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MARIA STUART di Friedrich Schiller Questo è ciò che io definisco un
DRAMMONE come si deve, un testo da intenditori. Due donne, due grandi personalità, due
mondi tanto diversi ma in fondo tanto simili. Due regine, due sorelle, due credo
opposti. Maria, cattolica, regina di Scozia, è
l’espressione di una natura femminile. Bella, innamorata... donna. Elisabetta, protestante, regina
d’Inghilterra, si può definire come una femminilità imperfetta che rifiuta
il suo destino naturale e sociale, che rifiuta il suo essere donna. Il contrasto tra le due regine non trova
il suo valore nell’aspetto storico e politico del dramma, ma nello scontro tra
due titani, tra il potere della grazia di Maria e quello della forza e della
dignità virili caratteristiche di Elisabetta. Il trionfo sarà di
quest’ultimo. Maria morirà, Elisabetta rinuncerà al
matrimonio in nome della vittoria politica. Finisce così l’utopica unione del
potere della bellezza con le virtù morali della sovranità maschile. A mio avviso nessuna delle due donne
risulta vittoriosa, poiché entrambe hanno un “fantasma” che vive nella loro
coscienza: Maria - la sanguinaria - si è lasciata alle spalle i cadaveri di
tutti coloro che hanno tentato di ostacolare la sua ascesa al potere ed
Elisabetta ricusa, apparentemente, la sua femminilità, desiderando governare
come un uomo. Tempo fa ho avuto il privilegio di
interpretare Maria e di cominciare quindi a pensare come lei e a vedere il mondo
con i suoi occhi, per questo, nonostante i suoi peccati, mi risulta difficile
condannarla. In questa critica ho tentato di essere il più oggettiva possibile
e spero di esserci riuscita. Consiglio questo testo un po’ a tutti; alle donne
per ritrovarsi nelle parole di Maria o di Elisabetta e agli uomini per
affacciarsi nel grande universo femminile. Leggetelo e, forse, il vostro sguardo
sul mondo e sulle donne ne uscirà cambiato (io spero) in meglio. |
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