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Speciali - Il bisogno più grande...
"Se il nostro bisogno
più grande fosse stata la cultura, Dio avrebbe mandato
a noi un maestro."
di Leonardo F.
Ma che significato ha questa frase? Gesù non è
forse maestro, anzi, per meglio dire, il Maestro, come i discepoli
lo chiamavano ogni volta che gli si rivolgevano? E dove li mettiamo
tutti i filosofi cristiani che in duemila anni hanno dottamente
studiato, analizzato, sezionato punto per punto le Sue opere
e parole, ricamandoci sopra biblici saggi intrisi di sofisticate
considerazioni che si protraggono per tremila, tremilacinquecento
pagine?
Secondo la logica, sarebbe come negare principi fondamentali
della stessa; uno più uno farebbe tre, A non è
uguale ad A e così via. Ma per la logica, se un uccello
può volare e lo struzzo è un uccello, allora lo
struzzo dovrebbe volare; invece il povero animale, che probabilmente
non ha mai intrapreso studi nell'ambito matematico, continua
a razzolare nell'aia di qualche allevatore nostrano o negli
zoo effettuando solo spostamenti terra-terra.
Nel nostro mondo la logica non è netta, ma, come si dice
in informatica, "sfumata"; ogni predicato ha un grado
più o meno alto di verità, poiché ognuno
lo interpreta a modo suo - la famosa soggettività. Se
così non fosse tutto sarebbe perfettamente vero o perfettamente
falso, il che sarebbe ancora più imperfetto per degli
esseri limitati nel tempo e nello spazio. Su questi concetti
filosofi, studiosi e letterati di ogni nazionalità, colore
e religione si sono soffermati concludendo che la verità
oggettiva, se c'è , non è a noi svelabile.
In aggiunta, la stessa scienza ufficiale si dedica allo studio
dei fenomeni conoscibili in qualche modo attraverso i nostri
sensi, verificandoli però soggettivamente rispetto al
tempo ed allo spazio. La conclusione più ovvia è
che la scienza si ferma ad una verità che, seppur valida
per tutti, rimane in qualche modo soggettiva; ragionando per
assurdo si potrebbe pensare che in un'altra dimensione altri
esseri viventi siano soggetti ad altri fattori diversi da tempo
e spazio.
Da qui nasce una considerazione semplice ma nel contempo trascurata:
il sapere non innalza l'animo e l'intelletto umano fino al raggiungimento
delle nostre aspirazioni. Mai uno scienziato dirà di
conoscere tutte le leggi che regolano l'universo, per quanto
nella sua vita sia stato alla ricerca sempre maggiore di risposte
alle sue domande. Semmai la cultura è un mezzo per intuire
cosa c'è più in là. Conoscere serve a capire;
per un cristiano significa anche credere.
Perché ogni volta che rileggiamo quelle Scritture troviamo
qualche nuovo spunto diverso, che in altre occasioni, in situazioni
diverse, c'è sembrato banale o non ci ha sfiorato neanche.
E così ogni volta che si analizza con passione qualsivoglia
documento, riflettendo, confrontando, concludendo in maniera
concorde con quanto abbiamo appreso fino ad ora. Il Maestro
non è venuto a darci la Verità, ma a dirci che
essa c'è. È venuto a darci un "metodo di
studio della vita", come ogni giorno vanno affrontate le
domande che il mondo ci propone. Perché possiamo ricordarci
ogni giorno che la Verità, se ora non la conosciamo,
ci verrà svelata; se con gli occhi della fede, pur nelle
difficoltà a volte tremende che essa comporta, sapremo
ancora cercarla. |
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