Uscire fuori,
ormai è buio e mi sono svegliato.
(Riposa la città all'intorno; si fa quieta la via
illuminata)
Ormai è sempre così, al crepuscolo avviene
il risveglio, al variare delle gradazioni di colore acquisto
coscienza, dal rosa confetto che poi si trasforma in rosso
fiammato fino al viola luttuoso che segna l'ultimo passaggio
verso la tenebra notturna. Si ampliano le percezioni, odori
antichi m'intasano le narici: gli orinali messi sotto ai
letti, la naftalina dei corredi mai usati, il puzzo delle
anime in cancrena , in fila ai semafori nel ritorno a casa;
fra le quali la mia.
[Guarda! è l'ombra della nostra terra, la luna/Viene
anch'essa in segreto; la notte, la sognatrice viene,/Piena
di stelle e poco si cura di noi, /Sorge splendente laggiù
la stupefatta, l'estranea/Tra gli uomini sopra le cime dei
monti magnifica e triste.]
I nervi vibrano come un diapason producendo un suono continuo,
quattrocentoquaranta hertz, che da parte a parte mi taglia
il cervello con la precisione di un ebanista . Segnali chimici.
Devo uscire fuori, la grotta, la casa, è troppo piccola,
le percezioni del mio sonar tornano confuse, i muri, i muri.
[Si addice anzi consacrare a lei ghirlande e canto,/Perché
essa è agli erranti e ai morti sacra,/Ma in liberissimo
spirito, eterna, sussiste in sé.]
Le chiavi, la porta, le chiavi, sono fuori a cercare prede,
i topi miserevoli e astuti della notte, il respiro è
irregolare, gli occhi cercano frenetici, ma il volo è
lento, controllato. Le case crollate del centro storico,
le vie strette e irregolari sono le vene vuote di un gigante
ormai morto, io il virus farneticante ed eretico che l'
ha ucciso.
[Deve però anche concederci, perché nell'attimo
esitante,/Nella tenebra a noi, qualcosa durevole resti,/L'oblio
e le sacra bellezza, concederci la parola,/Fluente, e quella
che,come gli amanti, sia,/Insonne e più colmo calice
e vita più audace,/E anche sacra memoria per restar
svegli la notte.]
La preda ha il passo lento e ondulato della sua specie,
la schiena che grida al peccato, la bocca che ha visto più
cazzi che parole e gli occhi di ha già svenduto l'anima.
Le volo intorno più volte, la studio , le faccio
sentire la mia presenza. La sua immagine si raddoppia sull'asfalto
bagnato, diventa essere doppio e deviante, il bianco e il
nero, e la negazione del mio essere passa da lei/lui, dal
suo seno e dal suo membro.
[E anche nascondiamo invano il cuore nel petto,invano/Freniamo
l'animo ancora noi, maestri e allievi,/Perché chi
vorrebbe impedirlo e chi impedirci la gioia?]
lettereallaluna
opera citata Pane e vino (prima stesura)
Friedrich Hölderlin