Battaglia di Punta Stilo

9 luglio 1940

 

La battaglia

 

Il 9 luglio 1940 sarà per sempre ricordato come il giorno in cui avvenne il primo scontro della storia tra la gloriosa Royal Navy britannica e la giovane Regia Marina Italiana.

Bisogna dire innanzitutto che lo spirito con cui l'Ammiraglio Campioni andava a combattere non era dei migliori, infatti benché avesse manifestato intenzioni molto aggressive nei confronti del nemico, deciso ad andare all'attacco, fu fermato da Supermarina, che gli ordinò dapprima di impegnarsi solo in caso di condizioni favorevoli, e poi, presa conoscenza della conformazione della flotta nemica, di non impegnarsi affatto.

Alle 11.45 Cunningham, conoscendo la posizione della formazione italiana, dal momento che questa era tallonata da un Sunderland, lanciò all'attacco 9 aerosiluranti Fairey Swordfish decollati dalla portaerei Eagle, i quali lanciarono i loro siluri senza colpire alcun bersaglio.

Il primo avvistamento da parte italiana si ebbe alle 13.30 ad opera di un CANT Z. 501 della ricognizione marittima partito da terra, ed a seguito di ciò Campioni fece decollare tre idrovolanti da tre dei suoi incrociatori leggeri che, individuata a loro volta la flotta nemica, ne comunicarono con estrema precisione composizione, posizione e velocità.   
Nel frattempo la formazione italiana fu decurtata degli incrociatori leggeri Cadorna e Diaz, che dovettero rientrare alle basi per avarie agli apparati motori.  

Il primo avvistamento da parte di navi si ebbe alle 14.52, quando gli incrociatori inglesi Neptune e Orion avvistarono alcuni cacciatorpediniere italiani, mentre alle 15.05 fu la volta degli italiani di avvistare il nemico.   Iniziava lo scontro.

Alle 15.20 l'VIII divisione incrociatori leggeri aprì il fuoco contro il nemico dalla notevole distanza di 20.000 metri con le artiglierie da 152 mm, seguita alle 15.26 dalle navi della IV divisione.   
Alle 15.31 il contatto balistico cessò per l'intervento delle navi da battaglia.   
Alle 15.23 infatti i cannoni da 381 mm  della corazzata Warspite aprirono il fuoco contro la IV e la VII divisione dalla enorme distanza di 24.000 metri, quindi gli incrociatori italiani ripiegarono portandosi dietro alle navi da battaglia ed agli incrociatori pesanti.  


L'incrociatore pesante Zara in una famosa immagine ripresa durante la battaglia di Punta Stilo

I grossi calibri si scontrarono poco dopo, alle 15.53, quando il Cesare, aprì il fuoco contro il Warspite dalla bella distanza di 26.000 metri, seguito poco dopo dal Cavour dalla distanza addirittura di 30.000 metri.   
Anche gli incrociatori pesanti portarono a tiro i loro 203 mm ed aprirono a loro volta il fuoco.


La Cavour apre il fuoco durante la battaglia di Punta Stilo

Il tiro italiano fu subito diretto con precisione sul bersaglio, ma le salve apparivano disperse, come constatato anche dagli inglesi, il Warspite aprì il fuoco quando la distanza scese a 22.000 metri, con tiro a sua volta disperso.   Il Malaya, lontano e lento, cessò il fuoco quasi immediatamente.   Nel frattempo gli incrociatori pesanti italiani avevano diretto il fuoco contro gli incrociatori leggeri britannici.  

Alle 16.00 in punto il Cesare, inquadrato da una salva del Warspite, fu centrato da un colpo estremamente fortunato sul lato di dritta.   Il proiettile, da 381 mm, centrò il fumaiolo poppiero attraversandolo, perforò il ponte di castello, attraversò un deposito di munizioni dell'artiglieria contraerea e si fermò sul lato interno della corazza della murata senza esplodere.   I danni furono di lieve entità, ma il fumo dell'incendio sviluppatosi da una delle riservette delle contraeree da 37 mm venne aspirato dalle prese d'aria della sala macchine, cosicché quattro delle otto caldaie della nave dovettero essere arrestate, e la velocità scese a 18 nodi, facendola restare indietro rispetto al Cavour.   L'energia elettrica di bordo inoltre venne a mancare per circa 30 secondi.
In breve però poterono essere ripristinate due delle quattro caldaie danneggiate e la nave poté riprendere la sua navigazione ad elevata velocità.


I danni a bordo del Cesare

A questo punto la battaglia di Punta Stilo si può considerare conclusa.   Il contatto venne rotto alle 16.45, da Cunningham invertendo la rotta, da Campioni in virtù della sua rotta divergente dalle navi britanniche.

Infine si può dire che intorno alle 16.15 la formazione italiana fu nuovamente attaccata da 9 Swordfish decollati dalla Eagle, che però non misero a segno alcun siluro.

 

Conclusioni

 

Aveva così fine il primo scontro della storia tra la Royal Navy e la Regia Marina.   Si trattò in pratica di un pareggio, in quando non vi fu perdita di  navi, se si esclude il caccia Escort, facente parte della formazione che non partecipò alla battaglia.

I danni subiti dalla flotta italiana consistettero nel già citato colpo da 381 a bordo del Cesare, e da tre proietti da 152 sparati dal Neptune che centrarono il Bolzano , dove si ebbe il lieve danneggiamento del timone, la distruzione di un impianto lanciasiluri e l'apertura di una falla a poppa.   La nave però continuò a combattere senza problemi per tutta la durata del contatto balistico navigando alla massima velocità.


L'incrociatore pesante Bolzano

I danni inglesi, oltre all'affondamento del caccia Escort, consistettero nel danneggiamento del Gloucester, di cui si è già parlato, e in vari danni di lieve entità provocati da schegge.

Campioni era soddisfatto di aver affrontato, addirittura in condizioni di inferiorità, la flotta britannica, e di averla vista allontanarsi senza aver affondato nessuna nave italiana.  

In definitiva la battaglia si era risolta come detto con un pareggio, senza vittorie tattiche, dal momento che non era andata persa alcuna nave durante il contatto balistico e vi erano stati lievi danni da entrambe le parti, e senza sconfitte strategiche, infatti entrambi i convogli erano giunti indisturbati a destinazione.

Per la prima volta però in Italia vennero al pettine i nodi della questione aeronavale.   
Non era presente alcun tipo di cooperazione tra la Marina e l'Aeronautica, e questo a causa delle ostilità che avevano opposto le due Forze Armate negli anni della preparazione, e tale manchevolezza tornerà a farsi notare in maniera lampante molte altre volte nel corso del conflitto appena iniziato.

 

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