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letteratura |
agosto 2002
Luis Sepúlveda
di Umbertino nda Padura
Lo scrittore di agosto è Luis Sepúlveda. Cileno errante in Italia sono stati pubblicati tredici suoi testi tra romanzi e raccolte di racconti, sono inoltre usciti un cartone animato ispirato ad un suo romanzo, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, una storia per lettori "dagli otto mesi agli ottantotto anni" la cui morale profonda è "La tolleranza, che non è una moda come pensano alcuni. E' un valore etico fondante la nostra stessa umanità insieme ad altri come la fraternità e la solidarietà", ed anche un film Nowhere il cui soggetto è tratto da uno dei racconti del suo libro Incontro d'amore in un paese di guerra.
Nowhere è il luogo, o meglio il non-luogo, dove viene tenuto prigioniero un gruppo eterogeneo di dissidenti di un paese del Sudamerica afflitto da un regime dittatoriale di militari. Ma questo non-luogo è anche il punto di partenza di una rivalsa della dignità e della libertà umana.
L'opera di
Sepúlveda è profondamente ispirata alla sua particolarissima biografia, una vita intensa di militante politico rivoluzionario, in uno dei sensi più ampi che questa definizione possa avere, di esiliato dal Cile fascista di Pinochet. Ma preferisco cedere la parola a lui e a Pino Cacucci che lo conosce bene:
"Quando sono nato ero già un fuggitivo, un latitante. Mia madre era ancora minorenne, e mio padre, di pochi anni più grande, era stato denunciato dal 'suocero'. Così sono stato partorito in un albergo, durante una pausa forzata di quella fuga d'amore con tanto di mandato di cattura. Sarà anche per questo, che ho sempre avuto la sensazione di non essere di alcun posto..."
Luis
Sepúlveda, cileno, scrittore tradotto in almeno una quindicina di paesi, si è da poco trasferito in una casetta ai margini della Foresta Nera, pur conservando la vaga residenza "tra Amburgo e Parigi", come si legge sulle copertine dei suoi libri. Oggi potrebbe rientrare in Cile, che lasciò nel 1977 per l'esilio, ma non ne sente alcun bisogno, e se l'intervistatore di turno gli chiede: "Quando pensa di tornarci?", lui risponde immancabilmente: "Perché mi volete rispedire lì, vi ho già stufato?".
I primi passi da scrittore li ha mossi al liceo di Santiago, dove pubblicò qualche poesia sul giornalino dell'istituto.
Ma decise subito di mettersi in proprio, scrivendo e ciclostilando racconti pornografici che poi vendeva ai compagni di scuola. "Quelli sono stati i primi soldi che mi sono guadagnato con il mestiere di narratore. Sono certo di aver contribuito non poco all'equilibrio ormonale dei miei compagni di
liceo..." Di lì a poco, si sarebbe dedicato a ben altro genere di narrativa. Nel 1964 entrò nella Gioventù comunista cilena, e i suoi racconti e poesie divennero celebri nelle riunioni sindacali, in scioperi e manifestazioni. Gli scrittori seri lo snobbarono, per poi attaccarlo con disprezzo. Ci rimasero molto male quando
Luis, nel 1969, vinse il Premio Casa de Las Américas con la raccolta di racconti
Crónicas de Pedro
Nadie.
"E' stato un mio amico a metterli assieme e a mandarli a L'Avana. Io non ci credevo, ma poi, una volta vinto il premio... be', gli scrittori cileni affermati decisero di odiarmi apertamente.
Tutti, meno uno: Francisco Coloane, che mi difese pubblicamente."
Luis aveva appena vent'anni, e stimava Coloane come il più grande narratore d'avventure che mai avesse letto, e che lui mette al pari, se non al di sopra, di London, Melville e Conrad.
"Dal settembre del 1970 al giugno del 1971 fu il periodo della mia vita in cui dormii di meno. C'erano troppe cose da fare. Mi ero appena diplomato come regista teatrale, e con Víctor Jara allestimmo Sei personaggi in cerca d'autore, di Pirandello. La militanza era in qualsiasi cosa facessimo, e nessuno si dedicava a una sola attività in esclusiva. Per esempio, oltre al teatro, ai programmi della radio e a qualche racconto che scrissi, divenni anche responsabile di una cooperativa agricola... Ma presto cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di cannibalismo. Le divisioni politiche si acuirono, e fra una disputa e l'altra non ci si rendeva conto che la destra si preparava a sferrare il colpo decisivo."
Dal 1973, Luis era entrato nella struttura militare del Partito socialista, diventando anche membro della guardia personale di
Allende. Il giorno del colpo di stato stava sorvegliando un acquedotto che si temeva potesse essere fatto saltare con la dinamite. Il 5 ottobre, all'indomani del suo compleanno, fu catturato.
