Il Kata è forse la parte ove il Karate è racchiuso con tutti i suoi segreti e le sue radici più profonde.
E' l'essenza stessa dal Karate Do. Indipendentemente dallo stile praticato, il Kata costituisce lo scrigno contenente gli innumerevoli tesori che questa arte marziale conserva.
Nato come documento storico che servisse a trasmettere i dettami di una od altra scuola dai maestri ai propri allievi, il Kata ha perso molta della sua originaria connotazione storica e storiografica.
Oggi il Kata viene impiegato come strumento competitivo ed ha subito una sua evoluzione a carattere agonistico che ne ha sicuramente deturpato l'area più profonda che è lo studio e la ricerca attraverso lo stesso del significato gestuale intrinseco di un'Arte Marziale.
Anticamente il Kata era una forma codificata di gesti che raccoglieva sì una storia di scuola, ma che era in grado di camuffare quelli che erano i dettami più importanti di tale scuola in modo da permetterne la trasmissione solamente agli adepti che ne comprendevano le allegorie. Era insomma uno strumento che soltanto pochi avevano il beneficio di conoscere interamente e che dava comunque a tutti la possibilità di farne pratica.
Esistono diverse famiglie di Kata di provenienza varia che hanno segnato lo studio dei vari stili; ogni Kata racchiude in sè le informazioni più importanti che ogni stile ha al suo interno.
I Kata sono esercizi con un loro disegno sequenziale, con tecniche di difesa precostituite e con forme di attacco e contrattacco inserite nella forma che raffigura e simula un combattimento contro uno o più avversari.
Fino all'inizio di questo secolo il Kata era considerato il metodo "ideale" per allenarsi nel Karate.
La pratica dei Kata migliora la velocità, il controllo, la respirazione, il ritmo, la coordinazione, la concentrazione e le prestazioni dei praticanti in quelle che possiamo definire "tecniche di difesa".
I Kata sono l'Essenza del Karate... nel Kata è distillata e concentrata la saggezza, la conoscenza e l'esperienza di centinaia di Maestri di Karate, tradotti in un linguaggio di movimento ritmico, di respirazione e di abile intuito.
In prima analisi un Kata può essere considerato un insieme di tecniche offensive e difensive eseguite secondo un ordine prestabilito. In realtà la vera essenza del Kata non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui vengono eseguiti; in altre parole è necessario scavare più a fondo per riuscire a capire lo spirito del Maestro che creò il Kata stesso.
Ideare e perfezionare un Kata poteva richiedere anche diversi anni e, dal momento in cui furono creati, con il passare del tempo molteplici sono stati i cambiamenti; non tanto per quanto riguarda l’ordine dei movimenti e la loro struttura, che non sono cambiati molto, piuttosto per quanto concerne il “modo di pensare”, o meglio le interpretazioni diverse che si sono attribuite ad ogni singolo movimento con il trascorrere del tempo.
Guardando l’esecuzione di un Kata, nella sua globalità i movimenti devono risultare armoniosi e fluenti e l’esecutore deve essere in grado di “irradiare” energia.
Un tempo tra un movimento e l’altro c’era una pausa, ora invece la movenza continua in maniera sciolta ed elastica. Sebbene ogni movimento sembra perdere così di efficacia, in realtà, quando il corpo ed i movimenti sono contratti, l’energia dispersa fa apparire le tecniche potenti. In realtà è solo colui che esegue queste tecniche a sentirle potenti, si tratta di una sorta di autosoddisfazione. Viceversa un pugno soffice e rilassato, apparentemente privo di vitalità nel quale l’energia è concentrata, è in grado di sfondare ogni cosa.
Nonostante i movimenti eseguiti in un Kata siano continui e fluidi, talvolta vengono eseguiti lentamente, altre volte velocemente. Questo è uno dei tre punti essenziali del Karate:
- Applicazione leggera e pesante della forza
- Espansione e contrazione del corpo
- Movimenti veloci e lenti nelle tecniche
Risulta inutile utilizzare la forza e la velocità indiscriminatamente, è necessario piuttosto dare il senso di ogni tecnica, di ogni movimento del Kata nel suo insieme.
