Per anni pacifisti italiani e di altri paesi hanno fatto spola con il Kosovo, dove hanno potuto o avrebbero potuto rendersi conto sul terreno della situazione e dei rapporti tra le due popolazioni che vi abitano.
Avrebbero dovuto rendersi conto che la situazione attuale non e' solo frutto della "politica di Milosevic", bensi' e' anche il risultato di decenni di violenze e prevaricazioni che, tra l'altro, hanno prodotto una consistente "pulizia etnica" nei confronti della componente serba (occupazione fascista e movimento "balista", Seconda guerra mondiale, non-ritorno dei profughi serbi e montenegrini, contrapposizione Tito-Hoxha, secessionismo degli anni 80...)
Durante le recenti missioni e' stata creata persino una fantomatica "ambasciata di pace", il cui compito a detta dei suoi ispiratori sarebbe stato la mediazione tra le parti in conflitto nel nome della non-violenza. Questa "ambasciata" in piu' di una occasione ha provocato problemi seri. Lo stesso L'Abate durante un convegno presso l'universita' Valdese a Roma ebbe a sottolineare come il progetto dovette essere sospeso, su consiglio della stessa parte albanese, per un periodo di tempo piuttosto lungo, perche' rischiava di provocare piu' tensioni tra le parti che "pace", essendo chiara la sua non-neutralita'.
E' evidente che nel nome della nonviolenza sia stata appoggiata moralmente e materialmente una sola delle due parti. Nel nome della nonviolenza gli abitanti albanesi ed i loro leader nazionalisti sono stati incoraggiati a boicottare in toto la vita civile e politica dello Stato in cui vivono, la Repubblica Federale di Jugoslavia.
Nel nome della nonviolenza si sono giustificate prese di posizione ed atti ispirati al separatismo etnico. Nel nome della nonviolenza si e' negata la realta' storica ed attuale, nascondendo persino il problema del terrorismo grande-albanese, creato ed armato dall'Occidente per destabilizzare l'area, incoraggiato ed armato da ambienti legati agli interessi dei banchieri di Wall Street (il senatore Dole ed il suo delfino Dioguardi, nonche' il capo della CIA attuale che e' di origine albanese...) ma anche da elementi dell'integralismo musulmano (yemeniti e turchi, ad esempio).
Viceversa: sul terrorismo gli "ambasciatori di pace" hanno detto che sarebbe stato un frutto dei servizi segreti serbi. Nel nome della nonviolenza si e' infatti avvalorata la tesi razzista della violenza gratuita e micidiale della parte serba, la quale per eccesso di zelo avrebbe seviziato e sterminato solo gli innocenti, privilegiando ovviamente le donne ed i bambini e non disdegnando gli stessi serbi (per incolpare gli albanesi?), dandosi tra l'altro la zappa sui piedi per puro gusto masochistico in momenti delicatissimi con massacri disumani inspiegabili allo scopo di farsi bombardare dalla "societa' civile" internazionale... (...E si scopre poi che tanti massacri e fosse comuni non sono esistite altro che nella fantasia di fotoreporter in cerca di scoop, vedi il caso di Orahovac!)
Nel nome della nonviolenza si e' completamente dimenticato il problema dei 200mila serbi, a loro volta minoranza in Kosovo, e delle plurisecolari istituzioni religiose che sul quel territorio sono presenti. Nel nome della nonviolenza si e' cercato di educare scientificamente la popolazione schipetara a considerare i compaesani slavi come occupatori, ingigantendo fuori da ogni verita' il problema del controllo serbo sulla provincia ed il problema della restituzione della autonomia speciale, annullata nel 1989 con una decisione presa a maggioranza dalla presidenza collegiale della SFR Jugoslavia. Nel nome della nonviolenza si e' passato sotto silenzio il fatto che legalmente esistono tutti i presupposti perche' la comunita' albanese del Kosovo possa esprimersi nella propria lingua in tutte le sedi pubbliche e nelle scuole di ogni ordine e grado, compresa la facolta' di creare strutture universitarie proprie con programmi propri, *private* ed ovviamente *altre* dal sistema universitario jugoslavo. Nel nome della nonviolenza si e' taciuto sul problema della non-reciprocita' lamentata dai serbi rispetto alla legislazione vigente fino al 1989. (Ma come si fanno a correggere in due parole tutte le menzogne dette in questi anni?).
Nel nome della nonviolenza si continua su questa strada, discriminando inspiegabilmente tra nazionalisti "ok" e nazionalisti "bestie", minimizzando l'attivita' del terrorismo grande-albanese (che ha ripreso alla grande proprio in questi giorni) e contestando in tutte le maniere gli accordi raggiunti tra le parti. Nel nome della nonviolenza si contribuisce ad innalzare un enorme polverone che impedisce una soluzione razionale e veramente pacifica del conflitto, creando pretesti per una presenza militare occidentale su quei territori nell'ambito della espansione ad Est della NATO, negando la sovranita' sul proprio territorio agli Stati che non hanno voglia ne' interesse ad essere inglobati nelle strutture del dominio occidentale, incitando a tutti gli effetti alla creazione di una Grande Albania benche' per anni si sia agitato lo spauracchio della Grande Serbia e con una Grande Croazia di stampo nazista gia' esistente e tollerata, anzi voluta dalle istituzioni della invocata "comunita' internazionale".
Nel nome della nonviolenza si e' prima approvata la costituzione della Croazia etnicamente (religiosamente) pura e si boicotta ora con determinazione la convivenza tra le due etnie che abitano il Kosovo. Non e' un caso che al centro di iniziative di questo segno, come quella di cui in allegato, siano settori pseudopacifisti di FONDAMENTALISTI CATTOLICI, legati a quegli ambienti fondamentalisti cattolici croati che vogliono eliminare gli scismatici in quanto tali e che beatificano chi ci ha gia' provato a suo tempo (Alojzije Stepinac).
