La
grotta de su Montixeddu è sita nell'omonima località della frazione di
Acquacadda, nel territorio del Comune di Nuxis. E' situata a quota 215
mt., si sviluppa in totale per 200 mt., il suo sviluppo planimetrico è
di 170 mt., e arriva ad una profondità di 27 mt. Le informazioni sono
frutto dello studio effettuato nel 1984 dal Prof. Roberto Curreli e dal
Gruppo Speleologico di Nuxis (Rilievi:Tocco, Pusceddu, Lallai, Arceri).
L'interesse e le tradizioni legate a questa cavità sono molto antiche,
in quanto all'interno della grotta sono stati rinvenuti frammenti di
ceramiche del periodo "M.Claro" e "Bunannaro". La
cavità è accessibile senza troppe difficoltà, poiché si trova ai
piedi di una miniera, ora abbandonata, dove venivano estratti piombo e
zinco. Nell'elenco catastale del Pirodda, viene indicata col nome di
"Inghiottitoio della Casa Bianca". L'interno della grotta,
nella parte iniziale, è invaso da detriti scaricati dalla miniera
soprastante, che hanno probabilmente ostruito dei passaggi; infatti,
secondo testimonianze, pare esistessero dei cunicoli che si diramavano
in direzione della strada provinciale che porta a Narcao. Nella parte
più interna era stato ricavato un deposito di polveri da mine per
l'attività mineraria. La presenza dei ruderi di un nuraghe, ci fa
capire come la zona sia interessante anche da un punto di vista
storico-archeologico. La grotta si trova ad una quota di circa 219 mt.,
cioè quasi sulla vetta della collina Su Montixeddu, dalla quale si
domina la piana di Is Ceis, alle cui estremità si trovano gli
agglomerati di Acquacadda e Terrubia, ed è stata esplorata da diversi
gruppi speleologici. Morfologicamente, si tratta di una cavità di
origine carsica, e si apre nei calcari Paleozoici del Cambrico medio,
cioè i calcari del Sulcis. I calcari presentano tracce di dolomia. La
grotta si apre su una faglia principale che mette a contatto i calcari
dolomitici con gli scisti arenacei e, in taluni punti, con scisti
marmo-calcarei. Sono presenti delle sorgenti sotterranee. Dal punto di
vista floristico, c'è da segnalare la presenza delle specie che fanno
parte della bassa macchia mediterranea (olivastro, lentisco, cisto) e,
ai piedi della collina, è suggestiva la presenza di oliveti e vigneti.
Dal punto di vista faunistico c'è da segnalare la presenza di conigli
selvatici (Oryctlagus Cuniculus). Questa cavità avrebbe avuto
origine per erosione diretta nella parte iniziale a causa della
confluenza di due torrenti, creando un salto, cioè l'ingresso della
grotta, mentre nella parte finale si è creata un'erosione inversa
rilevabile dalla presenza di alcune marmitte di erosione inversa.
Comunque, l'erosione diretta è avvenuta quasi sul contatto fra gli
scisti arenacei e i calcari dolomitici. La parte iniziale della grotta
è caratterizzata da un salto di circa 10 mt., divenuto in seguito, a
causa dello scarico di detriti della miniera, un piano inclinato con una
pendenza del 70%. In questa parte si riscontra la presenza di alcuni
campioni di galena. Continuando, si riscontra una grossa stalagmite
larga mt. 3,80 e alta circa mt. 4,50. In questa parte la grotta è
abbastanza spaziosa; sempre nello stesso salone esiste una piccola
diramazione, che era stata adibita a polveriera. Procedendo, la volta si
abbassa ed arriva all'altezza di circa 60-70 cm. dal pavimento, che è
costituito da materiale eluviale, e questo procede fino ad un punto dove
esiste un lieve innalzamento della volta, dovuto all'erosione inversa.
Il salone successivo è molto interessante dal punto di vista
archeologico per la presenza di sepolture del periodo
"M.Claro" e "Bunannaro", rilevabili dalla notevole
quantità di cocci e frammenti di ceramiche dovuti all'azione
devastatrice dei clandestini, che hanno scavato a più riprese in vari
punti della grotta. C'è ancora da segnalare che da un vicino tratto
della volta della grotta sporgono alcune radici, segno della vicinanza
di epifite (a conferma di ciò vi sono alcuni massi crollati dal piano
esterno). Sulla diramazione più avanti, si segnala la presenza di
piccole vene d'acqua e si notano anche delle vaschette dovute
essenzialmente allo stillicidio, che con l'acqua delle vene alimenta
alcune piccole pozze.
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