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'E palline. 'E palline, biglie di terracotta colorate, si compravano "su da Marì de Lillì", "lì da Marchionne" o "lì da Lalla", a "un sòrdo due" e durante le vacanze trascorrevamo molto tempo a giocarci. I giochi più praticati erano "a capò" e "a buganella". A buganella si giocava in strada: il gioco consisteva nel colpire una pallina avversaria e mandarla in una piccola buca. Chi ci riusciva vinceva la pallina. Per il capò invece ci voleva un pavimento liscio e lungo e ci si poteva giocare "gió Piazza dell'Erbe" dove, sotto la grande tettoia del mercato c'era un bel pavimento di cemento. Si mettevano in fila 10, 20, 30 palline divise in quantità uguali fra i giocatori e chi vinceva la conta per tirare per primo sceglieva il "capò": la prima pallina a destra o a sinistra della fila. Per l'indicazione del capò i riferimenti erano il forno di Fiorani, a sinistra, e la casa di "Marietta", a destra. Dalla distanza stabilita, un passo ogni pallina, il primo lanciatore diceva: "Capò a Marietta!" Oppure "Capò a forno!" E tirava. Se colpiva una pallina e la spostava di almeno "quattro diti", vinceva tutte le palline alla destra o alla sinistra del capò.
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