Nel 1976 la sezione tedesca di Amnesty International aveva lanciato una serrata campagna per la liberazione di
Sepúlveda, suscitando un vasto clamore che alla giunta militare cilena fece saltare i nervi. Non era più possibile eliminarlo in silenzio, e alla fine decisero di liberarsi da quei "calunniatori tedeschi" concedendo gli arresti domiciliari. Dopo quasi tre anni, Luis tornava a vedere il tanto agognato oceano, con molti denti in meno e cinquanta chili di peso.
Andò a Valparaíso, per organizzare uno sbarco di armi, che si sarebbe rivelato l'ennesima invenzione dei dirigenti in esilio. Ma nella città portuale riscoprì la vecchia passione, il teatro, improvvisando rappresentazioni clandestine contro la dittatura. Tempo un anno, e fu
ricatturato. Condanna: ergastolo. E nel frattempo, era stato emanato il famoso decreto 504, che permetteva in alcuni casi specifici di trasformare la pena in esilio, una legge approvata con l'unico intento di evitare l'esplosione delle carceri, sovraffollate oltre ogni limite immaginabile.
Il 17 luglio del 1977 gli fu permesso lasciare il Cile. Rimase per poco tempo in Argentina, poi il Brasile e finalmente per arrivò a
Quito, Ecuador. E qui Luis conobbe un mondo che tanta influenza avrebbe avuto nei suoi destini di scrittore, oltre che di militante totale ed estremo in favore di una natura saccheggiata. Per sette mesi visse nella selva amazzonica con gli indios
shuar, di cui ha imparato la lingua e il rispetto per i delicati equilibri della Madre Terra. Da quell'esperienza, anni più tardi, avrebbe tratto il suo libro di maggior successo internazionale, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore.
Era l'inizio del 1979, e dal Nicaragua arrivava un richiamo irresistibile. "In Nicaragua le danze erano al culmine, e la musica mi suonava bene, nelle orecchie..." Dopo le gravi perdite subite nell'offensiva di aprile, i sandinisti decisero di accettare nelle loro file alcune centinaia di esuli cileni che avevano chiesto di unirsi alla guerra di liberazione. "Entrai in Nicaragua nel maggio del 1979 e il 19 luglio entrai a Managua con le avanguardie
sandiniste. Lasciò il Nicargua e una breve sosta in Ecuador, e quindi Luis giunse in Europa, ad Amburgo.
Due anni più tardi divenne uno dei più noti corrispondenti della stampa tedesca sulle imprese di Greenpeace attraversando praticamente tutti i mari per quattro anni.
Nel 1988 si è concesso una pausa, e ha scritto il libro che lo avrebbe portato in vetta alle classifiche di mezza Europa,
Il vecchio che leggeva romanzi
d'amore, a cui si è aggiunto
Il mondo alla fine del mondo, romanzo teso e dolente sullo scempio del pianeta in nome del profitto, ambientato in buona parte della terra che più ama, la Patagonia. Un'ambientazione che in parte ricorre anche in
Un nome da
torero, a cui sono seguiti i racconti di viaggio Patagonia."
Tratto da: Pino Cacucci, Camminando. Incontri di un viandante, Milano, 1996.
Per tanto da questo avventuriero che sa scrivere molto bene nascono dei romanzi appassionanti, scritti benissimo ma con un piglio di comunicazione diretta:
"Ho sempre saputo distinguere fra il mio atteggiamento etico davanti alla vita e il mio atteggiamento estetico davanti alla letteratura. La mia opera cerca di stabilire un ponte coerente fra i due atteggiamenti. Scrivo di ciò che conosco bene, e conosco molte cose. Ho visto molto mondo. E siccome sono un buon lettore, so che agli altri lettori piacciono le storie ben narrate, ma che non sono disposti ad accettare civetterie pseudointellettuali o attacchi di erudizione da parte degli autori. Io rivendico il piacere di raccontare storie, una specie di ritorno alla letteratura orale che tanto amo.
Il mio stile è sobrio, ma non in modo ricercato. In questo senso ho sempre presente la lezione di Hemingway, che ha detto: si possono scrivere ottime storie con parole da venti dollari, ma la cosa davvero lodevole è raccontare quelle stesse storie con parole da venti centesimi. Io scrivo, prima di tutto, per capire meglio me stesso. E questo si ottiene solo senza troppa magniloquenza letteraria, con la sobrietà del timoniere il quale sa che, pur avendo tutto il grande mare a disposizione, basta un lieve tocco di timone per allontanarlo dalla rotta."
Io di Luis Sepúlveda ho letto tre romanzi:
Il vecchio che leggeva romanzi
d'amore,
La frontiera
scomparsa,
Un nome da
torero, un diario di viaggio che è
Patagonia express ed infine
Jacarè che è una raccolta di due racconti.