Nel nome della nonviolenza si e' ignorata e rimossa l'esistenza di un embargo totale contro lo Stato jugoslavo, che ha messo in difficolta' la popolazione jugoslava nella sua totalita', in particolare quella del Kosovo, gia' oggettivamente in condizioni di sottosviluppo rispetto alle altre aree della stessa Serbia. Nessuna mobilitazione e' stata mai fatta da questi settori "pacifisti" per chiedere l'abolizione delle sanzioni contro Belgrado. La Serbia e la nuova Jugoslavia hanno saputo resistere solo grazie all'eccezionale livello di organizzazione ereditato dal tempo della repubblica socialista.
Questi settori non sono ne' pacifisti ne' nonviolenti, bensi
reazionari e spesso razzisti, e stanno strumentalizzando e spingendo
nel baratro quegli stessi che dicono di difendere. Questi settori
sono contigui agli ambienti RADICALI, che hanno ormai perso ogni
credibilita' in termini di nonviolenza e diritti civili, ed a settori
PSEUDOLIBERTARI talvolta collocati sotto il cappello
socialdemocratico-buonista-pidiessino, come certi redattori
della rivista sedicente pacifista GUERRE&PACE i quali:
- hanno dato voce sempre e solo ad una sola parte in causa
- non fanno nessuna analisi della disinformazione strategica
- minimizzano il problema geopolitico ed il vero ruolo NATO
- non parlano mai del libro "NATO in the Balkans", edito dall'IAC
con cui sono pure stati in stretta collaborazione su altro
- gettano melma sul recente accordo Holbrooke-Milosevic
definendolo "UN ACCORDO DI GUERRA" ed avvalorano la tesi
ridicola della natura "antiimperialista" (e magari anche
"nonviolenta", visto che tale si professa il suo leader politico
Demaci) del terrorismo grandealbanese.
TUTTI QUESTI SONO I *FALSI* AMICI DELLE POPOLAZIONI BALCANICHE!
BISOGNA RILANCIARE UN STATO BALCANICO MULTINAZIONALE E SOCIALISTA!
BASTA CON LA DISINFORMAZIONE E L'ODIO RAZZIALE!
BASTA CON LO SQUARTAMENTO DELLA JUGOSLAVIA E DEI BALCANI!!!
PACIFISTI DI GUERRA, VERGOGNA!!!
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1998
> Tonio Dell'Olio wrote:
> > > >>Howard Clark Prendendo spunto dalla risposta inviataci da Tiziano Tissino e da alcuni articoli apparsi negli ultimi giorni su "il manifesto", parliamo di: cattolici, pacifisti, giornalisti del Duemila, scrittori italiani, socialisti croati, popolazioni assediate, Istria e Dalmazia, coordinamenti romani.
>
> > ----------
> > > Da: Pax Christi Italia - segreteria nazionale-
> > > A: ceba76m1@ba.nettuno.it
> > > Oggetto: English: WRI Statement on Kosovo/a
> > > Data: marted́ 29 settembre 1998 14.28
> > >
> > > >Date: Tue, 29 Sep 1998 10:30:43 +0200
> > > >To: pxitalia@diana.it
> > > >From: Paul.Lansu@pci.ngonet.be
> > > >Subject: English: WRI Statement on Kosovo/a
> > > >
> > > >>Date: Tue, 29 Sep 1998 09:53:25 +0200
> > > >>To: paul@pci.ngonet.be
> > > >>From: Howard Clark howardcl@arrakis.es (by way of Greet Vanaerschot)
> > > >>Subject: English: WRI Statement on Kosovo/a
> > > >>
> > > >>as from:
> > > >> War Resisters' International
> > > >> 5 Caledonian Road
> > > >> London N1 9DX
> > > >> England
> > > >> tel: +44 171 278 4040
> > > >> fax: +44 171 278 0444
> > > >> email: warresisters@gn.apc.org War Resisters' International
> > > >>STATEMENT ON WAR IN KOSOVO/A:
> > > >>
> > > >>The War Resisters' International, an international pacifist network with
> > > >>affiliates in over 30 countries, discussed the war and humanitarian crisis
> >
> > > >>in Kosovo/a at its Triennial conference in Porec, Croatia, 20-26 September 1998
> > > >>
> > > >>1. The conference criticised the handling of the situation by
> > > >>intergovernmental bodies and by individual states:
> > > >>
> > > >>a) their failure to provide space for negotiations during the prolonged
> > > >>period when the Albanians of Kosovo/a pursued a disciplined policy of
> > > >>nonviolent action
> > > >>
> > > >>b) their treatment of Milosevic as a guarantor of peace in the region
> > > >>rather than as the person most responsible for the criminal policies
> > > >>carried out in the name of Serbian people
> > > >>
> > > >>c) their insistence that the issue has to be settled in the framework of
> > > >>the Federal Republic of Yugoslavia
> > > >>
> > > >>d) the refusal of those states which turn away refugees from FRY and
> > > >>especially the callousness of those states sending Kosovars back to a war
> > > >>and draft evader into the hands of the Yugoslav army
> > > >>
> > > >>e) the game of bluff played by the Contact Group at a time when what was
> > > >>needed was an explicit and transparent explanation of what actions it was
> > > >>prepared to contemplate in what circumstances - this closed off wider
> > > >>exploration of peaceful options.
> > > >>
> > > >>2. The conference noted the catastrophic consequences of the violent
> > > >>strategy of the Kosova Liberation Army in the face of a ruthless regime.
