DA TRAPANI AD AGRIGENTO: LA VALLE DEI TEMPLI

 

Abbiamo volontariamente descritto in questo stesso itinerario tutti i monumenti della zona archeologica che possono, ben inteso, (e ciò sarebbe preferibile, se disponeste di tempo a sufficienza) essere oggetto di visite separate. Poichè il percorso è abbastanza lungo, è indispensabile utilizzare l'automobile o prendere gli autobus che partono da Leone Bagni o da Porto Empedocle e che passano vicino ai templi. Uscite dal centro-città seguendo i cartelli indicatori. Lasciate, sulla vostra destra, il museo nazionale d'archeologia che visiterete al ritorno e continuate fino al posteggio predisposto all'ingresso delle rovine. 

IL TEMPIO DI ERCOLE 

L'incrocio è dominato dal Tempio di Ercole la cui costruzione risale al 520-511 a.c. È il tempio più antico di tutta la vallata. Era senza dubbio annoverato tra i più rinomati della Sicilia a causa della ricchezza architettonica e degli oggetti sacri che lo circondavano, ma probabilmente fu distrutto da un terremoto dopo l'età classica. Vi si venerava una statua in bronzo di Ercole, di cui Cicerone, giunto in Sicilia per raccogliere i capi di accusa contro Verro, ci ha vantato i pregi. Questi d'altronde aveva tentato, una notte, di rubarla. Questo tempio dalla forma molto allungata (67 m. x 25) comprendeva una stretta cella circondata da due file dii 5 colonne, mentre i templi del V secolo non ne fanno più dii 3 contro i soliti 6 delle facciate. In origine questo tempio possedeva, quindi, 38 colonne dii O m. di altezza e di 2,08 m. di diametro. 8 colonne sul lato meridionale, di cui quattro con capitelli, sono state ricostruite nel 1924 grazie ad Alessandro Hardcastel, un inglese che finanziò i lavori. Anche qui' la cella era stata divisa in tre parti dai Romani. La strada costeggia Villa Aurea. Nel giardino, la grotta di Fragapane, catacomba cristiana di cui è difficile precisare l'epoca (tra il primo e il quinto secolo) e vestigia di una necropoli cristiano-bizantina che occupava la parte orientale della collina dei templi.

IL TEMPIO DELLA CONCORDIA 

Al tempo stesso semplice e maestoso, questo tempio, una delle meraviglie della Sicilia, ricorda il Theseion di Atene per il suo equilibrio e il suo colore. Anche se costruito con pietra friabile, questo monumento è rimasto praticamente intatto. Deve questa eccezionale conservazione al fatto che fu trasformato in chiesa cristiana alla fine del VI secolo. Furono aperte arcate nei muri pieno del naos per farlo comunicare col peristilio e dargli la forma di una basilica a tre navate. Non ci dispiaccia, dunque, questa leggera deformazione che ha contribuito alla sua salvaguardia. D'altronde è stato restituito alla sua forma primitiva nel 1748. Una iscrizione trovata nella valle dei Templi, così come gli awenimenti storici corrispondenti alla data della sua costruzione (450 a.c.), fanno pensare che questo tempio fosse stato innalzato alla dea della Pace e della Fecondità, in un tempo in cui gli abitanti di Akragras speravano in una riconciliazione generale. È per questo che la parola Concordia è tratta da una iscrizione latina che attualmente si trova nel museo. Questo tempio, meraviglioso esempio di architettura dorica, si presenta sotto forma di un periptero di 39 m. x 17 circondato da 34 colonne, a venti scalinature dii ,20 m. di diametro e alte 6,83 m. Era ricoperto, come tutti i monumenti di Akragras, da un sottile strato di stucco molto resistente e interamente dipinto. Altra-monto la pietra assume un colore di miele dorato e il tempio appare in tutto il suo splendore.

IL TEMPIO DI GIUNONE 

Continuate questa strada panoramica che conduce direttamente al Tempio di Giunone i-aciniana, su una cresta rocciosa che costituiva il baluardo della città. Costruito attorno al 470 a.C. in stile dorico (38 m. x 17), questo tempio di forma elegante ha conservato intere 25 colonne (6,44 m.). Altre nove sono danneggiate. Questo edificio, bruciato nel 406, era stato restaurato dai romani, ma fu nuovamente distrutto da un terremoto. Il lato nord possiede ancora l'architrave. Terminata questa visita, bisognerà che ritorniate sui vostri passi fino al punto di partenza per visitare la zona occidentale.

IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO 

Appena varcato il cancello, subito dopo l'ingresso sulla destra, si trovava l'altare dei sacrifici da recente portato alla luce. Sul suolo si vede la traccia del suo vasto basamento. Un po' più lontano si trovava uno dei monumenti più grandi dell'antichità e cosi famoso che venivano dalla Grecia per ammirarlo. Si tratta del Tempio di Giove Olimpio le cui rovine occupano più di 6.000 m2. Questo tempio non ha resistito ai danni del tempo né ai sismi che l'hanno distrutto del tutto. Eppure era stato costruito per durare millenni secondo un piano rivoluzionario ed unico nell'architettura greca. Infatti, questo edificio non era circondato da un colonnato ma si presentava come un quadrilatero pseudoptero diii 3 m. x 56 con mezze colonne racchiuse in muri pieni. Tra queste colonne statue gigantesche di uomini sopportavano il peso del cornicione. Questi giganti, specie di cariatidi maschili, a volte barbuti, poggiavano su delle mensole e spezzavano l'uniformità del colonnato, conferendo un aspetto originale all'edificio; esse ricordavano la mitica guerra fatta a Giove dai giganti che, vinti, furono condannati a sopportare pesi immani. Queste statue misuravano 7,75 m. come testimonia una riproduzione visibile al centro del tempio. Si sa da alcuni documenti d'epoca che esistevano ancora tre giganti nel 1401, ma uno soltanto ha potuto essere ricostruito con dei frammenti da Raffaele Politi, nell'ultimo secolo, ed è stato conservato nel museo archeologico. Le metope erano lisce, i frontoni rappresentavano scene di battaglie raffiguranti la memorabile vittoria che i Greci di Sicilia avevano riportato a Imera sui Cartaginesi. La costruzione di questo tempio cominciò, d'altronde, dopo la vittoria di Imera e fu portata a termine grazie alla mano d'opera fornita dai prigionieri nemici. Tutto era smisurato poiché la larghezza di una scanalatura permetteva ad un uomo di introdurvisi come in una nicchia. Alcuni blocchi di pietra sono serviti nel 1750 per la costruzione di Porto Empedocle. L'interno del tempio, la cella, che misurava 92 m. x 21, era divisa in tre campate separate da due file dii 2 pilastri quadrati.

IL TEMPIO DEI DIOSCURI 

Un po' più lontano, la strada conduce, attraverso un insieme di rovine, al Tempio dei Dioscuri più conosciuto sotto il nome di Castore e Polluce. Costruito in stile dorico del V secolo a.c., non ne restava quando fu scoperto che un cumulo di macerie. Un archeologo, Saverio Cavallari, nel 1836, tentò di riunirne qualche frammento. Fu cosi che egli poté rimettere a posto quattro colonne sostenenti una parte d'architrave. Decisamente questo edificio, che tutti i manifesti pubblicitari riproducono, conserva un certo mistero. Infatti il suo nome è appena giustificato da una ode di Tindaro che fa riferimento al culto del Dioscuri, molto diffuso a Agrakas. È anche possibile che sia stato consacrato a Dioniso o a Demetra e Persefone perché si trova in un'area dedicata alle divinità della fecondità. Si possono scorgere, più lontano, dall'altro lato del burrone e della strada ferrata, le rovine del tempio di Vulcano del V secolo a.c. che si ergeva sulla roccia che domina la riva destra del fiume Hypsas. Non ne restano che due colonne spezzate, una parte del basamento e le fondamenta.

IL TEMPIO DI ESCULAPIO 

Questa passeggiata è il completamento di quella che avete effettuato e permette di avere un panorama completo di tutti i templi prima di raggiungere la zona archeologica e il museo attraverso una strada diversa. Riprendete la vostra macchina per costeggiare la Porta Aurea. Non la cercate poiché non resta altro che la sua area. Fu oltrepassandone la soglia, che i Romani si impossessarono dell'antica città nel 210. Sulla sinistra si erge un monumento chiamato Tomba di Terone. In effetti, questo pseudo-tempio leggermente piramidale, in cui si nota l'influenza dell'arte funeraria anatolica, non è mai stato consacrato alla memoria del governatore di Agrigento. Esso è stato piuttosto creato in onore dei soldati che caddero durante le sanguinose battaglie vicino alla porta al momento della conquista della città. Prendete in seguito la SS 115 sulla sinistra in direzione di Siracusa e girate sulla destra a qualche centinaio di metri. La stradetta carrozzabile conduce al Tempio di Esculapio, le cui rovine si ergono su un meraviglioso sfondo campestre. Costruito vicino ad una sorgente ritenuta curativa, questo piccolo tempio del V secolo a.c., era dedicato al dio guaritore Asclepios e conteneva una famosa statua di Apollo scolpita da Mirone. Da queste rovine scoprirete l'antica città con la sua preziosa corona di templi protetti da antiche mura. Vista da qui, la città greca, fondata sei secoli prima della nostra era, appare sempre eretta contro il cielo, immersa nella luce implacabile di un sole che ostenta tutta una tavolozza di gialli cangianti a seconda delle ore, fino a diventare color porpora al tramonto. In lontananza, la città moderna, in fondo allo scenario, e, come legame tra queste due civiltà, il viadotto Morandi svolge il suo nastro di cemento antiestetico al di sopra della campagna in festa.

