DA TRAPANI AD AGRIGENTO: COME ARRIVARE AD AGRIGENTO

 

In treno: linee da Caltanissetta, Enna e Catania, Palermo, Sciacca e Castelvetrano. In macchina: da Caltanissetta 57 Km., Siracusa 210 Km., Trapani 190 Km. e Palermo 133 Km.

AGRIGENTO NELLA STORIA

"La più bella delle città mortali..." (Pindaro)

Akragas fu fondata nel 584 a.c., dagli abitanti di Gela cometestimonia la scoperta di ceramiche nella necropoli arcaica di Montelusa. Questa propaggine di Gela, che trae il suo nome da uno dei piccoli fiumi che la circondavano, sarebbe stata costruita da Akragante, figlia di Giove e della ninfa Asterope a meno che non sia stata costruita da Dedalo, dopo la sua fuga da Creta. Le prime abitazioni si trovavano probabilmente al posto dell'attuale città, sulla roccia di Atena, ma non fu che sotto la dominazione del tiranno Falaride (570-554 a.c.) che furono costruiti i primi templi. Durante la seconda metà del VI secolo a.c., gli altri tiranni continuarono la costruzione della città il cui apogeo politico fu raggiunto sotto il regno di Therone (448-473). La città con le sue case, i suoi templi, le sue necropoli, si estendeva sui versanti di due colline, tra i due fiumi, ed era circondata da un muro di cinta con otto porte che proteggevano i santuari della "vallata dei templi" costruiti sulle terrazze. Piandaro canta quindi "le ricchezze colossali" della "più bella città dei mortali". È vero che Therone, dopo la sua vittoria sui Cartaginesi, non mancò di mano d'opera, poiché i fuggitivi si erano rifugiati nella città già piena di prigionieri. Egli seppe utilizzarli per costruire monumenti di valore. Niente di sorprendente allora nei brani di Diodoro Siculo sulla prosperità di Agrigento in quel periodo: "Nessun paese produceva vigne più estese e più belle. Quasi tutto il territorio era coltivato ad oliveti, il cui frutto si esportava e si vendeva a Cartagine, non essendo la Libia ancora coltivata. Gli Agrigentini, che ricevevano denaro in cambio dei loro prodotti naturali, accumularono immense ricchezze". È allora che Empedocle si dedica a lavori di espansione e che l'architetto Faiace realizza l'ipogeo di Giacotello. Ma Cartagine porrà tragicamente fine a questo dolce vivere. Amilcare, nel 406, dopo avere distrutto Selinunte e Imera, assedia Agrigento, la distrugge in parte, incendia il Tempio di Atena e massacra tutti gli abitanti che non avevano avuto modo di fuggire. Impedisce la ricostruzione delle mura di cinta, in modo che la città non può più risorgere. Ma, a loro volta, i Cartaginesi sono vinti nel 303 a.c., e Timoleone decide di riedificare le mura e ricostruire la città. Altre due catastrofi impediscono ad Akragas di ritrovare il suo prestigio. Nel 262, i Cartaginesi rimasti in città sono cacciati dai Romani, che riducono in schiavitù 25.000 abitanti. Più tardi, i Cartaginesi riprendono la città ma nel 211 a.c., essa cade nuovamente in mano ai Romani. Ciò segnerà l'inizio di un lungo periodo di dominazione durante il quale Akragas ritrova una certa prosperità. I suoi templi sono riedificati, vengono costruiti nuovi quartieri e giganteschi monumenti funebri come l'oratorio di Falaride e la tomba detta di Terone. Nell'828, gli Arabi si impadroniscono della città, la distruggono e l'abbandonano. I destini della città si confondono in seguito con quelli della Sicilia. Il suo nome greco Akragas diventa Agrigentum sotto i romani, kerkento Gergent sotto gli arabi e Girgenti sotto i normanni. Essa conserverà quest'ultimo nome fino al 1927. Agrigento è la patria di Empedocle (V secolo a.c. che fu filosofo, medico, poeta, ingegnere e musicista). Più vicino a noi, essa vide nascere Luigi Pirandello (1867-1936).

