|
|
||||||||||||
L'idea di Schimanski non nacque nel cuore della Ruhr, là dove poi avrebbe trovato la sua ambientazione, ma a Monaco, nel quartiere di Schwabing. Tra il 1978 ed il 1979 Hajo Gies e Bernd Schwamm, allora compagni di università ed entrambi iscritti alla scuola di cinema, avevano un tema cui erano particolarmente affezionati: la serie «Tatort». Seduti ad un tavolo del ristorante "Stop-In" nella Türkenstrasse, sognavano di crearsi una chance come fans del genere poliziesco per dare vita ad un personaggio diverso dal solito clichet. I due giovani autori si presentarono quindi alla WDR e quindi ad Hartmut Grund, produttore della Bavaria Film per lanciare la loro idea. Quando Bernd Schwamm fu assunto come drammaturgo proprio dalla Bavaria, le possibilità di far nascere Horst Schimanski divennero davvero concrete. Per girare ogni episodio occorrevano dai 22 ai 24 giorni di riprese di cui cinque a Duisburg ed i restanti, invece, a Monaco e nei dintorni, oltre che all'interno dei Bavaria Studios. Costo di ciascun film: circa un milione e mezzo di marchi. Il 1988 fu l'anno della polemica tra la star e la produzione: durante la conferenza stampa di presentazione del diciottesimo film «Einzelhaft», Götz George criticò pubblicamente la qualità artistica e filmica della serie proponendosi addirittura come un possibile autore delle storie. La replica della WDR non si fece attendere e tacciò di testardaggine e presunzione l'attore che, tre anni dopo, scelse coraggiosamente di mettere la parola fine alla serie. Nel 1987 e nel 1990 Hajo Gies lanciò una nuova idea, destinata a incrociare cinema e televisione: con "Zahn um Zahn" e poi con "Zabou", il regista portò sul grande schermo l'eroe di «Tatort» ottenendo anche in questo caso un inaspettato successo. Del primo dei due film esiste una versione italiana acquistata da Raidue e intitolata "Patto di morte". La seconda storia, invece, racconta di Conny, una figlia naturale del poliziotto che - ormai grande - è conosciuta e rispettata nell'ambiente dei trafficanti di droga come Zabou. Dopo sei anni Horst Schimanski è tornato, nel 1997, con un nuovo ciclo di TV movies, questa volta proposti con il titolo del protagonista e non più all'interno di «Tatort». E per la rinascita dello sbirro di Duisburg, ancora una volta è stato determinante il contributo di Hajo Gies. «All'inizio volevo vendere Schimanski in tutto il mondo. Oggi solo a pochi». Così diceva Hajo Gies in un'intervista rilasciata in occasione del ritorno di Schimanski dopo sette anni di pausa.«Ho diretto molti altri commissari per il ciclo di "Tatort" ma questa figura mi mancava; mi sono trovato più volte a dire: Peccato che Schimanski non sia qui».
|
|||||||||||||
Hajo Gies, il papà di Schimanski. (Foto ARD) | |||||||||||||
|
|||||||||||||
In occasione della fine della serie, nel 1991, fu messo in commercio in Germania un CD che conteneva le più belle canzoni estratte dagli episodi di «Schimanski»: "Goodbye Schimmi". La
compilation, divnuta subito pezzo da collezione conteneva:
|