> > > >>
> > > >>3. The urgent requirement today is to halt the bloodshed, to support the
> > > >>safe and voluntary return of displaced people, to create conditions for
> > > >>reconstruction, and to set in motion a process to achieve a long-term
> > > >>political solution and demilitarisation of the region. [t1]
> > > >>
> > > >>4. A long-term solution requires the recognition of the human and
> > political
> > > >>rights of all the people of Kosovo/a. The Serbian government has claimed
> > > >>the right to retain sovereignty over the territory of Kosovo/a on the
> > basis
> > > >>of the integrity of the territory. But according to international
> > > >>standards any state which wages war against a part of the population
> > should
> > > >>forfeit its legitimacy and therefore its right to rule them or the
> > > >>territory they inhabit, and an ethnic group has the right to secede from a
> > > >>state under which it is systematically persecuted .
> > > >>
> > > >>5. We therefore call upon the UN and EU, and individual states, to apply a
> > > >>political sanction they have so far excluded and which we believe would
> > > >>make a more useful impact than economic sanctions: this sanction is that
> > > >>unless the Yugoslav government immediately ends its attacks on Kosovo/a
> > > >>towns and villages and allows full international monitoring of the
> > > >>situation in Kosovo/a, and unless they begin internationally mediated talks
> > > >>with the representatives of the Kosovo/a Albanians, the UN, the European
> > > >>Union and individual states should promptly
> > > >> i) withdraw recognition of the Serbian claim to territorial integrity in
> > > >>respect of Kosovo/a
> > > >>ii) undertake a process to determine the wishes of all the people of
> > > >>Kosovo/a concerning the future of the territory
> > > >>
> > > >>6. The conference considered a range of proposals for nonviolent action in
> > > >>response to the present situation
> > > >>
> > > >>7. In the immediate term,
> > > >>a) we call on WRI affiliates and peace groups in Europe to consider
> > > >>blockading the embassies or consulates of FRY, beginning on 21 October
> > > >>under the slogan "Stop the war in Kosovo/a"
> > > >>
> > > >>b) we recommend that a further target for protest actions should be
> > > >>sporting events involving teams representing FRY
> > > >>
> > > >>c) we urge better communication among all international NGOs working on the
> > > >>question of Kosovo/a
> > > >>
> > > >>d) we urge support for the anti-war initiatives of anti-militarist and
> > > >>pacifist groups in Serbia and for voices for nonviolence within Kosovo/a,
> > > >>including those among the Serb and other minorities who oppose the
> > policies
> > > >>of Belgrade and wish to live in peace with Albanians
> > > >>
> > > >>e) we call on all states to recognise the right to asylum of refugees from
> > > >>Kosovo/a and for war resisters from FR Yugoslavia
> > > >>
> > > >>8. In the longer term:
> > > >>a) we call on WRI affiliates and peace groups for increased support of the
> > > >>work of the Balkan Peace Team for inter-ethnic dialogue and encouraging
> > > >>civil society initiatives - especially in helping find good volunteers, in
> > > >>spreading the public reports, and in strengthening BPT's financial base
> > > >>
> > > >>b) we ask WRI affiliates to examine other international initiatives for
> > > >>nonviolent intervention and support of local groups when these are based on
> > > >>requests from people in the situation and organised in close liaison with
> > > >>them.
> > > >>
> > > >>
> > > >>
> > > >>Porec, 26 September 1998
> > > >>
> > > >>
> > > >>War Resisters' International
> > > >>5 Caledonian Road
> > > >>London N1
> > > >>England
> > > >>tel: +44 171 278 4040
> > > >>fax: +44 171 278 0444
> > > >>email: warresisters@gn.apc.org
> > > >>C/. Maqueda 113 9b
> > > >>28024 Madrid
> > > >>Spain
> > > >>+34 91 717 8675
> > > >
> > > ******************************************
> > > Pax Christi Italia
> > > segreteria nazionale
> > > via Petronelli 6
> > > 70052 Bisceglie Ba
> > > tel. 080-395.35.07
> > > fax 080-395.34.50
> > > E-mail pxitalia@diana.it
> > > http://www.diana.it/paxchristi/
> > >
---
From: "Tiziano Tissino" <
To: Coordinamento Romano per la Jugoslavia <crj@altern.org>
Date: Mon, 26 Oct 1998 07:22:19 +0100
Subject: (Fwd) Re: Chiamare le cose con il loro nome
Reply-to: Tiziano Tissino <tissino@tin.it>
CC: yugoslav@peacelink.it
Il 19 Oct 98, alle 17:32, Coordinamento Romano per la J scriveva:
Nel nome della nonviolenza si è prima approvata la costituzione della Croazia etnicamente (religiosamente) pura e si boicotta ora con determinazione la convivenza tra le due etnie che abitano il Kosovo. Non è un caso che al centro di iniziative di questo segno, come quella di cui in allegato, siano settori pseudopacifisti di FONDAMENTALISTI CATTOLICI, legati a quegli ambienti fondamentalisti cattolici croati che vogliono eliminare gli scismatici in quanto tali e che beatificano chi ci ha già provato a suo tempo (Alojzije Stepinac).
Cari amici,
permettetemi di dire che questa volta, nella vostra vis polemica, avete passato il segno.
Molto spesso i materiali che mettete in rete sono assai interessanti e svolgete un ruolo importante nel contrastare la disinformazione a senso unico di gran parte dei mass-media.
Ciò non toglie che in altri casi, come quello del paragrafo citato sopra, la vostra analisi sia completamente fuorviante. Concordo con voi nel denunciare che il Vaticano ha avuto ed ha grosse responsabilità per quanto è successo nella ex Jugoslavia, cosi' come so bene che (soprattutto nella fase iniziale della guerra) una parte del volontariato cattolico, nella foga di 'aiutare le vittime della guerra', si è appoggiata alle realtà cattoliche locali senza rendersi conto di ciò che questa scelta di campo comportava.
Ma da qui a dire che War Resisters International è un'associazione di fondamentalisti cattolici in combutta con gli ustascia, ce ne passa!!!!