Tutte le arti marziali hanno dei punti di incontro quali il ritmo, il tempo, la distanza, la respirazione ed il flusso di energia (“KI” in giapponese “CHI” in cinese).
Non è possibile dire cosa sia questo flusso di energia; si dice che questa riempia tutto l’universo e che posseduta non solo dagli esseri umani ma da tutti gli oggetti animati e non.
La pratica del Kata non deve mai essere considerata come un qualcosa di scontato; quello che bisogna tenere sempre presente è che si sta entrando un mondo sconosciuto, un mondo di pratica nel quale lo stato attuale di conoscenza risulta insufficiente, è allora necessario continuare a praticare fino a quando il corpo non apprende.
Anche quando non si riesca a comprendere a pieno, non si deve commettere l’errore di pensare che ciascun movimento sia privo di significato. E’ consigliabile eseguire ogni movimento di un Kata, pensandoli ed interpretandoli... questa è pratica.
Nonostante i Kata siano nati in epoche remote, l’utilizzo delle svariate tecniche in essi contenuti si rivela tutt’ora efficacissimo trovando largo impiego in quella che è la difesa personale; oggi l’esecuzione dei Kata viene effettuata tenendo in considerazione alcuni punti dello spirito originario.
I Kata si sviluppano su un tracciato determinato dove l’esatta esecuzione deve far coincidere il punto di arrivo con quello di partenza (EMBUSEN) e iniziano con il saluto, indice di un mutato atteggiamento mentale pronto ad esprimere il massimo della concentrazione e della forza interiore.
L’uso corretto della respirazione e della contrazione addominale devono coadiuvare ogni tecnica, caratterizzando quella risolutiva mediante il KIAI generalmente espresso in due momenti dell’esecuzione del Kata.
1. Yio no Kisin (lo Stato Mentale): Stato di concentrazione in cui il Karateka deve immergersi dal momento in cui inizia il Kata. E' simile a quello che ha un cacciatore quando si trova in una foresta di animali feroci e si aspetta di essere attaccato.
2. Inyo (l'Attivo e il Passivo): Il ricordo permanente, durante l'esecuzione del Kata, dell'attacco e della difesa.
3. Chikara no Kiojaku (la Forza): Ogni momento e ogni posizione del Kata richiede esattamente una specifica forza e uno specifico grado di potenza da impiegare.
4. Waza no Kankyu (la Velocità): Ogni tecnica e ogni posizione del Kata richiedono una specifica velocità.
5. Taino Shin Shoku (la Concentrazione): Ogni posizione e ogni tecnica del Kata richiedono un grado di contrazione ed di espansione del corpo.
6. Kokyu (la Respirazione): La respirazione deve essere controllata e deve essere sempre in perfetta sintonia con ogni movimento del Kata. La respirazione corretta è fondamentale nel Karate.
7. Tyakugan (il Significato): Eseguire ogni tecnica come se si stesse effettivamente combattendo, rendendo realistico il Kata. Ciò è possibile soltanto ricordando il Significato di ogni movimento e visualizzarlo mentalmente.
8. Kiai (Unione del Corpo e della Mente): Attraverso il Kiai il Karateka esprime il suo spirito combattivo; il Kiai è parte del Kata e va eseguito nei punti prestabiliti.
9. Keitai no Hoji (la Posizione): In ogni azione del Kata si deve tenere la corretta posizione. Eseguire delle posizioni sempre uguali e corrette ci permette di tornare esattamente alla linea di partenza (ENBUSEN).
10. Zanshin (la Guardia): Stato mentale di allerta che si deve tenere a Kata terminato.
Regolamento arbitrale
I Kata tradizionali traggono le loro origini dai due antichi stili:
- SHOREI: tipicamente duro, dove prevale una maggiore staticità e potenza fisica (ideale per combattimenti ravvicinati)
- SHORIN: improntato sull’agilità e velocità di spostamento (efficace per i combattimenti a distanza)
Nel corso dei secoli i due stili si sono miscelati in diverse occasioni dando forma a dei Kata la cui origine è di difficile catalogazione.
