Il coordinatore: prof. Angelo GulisanoIl carnevale
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Monumenti a Sciacca

Origine e significato della maschera

Il carnevale attraverso i proverbi siciliani

Il carnevale antico

Il carnevale negli anni 50

Il carnevale odierno

carnevale 06

carnevale 06

carnevale 06

carnevale 06

carnevale 06

carnevale 06

Carnevale negli anni 90

Carnevale negli anni 90

Carnevale negli anni 90

Carnevale negli anni 20

Particolare di un carro allegorico a carnevale

 

 

Origine del carnevale

Il carnevale, festa popolare saccense tra le più espressive e rappresentative, è una festa di derivazione pagana che si contrapponeva, all’origine, nettamente a quella cattolica. Il popolo, prima di mortificarsi nel digiuno della quaresima, voleva concedere uno sfogo alle passioni più istintive dell’animo umano. L’etimologia del termine carnevale è incerta: oggi dai più viene tenuto in considerazione “carnem levare” (da cui siciliano “carnalivari”), prescrizione che fa divieto di mangiare carne durante la quaresima. Questa festa prende le mosse da un’altra ben più antica, quella dei Saturnali, tipica festa dell’antica Roma, di origine pagana. Durante i festeggiamenti in onore di Saturno era necessario darsi alla pazza gioia per favorire un raccolto abbondante ed un periodo di benessere e felicità. In questo periodo di sette giorni si conducevano per la città carri festosi tirati da animali bizzarramente addobbati ed il popolo si riuniva in grandi tavolate, cui partecipavano persone di diverse condizioni sociali e si abbuffavano tra danze ed oscenità.

L’antica figura del re dei Saturnali ha continuato a vivere nella burlesca figura del re del carnevale: inizialmente impersonato da un uomo che veniva sacrificato per il bene della collettività, successivamente sostituito con un fantoccio di paglia. A quest’ultimo, in Sicilia, venne dato il nome di “Nannu” e la sera di martedì grasso veniva bruciato in segno di purificazione e di rinnovamento.

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 Origine e significato della maschera

La maschera è l’elemento che ha caratterizzato il carnevale ed essa aveva un preciso significato simbolico. Il termine maschera , derivante dal longobardo “mascka”, significava larva, strega, demonio: rappresentava le anime dei trapassati che, evocati attraverso dei riti propiziatori, salivano sulla terra per auspicare un abbondante raccolto.

Gli antichi usavano le maschere anche nei trionfi, nelle pompe pubbliche, nei banchetti ed i pagani celebravano il fiorire della primavera, mascherati, con la libertà di rappresentare chiunque avessero voluto. Più tardi l’uso di mascherarsi divenne molto in voga presso i cristiani.

Nel medioevo le maschere comparvero per lo più come raffigurazione del buffonesco, impersonando nelle loro caratteristiche lo spirito popolare e certi aspetti sociali tipici delle diverse regioni italiane.

Le maschere del periodo rinascimentale assunsero solo carattere artistico e soltanto nei secoli successivi divennero facile mezzo per coprire scandali ed intrighi. L’uomo mascherato divenne l’essere che egli stesso voleva rappresentare e tale egli appariva agli spettatori.

Con la commedia d’arte, che dalla metà del Cinquecento fino al Settecento rappresentò il più singolare fenomeno della storia teatrale, nacquero le famose maschere del teatro italiano.

Il carnevale conobbe il periodo di maggior splendore, in tutta la Sicilia, verso la fine dell’Ottocento: era il tempo in cui la nobiltà divertiva se stessa e di riflesso il popolo che veniva estasiato dai festoni e decori che adornavano i carri nobiliari, simbolo di ricchezza ed abbondanza.

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 Il carnevale attraverso i proverbi siciliani

Il desiderio di eliminare ogni minima traccia di ciò che nell’anno precedente aveva offuscato l’esistenza ed auspicare un anno ricco e sereno, emerge da tutta una serie di proverbi che ancora oggi si ricordano.

Era in voga il detto “cannalivari tutti li festi fa ternari”. Il primo proverbio era quello che sanciva l’inizio ufficiale della festa: “doppu li tri re, tutti olè”, dopo l’epifania era già carnevale e la festa durava fino al mercoledì delle Ceneri. I quattro giovedì precedenti la festa vera e propria erano detti: “lu joviri di li cummari cu ‘un avi dinari s’impegna lu falari”, era il giorno in cui non si poteva fare a meno di invitare la comare (la madrina di battesimo o cresima).

Il secondo giovedì di festa era dedicato invece agli inviti tra i congiunti, era infatti diffuso il detto: “lu joviri di li parenti cu ‘un avi dinari si summa li denti”. Cioè si pulisce i denti non avendo nulla da spendere e quindi da mangiare. “Lu joviri di lu zuppiddu cu’ ‘un  cammarra è peggio pi iddu” era il terzo giovedì precedente la festa vera e propria: lo “zappetto” era una delle tante personificazioni del diavolo che aveva il compito di pervenire gli uomini mediante la spensieratezza e l’allegria; il termine “cammarsi” equivaleva a significare mangiare grasso con l’obbligo di darsi alle grandi abbuffate.

