TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

Dossier Guerra India - Pakistan: dall'India al Pakistan lungo una scia di sangue

Di Lorenzo Baldo

 

 

Intervista telefonica a Ettore Mo inviato speciale del "Corriere della sera" in India e Pakistan

D. Qual è la reale situazione di ciò che sta accadendo fra l’India e il Pakistan e perché le notizie in Italia arrivano con il contagocce?

R. In Italia ci siamo sempre disinteressati di questo problema perché ci è così lontano… L’intera vicenda è iniziata in maniera abbastanza strana, il 19 maggio di quest’anno, quando gli indiani si sono resi conto che i pakistani si erano infiltrati nella zona del Kashmir, superando quella che era chiamata la ‘linea di controllo’ stabilita dall’accordo del 1972 tra il Kashmir indiano e il Kashmir pakistano. Islamabad ha sempre negato che ci fosse stata un’invasione di questo tipo dicendo che quelli erano i militanti ‘freedom fighters’, afghani ecc. che per motivi religiosi volevano conservare il Kashmir in mani musulmane. Ora invece è emerso che dopo questa operazione iniziata da ‘infiltrati’ che non erano necessariamente pakistani, le truppe di occupazione di questa parte del Kashmir appartenevano all’esercito pakistano. Una volta arrivato in India ho fatto quello che fanno tutti gli inviati in questo paese, sono arrivato a Nuova Delhi e poi mi sono recato a Srinagar che è la capitale del Kashmir indiano, a questo punto mi sono messo in contatto con gli ufficiali indiani che controllano il Kashmir indiano e con loro, insieme ad altri giornalisti sono andato fino a Kargil che è proprio la zona dove si combatte nel Kashmir indiano per rendermi conto di quello che stava succedendo.

D. Secondo Lei, l’accordo tra Sharif e Clinton è qualcosa di reale o di fittizio?

R. E’ stato molto importante, Sharif è partito per Washington quando ha saputo che avevano conquistato Tiger Hills che è uno di questi posti altissimi a 5000 metri che ‘controlla’ la strada per arrivarci. Quando Sharif ha capito che da parte indiana stavano conquistando il territorio, è partito per Washington e si è inginocchiato’ davanti a Clinton chiedendo il suo aiuto. Clinton ha preso le distanze e ha chiesto la sospensione della guerra per ritornare ai patti precedenti e così Sharif è tornato con le pive nel sacco. Questa invasione è stata programmata dal Pakistan, da parte dei militari e dell’estremismo di destra pakistano, probabilmente all’insaputa del Primo Ministro. Sono entrati, hanno superato la linea di controllo stabilita nel 1972 e sono entrati a 4 Km in territorio indiano. Sharif a Washington è stato quasi snobbato da Clinton, il quale gli ha detto che i pakistani dovevano rientrare dentro la linea di controllo, altrimenti poteva scordarsi qualsiasi tipo di intervento americano.

D. Riusciranno i mujahedinn a spodestare il Primo Ministro pakistano?

R. Il problema è che il Primo Ministro sta vendendo il Kashmir agli indiani e la situazione si sta complicando ulteriormente. Sharif è consapevole che il problema del Kashmir è fondamentale per il Pakistan anche per una questione di prestigio e di orgoglio nazionale. Hanno commesso questo errore madornale di far invadere degli ‘infiltrati’, tra i quali ci sono tutte le truppe pakistane e questo è provato, il Kashmir e a questo punto Sharif si deve ‘difendere’ dicendo che questa guerra non è stata voluta, ma al tempo stesso deve dire alla destra estrema del suo paese che il Kashmir è del Pakistan e quello sarà molto difficile da stabilire…

D. Quali conseguenze porterà la dichiarazione del Ministro degli esteri indiano il quale afferma che l’India è un paese che non accetta alcuna mediazione dell’Occidente?

R. Il motivo per il quale non accetta alcuna mediazione dell’Occidente è molto semplice. L’Occidente: Stati Uniti e ONU, potrebbe intervenire "dando un po’ all’uno e un po’ all’altro" e questo per l’India è inaccettabile, mentre fa molto comodo al Pakistan. Le mediazioni internazionali stabiliscono sempre dei ‘grandi principi’… in questo caso il Pakistan potrebbe tranquillamente accettare le condizioni, ma la stessa cosa non vale per l’India che ritiene il Kashmir suo territorio. D’altro canto il Pakistan rivendica la proprietà del Kashmir per la maggioranza musulmana (l’80%) che lo abita. Quello che è vero è che non si tratta di una guerra di religione, i musulmani del Kashmir non sono fondamentalisti islamici che vogliono la guerra di religione. Gli indiani non vogliono interventi internazionali, vogliono gestire la cosa direttamente con il Pakistan, così come hanno già fatto tre mesi fa, poi però si è verificato che l’estremismo di destra pakistano ha rivendicato il diritto sul Kashmir settentrionale come proprio territorio. Ecco perché ripeto che l’errore è stato del Pakistan che ha oltrepassato la linea di controllo…

