)
Il lager
L'espressione campo di concentramento di Auschwitz Birkenau identifica
genericamente l'insieme di
campi di concentramento e il
campo di
sterminio costruiti durante l'occupazione
nazista della Polonia nei pressi della cittadina polacca di
Oświęcim (in tedesco
Auschwitz), posta a 51 chilometri ad ovest di
Cracovia. Il complesso dei campi di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei
progetti di "soluzione
finale del problema ebraico" - eufemismo con il quale i nazisti indicarono
lo sterminio del popolo ebraico (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche
molte altre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed
efficiente centro di sterminio nazista. Dal 1979, ciò che resta di quel luogo è
patrimonio
dell'umanità dell'UNESCO Facevano parte del complesso tre
lager principali e 39 sottocampi di lavoro. L'area di interesse del campo (Interessengebiet),
con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli
abitanti residenti, arrivò a ricoprire, dal
dicembre
1941, la superficie complessiva
di circa 40 chilometri quadrati. All'interno di questa superficie avevano sede
anche alcune aziende modello, agricole e di allevamento, volute personalmente da
Hitler, nelle quali i deportati venivano sfruttati come schiavi. I lager principali erano:
- Auschwitz I
Conosciuto in seguito come Stammlager («lager principale»), era
l'originario Konzentrationslager («campo di concentramento») reso
operativo dal 14 giugno
1940 e centro amministrativo
dell'intero complesso. Il numero di prigionieri rinchiusi costantemente in
questo campo fluttuò tra le 15.000 e le oltre 20.000 unità. Qui furono
uccise, in una piccola camera a gas ricavata dall'obitorio, o morirono, a
causa delle difficili condizioni di vita, circa 70.000 persone, per lo più
intellettuali polacchi e prigionieri di guerra sovietici.
- Auschwitz II - Birkenau
Birkenau era il Vernichtungslager («campo di sterminio») del
complesso di Auschwitz nel quale persero la vita circa un milione di
persone, per lo più ebrei e zingari condotti alle camere a gas
immediatamente dopo il loro arrivo.
Birkenau era inoltre il più esteso Konzentrationslager dell'intero
sistema concentrazionario nazionalsocialista e arrivò a contare fino a oltre
100.000 prigionieri contemporaneamente presenti. Gli internati, reclusi
separatamente in diversi settori maschili e femminili, erano utilizzati per
il lavoro coatto o vi risiedevano temporaneamente in attesa di trasferimento
verso altri campi. Il campo, situato nell'omonimo villaggio di
Brzezinka,
distava circa tre chilometri dal campo principale e fu operativo dall'8
ottobre 1941.
- Auschwitz III - Monowitz
Fu il principale Arbeitslager («campo di lavoro») che sorgeva nei
pressi del complesso industriale Buna Werke per la produzione di
gomma
sintetica, proprietà dell'azienda
I.G. Farben che però, nonostante l'impegno profuso, non entrò mai in
produzione. Il campo, situato a circa 7 chilometri da Auschwitz I, fu
operativo dal 31 ottobre
1942 e alloggiò fino a
12.000 internati, tra cui
Primo Levi ed Elie
Wiesel
Sviluppo del complesso di Auschwitz
Secondo i piani nazisti sviluppati sin dagli
anni trenta,
la Polonia avrebbe dovuto
essere smembrata, depauperata di tutte le risorse nazionali e la popolazione
"trasferita" in altre aree per poi essere ripopolata da "coloni" di
razza
germanica. I piani tedeschi prevedevano la deportazione e lo sterminio di
circa l'80% dei polacchi.
In questo contesto, già durante l'invasione
tedesca della Polonia, avvenuta il
1º settembre
1939, le truppe tedesche vennero
seguite da speciali
Einsatzkommandos destinati allo sterminio di ebrei e personalità
politiche e culturali polacche. Presto tutte le prigioni polacche furono piene e
si ebbe la necessità di trovare nuove aree di internamento per i numerosi
prigionieri che venivano catturati durante i rastrellamenti. Durante le prime
fasi dell'invasione nazista, venivano eseguite numerose fucilazioni di massa
(svolte dai soldati dell'esercito) dei "Nemici del Popolo Tedesco": Ebrei,
Zingari, oppositori politici. Ci furono numerosi casi di diserzione e suicidi
nelle file dell'esercito tedesco, i cui soldati faticavano ad accettare ordini
che comportavano la fucilazione di vecchi, donne e bambini. La scelta di aprire
appositi campi di sterminio veniva incontro anche all'esigenza di evitare il
lavoro "sporco" ai semplici soldati di leva. I campi di sterminio assolvevano
tre necessità: segretezza delle operazioni, efficienza nello sterminio
(applicato in scala industriale), indipendenza dell'esercito in quanto svolto da
corpi speciali.
