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MASSIMO:
Vorrei approfittare del fatto che questo sketch è trasmesso in
eurovisione per mandare un saluto a tutti i lavoratori all’estero, un
saluto... e in particolar modo ai napoletani all’estero... essendo “La
Smorfia” napoletana... ai napoletani... e vorrei rassicurarli sulle condizioni
di Napoli... chiste stanno all’estero e nun sanno a Napoli come si sta,
circolano tanti vvoce... <<Napoli accussì...>>, e invece no, stiamo
benissimo... vorrei dire a tutti i napoletani all’estero che stiamo bene... a
Napoli tutto... industria, commercio, tutto florido... mai come questa volta
stiamo andando veramente bene... tut...... È finita l’eurovisione? Stiamo tra
di noi?... Vabbè...... NOI A NAPOLI STAMMO ‘NGUAIATE, EH! Massimo Troisi, 1977 Si sprecano idee
e commenti su una città così particolare come Napoli. Una città dalla vita
difficile che si snoda tra i vicoli e i panni stesi ad asciugare come stendardi
di una cultura a sé stante. È quasi
impossibile dare una definizione di un luogo che suscita odio e amore
contemporaneamente... amore per la bellezza dei suoi panorami e la cordialità
dei suoi abitanti, e odio per il suo caos, per la camorra e per l’ingiustizia
che regna sovrana nelle sue strade, dove vale una sola legge: quella del più
forte. Non è facile vivere qui, ma andar via sarebbe impossibile. “Vedi Napoli e poi muori.” Le ironie
su questa frase sono fin troppe, ma, parlandovi con il cuore in mano, vi
confesso mi piacerebbe fermarmi davanti al panorama del Vesuvio, come si vede da
via Petrarca, in una giornata di primavera, accarezzata dal sole e dalla brezza,
colmarmene gli occhi e poi chiuderli per sempre. Vorrei sprofondare nel riflesso
dorato delle onde che giocano a rincorrersi nel Golfo per andare, infine, ad
infrangersi sugli scogli di via Caracciolo e ai piedi del Castel dell’Ovo che,
maestoso, sta lì a ricordarmi che la mia è una città con una grande storia
alle spalle, e che la delinquenza e l’inquinamento non sono che dettagli,
capaci di condizionare solo uno sguardo superficiale e pieno di pregiudizi, e
non chi si fermerà a osservare Napoli con il cuore. “Sei bambini in un basso, sporchi ed affamati, gli
occhi pieni di paura con le mani cercavano un pezzetto di pane nei
sacchetti della spazzatura. Ho provato a dargli una fetta di mare, un raggio di
sole e una canzone... Ma il sole ed il mare da soli non bastano per poter
campare! Tarantelle, canzoni, sole e mandolino a Napoli si muore a tarallucci e vino! Tarantelle, canzoni, sole e mandolino a Napoli si muore a tarallucci e vino! Le strade crollano, il mare è inquinato, case come
prigioni, m’hanno licenziato però in
galleria, che soddisfazione, la gente è felice e parla di pallone. Però Napoli è sempre il paese del mare e perciò, si capisce, ci si deve arrangiare... << ’O matin, ’e ’nsalate, ’e treglie,
’e pummarole >> Napoli è ’o paese d’o sole...” Lello Arena, Enzo Decaro, Massimo Troisi
Mi piacerebbe
che, leggendo questa pagina, l’idea di qualcuno di voi si fosse fatta più
dolce. Ma per scoprire la verità su questo “strano” posto, l’unica cosa
da fare è venirci. E allora che aspettate? Napoli non ha bisogno di preconcetti
e frasi fatte, ha solo bisogno, almeno per una volta, di un po’ di giustizia e
verità agli occhi del mondo che quotidianamente la condanna. Napoli è la mia
città e non so dirvi altro. Voglio
concludere con una frase sempre del grande Massimo... ironica... ma amara verità. << ... Poi se n’escono, dice: “Vabbè, però
chillo, ’o napulitano, ’o napulitano rire, abballa, canta, è simpatico...
tene ’a musica ’int’ ’e vvene”...... E per forza! Vuie ’o sanghe ce
l’ate zucato tutto quanto... >> (<< ... Poi si dice: “Va bene, però quello,
il napoletano, il napoletano ride, balla, canta, è simpatico... ha la musica
nelle vene”... E certo! Voi il sangue ce l’avete succhiato via tutto
quanto...>>) Massimo Troisi, 1977
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