Siete liberissimi di fare le vostre analisi e di proporre come unica soluzione realistica per il Kossovo la riedizione della Repubblica Socialista Yugoslava, ma dovreste avere l'onestà culturale di ammettere che ci possano essere altri che, in buona fede (e magari sbagliando), stanno cercando altre strade per garantire la convivenza tra serbi ed albanesi senza per questo essere necessariamente ustascia o filo-ustascia.
Se invece vi interessa soltanto far sapere al mondo che siete gli unici con la soluzione pronta in tasca ed insultare tutti quelli che la pensano diversamente da voi, accomodatevi pure. Non venite però poi a lamentarvi se nessuno vi sopporta più e nessuno vuol avere rapporti con voi.
Cordialmente,
Tiziano Tissino
e-mail: tissino@tin.it
snail-mail: via Pola 3 - 33080 Porcia (PN) - Italy
---
* NON CI SOPPORTANO. MA CHE C'ENTRA?
Dire certe cose un minuto prima degli altri significa farsi prendere quantomeno a pesci in faccia. Ricordate la censura da parte di "Isole nella Rete", causata dalla nostra, allora isolata, posizione sul Kosovo?.
Chi viene dopo però se ne giova sicuramente - o almeno speriamo.
Cosi' infatti Tissino ha avuto un'occasione per parlare delle "grosse responsabilità" del Vaticano, e di certe esperienze controproducenti a contatto con gli ambienti cattolici croati.
Allora il problema esiste: Tissino ce lo conferma.
Tuttavia Tissino dice che il problema c'era soprattutto all'inizio del conflitto, e su questo non siamo d'accordo: l'iniziativa del WRI a Porec (Croazia) aveva luogo infatti nei giorni del grande rullare di tamburi per la visita del papa in Croazia, che sappiamo a cosa è servita.
Non solo: in Croazia il papa ha di nuovo (come nel 1995) parlato della necessità dell'"intervento umanitario" della "comunità internazionale"
per difendere gli "aggrediti" dagli "aggressori".
Parole alle quali ognuno può dare il significato che vuole, ma sicuramente il problema del Kosovo e le minacce della NATO qualcosa c'entrano.
Anziché allora sottolineare il nostro essere antipatici ed insopportabili, Tissino, da cattolico e da pacifista convinto, potrebbe aiutarci a capire, finalmente, cosa sta succedendo.
Non capiamo ad esempio cosa ci sia di cristiano a passare tutto il tempo a dire agli albanesi che dei serbi non ci si può fidare, oppure a proporre che a Belgrado sia tolta la sovranità sul Kosovo, come fa il WRI.
Non capiamo cosa ci sia di cristiano a tacere sulle, o addirittura ad appoggiare le manovre della NATO nei paesi dell'Europa centro-orientale, oppure a presentare le questioni in maniera ultrafaziosa e propagandistica. Per tacer di Stepinac...
Il fondamentalismo cattolico e gli ustascia sono problemi sotto gli occhi di tutti, e non sono slegati dal problema del Kosovo. Forse dovremmo fare più attenzione a scegliere con maggiore esattezza gli obbiettivi delle nostre invettive, ma non ci sembra di essere andati lontani dal vero, anzi... A meno che certe cose non ce le siamo sognate!
Tanti cattolici e tanti pacifisti che meritano rispetto sono finiti in perfetta buona fede nelle trappole tese da altri (più avanti parleremo di Sarajevo...), ma proprio per rispetto a costoro le cose vanno finalmente chiamate con il loro nome.
Sul fatto che noi del CRJ siamo dei piantagrane e non ci sopporta più nessuno, è vero e ci dispiace, ma non possiamo farci nulla: i grilli parlanti servono. Vestiamo questi panni per angoscia e per disgusto, dopo anni di guerra e sofferenze che ci hanno coinvolto spesso direttamente e sempre involontariamente, prendendoci alla sprovvista. Forse stiamo ancora cercando di esorcizzare quello che abbiamo visto e sentito negli anni passati, concedeteci però che è
legittimo perdere la pazienza dopo tante menzogne e tanta propaganda di guerra! E sarà pur giunta l'ora di chiarirsi e di finirla con i luoghi comuni sulle questioni jugoslave!
* I PROFUGHI INVISIBILI DELLE MONTAGNE USANO INTERNET
Su "il manifesto" del 27 ottobre 1998 un articolo di Daniele Barbieri racconta dell'attività di alcune donne italiane, impegnate in aiuti umanitari per la popolazione del Kosovo.
Silvia Lena ed Elena del Grosso spiegano: "In Kosovo ci sono 500mila [sic!] rifugiati, la maggior parte dei quali vive in montagna, con l'inverno alle porte...". Questo Silvia ed Elena lo sanno grazie ai contatti che hanno "con loro, per telefono e posta elettronica", quindi indirettamente, visto che la maggiorparte dei profughi, come afferma Milena Zulianello nello stesso articolo, "non possono essere raggiunti da giornalisti e operatori umanitari, è come non esistessero..."
Sono cinque anni che queste donne sono impegnate nel loro lavoro di solidarietà, a Pristina. Milena fa molto spesso in macchina il tragitto tra Pristina e Belgrado. Tanti altri pacifisti italiani hanno fatto spola infinite volte con Pristina per portare la loro solidarietà. Tuttavia "in Kosovo - dice Milena - si vive come sotto assedio". Si riferisce certamente all'assedio a cui è sottoposta la Repubblica Federale di Jugoslavia da anni, ovverosia alle sanzioni ed all'isolamento politico-diplomatico.
O no?
Sullo stesso giornale, lo stesso giorno, un altro articolo afferma che "solo 10mila dei circa 50mila [sic!] sfollati kosovari che si trovavano nei boschi fino a 10 giorni fa non sono ancora tornati a casa, ha indicato una fonte della NATO".
Zero in più, zero in meno...
