I CODICI DI IVREA


Ivrea, come molte altre parti d'Italia, racchiude preziose testimonianze del nostro passato che possiamo ben definire tesori nascosti in quanto, a differenza dei monumenti che hanno comunque una loro naturale visibilità, sono antichissimi codici, libri in pergamena, di grande valore e alcuni di straordinaria bellezza, ma poco conosciuti, per nulla valorizzati, e di difficile accesso perché riposti in biblioteche e luoghi non aperti al pubblico.

Per esempio nell'archivio del palazzo comunale sono conservati gli antichi statuti della città, un

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insieme di norme, ordinanze,  prescrizioni e disposizioni che regolavano la vita dei cittadini di Ivrea nel Medioevo. Nella Biblioteca Diocesana di Ivrea ci sono altri straordinari tesori tra i quali brillano:

Alcuni importanti codici di musica fra cui:

Ivrea, già nell'alto Medioevo, è un importante centro culturale grazie a Lotario, nipote di Carlo Magno, che fonda , nell'825, uno studium, cioè una scuola universitaria, affidandola al Vescovo. A rendere ancor più prestigiosa la scuola, Warmondo vescovo di Ivrea, istituisce, intorno all'anno 1000, uno scriptorium , in cui operano copisti, disegnatori e alluminatori (gli addetti della colorazione delle grandi lettere e delle figure) che realizzano manoscritti di alto valore artistico e culturale. Molte opere sono andate perdute ma ciò che rimane è un vero e proprio tesoro formato da numerose pergamene e 129 codici miniati.

E' uno dei tanti tesori nascosti che l'Italia possiede e che meriterebbe di essere più ampiamente valorizzato.