RAPPORTI TRA ANDREOTTI
E COSA NOSTRA
Elenco dei principali fatti
che verranno dimostrati in dibattimento
Oggetto di questo processo è la dimostrazione della responsabilità
dell’imputato Giulio ANDREOTTI in ordine ai reati contestatigli di
partecipazione
all’associazione mafiosa Cosa Nostra.
Attraverso prove testimoniali, documentali e reali l’Accusa dimostrerà che
il sen. ANDREOTTI ha avuto rapporti di complicità con l’organizzazione
mafiosa Cosa Nostra, e che tali rapporti si sono costituiti e sviluppati nel
tempo attraverso i seguenti principali fatti:
-
nel
1968 - subito dopo le elezioni politiche - l’on. Salvo LIMA aderisce
alla corrente di ANDREOTTI, che grazie al nuovo contributo si trasforma
da semplice corrente laziale
(2%
circa degli aderenti al partito della DC) in corrente di rilievo
nazionale (10% circa), determinante per gli equilibri interni della
DC(1);
-
in
quel periodo Salvo LIMA - figlio dell’uomo d’onore Vincenzo LIMA - è uno
dei politici
più fortemente appoggiati da Cosa Nostra
(in particolare da Stefano BONTATE), ed è legatissimo ai cugini SALVO,
dei quali è il
principale
candidato(2)
;
-
nel
1976, dopo LIMA, ANDREOTTI accetta un accordo con Vito CIANCIMINO,
legatissimo ai Corleonesi.
Il patto
viene stipulato a Palazzo Chigi, in un
incontro cui
partecipano ANDREOTTI, Salvo LIMA, Vito CIANCIMINO, Mario D’ACQUISTO,
Giovanni MATTA(3).
CIANCIMINO viene anche finanziato dalla corrente andreottiana (tramite
Gaetano CALTAGIRONE) e a Palermo LIMA gli
paga le
tessere(4)
; questo accordo,
in forme più o meno palesi, dura certamente fino al congresso regionale
della DC di
Agrigento del 1983(5)
-
i
rapporti tra ANDREOTTI e gli esponenti di Cosa Nostra dei quali l’on.
LIMA è già espressione si intensificano, e diventano diretti, nel
periodo 1978-1979, quando si verificano delle situazioni gravemente
critiche, che inducono ANDREOTTI a servirsi di Cosa Nostra;
-
la
prima di tali situazioni è il sequestro MORO. In una prima fase della
vicenda, per input
di
Salvo LIMA e dei cugini SALVO, BONTATE si attiva per favorire la
liberazione di MORO, ed a tal fine incarica BUSCETTA di contattare le
BR(6) Poi arriva
il
contrordine(7).
Il motivo del contrordine
si
può individuare nel contenuto dei documenti scritti da MORO durante il
sequestro: documenti in cui MORO attacca pesantemente ANDREOTTI con
rivelazioni che in parte saranno rinvenute soltanto 12 anni dopo il
sequestro (nel covo di via Montenevoso a Milano nell’ottobre 1990);
-
nel
periodo compreso tra il dicembre 1978 ed il gennaio 1979, il Gen. DALLA
CHIESA cerca di acquisire informazioni nel circuito carcerario anche
sugli scritti di
MORO(8) ed ha
contatti con
PECORELLI(9) , il
quale è pure interessato allo stesso argomento;
-
PECORELLI viene a conoscenza di parti omesse
del
memoriale MORO, e dall’ottobre del 1978 sulla rivista OP intensifica gli
attacchi contro ANDREOTTI e VITALONE (scandali
ITALCASSE, SINDONA etc(10).);
-
VITALONE cerca di indurlo a cessare gli attacchi (cena alla