* ALCUNI ANTIFASCISTI SONO PIÙ UGUALI DEGLI ALTRI
Ancora su "il manifesto" del 27 ottobre 1998 tra le lettere ne appare una indirizzata al Ministro degli Esteri Dini, nella quale si chiede un intervento del governo a favore di Giacomo Scotti, il giornalista collaboratore del "manifesto" oggetto di un violento attacco (verbale) da parte del quotidiano croato "Vijesnik".
Sul "manifesto" di due giorni prima, nell'articolo in cui si parlava proprio di quell'attacco a Scotti, si diceva anche che due esponenti del Partito Socialista Operaio della Croazia erano stati aggrediti - non solo verbalmente, ma proprio fisicamente - nel giro di pochi giorni.
Nessun appello in favore di questo Partito è mai stato pubblicato da nessun organo italiano. Comunque, i lettori del "quotidiano comunista" hanno finalmente scoperto l'esistenza di questi compagni antifascisti croati - solo un anno dopo la fondazione del Partito.
I lettori del "manifesto" devono ora probabilmente aspettare che la redazione di "Hrvatska Ljevica" venga devastata, oppure che ci scappi il morto, per essere messi a conoscenza della esistenza di questa rivista.
* DUE CROATI NON VALGONO UN ITALIANO. QUANTI SERBI...?
Giacomo Scotti è l'autore di interessanti e coraggiosi articoli sul "manifesto" a partire dal 1996, quando fu pubblicato il suo libro "Operazione Tempesta", nel quale per la prima volta si raccontava la storia dei serbi di Croazia.
Con solo cinque anni di ritardo sul necessario, e solo quattro mesi dopo la loro definitiva cacciata da parte delle truppe di Tudjman.
Dov'era il "manifesto" tra il 1990-'91 e il 1995?
Era sempre lì, soltanto che era troppo impegnato a dire (o a farlo dire da terze persone, i vari Matvejevic, Dizdarevic, eccetera) che la Croazia era aggredita dai serbi nell'ambito di un progetto nazi-comunista, anzi "grande-serbo".
E Giacomo Scotti?
Giacomo Scotti in quel periodo scriveva e pubblicava il libro "Goli Otok - italiani nel Gulag di Tito" per le Edizioni Lint, una casa editrice triestina che pubblica di tutto un po': dalle ricette di cucina fino a libelli di nostalgici istriano-dalmati che rivorrebbero indietro le "italianissime" terre perdute.
Ma è questo lo stesso Scotti che solo qualche anno prima celebrava Tito in un suo altro libro ("L'uomo che disse di no a Stalin")?
Gli enigmi si accavallano. Stiamo forse davvero sognando?
* PERSINO I "SERBOCETNICI" DI SARAJEVO SONO DIVENTATI BUONI !!!
"Il manifesto" in queste settimane sta riportando anche gli articoli di un'altro Giacomo (Bocchi) sullo sporco operato degli islamisti di Izetbegovic, che hanno compiuto stragi particolarmente vili a Sarajevo per dare la colpa ai serbi, hanno tenuto in ostaggio la loro gente per dare la colpa ai serbi, ed hanno anche ucciso pacifisti italiani, sempre per dare la colpa ai serbi.
Ma "Il manifesto" non è lo stesso giornale che si è rifiutato per anni di parlare della "Dichiarazione Islamica" di Alija Izetbegovic e che, tramite la voce dei Matvejevic, dei Dizdarevic, dei sindaci di Tuzla e Sarajevo, ha avvalorato la tesi della aggressione serba contro la "Bosnia multietnica di Izetbegovic"? Ve la ricordate la "Bosnia multietnica" e la "Sarajevo assediata" celebrate dal "manifesto", da Sofri, da tutti, fino alla fine del 1995?
E noi che in quel periodo andavamo il giro con fotocopie di articoli tradotti male ed ogni cianfrusaglia possibile, a dire: "guardate che a Sarajevo, nei quartieri periferici, ci sono duecentomila serbi che non vogliono finire minoranza in una Bosnia a maggioranza islamica... guardate che la Jugoslavia tutta era multietnica... guardate che in questa storia ci sono un sacco di bugie... e queste stragi a chi servirebbero?..."
Noi eravamo filoserbi insopportabili e paranoici. No, qualcosa non va: o stavamo sognando allora, oppure stiamo sognando adesso.
* DOPO MORTI DIVENTEREMO TUTTI SANTI (IL CRJ DIVENTERÀ PERSINO SIMPATICO)
Dopo che a decine di migliaia sono scappati da Sarajevo, dalle Krajne, eccetera - tra poco dal Kosovo? - per non diventare minoranze di Stati stranieri ed ostili, improvvisamente i serbi sono diventati buoni !!!
Adesso i cattivi sono "i croati". Il termine "croato" è anzi diventato un insulto tout-court. Sul "manifesto" di domenica 25 ottobre 1998, laddove si parlava delle botte prese dai manifestanti a Trieste mobilitati contro il lager per stranieri, c'era scritto che si era trattato di "un regolamento di conti in stile croato". Perché? I picchiatori erano celerini italiani, i picchiati erano "tute bianche" italiane.
Enigma. Ma è un sogno... Va interpretato psicoanaliticamente?
La parola "croato" è diventata una parolaccia, come la parola "serbo" a suo tempo. Hanno sostituito la parola "slavo", che viene privilegiata dai fascisti (italiani).
Adesso essere "serbi" o "filoserbi" può essere persino "politically correct" in Italia (ma non per tutti, e molto meno fuori dal nostro paese), a causa di poco nobili convergenze geopolitiche.
D'altronde, l'importante era distruggere la Jugoslavia e scagliare i popoli balcanici gli uni contro gli altri. Lo abbiamo fatto: possiamo passare ad altro. Finalmente possiamo criticare Tudjman ed Izetbegovic in libertà! Evviva! Possiamo papparci l'Istria e la Dalmazia! E pure il Montenegro!