Di seguito è presentata la tabella che introduce la lista dei Kata che vengono praticati nelle principali scuole, può capitare che uno stesso Kata venga praticato, pur avendo un nome diverso, da diverse scuole che gli apportano modifiche sebbene di lieve entità.
La tabella è strutturata in maniera tale che ad ogni riga corrisponda un Kata e ogni colonna ciascuna delle scuole che lo praticano, indicando per ciascuna di esse il nome che gli viene attribuito.
WADO RYU | SHORIN RYU | SHOTOKAN | SHITO RYU | GOJU RYU |
Pinan 1-5 | Pinan 1-5 | Heian 1-5 | Pinan 1-5 | - |
Naifanchi 1-3 | Naifanchi 1-3 | Tekki 1-3 | Naifanchi 1-3 | - |
Kosokun-dai | Kosokun-dai | Kank-dai | Kosokun-dai | - |
Seshan | Sesan | Hangetsu | Sesan | Sesan |
Chinto | Chinto | Gankaku | Chinto | - |
Wanshu | Wanshu | Empi | Wanshu | - |
Passai-dai | Passai-dai | Bassai-dai | Passai-dai | - |
Jion | Jion | Jion | Jion | - |
Jitte | Jitte | Jitte | Jitte | - |
- | Jiin | Jiin | Jiin | - |
- | Kosokun-sho | Kanku-sho | Kosokun-sho | - |
- | - | - | Shiho-Kosokun | - |
- | Passai-sho | Bassai-sho | Passai-sho | - |
- | Matsumura-Passai | - | Matsumura-Passai | - |
- | Tomari-Passai | - | Tomari-Passai | - |
- | Ishimine-Passai | - | Ishimine-Passai | - |
- | Sochin | Sochin | Sochin | - |
- | Wankan | Wankan | Wankan | - |
- | Gojushiho | Gojushiho-dai | Gojushiho | - |
- | - | Gojushiho-sho | - | - |
Rohai | Rohai 1-3 | Meikyo | Rohai 1-3 | - |
- | - | - | Matsumora-Rohai | - |
Nijushiho | Niseshi | Nijushiho | Niseshi | - |
- | - | - | Nipaipo | - |
- | Unsu | Unsu | Unsu | - |
- | Chintei | Chintei | Chintei | - |
- | - | - | Shinpa | - |
- | Ananko | - | Aoyagi | - |
- | - | - | Juroku | - |
- | - | - | Myojo | - |
- | - | - | Matsukaze | - |
- | - | - | Sanchin | Sanchin |
- | - | - | Tensho | Tensho |
- | - | - | Gekisai 1 | Gekisai 1 |
- | - | - | Gekisai 2 | Gekisai 2 |
- | - | - | Saifa | Saifa |
- | - | - | Seienchin | Seienchin |
- | - | - | Shisochin | Shisochin |
- | - | - | Sanseiru | Sanseiru |
- | - | - | Sesan | Sesan |
- | - | - | Sepai | Sepai |
- | - | - | Kururunfa | Kururunfa |
Iparinpe | - | - | Suparinpei | Suparinpei |
A questa tabella va aggiunta anche la scuola UECHI RYU, tale scuola non può essere paragonata alle altre cinque, avendo avuto evoluzioni e canali di trasmissione differenti.
I Kata della scuola Uechi Ryu sono:
1. Sanchin
2. Sesan
3. Sanseryu
4. Kanshiwa
5. Seryu
6. Kanchin
7. Kanshu
8. Sechin.
Per avere un'idea della scuola di origine dei diversi Kata e il loro utilizzo nei diversi stili puoi dare uno sguardo a questa tabella
Per quanto riguarda la nomenclatura, i termini utilizzati derivano per la maggior parte dalla lingua cinese della regione del Fujian, è difficile incontrare termini tipicamente di Okinawa, oltre a questi possiamo aggiungere termini che derivano dal cinese di Pechino, dal giapponese di Okinawa, Satuma e di Tokyo: questo mescolio di parole e di termini di diverse lingue vengono a confluire in un unico linguaggio internazionale che possiamo definire come il Linguaggio del Karate.
