|
Scudetto 2006_1 |
Scudetto 2006 |
Il Real, storie di donne normali Storie di donne normali, normalissime, con una passione in comune: il calcio a cinque, o futsal, per usare il linguaggio globalizzato. Sono le storie di cinque delle componenti del Real Statte bicampione d’Italia. Storie che abbiamo scelto per capire meglio come nasce la "Famiglia Real", il fenomeno tutto stattese, tutto tarantino, tutto meridionale dello sport italiano. Se capiti a Statte per andare a fare una partita di calcetto allo
Sporting Club, il punto più lontano della verdissima zona residenziale
di Montetermiti, non puoi fare a meno di incontrare
Patrizia Convertino.
Perché lei è lì, la prima ad arrivare alle 15,30 e l’ultima ad
andare via. È stato proprio il presidente-allenatore a sceglierla per
affidarle i compiti di gestione operativa della struttura, dalla
custodia alla segreteria, dalla pulizia alla gestione del bar. Un modo
per vincere le "resistenze" dei genitori, che considerano il calcio
sport da maschi. «Mi volevano a casa; con il calcetto mi sento
realizzata ed ora anche mamma e papà lo hanno capito», dice con soddisfazione
La 30enne di Montemesola. Convertino, nel frattempo divenuta vice
capitana, ha saputo ripagare divenendo un punto di forza del Real. Per Convertino le vittorie del Real «sono il frutto del sacrificio
di tutte le settimane, degli allenamenti sotto la pioggia e il vento.
E rappresentano la massima gratificazione.
L’altra "anima" del Real è
Mina D’Ippolito, la
giocatrice-copertina, la capitana 33enne dal sorriso grande e dalla
grinta enorme. Anche lei ricorda con affetto lo scudetto del 2005: Mina, che ha in squadra una delle sue sorelle,
Monica, "allarga" la famiglia:
Patrizia D’Andria
è l’altra giocatrice del "gruppo storico" su cui
Marzella punta ad occhi chiusi. Ha solo 24 anni ma gioca al calcetto
da ben 11: praticamente è cresciuta a pane e pallone. Tutti dicono che
è la pigra della compagnia: si sveglia solo in finale, lo scorso anno
segnò tre gol (su quattro) alla Polaris Palermo, quest’anno i soli due
gol della finale contro il Montevelino sono stati i suoi: Patrizia ha una storia personale particolare: decima di 13 figli (7
femmine e 6 maschi), vive ancora con la mamma ed altri 7 fratelli in
un appartamento alle Case Bianche di Paolo VI.
Non fa parte del gruppo storico, ma Roberta Buonfrate è una giocatrice che nel gioco di Marzella ha trovato il suo spazio preciso. Ventinove anni, gioca a calcio a cinque da una vita, e non potrebbe essere altrimenti, visto in famiglia il calcio è di casa: suo padre è Umberto Buonfrate, storico allenatore delle giovanili del Taranto (allora ancora A.S. Taranto), due fratelli hanno giocato proprio nelle giovanili. «Ho iniziato alla Polisportiva Ippodromo Publimedia di Donato Carelli, poi sono passata ai Delfini Taranto, quindi al Real Statte, dove ho conosciuto i campionati della Figc». La sua carriera sembrava terminata un anno e mezzo fa, a causa di un infortunio: «Il ginocchio mi dava noie, giocare sui terreni duri del calcetto è pesante. Avevo deciso di mollare anche perché facevo fatica a conciliare lo sport con il lavoro appena intrapreso (è impiegata presso un’azienda di servizi, ndr). La voglia mi è tornata vedendo giocare le mie compagne di squadra: ho capito che non potevo fare a meno del calcetto. Anche mio padre ha avuto un ruolo importante. Quindi, ho saputo organizzare meglio le mie giornate, lo sport è diventato una valvola di sfogo contro gli stress quotidiani del lavoro». Del resto, in questo campo non c’è altro stimolo, se non la passione: «Ora che sono tornata, non mi sono posta un limite: giocherò fin quando mi divertirò. Se poi continuiamo a vincere, gli stimoli aumentano...». Una delle ultime arrivate è Susy Nicoletti, 22 anni, da Parabita. Per lei, effettuare due volte la settimana, spesso tre, gli allenamenti a Statte è davvero un sacrificio. Ed è sinonimo di grande passione. «Ho fatto calcio, poi calcetto al Planet Sport Corsano e al Gallipoli - racconta - ed è lì che Marzella mi adocchiò quattro anni fa. Accettai sapendo che mi sarei dovuta accontentare soltanto del rimborso spese per la benzina. I 280 chilometri al giorno che faccio sono un sacrificio ripagato ampiamente dal fatto di giocare in una delle squadre più forti d’Italia, anzi la più forte. I soldi? Non ci do peso, mi basta lavorare al bar di mio padre a Parabita». Eppure c’è chi si muoverebbe soltanto dietro compenso, in tanti sport, ad iniziare dal calcio, anche a livelli bassi. «Personalmente penso che girino troppi soldi in certe categorie dilettantistiche -dice convinta -. Anzi, dico che sono proprio soldi buttati. E magari ci sono discipline sportive che meriterebbero più attenzione. In questo momento, il calcio meriterebbe un grande ridimensionamento, ma siamo in Italia...». A Parabita, città di 10.000 abitanti, con due scudetti vinti potrebbe essere un esempio, eppure... «Non tengo molto alla notorietà. Mi basta avere la foto al bar di mio padre e sapere che i frequentatori sappiano che quella con lo scudetto in petto sono io». Con lei, da quest’anno, viaggia Margarito, il portiere che ha risolto l’eterno "neo" del Real. E’ del tacco d’Italia, Patù, frazione di S. Maria di Leuca, un altro esempio di scrificio e passione. «Ha solo 16 anni ma è una promessa - dice Nicoletti - ed anche lei affronta i sacrifici con entusiasmo. Dalla sua parte c’è anche la giovane età». Questo è il Real Statte. Una favola fuori tempo per lo sport moderno. Il Real Statte vincitore del 2° scudetto è una vera e propria "squadra-famiglia" Statte, ex quartiere di Taranto, è ormai una città di oltre15.000
abitanti con una sua storia, le sue tradizioni. Ma lo sport continua
ad avere poca considerazione. Lo dimostra il fatto che l’unico
impianto pubblico è lo stadio comunale e che la palestra dell’istituto
"Amaldi" per ora non sarà interessata ai necessari lavori di ristrutturazione, per mancanza
di fondi da parte della Provincia. Squadra che, anche quest’anno, si è distinta per il fair play: L’ORGANIGRAMMMA SOCIETARIO Presidente: Tony Marzella IL ROSTER : Anello Maria 1978 difensore
Gianni Martucci (Corriere del Giorno) |
Scudetto 2006
|
In
Archivio |
Il successo nelle imprese è assicurato dalla padronanza di sé con
cui si compiono. |
|||
Pagina |
|||
Leonardo Del Giudice
Web Designer. |