D. Fino a che punto India e Pakistan si limiteranno a minacciarsi a vicenda di utilizzare armi atomiche?

R. Secondo la mia opinione il problema non esiste, sarebbe così grave… che in quel caso entrerebbe in gioco l’America… tutte le grandi potenze nucleari… Nessuno dei due paesi ha detto che avrebbe risolto il problema con la bomba nucleare, piuttosto è stato usato come deterrente. Questo grande interesse internazionale, è nato dal fatto che India e Pakistan avessero le armi nucleari, ma la possibilità che uno dei due possa innescare la bomba atomica è ‘fuori controllo’, perché significherebbe la fine del mondo… Secondo me si tratta solo di un deterrente e non un modo per risolvere la situazione…

D. Quali sono state le super potenze che hanno ‘aiutato’ l’India nel suo programma di crescita nucleare?

R. Sicuramente le potenze europeiste, gli Stati Uniti si sono sempre schierati con il Pakistan, anche nella guerra con l’Afghanistan. In questo momento credo che le cose si stiano ridimensionando per cui Washington vuole cercare un accomodamento fra i due paesi, visto che stanno morendo molte persone…

D. Qual è la situazione della popolazione?

R. La gente è scappata dalle zone di guerra, i villaggi a nord del Kashmir si sono svuotati con conseguenti disagi per la popolazione…

D. E riguardo alla questione economica India- Pakistan - Super potenze?

R. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere al Pakistan di aver deciso di dare 100.000.000 di dollari attraverso il Fondo Monetario Internazionale a patto che interrompesse questo conflitto. Il Pakistan si trova in una tremenda crisi economica, è letteralmente in ginocchio, mentre l’India con tutti i suoi problemi non è in ginocchio.

D. L’Afghanistan… una delle tante guerre dimenticate… che Lei ha vissuto… e adesso?

R. L’Afghanistan adesso è in preda ai talebani, questi fondamentalisti che lo hanno invaso e che posseggono quasi il 90% del territorio contro un governo legittimo su cui non avevano ragione di intervenire. L’Afghanistan legittimo è quello di Massud e di Rahbani e non quello dei talebani che sono stati finanziati dalle multinazionali amaricane e da un Pakistan che è quello che sta ancora adesso conducendo la guerra contro il Kashmir. Ecco perché l’Afghanistan non può avere l’appoggio né dell’America né degli ‘Stati liberi’. Il Pakistan si è isolato totalmente e non è più possibile prenderlo in considerazione da nessuna parte, è un paese nefasto! Un paese che continua a tenere questa regione del Centro Asia in una situazione di guerra che sarebbe finita da tempo. A suo tempo gli Stati Uniti gli hanno dato sostegno per la questione sovietica, ma adesso basta! E’ ora che la smettano di appoggiare un regime che ospita un terrorista del calibro di Laden. Ripeto, si tratta di un conflitto voluto dal governo pakistano, in parte, inizialmente sostenuto dagli Stati Uniti, finanziato dalle multinazionali americane e dell’Arabia Saudita per fare questo mega progetto ‘pipe lines’ di portare il petrolio dal Turkmenistan sul Mar Caspio, fino alle sponde pakistane dell’Oceano Indiano. Massud non vuole far passare questo ‘pipe lines’, cosicchè i pakistani hanno organizzato e finanziato la guerra dei talebani. Tutto questo perché le multinazionali americane vogliono sfruttare questa fonte inesauribile di petrolio, un’operazione nefasta ‘combinata’ sulle spalle della povera gente, una guerra basata sul denaro…

D. Cosa rimane della politica pacifista di Gandhi, oggi tradita?

R. Mi fai queste domande così grandi… io vivo la vita del cronista giorno per giorno… non mi faccio la domanda se l’India è cambiata o cosa rimane di Gandhi, è molto difficile dare una risposta definitiva… Non so se esiste ancora un pacifismo indiano, certo è che in questo momento gli indiani sono dalla parte di quelli che si difendono. In questo momento si è anche detto che per il Pakistan fare la guerra, significa distogliere l’opinione pubblica dalla grave crisi economica, per attirare l’attenzione internazionale su un problema che praticamente non esiste nella testa della gente…