L'importante è rimanere rigorosamente anti(jugo)slavi, non fare mai autocritica, riciclarsi perennemente, e soprattutto non avere rapporti con i komunisti.
* "VOGLIAMO RITORNARE AL MARE"
Ci sono donne di Belgrado che vorrebbero poter rivedere il mare vicino Dubrovnik. Conoscono ogni angolo ed ogni sasso di quelle spiaggie dove passavano le loro estati.
Ci sono ragazzi albanesi di Pec che vorrebbero poter riprendere gli studi universitari a Lubiana. Ci sono abitanti di Zagabria che hanno lasciato amici e parenti vicino Nis. Ci sono vecchi pensionati di Maribor che vorrebbero ritornare in Bosnia, dove hanno conosciuto la moglie ormai morta. E vecchi partigiani bosniaci che vorrebbero rivedere i luoghi della Slovenia dove combatterono per liberare tutti i popoli balcanici dai fascisti e dagli occupanti stranieri.
E bambini del Montenegro che avrebbero il diritto di conoscere l'Istria, dove altri bambini parlano la loro stessa identica lingua.
Un bel giorno ci risveglieremo tutti da questo incubo: ci eravamo addormentati sotto un ombrellone. È stato solo un brutto sogno.
Inventarsi un "Coordinamento per la Jugoslavia" non serviva.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
** NO COPYRIGHT ! **
------------------------------------------------------------
Date: Wed, 28 Oct 1998 22:01:40 +0100
To: yugoslav@peacelink.it (Multiple recipients of Ex Yugoslavia)
From: Marco Trotta matro@www.zzz.it
Subject: Le voci diverse (Re: chiamare le cose con il proprio nome)
Cc: crj@altern.org
(...)
Carlo Pona, riportando un testo del Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Venerdi`, 23 ottobre 1998 ore 20:31:01 -0600 (MDT), ha scritto:
> TUTTI QUESTI SONO I *FALSI* AMICI DELLE POPOLAZIONI BALCANICHE!
> BISOGNA RILANCIARE UN STATO BALCANICO MULTINAZIONALE E SOCIALISTA!
> BASTA CON LA DISINFORMAZIONE E L'ODIO RAZZIALE!
> BASTA CON LO SQUARTAMENTO DELLA JUGOSLAVIA E DEI BALCANI!!!
> PACIFISTI DI GUERRA, VERGOGNA!!!
Qualche considerazione sul senso della partecipazione alla mailing list YUGOSLAV di Peacelink di singoli e gruppi che si stanno occupando del problema ex-jugoslavia in questo momento ed in particolare del progetto "I Care".
Che in merito ci siano divergenze d'opinioni e` un fatto risaputo. Che queste vengano esasperate da toni al limite dell'insulto non e` la prima volta che succede. Che questo avvenga in questi termini anche in questa lista ha la sua giustificazione nell'essere "spaccato della societa`", ma *non* potra` essere tollerato. Una visione politica, prima ancora di essere oggetto di giudizi, e` fatta di argomentazioni, interpretazioni e principi di fondo che ne determinano la dialettica nei confronti di altri punti di vista. Se questa lista e` aperta a tutti e` per porre le basi di un confronto dove l'informazione non nasce da prese di posizione scritte in maiuscolo ma dalla capacita` di argomentare, replicare, proporre. Diversamente si useranno gli stessi strumenti interpretativi dei vituperati "mass media" censori e la stessa logica di parte (che potrebbe essere ancora accettabile) e totalizzante (questa molto meno). Una mailing list, come questa gestita da Peacelink, nasce per impostare un dibattito con altri presupposti e solo la volonta` di prevaricazione ed un atteggiamento politico-culturale ideologizzante da "guerra fredda" (lo stesso, ma di segno opposto rispetto a quello imputato ad organismi come la NATO...) potrebbero vanificare quest'importante spazio di approfondimento e chiarimento. Chi non ha voglia di rispettare queste elementari regole di liberta` e di rispetto dei diritti altrui o crede con oggettiva immodestia di essere interprete dell'unica visione delle cose (con logico atteggiamento ostile e prevaricatore verso le altre) o ha solo bisogno di spazi dove esprimere idee non criticabili che per fortuna la telematica rende ancora possibili ma non certo in questa mailing list. Spero che in questo senso si muova chi ha degli appunti da fare a circostanze, opinioni ed analisi fatte nel messaggio al quale replico. Ritengo questo uno dei limiti principali di questo modo di far politica "agita" e "dibattuta" che con la sua logica delle parti ha segnato questo secolo con crimini contro l'umanita` senza precedenti e che, molto probabilmente, lamentera` le stesse divisioni e le stesse incoerenze per altri cinquant'anni. Fin qui il mio personale parere.
Per quanto riguarda Peacelink ed il coordinamento "I Care" che sta usando questa lista, la nostra decisione e` stata quella di appoggiare politicamente il progetto (perche' rispecchia i valori dello statuto dell'associazione), di fornire dello spazio web e di dare la possibilita` di usare la lista per coordinare la struttura (esattamente come si farebbe con tutti e con logica pluralista). I contenuti non potranno piacere, ma questo non giufichera` nessuno dall'usare toni prevaricatori che interferiscano con il pacifico clima di scambio di informazioni.
Marco Trotta.
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Staff Informativo Network Ecopacifista Peacelink - http://www.peacelink.it
PeaceLink, c.p.2009, 74100 Taranto (Italy) - email: info@peacelink.it
Date: Sat, 31 Oct 1998 13:47:07 -0700 (MST)
From: Carlo Pona
To: Multiple recipients of Ex Yugoslavia yugoslav@peacelink.it
Subject: Re: Le voci diverse (Re: chiamare le cose con il proprio nome)
Ho ricevuto questa replica a un testo da me postato su questa mailing
list.