VISITARE AGRIGENTO

Prevedete una giornata e mezza, ma è possibile vedere i principali monumenti in una sola giornata. La zona dei templi è illuminata di sera. Agrigento si compone di due parti ben distinte e molto lontane: la città attuale (49.200 abitanti) e la zona archeologica. La città attuale, su una collina, occupa probabilmente l'area di un antico quartiere della città. Essa comprende monumenti del medioevo, altri di stile barocco e alcuni palazzi moderni di deplorevole effetto; il tutto costruito su un terreno accidentato in un groviglio di stradine, di scale e piazzette irregolari in cui èquasi impossibile circolare in macchina. Converrà, dunque, posteggiare nella parte alta di Via F. Crispi, in Piazza Marconi, davanti alla Stazione o in Viale della Vittoria sul lungo spiazzo fiancheggiato di alberi che domina la valle dei templi.

L'ABBAZIA DI SANTO SPIRITO

Partite da Piazza Roma, vicino all'ufficio del turismo, per prendere Via Atenea, arteria principale molto stretta, dal tracciato capriccioso, che conduce al municipio. In Via Atenea imboccate la Via Porcello (terza a destra), poi a destra la salfta 5. Spirito, a scalinata, per raggiungere l'abbazia del 5. Spirito, fondata nel 1290, una delle più belle di Sicilia. La chiesa ha conservato il suo bel portale gotico con rosone sormontato da due arcate, l'interno è stato rifatto in periodo barocco e decorato con stucchi di G. Serpotta. Il soffitto a cassettoni risale al 1758. A destra della chiesa ingresso al monastero. Delle antiche cosfruzioni dell'abbazia, si può ancora vedere il chiostro, la stanza capitolare della porta triangolare incorniciata da due aperture abbinate e l'antico refettorio trasformato in biblioteca. Per la visita rivolgetevi al bibliotecario. Dall'abbazia ritornate sui vostri passi e continuate sempre diritto (Via Fonderia). All'incrocio fra Via Atenea e Via Fonderia troverete Piazzetta del Purgatorio sulla quale si ergono una cappelletta e la Chiesa del Purgatorio o di 5. Lorenzo, che contengono otto statue del Serpotta. A sinistra della chiesa, un frontone in pietra scolpita (leone> si apre sopra una galleria sottorranea del V secolo a.c. che serviva all'approwigiona mento dell'acqua (non si può visitare). Via Atenea devia a sinistra, attraversa Piazza Gallo (Chiesa di 5. Giuseppe a destra) e sbocca in Piazza del Municipio. A destra, il Municipio e la Chiesa di 5. Domenico di stile barocco; a sinistra, il Museo Municipale (Museo Civico), aperto in estate dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 (dalle 14.00 alle 16.00 in inverno). Dopo il trasferimento delle collezioni archeologiche al Museo Nazionale, il Museo Municipale è dedicato soltanto a collezioni di pitture che vanno dal XII secolo fino ai nostri giorni.

