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ANCORA SUL DRAGAGGIO DEI FIUMI

Uno degli argomenti che torna invariabilmente a ripresentarsi come causa principale delle devastazioni idrogeologiche di questi mesi è l'innalzamento del letto dei fiumi. Il fenomeno viene considerato alla stregua di una vera e propria maledizione. Così chi si oppone alle iniziative di chi avrebbe i mezzi per farvi fronte viene regolarmente tacciato di inettitudine, di integralismo. Le risposte, per coloro che sono interessate a cercarle, sono in realtà diverse e c'è chi, da tecnico, invita ad abbandonare l'emotività in favore di una ponderazione di tutti gli elementi in gioco, noti e meno noti. Purtroppo a voler approfondire la conoscenza dei fenomeni naturali si scopre che le interferenze antropiche sono tali e di tale intensità che di naturale ormai rimane solo lo sfoggio di energia troppo a lungo repressa .Ne sa qualcosa chi si è dedicato in questi giorni alla lettura dei resoconti sulle audizioni alla Camera, raccolte a seguito dell'avvio di una indagine conoscitiva sulle recenti alluvioni: gli spunti migliori all'indirizzo dell'Autorità di Bacino del fiume Po.

Ogni occasione per rimettere ordine nel dibattito deve essere quindi sfruttata, soprattutto quando le risposte sono pacate e se ne legge in trasparenza il ragionamento. Ecco allora che si propone una interrogazione parlamentare a risposta scritta, dove il soggetto istituzionale deputato a rispondere, Il Ministro dei Lavori Pubblici, dr. Mario Nesi, non può certo passare per fondamentalista, non fosse altro per un'eredità storica che è assai arduo provare a smaltire.

Risposta a interrogazioni - 9 ottobre 2000

VIALE, TABORELLI, GAGLIARDI e FRATTA PASINI.

- Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente.

- Per sapere - premesso che: numerose inondazioni verificatesi in questi ultimi anni sono state determinate o quantomeno favorite dall'innalzamento del letto dei fiumi a sua volta causato dalla mancata effettuazione delle operazioni di dragaggio che in passato erano state fatte od autorizzate; tutto ciò sembra essere derivato da una visione restrittiva, rigida e miope di concetti ambientalistici in base ai quali è stata praticamente inibita l'attività di operatori privati che effettuano queste operazioni senza oneri per le finanze pubbliche a condizione, ovviamente, che sia loro consentito di utilizzare il materiale di risulta -: per quali ragioni non si siano consentite, pur sotto i dovuti controlli, le operazioni di dragaggio da parte dei privati e se non si ritenga indispensabile rivedere tale controproducente politica attraverso una regolamentazione equilibrata e rigorosa di tale attività che contemperi l'esigenza di tutela ambientale con quella di mantenere l'alveo dei fiumi in condizioni di efficienza consentendo altresì una attività economica utile per la collettività. (4-23590)

Risposta.

- In merito al quesito proposto dall'interrogante appare innanzitutto opportuno precisare che il dragaggio dei corsi d'acqua rappresenta una tipologia di intervento collegata alla navigabilità degli stessi, dunque alla manutenzione delle vie navigabili e non una misura volta alla difesa dalle inondazioni.

L'estrazione di inerti dai corsi d'acqua, quale intervento finalizzato a garantirne il buon andamento idraulico, non è regolata da normative a carattere nazionale di divieto o blocco delle estrazioni stesse e, qualora le autorità idrauliche competenti (Provveditorati alle opere pubbliche, regioni, enti locali) riscontrassero l'opportunità di intervenire sugli alvei con lo strumento dell'estrazione di materiale litoide, nulla osterebbe all'assunzione in sede locale dei relativi provvedimenti di autorizzazione.

Appare peraltro opportuno segnalare che lo sfruttamento, spesso indiscriminato, che nel passato è stato fatto di questa risorsa, ha notevolmente impoverito alcuni fiumi provocando evidenti fenomeni di erosione delle coste e di indebolimento delle opere idrauliche poste a presidio del territorio, considerazioni queste che sono state alla base delle scelte adottate da alcune autorità di bacino che hanno ritenuto di porre severi limiti all'estrazione di inerti nei bacini di propria competenza.

Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

 

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