Trovo la risposta particolarmente grave e intollerante. Di fatto e'
una minaccia di togliere l'uso della lista a chi ne vuole fare un campo di
discussione. Trovo la cosa inaccettabile.
Inaccettabile perche' se l'unica obiezione al messaggio (non mio, ma comunque in gran parte condiviso) ma da me postato sono nelle ultime 5 righe, allora e' evidente che non si vuole controbattere su argomentazioni politiche e di "contenuto". Il testo contieme molti spunti di discussione. Particolarmente sull'intervento di certi ambienti cattolici e pseudo-pacifisti. Qualcuno comincia a riconoscere il ruolo avuto dalla chiesa cattolica nello scatenare le guerra in Bosnia con le inopportune e sfacciate prese di posizione a favore dei cattolici croati. Purtroppo non va avanti fino ai nostri giorni quando il Papa e' divantato il pilastro reggente del regime ustasca-nazi-fascista di Tudjuman. Ma qui andiamo fuori tema (forse). Volevo solo ricordare a chi mi ha replicato che la violenza si puo' trovare anche in presunti "innocenti" messaggi lanciati dai cattolici piu' credenti e piu' in buona fede. Ne abbiamo visto parecchi esempi. Quello che segue e' l'inizio di testo del GAVCI, che dovrebbe essere un'associazione pacifista cattolica, e che per altro ho potuto apprezzare per alcune iniziative che ho condiviso:
> SPLIT: 01 Oct 98 02:50:44 @61/1 6335 01/02 ++++++++++
> From: "GAVCI [ Luciano Di Giulio ]"
> Subject: Pacifisti in Kosovo a dicembre
> Pacifisti in Kosovo a dicembre Morti accertati fino a oggi in Kosovo,
> cioe' uccisi dalle truppe serbe di Milosevic: 879, di cui 131 donne, 95
> minori di 18 anni, 187 uomini oltre i 55 anni, 68 cadaveri non
> identificabili, il restante uomini di eta' tra i 19 e i 54 anni. Su
> tutti questi morti, solo 21 erano combattenti dell'UCK (quei kosovari
> che hanno iniziato la lotta armata dopo 10 anni di lotta esclusivamente
> nonviolenta, con relativa risposta armata serba). Il che fa capire che
> le vittime sono quasi tutte civili, non militari. Ai morti vanno
> aggiunte 600 persone scomparse (desaparecidos) e 300-400.000 profughi,
> di cui circa 70.000 ancora fermi all'aperto su trattori e carri giorno e
> notte, tutti civili che non trovano posto sotto nessun tetto. Si tenga
> presente che in Kosovo gia' a ottobre incominciano i grandi freddi e le
> nevicate. Diversi paesi sono stati completamente rasi al suolo. [.....].
> Hanno parlato rappresentanti di Beati i Costruttori di Pace (don Albino
> Bizzotto e Lisa Clark), di Pax Christi (vescovo Diego Bona), della Papa
> Giovanni XXIII (obiettori in congedo o in servizio della Operazione
> Colomba nella ex-Jugoslavia), della Campagna per la soluzione
> nonviolenta in Kosovo, .....
...... e chi vuole continuare a leggerlo puo' andare a leggerselo nell'area messaggi pace di peacelink. Vi sembra un linguaggio da pacifisti? vi sembra la verita'? TUTTI i morti accertati, si potrebbe dire "per definizione" sono stati "uccisi dalle truppe serbe di Milosevic"? C'e' chi onestamente potrebbe dichiarare questo? vi sembra un modo di comunicare? di raccontare la verita'? I morti serbi non esistono, le centinaia di "scomparsi" serbi non esisitono, gli attentati dell'UCK degli anni scorsi (quando ancora nelle prime pagine dei giornali non si parlava affatto di Kosovo), che fine hanno fatto? Non si vuole fare nessuna distinzione tra le lotte armate di gruppi paramilitari legati a fili doppio-triplo con le centrali di traffico di droga e di armi e quelli che realmente cercano una soluzione pacificas e nonviolenta? L'UCK davvero e' costituito da quelle stesse persone che hanno condotto la lotta nonviolenta? Andare a "smuovere" le coscienze dei giornalisti (e dei lettori) con false notizie strappalacrime (o quantomeno incomplete o faziose) non e' forse un crimine? non e' un modo di ricattare chi ascolta?
Un ricatto della peggiore specie perche' cerca di colpire l'immaginazione e smuovere la pieta' di chi ascolta? (come portare in TV le storie dei profughi.... ecc. Ci rendiamo conto o no che ormai i nostri governanti basano le loro decisioni leggendo i giornali? Nel 1992 l'ONU decise l'embargo contro la Serbia dopo una strage che successivamente fu appurato essere un attentato musulmano contro musulmani.... l'embargo sta ancora li' e le minacce ancora contro i serbi-cattivi! Nel 1995 la NATO bombardo' i territori serbo-bosniaci ed aiuto' i croati a cacciare via i serbi dalle Krajine e dalla Bosnia nord-occidentale (quelli della Bosnia sud-occidentale erano gia' stati cacciati prima dall'HVO dell'Herzeg-Bosna, molto, molto vicini agli ambiento cattolico-francescani di Medjugorie, su cui ci sarebbe molto da dire. In questi giorni il Manifesto sta pubblicando interessanti articoli su quello che succedeva a Sarajevo durante l'assedio. Anni fa chi diceva apertamente che i cittadini di Sarajevo erano ostaggi di Izetbegovic, che attraverso di loro e attraverso una specie di "compiacenza" con l'essere assediati, cercava di ottenere benefici personali e aiuti (militari, naturalmente); per quanto tempo i vari omicidi dei volontari e pacifisti italiani sono stati imputati ai cecchini-serbi e ora, forse, non lo sono piu' perche' cominciano ad uscire i nomi dei veri colpevoli?