La tavola precedentemente introdotta presenta una cinquantina di Kata differenti; in realtà, pur essendo tanti, non li contempla tutti. Ve ne sono infatti altri che non rientrano in maniera diretta in questa ripartizione questo perché diverse scuole presentano differenti correnti di pensiero e tali diversità vengono proprio sottolineate dalla particolare personalizzazione del Kata nei confronti della "Scuola Madre".
Esistono quindi diverse versioni di uno stesso Kata, dovute anche alle diverse interpretazioni personali dei maestri e anche a diversi canali di trasmissione; tenendo conto di queste varianti il numero dei Kata aumenta in maniera impressionante arrivando a molte centinaia.
Tradizionalmente, nella storia del Karate, vengono segnalati 61 Kata differenti: di alcuni ci è stato tramandato solamente il nome, essendo andata perduta la sequenza delle tecniche.
Ciò che meglio caratterizza una scuola di Karate è l'insieme dei suoi Kata.
Contrariamente ad altre scuole, che continuano a utilizzare le denominazioni usate a Okinawa, Funakoshi ha «giapponesizzato» le denominazioni classiche, che erano un misto di cinese e di dialetto di Okinawa. Cosi, quando lo stesso Kata è praticato nello Shotokan e in un'altra scuola, la sua denominazione è doppia, cosa che causa spesso delle confusioni.
L'insegnamento e la trasmissione del Karate sono avvenuti senza utilizzare la scrittura ed era anche generalmente proibito utilizzare la scrittura per fissare l'insegnamento ricevuto, e questo in tutte le forme di Budo.
E' per questo che i Kata restavano nel campo della pratica fisica con un supporto orale, quando c'era bisogno di scrivere il nome di un Kata, per esempio per presentare un programma di dimostrazione erano scelti ideogrammi corrispondenti alla pronuncia del nome dei Kata. La scelta degli ideogrammi poteva dunque variare da un momento all'altro, a condizione che si pronunciassero nello stesso modo. Funakoshi insegnò nella sua scuola i quindici Kata classici di Okinawa, ma scelse per ogni Kata un'immagine rappresentativa, con ideogrammi che corrispondessero al sistema di pronuncia del nome giapponese; cosi la maggior parte dei Kata dello Shotokan hanno un nome diverso da quello utilizzato nelle altre scuole, dove si praticano Kata della stessa origine.
La denominazione classica di Okinawa non evocava nient'a ltro che un suono, ma con Funakoshi ogni nome del Kata corrisponde a un'immagine simbolica veicolata attraverso l'ideogramma e il suono.
Lo stile Shotokan si differenzia dagli altri stili principali di Karate (Wado Ryu, Shito Ryu, Goju Ryu) per tutta una serie di componenti, tra cui ricordiamo:
- grande ampiezza nel caricamento delle tecniche
- rispetto dell'embusen con termine del Kata nel punto d'inizio
- grande potenza nell'azione e posizioni (dachi) serventi allo sfoggio di tale potenza
- esecuzione in tre fasi (parata/attacco/parata)
- tecniche o combinazioni di tecniche ripetute tre volte nel corso del Kata durante il movimento direzionale diretto
- fasi acrobatiche di estrema difficoltà nel corso del Kata (gangaku, empi, kanku sho, unsu) con salti ed avvitamenti aerei di oltre 360°
- adatto per un combattimento a media (esempio empi) e corta distanza (esempio hangetsu)
Tra i Kata occorre distinguere due gruppi:
- quelli che sono stati insegnati da G. Funakoshi
- quelli che sono stati studiati nel dojo Shotokan, al di fuori del suo insegnamento
Alcuni insegnanti di Shotokan pensano che i quindici Kata di partenza siano largamente sufficienti e rifiutano di includere gli altri nella loro pratica e nel loro insegnamento.
Lo stile Shotokan annovera i seguenti Kata:
Il presente materiale è consultabile presso il sito del Centro Sport e Cultura (www.csc.veniceone.it), sito a cura del Maestro Davide Rizzo.
