Gli anni della dolce
vita
Nel 1956, dopo
qualche esperimento malaccorto, si apre a Verona il primo supermercato.
L'Italia si sta evolvendo sul modello dei più progrediti paesi
dell'Occidente. Il suo sviluppo ha preso un andamento molto rapido, dal
1948 la produzione industriale è aumentata del 95 per cento e il reddito
nazionale è in galoppante aumento, sul cinque per cento annuo. E' da
questi anni che si incomincia a parlare di <<miracolo economico>>.
Imprenditori abili e decisi impongono i loro prodotti sui mercati
esteri, nuovi sbocchi vengono via via proposti al lavoro italiano.
L'economia del profitto sembra trovare adesso la sua più brillante
conferma. Anche la condizione esteriore di larghi strati della
popolazione mostra i segni di un miglioramento. Nel 1957, i redditi
della grande maggioranza dei lavoratori risultavano compresi tra le 50 e
le 60 mila lire. Nello stesso anno, il bilancio d'una famiglia di
quattro persone era calcolato statisticamente in 70 mila 371 lire al
mese, di cui 40 mila 764 per l’alimentazione, 10 mila 105 per
l'abbigliamento, 4 mila 353 per l’affitto, 3 mila 252 per il
riscaldamento e l’elettricità, 11 mila 894 per spese varie. II divario
non è molto, c'e un margine perchè possano venir guardati con simpatia
gli ancor timidi allettamenti del consumismo: in primo luogo
l'automobile.
Nel '55 la Fiat aveva
presentato la «600» (che costava 600 mila lire). Nel '57 presenta la
«500» (che costa 460 mila). Alla prima apparizione, la vetturetta dalla
linea cosi <<magra>>, cosi essenziale, aveva lasciato piuttosto
sconcertati i tecnici. Tre mesi dopo al Salone dell' automobile di
Torino, la <<Nuova 500>> era offerta in due versioni, quella «economica»
e quella <<normale>> che, con una migliore rifinitura, era chiamata a
controbattere le argomentazioni di chi aveva trovato il primitivo
modello troppo spartano. La comparsa della vetturetta, destinata in
pochi anni a rappresentare un buon quarto dell'intero parco
automobilistico nazionale (quando sarà interrotta la produzione, quasi
vent'anni pia tardi, risulteranno prodotti oltre quattro milioni
d'esemplari), permette l'apertura di nuovi orizzonti per gli italiani.
Anche se non mancano le tensioni sociali, anche se il divario tra Nord e
Sud resta in tutta la sua drammatica evidenza (come vedremo), poco alla
volta si è creato tutto un ceto di popolazione in grado di motorizzarsi.
Con la motorizzazione si muove il turismo interno, affiancandosi a
quello estero che, sempre sui dati del 1957, ha già raggiunto la bella
cifra di tredici milioni di presenze. E' di questi anni l'avvio delle
autostrade.
Nel '57 si inaugurano
la Milano-Piacenza, la Serravalle-Tortona, la Voltri-Albisola: poche
decine di chilometri, l'inizio di quella che sarà la impressionante rete
autostradale degli ultimi anni sessanta (dopo di che sarà maturo
l'inevitabile «scandalo delle autostrade.). La situazione politica
interna era condizionata dai grandi avvenimenti internazionali: il XX
congresso del partito comunista sovietico e l'insurrezione ungherese.
La Democrazia cristiana, arroccata con i suoi uomini di governo alla
conduzione della cosa pubblica, incominciava a vedere, in alcuni suoi
settori, «la possibilità di porsi di fronte al socialismo con un
atteggiamento bivalente, vale a dire di lotta o di alleanze a seconda
delle garanzie di ordine politico». Era un timido accenno di «apertura a
sinistra., cioè del tentativo di staccare i socialisti dal loro
sodalizio con i comunisti approfittando del trauma avvenuto a seguito
della rivolta di Budapest (il patto d' unità d'azione si era trasformato
in un patto di consultazione). Rientra nella prassi politica di questo
periodo, in sede democristiana, il voto dei <<franchi tiratori>>, di cui
resterà. vittima Fanfani, quando andrà a formare un governo affiancato
dai socialdemocratici. Prima, tuttavia, si hanno le elezioni del 25
maggio 1958. Segnano un confortante successo per lo scudo crociato (dopo
la bruciante sconfitta nel '53 conseguente alla <<legge truffa>>) che
ottiene alla camera 10 seggi in più. I partiti minori dell'area
centrista mantengono sostanzialmente le posizioni della precedente
consultazione, con un leggero calo dei repubblicani e una leggera
rimonta dei liberali. Decisamente in picchiata, invece, monarchici e
missini. I comunisti ribadivano le loro precedenti posizioni, mostrando
che il loro elettorato non aveva molto risentito degli avvenimenti
internazionali.
La lusinghiera
affermazione era invece colta dai socialisti, che salivano a uno
straordinario 14,2 per cento. C'era di che rendere invogliante
l'eventuale partecipazione a un futuro governo. Il loro congresso a
Venezia aveva provocato qualche sorpresa, a cominciare dall'inaspettata
sconfitta di Nenni, restato in minoranza soprattutto a causa del sistema
elettorale, ma egualmente confermato alla segreteria del partito. I1
congresso aveva ricevuto, all'apertura dei suoi lavori, un saluto che
doveva suscitare scalpore: quello del patriarca della città. Per quarto
Venezia fosse un focolaio delle correnti di sinistra della Democrazia
cristiana, era abbastanza singolare, nel clima del momento, che la più
alta autorità locale della Chiesa manifestasse un atteggiamento tanto «aperturista».
