Dal 6 al 8 settembre 60 studiosi provenienti da 24
paesi si sono riuniti a Napoli per riflettere sull’uomo e la città,
presentando i risultati della ricerca e confrontando le diverse
esperienze sulla qualità della vita nei centri urbani. Il convegno,
inserito nelle iniziative culturali del Giubileo, si è concluso il 9
settembre a Roma con la consegna a Giovanni Paolo II della Dichiarazione
di Napoli, un documento che riassume in dieci punti i principi ai quali
bisogna ispirarsi per promuovere lo sviluppo umano e sostenibile nella
città del Terzo Millennio.
Ma cosa s’intende per sviluppo umano e sostenibile
e qual è il loro rapporto con la città? Lo sviluppo è quel processo
che consente ad una società di soddisfare i propri bisogni. E’
ritenuto sostenibile quello sviluppo che risponde alle necessità della
generazione presente senza limitare le possibilità di soddisfacimento
dei bisogni delle generazioni future. La città è il cuore dello
sviluppo, il luogo in cui più profonde sono le trasformazioni ma dove
più elevato è il degrado sociale e ambientale, più forti le
differenze e l’emarginazione. In un mondo sempre più urbanizzato, il
futuro dell’uomo è fortemente legato al futuro della città.
Il tema del confronto svolto a Napoli ha posto in
gioco non soltanto l’esame di aspetti tecnici, ma principalmente
questioni di senso e di valori. Parlando dello sviluppo umano si è
posto l’uomo al centro, e lo si è osservato da più punti di vista:
economico, politico, sociale, etico, culturale, religioso. Il futuro
della città dipende dalla nostra capacità di integrare una
molteplicità di punti di vista, componendoli in una visione
complessiva. I problemi che si pongono oggi all’uomo richiedono il
dialogo di tutte le intelligenze, la volontà di ciascuno di inserirsi
in una azione globale, o meglio, universale.
Nelle città crescono i comportamenti egoistici, l’esclusione
sociale, l’illegalità, la violenza. E’ tollerabile tutto questo? Un
uomo che vive ma non con-vive con gli altri, che non accetta le regole
che la società si dà per funzionare meglio e salvaguardare la
comunità, che procede apatico e indifferente nel suo vivere separato
dagli altri, finisce col separarsi anche da se stesso, dimentica e
smarrisce la sua umanità. E si rende infelice. Da qui il riconoscimento
della centralità della dimensione spirituale e religiosa, che sostiene
e sostanzia una visione unitaria, olistica, integrata dell’uomo.
«Combattere la povertà è una questione centrale
della sostenibilità urbana», ha ricordato il cardinale Michele
Giordano intervenuto con un saluto al convegno. «Una città che cresce
economicamente ma che fallisce nella distribuzione dei benefici, rischia
di dissolversi nel conflitto. Per l’integrazione dei poveri non è
sufficiente la concessione di sussidi, è necessario favorirne il
reinserimento nella comunità urbana. Ridurre le differenze, pari
opportunità per tutti, accesso a casa, lavoro, servizi. Apriamo ai
poveri la new economy».
Senza l’intervento pubblico i poveri non potranno
che aumentare. Il mondo del profitto è ancora indifferente alla
povertà. E’ compito delle istituzioni pubbliche garantire l’accesso
a tutti alle diverse reti. Addestrare, trasferire saperi e conoscenza,
formare i giovani ai veri valori sembra essere la questione nodale.
Anche sotto il profilo della sostenibilità
ecologica, le istituzioni devono unire allo sforzo per la
sensibilizzazione l’intervento a tutti i livelli, da quello locale
fino ad un coordinamento su scala planetaria.
Ma il dato saliente di emerso da questo convegno è
la consapevolezza che prima che a un modello di città si deve pensare a
un modello di uomo. Collaborazione, partecipazione, fratellanza, sono
parole più volte udite nei vari interventi, parole espresse con
convinzione da economisti, politici, religiosi, urbanisti, uomini
provenienti da 4 continenti e quindi portatori di cultura ed esperienze
di vita molto diversi.
Il responsabile dell’organizzazione del convegno
prof. Luigi Fusco Girard ha proposto la costituzione di una rete
internazionale di osservatori sulla città e la prosecuzione dello
scambio scientifico e culturale tra le varie Università partecipanti. L’Università
di Napoli sarà il crocevia di questo laboratorio permanente sulla
città. Il futuro delle nostre città dipende anche dalla nostra
personale disponibilità a dialogare e lavorare insieme per il bene
comune.
Enrico Cipriano