Il
carnevale d'Ivrea è un'antica badia. Questa badia festeggia un avvenimento che può
considerarsi come un episodio saliente del tuchinaggio che fu
un'insurrezione del popolo canavesano contro gli abusi del feudalesimo. Il Barbarossa,
perduta l'alleanza con il marchese d'Ivrea Umberto II di Savoia, aveva insediato nella
città il fedele Ranieri di Biandrate, sovrapponendolo al
Vescovo e al Comune. Ranieri, preso possesso del castello di S.Maurizio, si dette a
perseguitare avversari politici, sottrasse al Vescovo i suoi tradizionali poteri ed
infierì sul popolo con tasse pesanti. Le violenze e i soprusi di Ranieri esasperarono il
popolo, il quale nel 1194 insorse e distrusse il castello di S.Maurizio. Il maniero
rinacque per opera di GuglielmoVII di Monferrato, entrato a
tradimento nel 1266 ad Ivrea. Il suo dominio fu breve, perché, per la seconda volta, il
popolo prese le armi e rase al suolo il castello.
Nella
tradizione popolare Ranieri e Guglielmo sfumano nell' unica figura del tiranno che venne
ucciso dalla figlia di un mugnaio. La leggenda narra infatti di Violetta che, destinata in
sposa all'amatoToniotto, decise di ribellarsi
alla triste sorte che attendeva le fanciulle eporediesi. Violetta finse di accettare
l'infame pretesa del feudatario di esercitare il suo diritto sulla prima notte di
matrimonio, ma prima di salire al castellazzo tra i lunghi capelli nascose un pugnale. Ai
popolani Violetta svelò il suo piano e raccomandò che si tenessero pronti alla rivolta.
La notte tanto attesa era giunta; l'oltraggio subito da tante giovani spose stava per
essere vendicato. Violetta uccise il tiranno e, mozzatagli la testa, diede il segnale di
sollevazione ai vigilanti cittadini.
La
leggenda del carnevale di Ivrea ha origine dalla pretesa dello "Ius Primae
Noctis" (diritto della prima notte). Questo dirittoin
realtà non è mai esistito, probabilmente deriva dalla tassa che si doveva pagare in
occasione del matrimonio. Gli abitanti di Ivrea non ne potevano più di questa tassa che
era aggravata da un'altra sulla farina che rendeva il pane più caro. La Mugnaia del carnevale è quindi il simbolo della ribellione
popolare alle tasse sul matrimonio e sul macinato. Il ricordo di queste gesta, della
vittoria popolare, si tramandò di anno in anno fino all'occupazione napoleonica, quando
il carnevale assunse l'aspetto odierno.
Un
tempo infatti i vari rioni della città festeggiavano il
carnevale separatamente, con feste animate da un'accesa rivalità che sfociavano in
violenti scontri. Solo nel 1808 il governo napoleonico, sotto ilquale si trovava Ivrea, impose di unificare i
carnevali rionali in ununica festa, il cui controllo fu affidato ad un gruppo di
cittadini eporediesi che indossavano la divisa dellesercito napoleonico. Nacque
così la figura del Generale con lo Stato
Maggiore. Nel 1858 fu affiancata al Generale la Mugnaia, leroina del
castellazzo, dando forma concreta a colei che il popolo fino ad allora aveva ricordato
unicamente come figura simbolica. Risale sempre allottocento lobbligo di
indossare il berretto frigio, simbolo di libertà e fratellanza, ereditato dai
rivoluzionari francesi, oggi indispensabile nei giorni di carnevale per non essere fatti
oggetto del grazioso getto delle arance.