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8 luglio 1995 lo Stelvio

sede di tappa Prato allo Stelvio - Hotel Zentral

      

Località di partenza:  Prato allo Stelvio, mt 916

Località di arrivo:       Passo dello Stelvio, mt 2758
Distanza:    km. 25,4                   Dislivello:    mt. 1842

Pendenza media:    7,2 %           Pendenza max. :    14 %

 

       

        

Sono le 8.30 e dopo aver fatto i vari rifornimenti, ammessi e non, si parte.

Sei sono i ciclisti veri e Due i vagabondi che con la scusa dell'assistenza tecnica e gastronomica si sono seduti sull'ammiraglia e vengono al seguito.

Il passo da affrontare è "lo Stelvio", per un ciclista è quasi una consacrazione affrontare i 48 tornanti più famosi al mondo, ma una volta arrivati in cima la soddisfazione è grande.

Lo Stelvio è la terza salita più alta d'Europa, sopravanzato soltanto dalla Cime de la Bonnette (mt. 2802, ma non è un colle) e dal Col de l'Iseran (mt. 2770) che noi affronteremo a Luglio 2006. Diciamo inoltre che dei due versanti quello altoatesino che noi faremo è di gran lunga il più impegnativo e spettacolare. I primi chilometri di salita filano via lisci come l'olio: la strada corre a fianco del torrente Solda, e sale abbastanza regolarmente attraversando una prima volta il torrente a Ponte allo Stelvio (km. 4,5 mt 1117).

Il tracciato si fa piuttosto tortuoso, l'ombra non manca visto che la valle è ancora molto stretta: ma.....

ecco lo scatto del Campioncino di turno e  accesa la miccia

d'ora in poi tutti separati ed ognuno per la propria strada

 

                          

                                  Gianni attacca                   e              Lamberto risponde

nei pressi di Gomagoi un primo brusco impennarsi delle pendenze, poi una volta superato il bivio sulla sinistra per Solda la strada ritorna a farsi pianeggiante per circa un chilometro. Superiamo per due volte il torrente ed affrontiamo il tornante N. 48, il primo di una lunga serie. Siamo a quota 1360 metri, lo Stelvio inizia qui e d'ora in poi ben pochi saranno i tratti in cui si potrà rifiatare. Il primo è in corrispondenza di Trafoi, ma all'uscita dal paese ci attende il tratto più impegnativo dell'ascesa: infatti dopo il bivio per le "Tre Fontane" la strada si arrampica letteralmente sui fianchi della montagna, in una fittissima pineta. I tornanti si susseguono in continuazione, molto ravvicinati tra di loro: numerosi i tratti superiori al 10%, il più insidioso proprio in corrispondenza dell'albergo "Weisser Knott" (km. 15,1) dove la strada si restringe notevolmente imboccando un tratto rettilineo. Siamo ormai ai limiti della vegetazione arborea e al cospetto delle cime dell'Ortles, il panorama è stupendo (chissà se i ciclisti sono riusciti ad ammirarlo ???): nuovi tornanti si susseguono, più intervallati tra di loro, sino a giungere alla Franzeshohe-Sottostelvio (km. 18,6), ultimo punto di  ristoro prima del passo.

 

Uno ad uno sopraggiungono i nostri ciclisti; coi rifornimenti già esauriti riempiamo le borracce con acqua di sorgente, sotto lo sguardo curioso di alcune marmotte che paiono interrogarsi sui nostri movimenti.

 

 

               

             rifornimento di Renzo                         Vadis                     Giancarlo e l'ammiraglia

 

 

Qui si apre il sipario sull'ultima parte della salita: di fronte a noi, disegnati sul fianco della montagna, i tornanti più famosi al mondo, una impressionante scalinata che incute timore anche ai ciclisti più preparati. Un vero spettacolo, da gustare (in macchina...) metro per metro. Mancano ancora 7 chilometri alla vetta: le pendenze sono regolari, inesorabili: 8-9% nemmeno un metro in cui tirare il fiato! Si devono dosare energie e salire con molta regolarità trovando la giusta cadenza. In questo tratto il traffico può essere fastidioso e spesso l'incrocio tra veicoli è difficoltoso in prossimità dei tornanti:

e proprio in una di queste situazioni accadde l'imponderabile; in uno dei tratti con più pendenza l'incrocio fra due automezzi blocca la strada e fà mettere i piedi a terra con rischio di caduta e ripartenza ad una bella ragazza (che poi si è saputo essere Forlivese come noi). Quì si è vista tutta la scaltrezza interessata del Team Manager che, con uno scatto felino, piazzava le sue manone sulle natiche della malcapitata spingendola per alcune centinaia di metri (in realtà bastava molto meno, ma le mani sembrava non volessero staccarsi mai dalla presa) e fù così che tutti e due si ringraziarono a vicenda ......

difficilissimi gli ultimi due chilometri, rettilinei lunghi con pendenze elevate.

L'arrivo sul passo è trionfale, si ha la grande sensazione di aver compiuto un'impresa, e poter dire come Raspò a voce alta 

"un panì con dù wurstel, ad chi piò gross, grazie".

Avevamo o avevano (fate voi, visto che io e Dino eravamo in macchina) conquistato il passo più famoso d'Europa.

E Voi non indossate in fretta la mantellina per affrontare la discesa nel ritorno, perchè nel ristorante a destra subito dopo il Passo si può mangiare dell'ottima polenta con funghi e salsiccia: giusto premio per l'impresa sostenuta, anche se cinque minuti prima vi eravate già fatti il panino con "dù wurstel".

Nota: e non fate come il Mec che.... calzoncini corti, scarponi e sci a nolo, saltato il pranzo andò a fare alcune discese sul ghiacciaio.

 

 

                 

                                     il passo                                                    il trofeo

 

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Ultimo aggiornamento: 20-02-10.