Heian Shodan
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Serie di cinque Kata ideati da Anko Itosu (Maestro di Gichin Funakoshi) per l'insegnamento nelle scuole medie. Derivati dai vecchi Pinan con forti richiami a Kanku e Bassai, vengono eseguiti quasi sempre con mano chiusa, ciò per evitare possibili gravi conseguenze nella loro esecuzione applicativa (BUNKAI).
Attraverso la corretta esecuzione vengono apprese le prime tecniche di difesa e si iniziano a capire le direzioni e gli spostamenti. Alcune fonti fanno risalire l'origine del Kata al Maestro cinese Koshokun (Kushanku) creatore di Kanku Dai, altri sostengono invece che alcune parti del Kata siano state riprese dal Kata Bassai Dai. Il Maestro Anko Itosu nel 1904 li introdusse nelle scuole secondarie, togliendo quelle tecniche che ne avevano fatto un'arte per uccidere, anche la tecnica si modificherà mettendo di più l'accento sul corretto uso del corpo e pur sempre una particolare attenzione all'autodifesa. Per questo motivo cominciano con una parata, espressione di umiltà. Heian è il nome modificato da Gichin Funakoshi dei Kata Pinan ideati da Anko Itosu. Secondo Funakoshi la conoscenza di questi Kata permette al praticante di sapersi difendere in quasi tutte le occasioni. Inoltre questa serie di Kata comprende quasi tutte le posizioni di base del Karate Shotokan. In origine questi Kata si chiamavano Pinan o Ping-nan e furono creati da Anko Itosu (1830-1915) maestro, insieme ad Anko Azato di Gichin Funakoshi. Si crede che Ping-nan sia la città cinese di provenienza del maestro In Shu Ho e che questi fosse residente in Okinawa in un villaggio di Tomari nella seconda metà dell’800. Si ritiene che In Shu Ho abbia insegnato a Bushi Matsumura (1797-1889) le due forme chiamate ch’ang-an (pace e tranquillità nella lingua cinese) e che lo stesso Matsumura avesse scorporato le due forme insegnatigli in tre forme, poi insegnate al suo allievo Itosu. Itosu divise ancora i tre Kata nelle cinque forme esistenti, aggiungendovi alcune tecniche di Kanku Dai. Lo stesso Hi Shu Ho aiutò Itosu nella stesura dei Kata, dopo la scomparsa di Matsumura. La serie dei cinque pinan vide la luce tra il 1897 ed il 1901. Questi Kata di area Shorin, furono ben presto introdotti nelle scuole okinawesi, ma prima di tale introduzione Itosu sperimentò l’efficacia didattica sui suoi stessi allievi e, accortosi che l’esecuzione a mani aperte fosse molto pericolosa per gli studenti, stabilì che l’esecuzione dei Kata dovesse avvenire con le mani chiuse a pugno. |
Tekki Shodan
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Serie di tre Kata di origini okinawesi.
Il nome significa "Cavaliere (Cavallo) d’Acciaio (di Ferro)" ed esprime la posizione del corpo (Kibadachi), che assume saldamente una postura che ricorda un cavaliere, l’acciaio si riferisce alla forza che ci vuole per eseguire questi Kata. Molto probabilmente si è arrivati ai Kata Tekki perché gli okinawesi si allenavano su piccole piattaforme tra i monti o tra le scogliere e la tipica posizione dei Kata (Kibadachi) rende l'idea di un allenamento fatto con costante riguardo all'equilibrio. Il Nome ricorda la posizione Kibadachi che si utilizza nell'intero Kata, l'immagine dell'acciaio ne rafforza l'abilità richiesta per eseguire questo Kata, dove si apprende l'assimilazione dell'energia che si sviluppa da una pratica incentrata soprattutto sulle anche e sulle gambe. Il nome originale di questi Kata era in okinawese Naihanci (Naifanchi), Kata di area shorei dal significato “lottare al fianco”; il Maestro G. Funakoshi cambiò il nome in Tekki e divenne il suo Kata preferito. |
Bassai Dai
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Kata di area Shorin, noti ad Okinawa come "Passai" o "Patsai", il cui significato originario è "rompere in pezzi". In Giappone, sempre ad opera di Gichin Funakoshi, come per tutti gli altri Kata Shotokan, il cambio del nome significò "tempesta sulla fortezza" o "penetrare in una fortezza" oppure "togliere un sasso dalla base".
