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Anche gli insegnanti di sostegno non abilitati contro le SSIS
(di Laura Criscione)

Apprendiamo con disappunto che gli "insegnanti di sostegno non abilitati" giorno 24 giugno hanno organizzato un sit-in in Piazza Marina, sede del rettorato dell'Università di Palermo.
Motivo della protesta: il prossimo anno scolastico rischiano di rimanere senza l'assegnazione di una cattedra
Causa: la presenza, nelle graduatorie, degli insegnanti forniti sia di specializzazione per le attività didattiche di sostegno, che di abilitazione disciplinare.

In parole povere, docenti abilitati attraverso vari canali, che hanno frequentato i corsi per il sostegno organizzati dalle Università, secondo i DM n.354 del 10/08/98 e DM 20/02/02.

Il nostro disappunto nasce dall'apprendere che i fatti vengono, ancora una volta distorti e che gli specializzati ssis sono utilizzati come capro espiatorio di una situazione, che per il prossimo anno scolastico, si prospetta disastrosa, per tutti, al di là dell'abilitazione.

Inoltre il nostro rammarico è rivolto agli organi di stampa, in questo caso "La Repubblica" di Palermo, perchè continuano a riportare il suono di una sola campana, quella dei più numerosi e quindi più chiassosi.

L'abilitazione appunto, e la formazione iniziale dei docenti, è il punto sul quale vogliamo riflettere: questi insegnanti, riuniti nel "Coordinamento regionale degli insegnanti di sostegno non abilitati" hanno al loro attivo, una laurea e un corso di specializzazione all'insegnamento ad allievi portatori di handicap acquisito in anni ormai lontani, al costo di circa dieci milioni sborsati ad enti privati.

Gli specializzati contro i quali protestano hanno anch'essi una laurea, un corso di specializzazione biennale e un corso di attività aggiuntive, svolti presso le Università italiane, con esborso di cifre che complessivamente si aggirano intorno a quella versata dagli "specializzati non abilitati".

La differenza quindi consiste nel possesso dell'abilitazione (non ci stiamo a soffermare sulla preparazione professionale nè degli uni nè degli altri, perchè essa non è quantificabile oggettivamente);"gli specializzati non abilitati" poichè come si legge nell'articolo, "hanno insegnato per anni da precari", in questi anni hanno avuto le seguenti possibilità per acquisire l'abilitazione:

  • concorso ordinario bandito nel 1998;
  • 3 corsi abilitanti banditi dal 1999 al 2001;
  • 4 cicli di Scuola di Specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS);
  • DM 26/11/02 iscrizione in soprannumero al 2° anno SSIS per docenti "specializzati ma non abilitati";

Ma a quanto pare, non hanno approfittato di alcuna di queste possibilità per perfezionare la loro professionalità.

Ora, rendendosi conto che invece c'è chi si mette continuamente in discussione e continua ad accrescere le proprie competenze, si spingono verso il Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico regionale, Guido di Stefano, per chiedere, indovinate un po', l'indizione di un altro corso abilitante, affinchè anch'essi "possano rientrare nel giro delle supplenze".

Purtroppo non ci si rende conto che il giro delle supplenze non è determinato tanto dalla presenza nelle graduatorie di nuovi abilitati (potrebbero dei neo laureati senza alcun punteggio di servizio scalfire la posizione di precari storici nella scuola?) ma dalle scelte del Governo, che ha avviato una seria riduzione degli organici, ricompattando le cattedre inferiori al numero canonico delle 18 e determinando così la scomparsa di posti finora sempre a disposizione per le supplenze.

Il problema vero è dunque la razionalizzazione dell'azienda scuola, non la mancanza di un corso abilitante per chi, ad anni dalla laurea si rende conto di aver sperato inutilmente, e senza una base normativa, nell'immissione in ruolo come insegnante di sostegno, pur mancando del titolo di accesso all'insegnamento, cioè l'abilitazione

 

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