Famiglia piemontese(11)
ed EVANGELISTI gli offre denaro (subito 30 milioni datigli da
Gaetano CALTAGIRONE) per non fargli pubblicare il numero di OP con la
copertina dedicata agli
assegni
del Presidente(12);
-
il
20 marzo 1979 PECORELLI viene ucciso a Roma da Massimo CARMINATI, un
killer neofascista incaricato da Danilo ABBRUCIATI (esponente della
banda della Magliana
ed
uomo di Pippo CALO’), e da Michelangelo LA BARBERA (uomo d’onore della
famiglia di Boccadifalco, a quell’epoca assai vicino anche a Stefano
BONTATE). L’omicidio è stato commissionato a Cosa Nostra dai cugini
SALVO per conto di
ANDREOTTI(13) ed
agli uomini della banda della Magliana da Claudio
VITALONE(14);
-
nello stesso periodo del 1979, presumibilmente per gli stessi motivi che
determinano l’omicidio di PECORELLI (segreti di MORO riguardanti
ANDREOTTI), Stefano BONTATE - “per ragioni legate a
questioni che riguardavano ambienti politici cui lo stesso BONTATE era
vicino”
- matura il disegno di eliminare DALLA CHIESA,
attribuendo
il delitto alle BR; viene incaricato
BUSCETTA di contattare le BR, ma queste
rifiutano(15) ;
-
in
quello stesso periodo (1978-1979) si verificano altri fatti
significativi;
-
tra
la fine del 1978 e il 1979 ANDREOTTI incontra in USA SINDONA, benchè
questi sia già latitante per la
magistratura italiana(16);
-
sempre verso la fine del 1978 ANDREOTTI - utilizzando come tramite
EVANGELISTI (allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) - fa
ripetute pressioni sulla Banca d’Italia (in particolare su Mario
SARCINELLI, allora Capo della Viglianza), in favore di
SINDONA(17);
-
sempre tra il 1978 ed il 1979 ANDREOTTI incontra ben 10 volte (25 luglio
1978; 1o settembre 1978; 5 ottobre 1978; 15 dicembre 1978; 8
gennaio 1979; 23 febbraio 1979; 22 marzo 1979; 26 giugno 1979; 5
settembre 1979; 21 maggio 1980) il difensore di Michele SINDONA, avv.
Rodolfo GUZZI, mostrandosi più che disponibile a tutte le iniziative
volte a favorire lo stesso SINDONA, sia per il
salvataggio
finanziario, sia per evitargli
l’estradizione. A favore di SINDONA si muove, d’intesa con ANDREOTTI,
anche Licio
GELLI(18);
-
nel
1979 nasce in Sicilia il caso MATTARELLA.
Il presidente della Regione Siciliana, fino ad allora partecipe di
equilibri politici con LIMA e lo stesso CIANCIMINO, comincia ad andare
concretamente contro gli interessi di
Cosa Nostra(19);
-
nella primavera-estate del 1979 (sicuramente dopo l’omicidio di Michele
REINA, commesso a Palermo il 9 marzo 1979) ANDREOTTI - in una riunione
svoltasi in una riserva di caccia con Stefano BONTATE, Salvo LIMA, i
cugini SALVO - viene informato del nuovo corso
della politica di MATTARELLA. Prende tempo, e BONTATE commenterà:
Staremo a
vedere(20);
17. sempre nella primavera-estate del
1979 (tra il 1 o maggio ed il 31 agosto) - a riprova
dell’intensità dei rapporti che ormai lo legano a Cosa Nostra -
ANDREOTTI ha a Catania un
incontro con
Benedetto SANTAPAOLA, cui partecipa l’on.