IL QUARTIERE GRECO-ROMANO 

Dal Tempio di Esculapio seguite la strada in direzione di Caltanissetta e al bivio imboccate a sinistra la strada panoramica che vi riconduce verso Agrigento. Svoltate a sinistra nella statale N. 118 per raggiungere il quartiere greco-romano (aperto dalle 9.00 alle 15.00 ma chiuso nei giorni festivi). Occupando un'area di circa 10.000 m2, esso permette di farsi un'idea dell'organizzazione urbana di Akragas. Alcune parti risalgono al IV secolo a.c. Le strade larghe e rettilinee, gli acquedotti con le loro condotture in terracotta o scavate nella pietra, le cisterne, le case dipinte e pavimentate a mosaico testimoniano il grado di perfezione e l'opulenza della città. Diodoro afferma che essa contava a quell'epoca 20.000 abitanti. Gli Agrigentini erano cosi ricchi che "portavano per abiti stoffe leggere, ricamate d'oro, e si servivano nei bagni di spazzole e boccette montate in oro e argento>'. Empedocle afferma che gli Agrigentini mangiavano come se avessero dovuto morire l'indomani ma costruivano come se avessero dovuto vivere in eterno. D'altronde potremo vedere numerose testimonianze della loro arte visitando il museo, uno dei più ricchi della Sicilia.

IL MUSEO E SAN NICOLA 

Il Museo Nazlonale d'Archeologia, quasi di fronte al quartiere greco-romano, è stato costruito vicino alla chiesa di 5. Nicola ed aperto nel 1967. Non bisogna mancare di visitarlo per nessun motivo poiché contiene collezioni di crateri, di statuette e di sculture ottimamente presentate e uniche al mondo. Aperto i giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 14.00 e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00; chiuso il lunedì' e i giorni festivi. Uscendo dal museo, dopo aver attraversato il piccolo chiostro, bisogna costeggiare il lato sinistro dell'edificio per recarsi all'oratorio di Falaride. Questa monumentale tomba romana del I secolo a.c., che ricorda quello di Therone, fu trasformata in cappella nel medioevo. In seguito si passa nel Comitium, costruito come un antico teatro dove teneva le sue sedute l'assemblea della città. È il solo edificio pubblico che si conosca dell'antica Agrigento. I suoi giardini sono molto ben conserva-ti. Proprio accanto si trova la Chiesa di 5. Nicola di stile romano gotico, innalzata dai Cistercensi proprio all'inizio del XIII secolo con materiali provenienti sicuramente dai templi vicini. Essa ha subito modifiche nei secoli XIV e XV, poi una abilissima restaurazione nel 1966.11 suo portale firmato e datato 1531, èsormontato da una quadrupla fila di archivolti e circondato da pilastri massicci che sostengono un cornicione. Ha la particolarità di essere di stile romano all'esterno ma gotico all'interno. La chiesa non ha che una sola navata la cui volta ogivale con grosse nervature sottolinea il carattere possente di questa architettura. L'abside è decorata con affreschi del XVI secolo che rappresentano, fra l'altro, 5. Rocco, 5. Sebastiano, 5. Francesco e la Vergine col Bambino. Nella seconda cappella a destra, è situato il sarcofago di Fedra: uno dei più bei pezzi dell'antico museo diocesano della città. Questo sarcofago, molto fine nella forma e di stile purissimo, porta scolpite nel marmo quattro scene della storia di Fedra e di Ippolito. In un'altra cappella statua della Vergine di Gagini e affresco del XII secolo raffigurante 5. Orsola. A destra del coro un corridoio conduce in una antica cappella del convento ornata da un affresco in stile bizantino del 1575, raffigurante la Deposizione.

SAN BIAGIO E IL TEMPIO DI DEMETRA 

Ritornando verso la città di Agrigento, svoltate a destra, di-fronte all'Hotel della Valle, e la strada che porta al cimitero vi condurrà vicino alle vestigia delle fortificazioni greche e delle mura di cinta della città. Potrete anche arrivarvi seguendo la statale 118 in direzione di 5. Leone. Lasciate la macchina al parcheggio per seguire il sentiero sassoso, un'antica strada greca, che conduce alla chiesa di 5. Biagio, situata all'estremità orientale della "Rupe Atenea'>, su una piattaforma scavata nella roccia. Questa chiesetta normanna del XII secolo èstata costruita sulle basi del tempio di Demetra e Persefone che risale al V secolo a.c. Essa copre la cella ma il pronaos è ancora visibile dietro l'abside semicircolare. Del tempio non restano che le basi poiché una parte dei suoi materiali è stata impiegata per la costruzione della chiesa. Non si può visitare l'interno che, d'altronde, non offre alcuno interesse. Potrete notare tra chiesa e roccia due altari circolari. Tornando sui vostri passi prendete, a sinistra, una piccola scalinata situata nella scogliera per scendere alle rovine del tempio di Demetra. Questo santuario del VII secolo a.c., scoperto nel 1926, è il più antico di Agrigento, anteriore alla fondazione della città greca. Si compone di un insieme molto complesso di vasche scavate nel tufo, dietro le quali si possono vedere, nella collina, due grotte prolungatesi in corridoi di circa 25 m. Una terza galleria conserva ancora una canalizzazione di acque con condutture di terracotta. Prima di raggiungere Agrigento, fate una passeggiata nel cimitero municipale dove gli angioletti di marmo bianco, desolati, sembrano attendere la resurrezione, giovani attori di una messinscena caratteristica dell'arte funeraria italiana.

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