Vesuvio

Storia del Vesuvio


Il vulcano e l'uomo

Sei nella sezione: Struttura e rischi

Vai al sotto menu


Tertulliano, ad un secolo dell'eruzione pliniana del 79 d.C., chiama il Vesuvio il “fumaiolo dell’inferno” e successivamente la stessa iconografia cristiana demonizza il vulcano, fino a trovargli un domatore in S. Gennaro e a costellare il monte e le sue pendici di santuari per la maggior parte dedicati alle Vergini protettrici.
Un mese dopo la tremenda eruzione del 1631, il viceré di Napoli fece apporre a Portici una lapide di ammonizione sui pericoli del Vesuvio che è oggi considerata il primo manuale di protezione civile.

Ben cosciente quindi l’uomo, e ciononostante, il vulcano lo ha sempre attirato sotto le sue pendici, offrendogli una salubritą dei luoghi ed una fertilità dei terreni già decantate da Virgilio, Varrone e Galeno.

Nel secolo XVII, nonostante l’intensa attività del vulcano, che dal 1631 era rimasta praticamente ininterrotta, si inaugurò la stagione delle Ville Vesuviane, commissionate dalle più nobili famiglie ai più prestigiosi architetti, a far da corte alla reggia di Portici, insediata nel 1738. Si censiscono ben 121 Ville, distribuite prevalentemente lungo il tratto di lungomare ai piedi del Vesuvio, tratto divenuto faoso con il nome di miglio d’oro.
Proprio all’allestimento di una di queste, la Villa d’Elboeuf, si deve la prodigiosa e fortunata scoperta dell'antica città di Ercolano.

Le esibizioni eruttive del Vesuvio attirano, quale tappa obbligata del cosiddetto Grand Tour, viaggio che toccava le principali città europee molto in voga nel XIX secolo, e che aveva tra le sue mete preferite anche la zona napoletana, personaggi quali Goethe, Lord Hamilton, Motesquieu, e ne 1879 Julius Beloch scriveva, nel suo “Campanien”: “La fisionomia del Golfo di Napoli sarebbe irriconoscibile se venisse a mancare il Vesuvio”.

L’osservazione di qesta attività Vesuviana è diventata metodica e scientifica solo nel 1841, quando Ferdinando II di Borbone fece erigere sul Vesuvio l’Osservatorio Vesuviano.
Attualmente tutto il territorio è monitorato da complesse reti di rilevazione geofisica e geodinamica, che tengono sotto stretta sorveglianza tutta la zona vulcanica che si affaccia sul Golfo di Napoli.

Negli anni ’80 vi sono stati significativi bradisismi: tra il 1983 ed il 1985, la zona dei Campi Flegrei, ed in particolare Pozzuoli, si è sollevata di circa 1,8 m ed oltre 30.000 persone sono state ricollocate in altre zone vicine, ma, al momento tutto sembra essere in fase di notevole tranquillità e rientrare nei limiti del naturale movimento delle masse terrestri: le uniche attivitą esteriori palesi sono piccole e bonarie fumarole distribuite dentro e fuori dal cratere del Vesuvio, nella zona dei Campi Flegreie ed all’Isola di Ischia.





|

Torna ai contenuti | Torna al menu