SANTA MARIA DEI GRECI E IL DUOMO

Da Piazza del Municipio, bisogna seguire un itinerario pittoresco, fatto di stradine tortuose e di scalinate (215 gradini in tutto) per giungere alla Chiesa di 5. Maria dei Greci. Prendete per Via Orfano, a sinistra della Chiesa di 5. Domenico; in cima ad una scalinata di 85 gradini girate a destra, in Via Barone; a sinisfra sallte poi gII 86 gradini della Sailta 5. Antonio e, se vi restano ancora forze, girate a destra per arrivare a 5. Maria dei Greci (se la chiesa è chiusa rivolgetevi al custode, Via Arco Dispoto n. 6, accanto al seminario). Il bel portale gotico del XIII secolo si apre su una chiesetta normanna a tre navate. Sulla parete di destra, resti di affreschi bizantini del XIV secolo. A prima vista questo modesto santuario non offre niente di notevole. Ma bisogna, uscendo nel piccolo cortile che lo precede, varcare l'entrata di un sotterraneo. Scoprirete cosf che la chiesa è stata costruita su un tempio dorico del V secolo a.c. Si vedono ancora i tamburi inferiori di sei colonne allineate in questa stretta galleria che non misura meno di 22 metri di lunghezza. A sinistra della chiesa, salite per Via Affonso (scalinata di 44 gradini) che sbocca di fronte alla chiesa dallo stesso nome in via del Duomo che seguirete sulla sinistra. La strada è fiancheggiata da case del XVIII secolo che, sfortunatamente, sono state molto danneggiate, come d'altronde tutto questo quartiere, dal sisma del 19 Luglio 1966. Si passa in seguito, davanti alla biblloteca Lucchesiana, ricca di 40.000 volumi e di incunaboli. Questo bell'edificio trascurato meriterebbe maggiori cure. La pietra della regione, particolarmente friabile, "è una specie di molassa che si taglia quasi con il coltello, indurisce all'aria e assume un caldo colore d'ambra, ma il suo derma si squama a poco a poco" (A. T. Serstevens). Gli architetti moderni non hanno costruito per l'eternità, come quelli antichi che si prendevano cura (lo vedremo nella zona archeologica) di conservare i loro templi dagli oltraggi del tempo. Perciò la maggior parte delle facciate, corrose dalle intemperie, sono ammalate di una lebbra che le disgrega lentamente.

IL DUOMO

Costruito sull'area di un tempio greco del VI secolo a.c., è stato in parte distrutto dal sisma e non potrà essere restituito al culto che fra qualche anno. Per quanto sia chiuso ed il suo ingresso vietato, c'è sempre qualcuno disposto a farvelo visitare pagando una mancia. Fondato nel XII secolo e ingrandito nel XIV secolo, è stato spesso rimaneggiato nel corso dei secoli XVIl e XVIII. Sulla destra s'innalza il campanile del XV secolo, massiccio e incompiuto, decorato da due file di false finestre in stile gotico-catalano sormontate da un balcone ad arcate. Lo stato della prima fila di finestre ci mostra sino a qual punto la pietra sia fragile. L'interno è a tre navate, gotiche nella parte inferiore della chiesa ma classiche in quella superiore. Il bel soffitto della navata centrale si compone di tre sezioni differenti che corrispondono alle restaurazioni successive. La parte piu' interessante, vicina al portale principale risale al 1518.11 coro possiede una ricca decorazione di stucchi d'epoca barocca, che probabilmente potrà essere salvata benché sia molto danneggiata. Sul lato destro una cappella gotica con un bel portale raccoglie l'urna d'argento di 5. Gerlando (1639), primo vescovo di Agrigento. Nella cappella a destra del coro, Vergine col Bambino di Gagini, e nella navata di sinistra una bella arcata gotica immette al sepolcro di Gas di Marinis. Si assiste nel duomo ad un curioso effetto acustico: una persona che parla a voce bassa all'ingresso della chiesa può essere ascoltata dall'abside che dista 85 m. Questo fenomeno non si produce in senso inverso. In Piazza Minzoni davanti al Duomo, s'innalza il Seminario vescovile che occupa edifici del XVII e XVIII secolo. Ritornate per Via Del Duomo fino a Piazza Bibirria (bel panorama) poi girate a destra per percorrere Via Matteotti che vi ricondurrà in Via Atenea e in Piazzale Roma.