Il testo del WRI postato qualche giorno dopo da Tonio dell'Olio e' ancora piu' incredibile:
> Da: Pax Christi Italia - segreteria nazionale- pxitalia@Diana.IT
> A: ceba76m1@ba.nettuno.it
> Oggetto: English: WRI Statement on Kosovo/a
> Data: marted 29 settembre 1998 14.28
> 4. A long-term solution requires the recognition of the human and
> political rights of all the people of Kosovo/a. The Serbian government
> has claimed the right to retain sovereignty over the territory of
> Kosovo/a on the basis of the integrity of the territory. But according
> to international standards any state which wages war against a part of
> the population should forfeit its legitimacy and therefore its right to
> rule them or the territory they inhabit, and an ethnic group has the
> right to secede from a state under which it is systematically
> persecuted.
> 5. We therefore call upon the UN and EU, and individual states, to
> apply a political sanction they have so far excluded and which we
> believe would make a more useful impact than economic sanctions: this
> sanction is that unless the Yugoslav government immediately ends its
> attacks on Kosovo/a towns and villages and allows full international
> monitoring of the situation in Kosovo/a, and unless they begin
> internationally mediated talks with the representatives of the Kosovo/a
> Albanians, the UN, the European Union and individual states should
> promptly
> i) withdraw recognition of the Serbian claim to territorial integrity
> in respect of Kosovo/a
> ii) undertake a process to determine the wishes of all the people of
> Kosovo/a concerning the future of the territory
Qui si chiede niente meno che disconoscere la sovranita' della FRY sul Kosovo! E questa e' una posizione "pacifista"!! meno male. Si dice che le sanzioni non bastano, bisogna togliere la sovranita' di un governo riconosciuto sul suo territorio.
La stessa Pax Christi (dall'Olanda) poi invia messaggi in cui e' contro il bombardamento NATO: ma siamo diventati pazzi? Questa e' schizofrenia bella e buona. Come pretendono i nostri "pacifisti" di WRI di togliere la sovranita' a Milosevic? Come possono conciliare la richiesta di maggiori sanzioni con una posizione in favore della pace? Forse che le sanzioni non hanno di fatto peggiorato anche la situazione in Kosovo? E gli "standard internazionali" di cui si accenna? Forse che questi "standards" vengono rispettati in Spagna per i Baschi, in Gran Breatgna per l'Irlanda del Nord, in Messico per il Chiapas, in Turchia per i Kurdi e per Cipro, in Nigeria per gli Ogoni, in Indonesia per Timor Est, in Sudan....... e l'elenco potrebbe occupare chissa' quante pagine. Ma a che mi risulta i governi spagnolo, britannico, turco, nigeriano, messicano non subiscono ne' sanzioni, ne' minacce di alcun tipo, anzi casomai ricevono miliardi di dollari in nuovi armamenti per continuare a massacrare la propria popolazione e rimanere servi dei loro padroni... ed anzi sono loro in prima fila tra quelli che minacciano gli altri, e questo perche' hanno un grande protettore: gli USA con il loro potente braccio armato. E non mi sembra che i pacifisti italiani e non facciano molto su questi temi. In Kurdistan, che poi non e' molto piu' lontano del Kosovo, non ho visto nessuna organizzazione pacifista e tanto meno cattolica e gli interventi umanitari si contano sulla punte delle dita di una mano, eppure c'e' una guerra e ci sono milioni di profughi e migliaia di morti, un intero popolo senza diritti e senza una propria identita'....
E quanta violenza c'e' nei discorsi del Papa: quando lancia invettive e crociate contro le coppie di fatto, contro l'aborto, minaccia scomuniche per i divorziati, lancia appelli alla comunita' internazionale a "intervenire", chiede le "operazioni umanitarie" eccetera. Non c'e' violenza in questo? Forse il Papa non sapeva che riconoscere Croazia e Slovenia voleva dire innescare le guerra civile? visto e considerato che gia' da tempo gli USA e la CIA si stavano preparando a riguardo? Forse il Papa non si rende conto di aver ridato fiato alla peggiore feccia ustascia in Croazia con la beatificazione di Stepinac? Da allora quel regime e' diventato ancora piu' repressivo e ha ripreso fiato. Il suo isolamento internazionale ora puo' contare sull'appoggio del Vaticano, come otto anni fa! Su queste liste "pacifiste" nessuno ha commentato la beatificazione di Stepinac. C'e' forse una sorta di "rimozione" freudiana delle proprie misfatte per andare invece a colpire e punire gli altri?
Infine due parole sul CRJ: forse i toni non saranno graditi agli ambienti di peacelink. Pero' le minacce di censura certamente non aiutano. Trovate argomenti per controbattere. Il CRJ credo che sia un gruppo che si e' sempre battuto per l'unita' dei popoli che hanno vissuto per secoli in quella regione. Si potrebbe dire che l'unico e reale discorso di riappacificazione e riunificazione venga da loro. Per cui seguendo il dibattito sulla mailing list si potrebbe dire che i "pacifisti" e quelli che lottano per la pace siano quelli del CRJ e chi invece lotta per la separazione, per la contrapposizione "buoni-cattivi" siano i "pacifisti". Appunto.... un brutto sogno, un incubo. Non credo che se Pax Christi, sulla sovranita' di Belgrado sul Kosovo, o L'Abate, sui "morti uccisi dalle truppe serbe di Milosevic", ripetessero quelle frasi in Kosovo o a Belgrado farebbero una bel servizio alla causa pacifista: dovrebbero invece preoccuparsi delle reazioni e darsela a gambe molto in fretta. Questi sono atti di violenza. Peggiori che dire:
"PACIFISTI DI GUERRA, VERGOGNA!!!"
Ritorna al clima culturale di fine secolo...
Ritorna dai pacifisti...
Ritorna in Kosmet...
Ritorna in Croazia...