Realizzato e curato da Antonino Scarpaci

Uscire fuori, ormai è buio e mi sono svegliato.
(Riposa la città all'intorno; si fa quieta la via illuminata)


Ormai è sempre così, al crepuscolo avviene il risveglio, al variare delle gradazioni di colore acquisto coscienza, dal rosa confetto che poi si trasforma in rosso fiammato fino al viola luttuoso che segna l'ultimo passaggio verso la tenebra notturna. Si ampliano le percezioni, odori antichi m'intasano le narici: gli orinali messi sotto ai letti, la naftalina dei corredi mai usati, il puzzo delle anime in cancrena , in fila ai semafori nel ritorno a casa; fra le quali la mia.


[Guarda! è l'ombra della nostra terra, la luna/Viene anch'essa in segreto; la notte, la sognatrice viene,/Piena di stelle e poco si cura di noi, /Sorge splendente laggiù la stupefatta, l'estranea/Tra gli uomini sopra le cime dei monti magnifica e triste.]


I nervi vibrano come un diapason producendo un suono continuo, quattrocentoquaranta hertz, che da parte a parte mi taglia il cervello con la precisione di un ebanista . Segnali chimici. Devo uscire fuori, la grotta, la casa, è troppo piccola, le percezioni del mio sonar tornano confuse, i muri, i muri.


[Si addice anzi consacrare a lei ghirlande e canto,/Perché essa è agli erranti e ai morti sacra,/Ma in liberissimo spirito, eterna, sussiste in sé.]


Le chiavi, la porta, le chiavi, sono fuori a cercare prede, i topi miserevoli e astuti della notte, il respiro è irregolare, gli occhi cercano frenetici, ma il volo è lento, controllato. Le case crollate del centro storico, le vie strette e irregolari sono le vene vuote di un gigante ormai morto, io il virus farneticante ed eretico che l' ha ucciso.


[Deve però anche concederci, perché nell'attimo esitante,/Nella tenebra a noi, qualcosa durevole resti,/L'oblio e le sacra bellezza, concederci la parola,/Fluente, e quella che,come gli amanti, sia,/Insonne e più colmo calice e vita più audace,/E anche sacra memoria per restar svegli la notte.]


La preda ha il passo lento e ondulato della sua specie, la schiena che grida al peccato, la bocca che ha visto più cazzi che parole e gli occhi di ha già svenduto l'anima. Le volo intorno più volte, la studio , le faccio sentire la mia presenza. La sua immagine si raddoppia sull'asfalto bagnato, diventa essere doppio e deviante, il bianco e il nero, e la negazione del mio essere passa da lei/lui, dal suo seno e dal suo membro.


[E anche nascondiamo invano il cuore nel petto,invano/Freniamo l'animo ancora noi, maestri e allievi,/Perché chi vorrebbe impedirlo e chi impedirci la gioia?]

lettereallaluna

opera citata Pane e vino (prima stesura) Friedrich Hölderlin