LIMA(21);
-
verso la fine di ottobre del 1979 MATTARELLA - insistendo nella sua
linea politica che lo ha ormai contrapposto agli interessi di Cosa
Nostra e dei suoi referenti politici - ha un
incontro con
Virginio ROGNONI (allora Ministro dell’Interno) per manifestargli le
gravi preoccupazioni che gli derivavano dall’interno del
suo stesso partito;
al suo capo di gabinetto, dott.ssa Maria Grazia TRIZZINO, riferisce:
“Se dovesse succedere qualcosa di molto grave per la
mia persona, si ricordi questo
incontro
con il Ministro ROGNONI, perchè a questo
incontro
è da ricollegare quanto di grave mi potrà
accadere(22)“;
-
proprio nello stesso periodo, si era infatti consolidato il rapporto di
alleanza tra gli andreottiani e CIANCIMINO; CIANCIMINO - per
input
dei Corleonesi - aderisce alla
corrente andreottiana(23);
-
il 6
gennaio 1980 viene ucciso a Palermo Piersanti MATTARELLA. L’omicidio -
secondo quanto riconosciuto dalla recente sentenza della Corte di Assise
di Palermo -è deliberato dalla Commissione;
sono d’accordo, anche se non formalmente partecipi della decisione, i
cugini SALVO(24);
-
pochi mesi dopo, ANDREOTTI ritorna in Sicilia e - in una villetta alla
periferia di Palermo - incontra BONTATE, LIMA, i cugini SALVO. ANDREOTTI
protesta per l’omicidio ma - quando BONTATE lo minaccia di ritirare il
sostegno elettorale di Cosa Nostra alla sua corrente politica - accetta
la
situazione(25);
-
ANDREOTTI - dopo aver pensato di poter utilizzare
Cosa
Nostra per i suoi fini di potere, e dopo le vicende del sequestro MORO,
di SINDONA e di PECORELLI - non può più ritrarsi dal patto criminoso con
l’organizzazione mafiosa, ma è anzi costretto a consolidarlo;
-
infatti, anche dopo l’omicidio MATTARELLA, permangono intensi i suoi
rapporti personali e politici non soltanto con l’on. LIMA, ma anche con
i cugini SALVO;
-
ANDREOTTI ha sempre negato - contro ogni evidenza - di conoscere i
SALVO; e ciò ben si comprende, poichè questi rapporti rappresentano un
riscontro non soltanto dei suoi rapporti con Cosa Nostra, ma anche del
suo possibile coinvolgimento in gravissimi fatti specifici quali gli
omicidi di PECORELLI e del gen. DALLA CHIESA;
-
i
rapporti tra ANDREOTTI e i cugini SALVO saranno invece inconfutabilmente
provati mediante fotografie, e numerose
testimonianze(26).
Così come saranno inconfutabilmente provati i rapporti intrattenuti con
i cugini SALVO dal sen. Claudio VITALONE, coinvolto infatti
nell’omicidio
PECORELLI(27);
-
il 3
settembre 1982 viene ucciso a Palermo il gen. DALLA CHIESA. Il Generale
- in un colloquio avuto con ANDREOTTI il 5 aprile 1982, e sempre
incredibilmente negato da ANDREOTTI - aveva chiaramente detto a
quest’ultimo che che non avrebbe avuto riguardi per
quella parte di elettorato alla quale attingevano i suoi
grandi
elettori(28);
e successivamente aveva definito la corrente andreottiana a Palermo
la famiglia politica più inquinata del luogo,
aggiungendo che gli andreottiani
c’erano
dentro fino al collo(29);
-
dopo
la presa del potere in Cosa Nostra da parte dei
Corleonesi,
i rapporti tra ANDREOTTI e Cosa Nostra diventano più
difficili(30); ma
- quando la corrente andreottiana non si impegna a sufficienza contro il
maxi-processo,
e soprattutto quando viene approvata la legge MANCINO-VIOLANTE del 17
febbraio 1987, che sostanzialmente preclude la possibilità della
scarcerazione degli uomini d’onore detenuti - Cosa Nostra reagisce in
occasione delle elezioni politiche del 16 giugno 1979 pilotando i
consensi elettorali a favore del
P.S.I.(31);
-
la
posizione di LIMA e di Ignazio SALVO - che sono sopravvissuti alla
guerra di mafia del 1981-82 proprio perchè utilizzati dai Corleonesi
quali tramiti
con ANDREOTTI - si fa pericolosissima.
