per i cristiani era il sangue di Cristo
e conseguentemente si metteva in relazione alla sua morte e risurrezione;
era considerato un amuleto contro i demoni e la cattiva sorte tant'è che lo
troviamo al collo dei bambini romani per proteggerli contro i pericoli ed
addirittura al collo di Gesù Bambino nei quadri di pittori tedeschi,
italiani e fiamminghi del Rinascimento ed ancora oggi il corno di corallo e
ritenuto da molti un portafortuna.
Solo nel 1726 il medico francese Peyssonel lo classificò come "animale di
ambiente marino". Questa sostanza, prodotta da questi animali, presenta varie
specie che vengono distinte soprattutto in base alla provenienza ed alla colorazione.
Dal notissimo corallo rosso del Mediterraneo alle scogliere coralline
dei mari tropicali, sono formati da organismi diversi, ma appartenenti
tutti, secondo la classificazione zoologica, al tipo Celenterati o Cnidari
ed alla classe degli Antozoi: si tratta di colonie di polipi "costruttori" i
quali secernono minutissimi cristalli di carbonato di calcio o di sostanza
cornea che va a formare una sorta di rigido scheletro. lo "sclerasse" del
corallo stesso, in cui sono inseriti i singoli polipi, tutti tra loro
collegati.
Il corallo rosso del Mediterraneo è sicuramente il migliore e si presenta in
diverse tonalità di colore che vanno dal rosa all'arancio fino al rosso
scuro. Il più raro, invece, è quello di Sciacca nei cui mari nel 1875 furono trovati
tre giacimenti molto ricchi formatisi circa due milioni di anni fa ed oggi
risulta
pressoché introvabile.
Nelle coste del Mare Nostrum, in quell'epoca le più ricche del mondo, questa
sostanza si diffuse con successo fra tutte le civiltà di quest'area ed in
particolare a Trapani dove esistono documenti scritti che testimoniano come
già nel '400 si lavorasse il corallo e nel '700 la produzione raggiunse il
massimo livello facendo primeggiare la città nel mondo con ben venticinque
botteghe artigiane in un'unica strada.
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Considerazioni
Facendo questa ricerca sul corallo di Sciacca
mi sono reso conto che, a prescindere dalla indiscutibile qualità del
corallo del Mediterraneo, nessun valore avrebbe acquisito nelle diverse
epoche senza la presenza di provetti artigiani che con la pazienza, la
perizia e la fantasia, gli oggetti realizzati con il corallo sono diventati pezzi
d'arte ammirati in tutto il mondo. La creazione di ornamenti, gioielli come
bouquet di fiori e frutta ed oggetti particolari come i presepi di Trapani,
unici al mondo, inizia dalla selezione della materia prima che avviene per
grossezza, per colore, per lunghezza e per forma.
Per poter ammirare le opere dei maestri
artigiani del corallo bisogna assolutamente venire a visitare i negozi di
Sciacca che propongono oggetti di alta manifattura del corallo nonché
il Museo Regionale " Agostino Pepoli" a Trapani dove la sede del museo è il trecentesco ex
convento dei Padri Carmelitani attiguo all'importante Santuario della S.S.ma
Annunziata. oppure collegarsi con il sito della Regione Siciliana:
http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/musei/musei2/pepoli.htm
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Pagina elaborata da: Sansalone Giovanni -
classe IV turismo sez. A
Bibliografia: Biblioteca Comunale di Sciacca; Reportage dal web
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