Nel dicembre
1939 il comandante della
polizia di sicurezza (Sipo) e dell'SD di
Breslavia,
SS-Oberführer Arpad
Wigand pose allo studio, in collaborazione con l'ufficio dell'alto comando
delle SS e della polizia del Sud-Est (SS-Gruppenführer
Erich von dem
Bach-Zelewski), la possibilità di costruire un nuovo campo di concentramento
nella zona di Oświęcim (Auschwitz).
Il luogo fu scelto per la presenza di una caserma di
artiglieria polacca
caduta nelle mani della
Wehrmacht, situata fuori dalla città, quindi facilmente escludibile dal
mondo esterno, alla confluenza tra i fiumi
Vistola e
Soła. La posizione era inoltre
provvista di favorevoli collegamenti ferroviari con la
Slesia, il
Governatorato
Generale, la
Cecoslovacchia e l'Austria
che avrebbero semplificato la deportazione degli elementi "ostili", "asociali" e
degli ebrei.
Tra i mesi di gennaio e aprile
1940 furono vagliate
diverse ipotesi alternative per l'ubicazione del campo, con
l'intervento dello stesso comandante delle SS
Heinrich
Himmler, desideroso di risolvere quanto prima il problema della
creazione di un nuovo complesso. Nel febbraio sorsero ulteriori
problemi legati alle difficoltà poste dall'esercito tedesco nella
consegna della caserma ad Auschwitz.
L'8 aprile
1940 il generale
Halm stipulò con le SS un contratto per la consegna del complesso.
Il
18-19 aprile
1940,
Rudolf Höß,
già aiutante presso il
campo di concentramento di Sachsenhausen, fu inviato a compiere
un ultimo sopralluogo. Prima di visitare il campo Höß si incontrò
con Wingand a Bratislava e fu messo minuziosamente al corrente del
progetto: creare un campo di quarantena per prigionieri polacchi
destinati alla successiva deportazione in altri campi all'interno
del
Terzo Reich.
Il 27 aprile
1940, in seguito al
rapporto di Höß, Himmler decise di ordinare all'ispettore dei campi
di concentramento, SS-Oberführer
Richard Glücks
la costruzione del nuovo campo di concentramento – che sarebbe
diventato Auschwitz I - ricorrendo alla manodopera di detenuti già
internati in altri campi. Il
29 aprile,
Glücks nominò Höß comandante provvisorio del nuovo campo (ottenne la
nomina definitiva il
4 maggio 1940).
Höß raggiunse il campo il
30 aprile, con
la scorta di cinque uomini delle SS. Per i lavori di sistemazione
dell'area, furono immediatamente impiegati civili polacchi e circa
300 ebrei, forniti dal locale consiglio ebraico (Judenrat).
Il 20 maggio
1940 arrivarono al
campo i primi 30 prigionieri, provenienti dal campo di
concentramento di Sachsenhausen, per maggior parte criminali comuni
selezionati appositamente per la loro crudeltà e ottusa obbedienza a
ogni ordine, destinati a diventare il primo nucleo di
Kapò e "prominenti" del campo, e ad aiutare le SS nel
successivo "lavoro" di controllo della massa dei deportati.
Il 10 giugno
1940, prima ancora
che i primi prigionieri deportati giungessero al campo, furono
ordinati i progetti per un primo forno crematorio prodotto dalla
J.A. Topf
und Söhne di
Erfurt; i progetti furono rapidamente approvati e la costruzione
ultimata entro il
23 settembre
dello stesso anno, data della prima cremazione conosciuta.
Il 14 giugno
1940, seppur ancora
in fase di costruzione e ampliamento, il campo di Auschwitz I
ricevette il primo convoglio di 728 deportati, accolti dal primo
direttore del lager
SS-Hauptsturmführer
Karl Fritzsch con le parole:
« Non
siete venuti in un sanatorio, ma in un campo di concentramento
tedesco. Da qui non c'è altra via d'uscita che il camino del
crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito contro
il filo spinato. Se in un trasporto ci sono degli ebrei, non hanno
diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli
altri tre mesi »
Vita nel lager
Trasporto e arrivo al campo
I convogli di deportati (circa 2.000 - 2.500 prigionieri per treno),
spesso chiamati trasporti, composti da vagoni merci
contenenti dalle 80 alle 120 persone costrette a inimmaginabili
condizioni di vita e igieniche, che spesso viaggiavano per 10-15
giorni per raggiungere la loro ultima meta, erano organizzati da uno
speciale dipartimento dell'RSHA
(ufficio centrale per la sicurezza del Reich): l'Amt
IV B 4 comandato da
Adolf Eichmann.
Eichmann e i suoi collaboratori in qualità di esperti di "problemi
ebraici" gestirono l'intera parte logistica dello sterminio
suddividendo i convogli sui diversi centri di sterminio in base alla
capacità "ricettiva" dei centri stessi: il grande complesso di
Auschwitz ricoprì sempre un ruolo fondamentale nel processo di
"soluzione finale". Le azioni di sterminio (chiamate Aktion),
della durata di 4-6 settimane, si susseguirono per tutta la durata
del conflitto coinvolgendo successivamente diversi gruppi
provenienti dalle nazioni sotto il controllo tedesco.
