Strage di Castelletto Ticino
Da un rapporto di servizio del tenente della Decima Mas Ungarelli scritto in data 1° novembre 1944, giorno stesso dell'eccidio, redatto quindi in tempi non sospetti dall'ufficiale che non potendo prevedere il futuro non cercava di minimizzare il profilo criminale delle sue azioni (volume I, fogli 29-30-31atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949):
" in attesa di poter portare a termine l'inchiesta che mi avrebbe fatto individuare gli autori del delitto ritenevo opportuno dare un primo esempio di intransigente fermezza e richiedevo al comandante De Giacomo la cessione di un certo numero di ostaggi che volevo far passare per le armi sul luogo stesso del delitto il mattino successivo. Il comandante De Giacomo aderiva senz'altro alla proposta "
L'eccidio di detenuti comuni viene consumato per rappresaglia a seguito dell'uccisione del sottotenente di vascello Leonardi.
Da quanto sopra e dal proclama di sentenza di seguito trascritto si desume una piena consapevolezza di uccidere degli innocenti che non hanno alcuna relazione ne con il fatto che scatena la rappresaglia, ne con il movimento partigiano:
"io capitano Ungarelli della Decima Mas condanno a morte mediante fucilazione alla schiena questi sei banditi volgari delinquenti comuni (e altre qualifiche ingiuriose sentite da vari testimoni) e faccio grazia al minore di essi, che verrà tradotto in Germania".
Il crimine sarà consumato di fronte alla popolazione atterrita e di fronte ai viaggiatori dei treni fatti fermare per obbligare i viaggiatori ad assistere a quello che Ungarelli chiamava "spettacolo punitivo".
Questo fu il postumo elogio dell'azione a firma di Junio Valerio Borghese : "esemplare per severità e giustizia" (volume I, foglio 28 atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949), un elogio che altro non era che l'espressione di una generale direttiva, alla quale l'azione dell'Ungarelli e De Giacomo pienamente aderiva.
Ricordiamo i nomi degli uccisi :
Colombo Ernesto
Lagno Luciano
Gamarra Sergio
Clari Teresio
Barbieri Luigi
L'esecuzione avviene a raffiche di mitra consecutive e isolate in modo che le vittime potessero assistere alla fine di chi li precedeva, uno di questi, il Barbieri, grido al plotone di essere colpito al cuore perché desiderava, come ultima volontà, che il suo cadavere fosse riconoscibile, in risposta Ungarelli lo colpì con la rivoltella al viso.
Eccidio di Crocetta del Montello