"Alla ricerca di Beatrice"

"Dove è andato il tuo Diletto, o la più bella delle donne, dove si è diretto il tuo Diletto, perchè lo ricerchiamo con te?" (Dal Cantico dei Cantici 6,1)
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Beata Beatrice II Estense

La Beata Beatrice II nasce nel castello di Calaone, e fonda il monastero benedettino di San Antonio in Polesine.
Il Monastero attualmente esistente, con 19 monache, si trova in centro a Ferrara. Le monache vivono  in clausura.
Alcuni erroneamente ritengono che sia nata a Ferrara, ma in realtà a Ferrara in quell’epoca non esisteva nessun castello.
Presentiamo la sua biografia, riassunto del libro scritto dal monaco Mostardi, nonché redatta dall’associazione culturale San Giorgio di Ferrara.

  La Beata Beatrice II figlia di Azzo VII d’Este e di Giovanna di Puglia, nacque, secondogenita di quattro figli, attorno al 1226 nel castello di Calaone. Alla tenera età di 7 anni perse la madre, che si spense il 19 Novembre del 1233. Azzo VII si trovò costretto a passare in seconde nozze, sposando Mabilia dei Pallavicino.
Essendo sterile, Mabilia riversò su questi bambini tutte le premure materne, e fu lei, coll’esempio e coi precetti , a formare la tenera anima di Beatrice II, piegando il cuore della fanciulla all’onestà e al dovere.
Col passare degli anni, la Beata si sentiva sempre più attirata dal desiderio di mettere la propria vita al servizio di Dio.
Azzo VII cercò in tutti i modi di dissuadere la figlia dal proposito di diventare monaca, ma non considerò che quando Dio chiama, una luce irradia la mente ed il cuore, fugando le tenebre delle umani opposizioni. Infatti Beatrice II, illuminata dai doni della suprema grazia, respinse tutte le pressioni del padre e dei parenti.
La sua professione, e quella di Meltruda da Padova, vennero accolte il 26 Giugno 1254 nella chiesa di Santo Stefano della rotta di Focomorto, (nelle vivinanze di Ferrara),  fatta appositamente ristrutturare da Azzo VII e dal Vescovo di Ferrara Giovanni Querini, davanti al quale fecero voto solenne e la promessa di vivere in religione secondo il modo e la forma indicata loro dal Papa Innocenzo IV.
Dopo soli 6 mesi, attratte dal profumo di santità di suor Beatrice II, fecero professione di fede altre 10 monache; intanto Papa Alessandro IV assegnò definitivamente alla comunità fondata dalla Beata, la Regola di San Benedetto.
 Il crescere del numero delle monache richiedeva necessariamente l’elezione di una Madre superiora.
Tutti i voti andarono a suor Beatrice II, ma lei rifiutò l’incarico perchè il suo desiderio era quello di vivere appieno la Regola, ed in particolare quella parte di essa relativa ai dodici gradi di umiltà interiore ed esteriore.
Passarono 3 anni e la comunità benedettina si trasferì presso il monastero ferrarese di S.Antonio in Polesine, (attuale monastero), mentre la Beata continuava a crescere in virtù e ad essere di fulgido esempio per tutte le consorelle.
Ma la sua vita di penitenza per Cristo l’aveva estenuata, e tenendosi sempre pronta spiritualmente, sentiva che presto avrebbe lasciato la vita terrena per quella eterna con l’amato Gesù. Infatti, dopo breve tempo il suo esile corpo venne pervaso da una febbre altissima, ed in segno di estrema umiltà, ella rinunciò ai sollievi del letto di piume, preferendo stare supina sulla cenere, per non perdere mai di vista il cielo, oggetto dei suoi desideri.
Il 18 Gennaio 1262, la rottura di una vena causò una emorragia interna che segnò la morte di Beatrice II, che contava l’età di 36 anni.