ANDREOTTI è costretto
ad
incontrarsi con RIINA, sia per salvare la vita a LIMA, sia per non
compromettere il potere della sua corrente;
-
l’incontro
con RIINA, LIMA ed Ignazio SALVO avviene a Palermo nell’autunno del
1987(32); in quel
periodo, e precisamente il 20 settembre 1987, ANDREOTTI si trova a
Palermo per partecipare alla Festa dell’Amicizia,
e nella sua giornata c’è un vuoto di circa 4 ore (dall’ora di pranzo al
tardo pomeriggio) in cui nessuno, neppure il suo abituale personale di
scorta, sa dove egli
sia andato(33);
-
nel
1987 inizia l’opera di sgretolamento del maxi-processo
con una lunga serie di provvedimenti
della Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione basati su una
tecnica di valutazione delle prove (e soprattutto delle dichiarazioni
dei pentiti) “che apprezzava atomisticamente ogni
singolo indizio, e concludeva per ciascuno che di per sè non era idoneo
a confortare le circostanze che intendeva provare, nè; a contribuire ad
una valutazione di attendibilità del
complesso
indiziario(34)“;
-
nel
maggio-giugno 1991 il Presidente CARNEVALE designa, per la trattazione
in Cassazione del maxi-processo,
un collegio che - secondo le previsioni dello stesso CARNEVALE - non
potrà che annullare le
condanne(35);
-
questo disegno fallisce per iniziativa del Presidente BRANCACCIO che -
nell’ottobre 1991 - designa come Presidente del collegio il dott.
Arnaldo VALENTE, il quale determina la conferma delle condanne, senza
che gli altri componenti del collegio - come dirà lo stesso CARNEVALE -
abbiano il coraggio di mettersi contro;
-
a
riprova delle dichiarazioni dei collaboranti sulla esistenza di un
canale politico
diretto a condizionare l’esito del maxi-processo
in
senso favorevole a Cosa Nostra, canale politico
costituito dall’on. LIMA, Ignazio SALVO, ANDREOTTI, CARNEVALE, si
dimostreranno i rapporti tra ANDREOTTI e CARNEVALE - attuati per tramite
di Claudio VITALONE (e sempre negati dagli interessati) - attraverso
prove fotografiche, documentali e
testimonianze(36);
-
il
30 gennaio 1992, quando la Cassazione conferma le condanne del
maxi-processo,
RIINA
impazzisce(37);
si scatena la vendetta di Cosa Nostra contro i
politici
che hanno tradito(38);
-
il
12 marzo 1992 viene ucciso a Palermo Salvo LIMA;
-
nell’estate del 1992, dopo la strage di Capaci, BRUSCA e BAGARELLA
concepiscono un attentato contro ANDREOTTI, appunto perchè - dopo avere
usato
Cosa Nostra -
ha
tradito(39);
-
il
17 settembre 1992 viene ucciso a Santa Flavia Ignazio SALVO.
Nella presente
esposizione
introduttiva
si indicheranno dunque i mezzi di prova, attraverso i quali l’Accusa
dimostrerà i fatti che precedono, anche e soprattutto al fine di sottoporre
al Tribunale gli elementi necessari per valutare la ammissibilità, e la
pertinenza al
thema
decidendum:
-
dei
collaboranti, testimoni, imputati di reato connesso, ufficiali di
polizia giudiziaria, consulenti dei quali si chiederà l’ammissione;
-
dei
verbali di altri procedimenti, delle sentenze, dei documenti e delle
intercettazioni ambientali e telefoniche di cui si chiederà
l’acquisizione.