Il patriarca era monsignor Angelo Roncalli. Di lì a non molto sarebbe
diventato papa: e un papa che non sarà dimenticato. E' in questo
momento politico che scoppia lo «scandalo Giuffré», destinato a far
scorrere molto inchiostro sui giornali e molte parole in parlamento, per
via delle «pie persone» coinvolte. Giovanbattista Giuffré, uno zelante
impiegato di banca, verso il 1950 si era messo in proprio. Aveva avviato
«una specie di banca». Raccoglieva denari e pagava interessi tali che
molta gente si faceva prestare denaro dagli istituti di credito per
metterlo nelle mani di Giuffré: era convinta di guadagnarci sempre. In
parallelo con questa attività ne svolgeva un'altra, assolutamente
benefica. Asili, case parrocchiali, palestre, campanili sorgono per la
munificenza di quello che viene ormai chiamato, nella zona in cui opera,
l'Emilia, «il banchiere di Dio». Ma le iniziative di Giovanbattista
Giuffré non erano tutte commendevoli.
Si scoprirà che le
opere benefiche le compiva soltanto per giustificare ben altri introiti,
sfuggendo a ogni controllo fiscale. Portarlo in giudizio sarà
un'impresa. E questo, più che le disinvolte pratiche finanziarie
dell'uomo, costituirà l'autentico <<scandalo Giuffré>>. Il 25 marzo 1957
a Roma -- preceduto da una serie di incontri preliminari a Messina — si
compiva il primo passo concreto verso l’unità europea. Veniva firmato il
trattato istitutivo della Comunità economica europea (nel contempo si
costituiva anche l'Euratom) che impegnava i sei paesi promotori a
integrare, in un ragionevole lasso di tempo, le rispettive economie. La
cerimonia aveva luogo in Campidoglio. Una vera folla era ad attendere le
diverse delegazioni, capeggiate dai ministri degli esteri (tranne quella
tedesca, che era guidata dallo stesso cancelliere Konrad Adenauer; e
beninteso quella italiana, che era presieduta dallo stesso presidente
del consiglio, in quel momento Antonio Segni). Belgio, Francia,
Germania, Lussemburgo, Olanda, Italia avviavano un discorso ricco di
promesse. Anche se non tutte sono state mantenute, il discorso ancora
prosegue, con l'adesione dei paesi che si sono via via aggiunti, vale a
dire Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca. Il prestigio internazionale
dell'Italia — e l'adesione al Mec lo conferma — in questo momento è
alto. E' alto anche in un altro settore, quello artistico. Anna Magnani
ha vinto nel '56 l'Oscar per il film La rosa tatuata. Salvatore
Quasimodo yincerà nel '59 il Nobel «in considerazione della sua poetica
lirica» — così la motivazione — «che, con un fuoco classico, esprime la
tragica esperienza della vita dei nostri giorni». Ma, Nobel a parte, la
nostra letteratura gode in questo momento di particolare salute.
Nello stesso 1959
comparirà Una vita violenta, un libro destinato a suscitare
polemiche. II suo autore si chiama Pier Paolo Pasolini, non ha ancora
quarant'anni e si è già messo in luce per diverse opere di narrativa e
di poesia, nella quale la sua matrice cattolica era profondamente
influenzata dal pensiero di Gramsci. Larghi consensi avevano ottenuto,
in questi stessi anni, altre opere di scrittori italiani: Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda e
Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (morto nell'agosto del
1957, tre settimane prima che il suo volume fosse finalmente accettato
da un editore). Ma non si può trascurare almeno un altro libro che
apparve per la prima volta in Italia. E' II dottor Zivago, dello
scrittore sovietico Boris Pasternak: vince il premio Bancarella prima
del Nobel. Nel '58, auspice Gian Carlo Menotti, si inaugura il Festival
dei Due Mondi a Spoleto. La cronaca registra un avvenimento, nel 1957,
che colpisce otto milioni di italiani. Li colpisce con mal di testa, mal
di gola, tosse, febbre alta. E' l'«asiatica», una forma maligna che,
partita da Hong Kong, ha fatto il giro del mondo prima di sbarcare a
Napoli, e di qui diffondersi più o meno in tutta Italia. Al termine
dell' epidemia si calcoleranno a 5 mila cinquantotto i morti. In campo
sanitario, subito dopo la fine del 1958, c'è da segnalare un provvisorio
rialzo delle malattie veneree.
La causa a da vedersi
nella chiusura delle case di tolleranza, decisa grazie a una legge
promossa dalla senatrice socialista Lina Merlin. Le 3.908 ospiti delle
717 case chiuse che l'autorità di polizia <<tollerava>> costituiranno
l'avanguardia di un grosso esercito di prostitute peripatetiche che in
breve invaderanno le nostre città. In quanto alle malattie veneree,
grazie ai moderni farmaci non costituiranno più uno spauracchio. La
dolce vita, il film che più di ogni altro sembra contrassegnare
questo periodo, mostrerà che il male di cui soffre la nostra società è
di tutt'altro genere. E non lo si può curare con gli antibiotici.