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Il linguaggio nelle novelle

La lingua del teatro e delle novelle usata da Pirandello è neutra e convenzionale nel lessico, nell’aspetto istituzionale, cioè convenzione di una società artificiale . Della sintassi mentale ed epica di quella società ha perduto la garanzia psicologica; sicchè , priva di motivazioni implicite e di giustificazioni unitarie, tende a farsi monologo.

Il linguaggio pirandelliano è più pungente e più fisiologicamente controllato nei racconti di ambiente siciliano ; ma quando abbandona quei tempi familiari, Pirandello non si preoccupa troppo di dare al vocabolo una vita propria , che spicca nel periodo, ma si applica , invece , a chiarire le idee e i problemi, ricorrendo anche alla prosa astratta, alla prosa di ragionamento.

Sono le prove più alte del nuovo linguaggio "espressionistico" di Pirandello , adoperato in quasi tutte le opere : agitato, convulso, pieno di argomentazioni affannose, di domande, di esclamazioni.

Attraverso la parola i personaggi pirandelliani cercano di uscire dal doloroso isolamento nel quale sono costretti dall’impossibilità di capire e capirsi. Per questo il dialogo diventa la forma espressiva più importante, ponendo in secondo piano la forma descrittiva e rappresentativa, sia perché alle parole ciascuno dà un suo significato, sia perché nel dialogo ognuno cerca di nascondere le sensazioni che non si ha il coraggio di confessare nemmeno a se stessi.

Attraverso il dialogo i personaggi possono analizzare se stessi e capire gli altri, anche se questo porta a capire situazioni intime che sarebbe stato meglio non capire.

In molte novelle prevale il monologo del personaggio, che espone le sue idee con un linguaggio discorsivo che carpisce l’attenzione dei lettori, senza, però, aprire con essi un vero dialogo.

Per evitare che i personaggi cadano nel vicolo cieco dell’incomunicabilità, Pirandello inventa la figura del personaggio al di fuori dell’azione che introduce la riflessione e crea un contatto tra i personaggi e i lettori, per far diventare tutti partecipi e protagonisti dello stesso dramma, in quanto tutti vivono la stessa situazione di solitudine.

I drammi si compiono parlandone, ma tutto tornerà ad essere sepolto nella coscienza di ognuno e nella condizione di solitudine esistenziale alla quale nessuno può né sa trovare una soluzione.

I personaggi delle ultime novelle sono "uomini soli" che ricominciano a vivere, usando il linguaggio dell’evasione o addirittura senza linguaggio, per cui si può affermare che Pirandello maturo si sia atteggiato a poeta del silenzio. La novella più rappresentativa di questa ultima fase è "Una giornata" dove è facile cogliere il rovesciamento umoristico dei significati.

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