Nella
esposizione
verranno quindi illustrati i mezzi di prova riguardanti:
-
L’origine e il fondamento del patto di scambio
tra ANDREOTTI e Cosa Nostra;
-
i
fatti risultanti dalle convergenti dichiarazioni di ben 26 collaboratori
di giustizia ed imputati di reato connesso, già appartenuti non soltanto
a Cosa Nostra, ma anche ad altre organizzazioni criminali di tipo
mafioso (`Ndrangheta,
Sacra Corona Unita,
Banda della Magliana,
ecc.), e precisamente di: Leonardo MESSINA, Gaspare MUTOLO, Giuseppe
MARCHESE, Francesco MARINO MANNOIA, Tommaso BUSCETTA, Baldassare DI
MAGGIO, Mario Santo DI MATTEO, Gioacchino LA BARBERA, Salvatore CANCEMI,
Gioacchino PENNINO, Vincenzo MARSALA, Antonino CALDERONE, Giovanni
DRAGO, Giuseppe PULVIRENTI, Rosario SPATOLA, Bartolomeo ADDOLORATO,
Paolo SEVERINO, Vito CIANCIMINO (Cosa
Nostra);
Antonio MAMMOLITI (`Ndrangheta
calabrese);
Orlando GALATI GIORDANO, Gaetano COSTA (mafia
e `Ndrangheta messinese);
Marino PULITO, Salvatore ANNACONDIA (`Ndrangheta
pugliese e Sacra Corona Unita);
Antonio MANCINI, Fabiola MORETTI, Maurizio ABBATINO (Banda
della Magliana);
-
I
riscontri delle dichiarazioni di Francesco MARINO MANNOIA, concernenti
gli incontri
di ANDREOTTI con Stefano BONTATE, i
cugini SALVO ed altri esponenti di Cosa Nostra avvenuti nel 1979 e nel
1980, con specifico riferimento:
-
ai luoghi degli incontri;
-
alla motivazione degli incontri, determinata dal
caso MATTARELLA;
-
I
riscontri delle dichiarazioni di Baldassare DI MAGGIO concernenti
l’incontro
tra ANDREOTTI, LIMA, Ignazio SALVO e
RIINA avvenuto nel 1987,
con specifico riferimento:
-
al luogo dell’incontro;
-
alla possibilità dell’incontro;
-
alla motivazione dell’incontro,
susseguente alle elezioni politiche del 1987;
-
I
rapporti tra ANDREOTTI ed i cugini Antonino ed Ignazio SALVO;
-
I
rapporti tra Claudio VITALONE ed i cugini SALVO;
-
I
rapporti tra Cosa Nostra e i principali esponenti della
corrente andreottiana
nelle province di Enna, Trapani, Catania
e Caltanissetta;
-
I
rapporti di ANDREOTTI con esponenti mafiosi di Mazara del Vallo, ed in
particolare il suo incontro con Andrea MANCIARACINA;
-
L’incontro tra ANDREOTTI e Benedetto SANTAPAOLA avvenuto a Catania nel
1979;
-
Un
intervento di Stefano BONTATE nei confronti di Mommo
PIROMALLI per fare un favore ad un
industriale amico di ANDREOTTI;
-
I
tentativi di aggiustamento
del
maxi-processo,
con specifico riferimento:
-
alla gestione
del maxi-processo
in Cassazione;
-
al monitoraggio
ministeriale delle sentenze della Prima Sezione penale della Corte
di Cassazione, ed alle intuizioni
del Giudice FALCONE;
-
alla ricostruzione finale di una vicenda, certamente lacerante dal
punto di vista istituzionale, in cui la posta in gioco era
costituita dall’esito della lotta mortale intrapresa dal Giudice
FALCONE e dagli altri magistrati del pool antimafia
di Palermo contro Cosa Nostra;
-
I
rapporti tra CARNEVALE, VITALONE e ANDREOTTI;
-
L’
intreccio
sequestro MORO-omicidio
PECORELLI-omicidio DALLA CHIESA, con specifico riferimento:
-
agli attacchi di PECORELLI contro ANDREOTTI e VITALONE;
-
all’ affare ITALCASSE;
-
agli assegni del Presidente;
-
al memoriale MORO ed ai rapporti tra PECORELLI e DALLA CHIESA;
-
al ruolo di Tommaso BUSCETTA durante il sequestro MORO;
-
ai rapporti tra ANDREOTTI e il Generale DALLA CHIESA;
-
I
rapporti tra Cosa Nostra, Michele SINDONA, Giulio ANDREOTTI, Licio GELLI
e Massoneria deviata.
Desined by Artino
Pietro (C) 2008
Questo materiale è stato reperito dal sito:
http://clarence.dada.net/contents/societa/memoria/andreotti/procura/cap1par1.htm