Battaglia di Capo Teulada

27 - 28 novembre 1940

 

La battaglia

 

Finalmente, alle 12.16 del 28 novembre, il cacciatorpediniere Alfieri, della IX squadriglia, avvistò una corazzata inglese e la sua scorta, e alle 12.20 dalla plancia del Pola furono avvistati gli incrociatori inglesi, con più distante una nave da battaglia.

Alle 12.20 il Fiume, ammiraglia della I divisione, aprì il fuoco contro il Manchester.   
La battaglia era cominciata.   
Poco dopo aprirono il fuoco anche gli altri incrociatori della I e della III divisione, da una distanza di circa 21.000 metri.   
Alle 12.24 Iachino ricevette da Campioni l'ordine di non impegnarsi, ed assunse così rotta di allontanamento dal nemico.   
Alle 13.15, quando la distanza era salita a 26.000 metri, da entrambe le parti si cessò il fuoco.


L'incrociatore pesante Trento

Fecero fuoco contro gli incrociatori italiani anche le navi da battaglia inglesi, alle 12.24 iniziò il Renown, che fece fuoco per sei volte da 24.000 metri con i suoi pezzi da 381 mm contro il Trieste prima che questo riuscisse a disimpegnarsi, alle 12.26 fu la volta del vecchio e lentissimo (20 nodi) Ramillies, che riuscì a sparare solo per due volte. 
Non paghi del fuoco degli incrociatori, si andarono a cercare le cannonate del Renown anche il Bolzano, due salve, ed il Trento, otto salve.   
Alle 12.45, finalmente, gli incrociatori italiani riuscirono a portarsi fuori dalla gittata dei grossi calibri inglesi.   
Alle 13.11 gli inglesi cessarono il fuoco contro le navi italiane : la battaglia era terminata.

Da parte italiana le navi da battaglia fecero ben poco, i cannoni da 320 mm del Cesare non presero parte allo scontro, mentre i poderosi 381 mm del Vittorio Veneto fecero fuoco, con la sola torre poppiera, per 7 volte, sparando in totale 19 proietti, contro gli incrociatori inglesi, che quando si videro inquadrati dalle salve di grosso calibro si dileguarono come neve al sole.   
Erano le 13.00, e la distanza era di 29.000 metri.


La moderna nave da battaglia Vittorio Veneto fa fuoco con la torre poppiera

 

Conclusioni

 

Le navi principali italiane non subirono durante lo scontro alcun tipo di danno, fu invece il cacciatorpediniere Lanciere ad essere colpito in maniera piuttosto grave dall'incrociatore Southampton.   
Il caccia venne poi rimorchiato fino a Cagliari, e quello che è interessante portare a conoscenza è il fatto che Iachino inviò a soccorrere la piccola unità ben due incrociatori pesanti della III divisione, mettendoli fortemente a rischio.   Sarà per una decisione similare a questa che nel marzo dell'anno successivo, sempre per ordine di Iachino, diventato comandante supremo in mare, verrà mandata al macello l'intera I divisione a Matapan.   
Ma questa è un'altra, tragica, storia.

Il tiro degli incrociatori italiani fu invece più efficace e vennero piazzati due colpi da 203 mm sull'incrociatore Berwick, mettendo fuori uso una torre poppiera da 203 mm  e danneggiando alcuni locali interni.

Vale ancora la pena di notare come la forte esuberanza in velocità degli incrociatori italiani rispetto alle navi inglesi, caratteristica soprattutto delle unità più datate come Trento e Bolzano, fosse servita a mettere molta acqua tra le navi italiane e i grossi calibri delle vecchie e lente corazzate britanniche.

Capo Teulada fu l'apice della crisi dell'ammiraglio Campioni, che con il suo comportamento prudente, ma che poteva fare visti gli ordini di Supermarina?, aveva scontentato sia Supermarina, sia il Duce, che si aspettava molto da quella marina che tanto era costata al regime e che poco finora aveva ottenuto.   
Poco dopo verrà rimosso dal comando e sostituito dall'ammiraglio Angelo Iachino, che durante questa battaglia era al comando degli incrociatori, uniche navi che avevano combattuto.

E l'Aeronautica? Cosa aveva fatto?

Quella britannica fu presente per tutta la durata dello scontro, con la ricognizione e con l'attacco.   Alle 12.30 fu attaccata da aerosiluranti la Vittorio Veneto, senza essere colpita, mentre alle 14.10 fu la volta di 9 aerosiluranti, che attaccarono il Pola, e 7 bombardieri, che attaccarono il Lanciere, tutti senza fare centro.   Sempre presente, ma poco efficace.


Il Pola in navigazione

Non si può dire molto meglio della Regia Aeronautica, dal momento che gli aerei italiani, tutti bombardieri in quota, giunsero sull'obiettivo alle 14.45 e alle 16.45, in entrambi i casi a scontro ormai concluso, e furono affrontati dai caccia Fulmar della Ark Royal, che fortunatamente risultarono del tutto inefficaci (ricordo ai lettori che i bombardieri S.M. 79, utilizzati in questo frangente, sviluppavano una velocità massima di 430 km/h, contro i 426 km/h del caccia inglese!).   
I lanci degli aerei italiani, benché molto precisi per il genere di attacco, tuttavia non colsero alcun centro.

Va quindi notato come in questo caso l'attività delle due aviazioni si equivalse, fu insomma un fallimento, ma sottolineo come la sola presenza della portaerei riuscì a segare le gambe del comando italiano, e questo non sarà affatto l'ultimo episodio del genere nel corso della guerra da poco iniziata.

 

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