D. Con tutte le guerre che ci sono attualmente nel mondo, come uomo, cosa spera per il futuro?

R. Io ho 67 anni, non mi rimane molto da vivere; non so perché, però… mi viene da pensare che la guerra continuerà… Pensa se India e Pakistan si mettessero in pace… se risolvessero i loro problemi… Scendendo dalle strade del Kashmir, da questi tornanti, c’erano dei ragazzini che ‘pulivano’ le strade, che cercavano di raggranellare qualcosa con delle ciotole di alluminio… è questa la tragedia del mondo… la fine del mondo è questa qua… non possiamo fare previsioni se il mondo sarà in pace… Io mi trovo in una zona di guerra dove si combatte per un ‘ghiacciaio’ che sta a 5000 metri, per il quale questi due paesi hanno impiegato 2000 uomini sui due versanti, spendendo cifre astronomiche e poi quando scendo per questi tornanti e vedo questi poveri ragazzini con una ciotola di alluminio praticamente vuota che stanno morendo di fame e stanno facendo la strada da mattina a sera, picconando con una piccola pala… mi dico che è questa la fine del mondo. Il mondo non ha mai capito la miseria dell’umanità… si fanno le guerre per sopraffarsi gli uni con gli altri… non si sono mai fatte per stabilire l’ordine sociale compatibile con le esigenze umane più elementari: mangiare, vestirsi decentemente, poter dormire nella propria casa… penso a questo mentre vedo questi ragazzini indiani che aspettano solo che qualcuno dia loro qualche rupia per sopravvivere…

D. Per cambiare la situazione quanto è importante la fede unita ad un impegno e ad una lotta sociale?

R. La questione della fede è qualcosa di così personale… io sono un ateo, laico totale, ma sono il primo a dire che se venisse applicato il discorso che fece Gesù sulla montagna, noi avremo risolto i problemi del mondo… Se quello che ha detto Gesù sul monte Tabor fosse applicato non avremmo più problemi! Io sono convinto che il discorso sul monte Tabor sia l’unica verità di questa umanità, non esistono altri discorsi! Con la nostra religione noi possiamo risolvere tutti quanti i problemi, ma ormai la gente non ci crede più. Probabilmente Rousseau aveva ragione, l’uomo è egoista… Negli anni della mia giovinezza pensavo che il marxismo rappresentasse la soluzione dei problemi visto che il messaggio di Cristo non poteva essere applicato, in quanto non imponeva, ma chiedeva con dolcezza. La gente della mia generazione ha pensato che forse il marxismo era la soluzione indispensabile per riportare una certa giustizia sociale, ci siamo tutti ingannati! Siamo stati tutti traditi, perché proprio noi che pensavamo che non dovessero esserci uomini che possedevano 10 paia di scarpe e uomini che andavano in giro scalzi, abbiamo constatato che neanche il marxismo, a parte il discorso della montagna che diceva praticamente questo, era riuscito a realizzarlo. Perciò, c’era sempre l’uomo che andava con 10 paia di scarpe e quello che andava scalzo e questa è stata la nostra reale delusione… La mia vita è quella di un uomo che continua ad andare in mezzo alle guerre e continua a vedere queste cose… ieri mi trovavo su queste montagne e mi hanno raccontato di storie di guerra a 5000 metri incredibili, che neanche i nostri alpini della prima guerra mondiale facevano… Cosa si può dire di più?!… si raccoglie quello che si semina e bisogna andare avanti…

D. Grazie.

R. A voi.

 

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Ettore Mo è inviato speciale del "Corriere della Sera". Prima di essere assunto nella sede di Londra del "Corriere", nel 1962, aveva girato il mondo - secondo le sue parole - come ‘sguattero e cameriere a Parigi e Stoccolma, barista nelle isole della Manica, bibliotecario ad Amburgo, insegnante di francese (senza titoli, naturalmente) a Madrid, infermiere in un ospedale per incurabili a Londra e infine steward in prima classe su una nave della marina mercantile britannica’. Da vent’anni si occupa di politica estera: ha raccontato in presa diretta tutte le crisi mondiali e ha conosciuto e intervistato i maggiori protagonisti della nostra epoca. La sua più recente pubblicazione per la Rizzoli è ‘Sporche Guerre’ 1999.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Osama Ben Laden, accusato di aver causato la morte di 224 persone nel corso di attentati alle ambasciate americane in Sudafrica, è il capo dei terroristi della Jhad, la cosiddetta "Guerra Santa". E’ il più potente terrorista islamico attualmente in circolazione e il suo patrimonio ammonta a milioni di dollari. Ai tempi d’oro della Bcci collaborò a fornire i capitali necessari alla costruzione della bomba atomica pakistana. Paradossalmente ha contribuito, insieme agli Stati Uniti, al finanziamento dell’Uck

 

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