E’ da questa data che inizia il culto, da parte dei fedeli, alla Beata Beatrice II; tant’è che per accontentare le richieste di reliquie da parte del popolo, da lei tanto amato e beneficato, si pensò di distribuire l’acqua con cui era stato lavato il suo corpo. Quell’acqua diede inizio ad una pioggia di grazie, per questo nelle ricorrenze dell’anniversario della morte della Beata, si apriva la sua tomba per mostrarne il corpo incorrotto, mentre qualche giorno prima lo si lavava per poter poi distribuire ai fedeli l’acqua che era stata usata, e che fu la causa di numerosi miracoli. Il corpo rimase incorrotto fino al 1512, quando si dissolse sotto gli occhi della Abbadessa Arcangela Bevilacqua.
Dopo il 1520, le sacre ossa vennero riposte in un’urna di ferro collocata sopra la Pietra Sacra dell’altare posto a coperchio della tomba, e fu in quell’occasione che avvenne la guarigione di suor Giovanna Maria di Zannin de Contugo. L’annuale lavaggio delle ossa provocava però il deperimento e la dispersione di queste Sacre Reliquie, per questo motivo tale pratica che si ripeteva ogni anno cessò. Per accontentare la popolazione, le ossa di una mano della Beata vennero racchiuse in una teca d’argento, in modo tale che la reliquia potesse essere utilizzata per i malati come tuttora avviene. Ma le richieste dell’acqua sacra erano sempre in continuo aumento e le monache non sapevano come fare per accondiscendere alle insistenti domande dei cittadini. A tal proposito, ci pensò dall’alto dei cieli la stessa Beata Beatrice II, infatti tra il 1527 e il 1530, cominciò a verificarsi il prodigioso fenomeno dello stillicidio di “liquore” dalla Pietra Sacra usata come altare e che chiudeva il sepolcro della Beata.
Questo fenomeno si è ripetuto e continua a ripetersi ogni anno, nel periodo che va dal mese di Ottobre-Novembre al mese di Marzo.
Il giorno 1 Ottobre 1725, il marmista Angelo di Putti, riconoscendo la Sacra Pietra come marmo bianco di Verona, si meravigliò alquanto nell’osservare quelle “stille rugiadose”, che mai aveva potuto osservare pur avendo lavorato tantissimi marmi.
La quantità d’acqua che si raccoglie ogni anno in quel periodo, si aggira dai 5 ai 7 litri.
Durante lo stillicidio, i muri che sostengono la Pietra Sacra sono costantemente asciutti, privi di umidità e segni di corrosione pur essendo vecchi di 7 secoli. Inoltre, la Pietra Sacra, nonostante 5 secoli di stillicidio non presenta segni di sfaldatura, e mostra ancora intatti i segni dello scalpello usato per la lavorazione. Tra goccia e goccia, la pietra è asciutta.
L’acqua non ghiaccia mai nel cunicolo e nemmeno aderendo alla Pietra Sacra, cosa che invece avviene quando vi si mette acqua di altra fonte.
L’acqua, detta “liquore” o “Lacrime della Beata”, analizzata nel 1935 dal Prof. Bragagnolo Giuseppe e rianalizzata nel 1961 presso l’Istituto di Chimica dell’Università di Ferrara rendeva, a distanza di 26 anni, gli stessi risultati del 1935. A Ferrara, presso il monastero di S. Antonio in Polesine, si conservano i documenti raccolti nel Libro del Catasto, e nella Busta numero 4 riguardanti le grazie e i miracoli ottenuti per intercessione della Beata, con o senza uso del “liquore”. Per queste grazie, la Pietra Sacra è detta anche “Marmo degli infermi”.
La beatificazione della Beata Beatrice II, avvenne per volontà del Papa Clemente XIV, il 16 Luglio 1774.

La festa cade il 18 gennaio, onomastico del nome "Beatrice": in tale occasione le suore benedettine elargiscono piccole fiale contenenti le goccie stillate dal marmo.

vedere:
Errori comuni sulle Beatrici
La confusione su Beatrice II dovuta ad un quadro che rappresenta Lucrezia Borgia nei panni di Beatrice II
Beatrice II nel documento della Proloco di Este intitolato a Beatrice I d'Este


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