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Kanku Dai
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Di chiara origine cinese, il nome originale di questo Kata era quello del delegato militare cinese Ku Shanku che lo introdusse ad Okinawa nel’700.
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Jion |
Kata di ispirazione buddista (ji=tempio buddista).
Il suo nome significa "Suono del Tempio". L'origine può essere riferita al Tempio shaolin cinese di Jion dove si praticavano le Arti Marziali. |
Jiin |
Anche questo è un Kata ispirato al buddismo.
Kata okinawese noto come "Suolo del Tempio", conosciuto in Giappone anche come shokyo. Di non facile esecuzione, insieme agli altri due Kata "JI" consente un'ottima preparazione alla difesa contro attacchi portati con armi medio lunghe. |
Jitte |
Terzo Kata ispirato al buddismo; è un KKta di Tomari Te codificato dal maestro Itotsu attorno al 1870.
E' la contrazione di una espressione Giapponese, Jite o Jutte, e significa che se ben appreso una persona può far fronte a 10 avversari. Altre fonti sostengono che il nome deriva dalla parata Yama Uke che compare nel Kata e che ricorda la sagoma di un Jitte (Sai). Esistono diverse interpretazioni in quanto alcuni stili non considerano la difesa contro il Bo (Bastone). |
Gankaku |
Uno dei Kata più affascinanti e di difficile esecuzione nello Shotokan Ryu.
Gankaku è un Kata Shorin che richiede grande equilibrio e la sua caratteristica principale è la posizione su di una gamba che si assume svariate volte, prima di eseguire yokogeri e uraken. Attualmente chiamato Gankaku nello Shotokan, deriva dallo Shorei dove si chiamava Chinto, il cui significato a Okinawa era "Lottare Contro l’Est" o "Dove Sorge il Sole". Un'altra ipotesi fa risalire il nome del Kata al nome di un marinaio cinese naufragato e soffermatosi a insegnare nelle isole Ryukyu circa 200 anni fa e che può essere letto come "Combattere all'Est" oppure "Combattere in Città", trasformato poi nel giapponese Gankaku (la gru sulla roccia) da Funakoshi. Kata di antica origine e di sconosciuto creatore, insegnato dal Maestro Matsumura e praticato negli stili Shotokan e Shito Ryu. Più tardi fu perfezionato dai Maestro Kiyatake e Itosu e l'ultima versione è quella adottata dal moderno Shotokan. |
Wankan |
Kata shorin di Okinawa, in origine chiamato in diversi modi: Wankuan, Matsukaze, Shofu, Hiko.
Portato in Giappone da Yoshitaka che lo aveva studiato ad Okinawa, anche il promotore di questo Kata è anonimo, ma è certo che il Wankan è rimasto per molto tempo nel repertorio delle forme di Tomari Te. Wankan fu adottato dallo Shotokan e dallo Shito Ryu, ma esiste una gran differenza tra le due versioni. Kata da molti definito incompleto: la forma praticata attualmente nello stile Shotokan risulta ridotta di una parte che non è stata codificata e si va perdendo; in effetti sembra non concludersi mai. |
Meikyo |
Kata Tomari di Okinawa, il nome fu dato dal Maestro Funakoshi; in origine chiamato Rohai, si componeva di tre forme (shodan, Nidan, Sandan).
Ad Okinawa il suo nome significa "Visione di un’Airone Bianco", mentre in Giappone significa "Pulizia dello Specchio" o "Specchio Splendente". "Lucidare lo specchio della propria vita, appannato dall'illusione": è il forte messaggio che questo Kata di area shorin insegna. Praticarlo e capirlo profondamente dà al Karateka una sensazione di acquisita pace interiore. Siamo ai vertici dello Shotokan Ryu Karate Do. |
Gojushiho Dai
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Prima era chiamato Useshi ed era il Kata più avanzato nello Shuri Te del Maestro Anko Itosu, chiamato anche Useishi, "La Fenice di Okinawa".