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 Il carnevale antico

Il primo a testimoniare la presenza del carnevale a Sciacca è stato il Canonico Mario Ciaccio, illustre storico, nella sua opera “Sciacca, notizie storiche e documenti”. In realtà il carnevale è antico quanto il mondo: l’uomo ha sempre sentito il desiderio di divertirsi, ogni popolo ha avuto feste confacenti ai propri costumi, alla propria cultura e nelle quali si rispecchiava. “Campieri, mandriani e fattori” si vedevano girare nelle piazze, tra di loro si scambiavano frizzi, parole ingiuriose e a doppio senso e coloro che venivano presi di mira non dovevano sentirsi mortificati ma dovevano riderne divertiti. In ciò consisteva “lu gabbu”, ossia la beffa di carnevale. Ad esso si accompagnano i giochi carnevaleschi, che di rado erano semplici ed innocui scherzi, e le “parti di carnevali”. Quest’ultime caratterizzate ed unite alle “mascherate”, con le quali i contadini dipingendosi ed imbrattandosi il viso, infilandosi al rovescio la giacca ed indossando un berretto o “cappellacio”, giravano per le vie della città, da soli o in comitiva, suonando, ballando e cantando. Tre speciali usanze contadinesche tipiche degli ultimi giorni di carnevale erano “lu sonnu, la tavulata e lu ripetu”: nelle case private dove si teneva “lu sonnu”, la padrona di casa soleva suonare il tamburello davanti alla propria abitazione per dare segnale che aveva inizio la festa alla quale partecipavano tutto il vicinato. La sera del martedì grasso era poi la volta del sontuoso banchetto della famiglia, “la tavolata”.

Nei primi anni del XX secolo il popolo siciliano identificava il carnevale nella figura di un fantoccio chiamato “lu nannu”. Era un vecchio fantoccio, imbottito di paglia, abbigliato da capo a piedi da stimato notabile. L’inizio della festa a Sciacca, era caratterizzata, la domenica, dal suo arrivo: una grande folla si concentrava al porto o alla stazione per applaudirlo ed accoglierlo con tanta felicità e spensieratezza, in seguito veniva portato in giro dal popolo urlando e fischiando. La sera del martedì grasso veniva bruciato come una specie di vittima designata che morendo purificava la comunità in modo che si potesse intraprendere un nuovo anno sotto diversi auspici.

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 Negli anni 50

Gli anni 50 hanno segnato una svolta decisiva nel carnevale di Sciacca. Dopo gli anni bui della guerra, il senatore Giuseppe Molinari, volendo dare un nuovo volto alla manifestazione, ha avuto l’idea di creare una maschera simbolo che rappresentasse la festa saccense decidendo di scegliere, tra le varie maschere tradizionali italiane, quella di Beppe Nappa  (Peppe Nappa per i Saccensi). Da quel giorno il corteo mascherato è stato così aperto da questa figura, assurto a tipica maschera locale, preceduto da un vecchio asino con una grossa chiave a tracolla, simbolo dell’apertura del carnevale di Sciacca. Il carro che ha suscitato scalpore, in quel periodo, è stato “Monteciborio cusi e scusi”, nota con la denominazione di “lu scecu”: l’allegoria di questo carro era un condensato di satira pungente, al limite della censura, nei confronti della vita politica; l’inno composto in versi da Emilio Paladini e musicato dal maestro Giuseppe La Rosa. Sono stati questi gli anni in cui i copioni recitativi hanno assunto un aspetto marcatamente  cabarettistico.

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 Il carnevale odierno

Se il carnevale di Sciacca ha potuto assurgere ad un’importanza tale da divenire una manifestazione di primaria importanza per la nostra città, il merito deve essere attribuito ai carristi, poeti, musicisti, coreografi e tutte le maestranze impegnate. Abilità, spirito di sacrificio e voglia di divertirsi sono gli elementi necessari per la realizzazione di questo evento.

La struttura di un carro allegorico oggi è molto più elaborata rispetto al passato: le fragili strutture in legno sono state sostituiti dal ferro e le moderne tecnologie hanno permesso la completa mobilità delle figure ed una maggiore resistenza alle intemperie.

Ogni carro è legato ad un inno, ad un gruppo a terra e ad un copione: quest’ultimo, messo in scena al pari di un’opera teatrale da attori e dilettanti, sul palco di piazza Angelo Scadaliato (ultimamente, purtroppo, alla Perriera), rappresenta il momento più suggestivo e spettacolare della festa. In ogni strada ed angolo si respira aria di festa in un continuo brulicare di maschere, in un variegato spettacolo di colori, in un incessante sovrapporsi di musiche e in un travolgente vortice di balli. Il carnevale di Sciacca è una festa contagiosa e basta poco per sentirsi integrati.

Queste sono le caratteristiche peculiari del carnevale di Sciacca: ciò ha permesso di renderlo unico e speciale e che può, a nostro modesto parere, competere con le  manifestazioni ben più famose e conosciute in Italia (Viareggio, Cento, Putignano e Venezia). 

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Ricerca ed elaborazione della pagina:  Rossetti Joseph,  Sabella Andrea, con la supervisione del prof. Angelo Gulisano

Andrea Sabella e Joseph Rossetti   

Bibliografia: Materiale pubblicitario messo a disposizione dell'ufficio turistico del Comune di Sciacca.

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

Canzone della maschera di carnevale (wma)

Maschera del carnevale di Sciacca (Peppe Nnappa)

Carnevale negli anni 90

carnevale 06

Carnevale negli anni 80

Carnevale negli anni 90

carnevale 06

carnevale 06

Carnevale negli anni 20

Carnevale negli anni 20

Carnevale negli anni 30

 

 

 

 

 

 

 

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