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L'óttonòbbole. Quando ero piccolo a Filottrano l'automobile si chiamava óttonòbbole -col passare degli anni il termine si è italianizzato ed è divenuto atomobbile- e ce n'erano pochissime. Di privati soltanto due: una di "Checco de Lucidio" (Francesco Campodonico), l'altra di "Guido de Moscoló" (Guido Gasparetti), mio zio. Ah! Una volta ho visto anche un'auto da corsa guidata da Manlio Pieroni, ma non so se fosse sua. Vederle per la strada era un avvenimento... e una mangiata di polvere. Le strade allora non erano asfaltate. C'erano anche alcune "machine de piazza". Erano di Marino de Giumì (Marino Pavoni), Marchesi, Moretto (Giovanni Moretti), Sidoro de Moscoló (Isidoro Gasparetti), altro mio zio, Mario e Peppe de Cremè (Manlio e Lorenzo Sconocchini), Corrado de Giumì (Corrado Pavoni), Peppe de Grillu (Giuseppe Roccetti). Quando proprio non se ne poteva fare a meno "se staccàa 'na vittura".
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