Sensei Funakoshi lo chiamò Hotaku per la sua somiglianza con un picchio con il becco acuto, che becca la corteccia di un albero. Kata di grande potenza, sia nella forma SHO (che predilige l'attacco in nukite) sia nella forma DAI (ampio uso di neko-ashi-dachi e attacchi ippon con un dito). Si dice che il Kata sia stato importato da Matsumura dalla Cina e lo si evidenzia dalla influenza degli stili della Gru e della Tigre. Le prime notizie del Kata si hanno attorno al 1600 nei testi Bubishi ove si fa riferimento a questi movimenti come a "i 54 passi della tigre nera e il pugno della gru bianca". Si ritiene che il Gojushiho sia il più antico dei Kata esistenti di Okinawa. Il significato originale di Okinawa è "54", che è stato mantenuto in giapponese aggiungendo la parola "passi". Il Kata risalta le tecniche a mano aperta nei diversi movimenti e in particolare a "becco di gru" shizuki. Una caratteristica unica di questa forma è il barcollamento laterale che assomiglia ai movimenti insicuri di un ubriaco, tanto è vero che spesso si fa riferimento a questo Kata come al "Kata dell'ubriaco". Questo movimento barcollante laterale si trova oramai soltanto nella versione di Tomari e indica una tecnica di atterramento ruire. |
Empi |
Fu introdotto un inviato militare cinese, Sappushi Wanshu, che in visita a Okinawa lo insegnò nel villaggio di Tomari attorno al 1683; il Kata fu praticato esclusivamente a Tomari sino al 1871, allorché iniziò a essere praticato anche a Shuri e a Naha.
La trasformazione giapponese in Empi signiflca "Volo di rondine", che sintetizza il tempo di questo Kata che copia dal volo di questo volatile la sua irregolarità. L'influsso del Wushu e del Kung Fu sud orientale-costiero, permeano ancora oggi in maniera indelebile questo Kata, la cui comprensione ed esecuzione richiede una conoscenza profonda del Karate oltre ad una preparazione mentale e fisica di prim'ordine. |
Sochin |
Kata Shorin di Okinawa, classificato come appartenente alla scuola Naha Te che, come Unsu, è stato riconosciuto per i contenuti tecnici utilizzabile anche nello Shuri Te.
Il duplice significato del Kata è tradotto in "Muovere in Battaglia" oppure "Conservare la Pace" che anche se appaiono contraddittorie sono due definizioni dello stesso obiettivo, ovvero muovere verso la battaglia per interromperla e ripristinare la pace. Un altro significato, nella traduzione giapponese, che viene attribuita a questo ideogramma è "pesante-stabile". Il Kata Sochin rappresenta il legame tra il Karate e la divinità buddista Fudo. Infatti la posizione principale del Kata è Fudodachi (Sochindachi) ed è la posizione assunta da Fudo "l'Inamovibile" (statua), divinità protettrice della giustizia posta di guardia al tempio Todai-Ji, dove si riscontra la guardia protettiva basata sull'idea buddista di difendere e lottare per la giustizia o per una causa giusta. Il Kata Sochin è presente negli stili Shotokan e Shito. Nei primi anni lo Shotokan nominava questo Kata con il nome di Hakko,che significa "Grande Vincitore". Nello Shotokan è tipica l'esecuzione in Fudodachi (posizione del non movimento-immobile) mentre la versione Shito inizia in Nekoashidachi. I primi insegnamenti del Sochin ad Okinawa si trovano con il maestro Arakaki. La sua comprensione va ricercata nel profondo di se stessi e dal grado di lealtà che ognuno ha nella propria vita. |
Chinte |
Kata cinese di vecchissima data.