I DINTORNI DI AGRIGENTO

Seguendo la SS 115 in direzione di Trapani e dopo aver girato a sinistra, seguendo l'indicazione, potete andare in pellegrinaggio alla casa di Luigi Pirandello, davanti alla quale hanno luogo in agosto le rappresentazioni delle commedie del celebre drammaturgo. Questa modesta dimora, circondata da giardini e dominante il mare, è trasformata in museo. Si può andare sull'orlo della scogliera, fino al pino solitario dove lo scrittore aveva l'abitudine di meditare e dove riposa secondo le sue ultime volontà. S.Leone Bagni (4 Km.). Dopo aver varcato la porta Aurea, continuate sempre dritto fino al mare per Viale Viareggio. Questa piccola stazione balneare si trova sulla sinistra vicino alla foce del fiume 5. Leone, mentre sulla destra si estende il bosco della Maddalena occupato da un campeggio e da un villaggio per le vacanze. Porto Empedocle (12 Km.). Questo porto, il più importante della costa sud-occidentale della Sicilia, fu fondato nella seconda metà del XVII secolo, per iniziativa di un vescovo che gli diede il nome del famoso filosofo agrigentino. Questo grosso centro industriale dii 7.000 abitanti, non offre alcun interesse turistico ma è il punto di partenza verso le isole Pelagie, il cui arcipelago comprende: Lampedusa, Linosa e Lampione (disabitata). L'isola dl Lampedusa, la più importante del gruppo e la più lontana, si trova a 205 Km. dalla Sicilia e soltanto a 113 Km. dalle coste tunisine. Ha una superficie di 20 Km2 e il suo punto più alto, l'Albero Sole, arriva a 133 m. La località di Lampedusa, sulla costa sud, è dotata di un porticciuolo. 14.700 abitanti dell'isola vivono soprattutto di pesca e di agricoltura, ma le loro risorse sono piuttosto modeste. Quest'isola, abitata fin dall'età del bronzo, possiede vestigia di abitazioni fenicie, greche, romane e arabe. Tuttavia, quando la flotta di Carlo V naufragò sulle sue coste nel 1551 essa era deserta. Essa ha molto sofferto per i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Esiste anche un collegamento aereo con la Sicilia. Via mare, calcolate 10 ore circa da Porto Empedocle. L'isola di Linosa, l'antica Algusa o Aethusa, a 161 Km. dalla Sicilia e a 42 Km. da Lampedusa, è di natura vulcanica. Il suo punto più alto è il Monte Vulcano (195 m.). L'apparizione dell'isola risalirebbe all'era quaternaria. Linosa colonizzata nel 1845 per ordine di Ferdinando Il, conta meno di 500 abitanti che vivono soprattutto di pesca e di agricoltura. L'unico centro abitato, Linosa, è situato sulla costa sud.

ERACLEA MINOA

Eraclea Minoa fu fondata dagli abitanti di Selinunte verso la fine del VII secolo a.c. La città si trovò in seguito divisa tra Selinunte ed Akragas. Nel 406 fu occupata dai Cartaginesi. Durante la prima guerra punica, subi' gravi danni e si spopolò. Poi una frana fece precipitare una parte delle mura in mare ed essa cadde a poco a poco nell'oblio. I primi scavi cominciarono nel 1907, ma non fu che a partire dal 1951 che essi divennero sistematici. La visita della zona archeologica comincia con quella di un piccolo museo dove sono stati riuniti gli oggetti trovati durante gli scavi. All'interno della città, di cui restano alcune vestige delle mura del IV secolo a.c., si possono vedere le rovine delle case romane e, su una collina a destra, un teatro del III secolo a.c. La cavea, divisa in nove settori, comprende gradini di pietre bianche, che hanno dovuto, a causa della loro friabilità, essere protette con un rivestimento di plastica. I posti d'onore delle prime file sono molto ben conservati. Su un'altra altura si trova la necropoll. Dalla zona archeologica si gode d'un bel panorama su Capo Bianco che giustifica da solo, l'ascesa a Eraclea Minoa. Raggiungete la strada statale n. 115 che conduce ad Agrigento (Km. 190).

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