Sicuramente l'idea del Kata nasce in mare, dove i pescatori ed i naviganti avevano spesso a che fare con le scorrerie dei pirati nipponici e coreani. La tecnica inziale dal Kata lascia presagire una difesa ed un attacco in precarie condizioni di equilibrio e con sostegno ad un albero di una barca a vela. Si tratta di un Kata unico che il Maestro Itotsu tramandò codificandolo su tecniche di forme precedenti. Probabilmente lo imparò da Matsumura Bushi. Il significato del nome giapponese può essere letto come "calmare-placare" ma esiste un'altra eccezione dello stesso ideogramma che si tradurrebbe in "insolito-fantasioso" oppure "mano misteriosa-rara". Nonostante il Kata originale sia stato preservato, sembra che la sua applicazione tradizionale sia stata perduta. |
Nijushiho |
Si dice che il Kata fosse originario della Cina e approdato alla scuola del Naha Te che abbia avuto il suo sviluppo nello Shorin Ryu. Pare che il maestro Kamadeunchu Arakaki abbia importato il Kata dalla Cina al termine di un suo viaggio (assieme a Sochin e Unsu) ai primi del '900.
Il termine originale okinawense corrisponde al numero 24, nella trasformazione giapponese significa 24 passi. Nonostante la brevità del Kata, concentra in 24 passi delle implicazioni che solo dei validi e preparati maestri riescono a decifrare. |
Hangetsu |
Si tratta di un antichissimo Kata di origine cinese, unico derivante dagli stili interni dello shaolin-qanfa originale cinese.
Kata okinawese della scuola Shorei, il cui nome originale Seishan significa "tredici mani". In Giappone è chiamato Hangetsu, mezzaluna, in quanto i movimenti frontali del Kata richiedono di iscrivere semicerchi con le mani e con i piedi nella posizione Hangetsudachi, tipica di questo Kata. Si rilevano forme molto diverse di questo stesso Kata, infatti la versione della scuola di Naha Te privilegia lo stile cinese, mentre la versione Shuri Te ha avuto una sua propria evoluzione. Si dice che il Seishan (Hangetsu) sia il più antico Kata dello Shuri Te. Modulazione della respirazione, grande senso del KI, forte concentrazione su se stessi, sono gli ingredienti necessri per la comprensione dal Kata. |
Unsu |
Si tratta di un Kata molto antico proveniente dalla Cina che venne aggregato alla scuola di Naha Te.
In seguito fu codificato anche a Shuri e trasmesso ai giorni nostri. Si dice che lo abbia introdotto a Okinawa il maestro Bushi Sakiyama e sia stato poi tramandato da Arakaki. Il significato del kanji che compone il nome del Kata è "nuvola-mano" quindi possiamo intendere il nome del Kata come "le mani come le nuvole" come si deduce inoltre al movimento che compare due volte nel Kata che serve per allontanare le mani dell'avversario dopo aver parato; il movimento delle mani che si uniscono è simile alle nuvole che si scontrano nella tempesta e che provocano il tuono. Di difficilissima comprensione ed esecuzione. Per affrontare Unsu è necessario la conoscenza di una quindicina di Kata, tra cui Bassai, Jion, Jitte e Gankaku. Ha un ritmo particolare, velocità alterne, qualche rottura di cadenza e tecniche specifiche. Richiede un forte equilibrio psico-fisico. E', a livello agonistico, il Kata più difficile dello stile Shotokan, con azioni che richiedono grandi doti di acrobazia e di equilibrio. |
Taikyoku Shodan
Taikyoku Nidan Taikyoku Sandan |
Serie di tre Kata ideati da Gichin Funakoshi per l'apprendimento nelle scuole primarie delle tecniche di base di parata e attacco, derivati dai Kata Heian.
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Ten No Kata | Il nome di quasto Kata significa Kata dell'Universo.
Venne codificato dallo stesso Maestro Gichin Funakoshi che, selezionando tecniche da più di trenta Kata che formavano la cultura marziale del Karate Do, era voleva creare uno strumento Tecnico/Educativo di facile acquisizione sia da principianti, donne, bambini o vecchi. Il Kata si compone in due parti una OMOTE (Davanti), che va eseguita da solo senza l'aiuto dell'avversario e una parte URA (Dietro) che necessita della presenza di un partner e può essere considerata una prima forma di esecuzione del Kumite. |