Dal 14 giugno
1940 (data del primo
arrivo di deportati al campo) al
1942 (data di
attivazione della Judenrampe), i treni sostavano sui binari
nel pressi del lager principale di Auschwitz I - i grandi impianti
di sterminio di Birkenau non erano ancora stati costruiti. Anche in
seguito, soprattutto nel caso di convogli di rastrellati polacchi
(non ebrei) da internare nel lager principale, questa soluzione
continuò a essere utilizzata. Si ebbero anche casi di treni
"scaricati" nella stazione della cittadina di Oświęcim a causa
dell'eccessivo numero di convogli in arrivo.
I treni di deportati, a partire dal
1942 fino al
maggio
1944, arrivarono a
una piccola banchina ferroviaria, universalmente nota come la
rampa degli ebrei o, in tedesco, Judenrampe e situata a
circa 800 metri all'esterno del campo di Auschwitz II-Birkenau, nei
pressi dello scalo merci della stazione di Oświęcim. La maggior
parte dei convogli di deportati italiani ebbero come ultima fermata
proprio la Judenrampe, compreso il treno che trasportava
Primo Levi che
ha vividamente descritto la scena del suo arrivo notturno come «una
vasta banchina illuminata dai riflettori» in
Se questo
è un uomo.
Dopo la guerra, la Judenrampe, luogo di arrivo (e
selezione) di almeno 800.000 deportati da tutta Europa, non
fu inclusa nell'area divenuta museo del campo e scomparve quasi
completamente. Solo nel
2005 è stata in parte recuperata e inserita all'interno dei
percorsi di visita al campo di Auschwitz.
Nel maggio
1944, per
semplificare le operazioni di sterminio dei numerosi convogli
provenienti dall'Ungheria,
la linea ferroviaria fu prolungata all'interno del campo di Birkenau
fino a una nuova banchina a tre binari chiamata Bahnrampe. La
Bahnrampe, resa famosa dalle evocative scene del film
Schindler's list di
Steven
Spielberg, fu utilizzata fino al
novembre
1944 quando, per
ordine del comandante delle SS
Heinrich
Himmler, le operazioni di sterminio furono sospese.
La selezione
Appena arrivati a destinazione i treni venivano
rapidamente scaricati dal loro triste carico umano e avveniva la
selezione, tra gli «abili al lavoro» e coloro da inviare
direttamente alla morte[2].
L'area veniva circondata da uomini delle
SS armati e da altri internati che provvedevano ad accostare
rampe in legno alle porte dei vagoni per semplificare e velocizzare
la discesa dei nuovi arrivati. Gli stessi internati - che avevano
l'assoluto divieto, pena la morte, di parlare con i nuovi arrivati
per evitare il panico negli stessi - provvedevano a scaricare i
treni in arrivo dei bagagli che successivamente venivano portati
presso il settore Kanada di
Birkenau dove si effettuava la cernita e l'imballaggio dei beni
per il successivo invio in
Germania.
Gli uomini venivano separati dalle donne e dai bambini formando due
distinte file. A questo punto personale medico delle
SS decideva chi era «abile al lavoro». Mediamente solo il 25%
dei deportati aveva possibilità di sopravvivere. Il restante 75%
(donne, bambini, anziani, madri con figli) era inviato direttamente
alle camere a gas. Le percentuali abili/gasati fluttuarono per tutto
il corso del conflitto, in base alle esigenze dell'industria bellica
tedesca diretta da
Albert Speer.
Vi furono casi di interi treni di deportati inviati direttamente
alle camere a gas senza nessuna selezione a causa del
sovraffollamento del campo e del preventivato rapido arrivo di nuovi
convogli, soprattutto durante lo sterminio degli ebrei ungheresi nel
1944.
La selezione era operata esclusivamente da personale medico delle
SS, uno o più dottori a turno operavano «servizio alla rampa».
È importante notare come in questa fase le
SS mantenessero un comportamento gentile e accondiscendente al
fine di mascherare le loro intenzioni e velocizzare le operazioni di
scarico e selezione, infondendo falsa fiducia nei prigionieri appena
arrivati, normalmente stanchi e confusi dal lungo viaggio.
Destino dei selezionati per l'eliminazione
Coloro considerati «non utili allo sforzo bellico» venivano inviati
immediatamente in una delle quattro camere a gas mascherate da docce
situate a
Birkenau dove, in gruppi, i prigionieri venivano uccisi con gas
letali (di solito
Zyklon B).
Un'altra camera a gas, la prima costruita, era presente anche ad
Auschwitz e fu operativa dal
15 agosto
1940 al
luglio
1943, quando fu
definitivamente abbandonata in favore delle più "efficienti" camere
presenti a Birkenau.
Gestione dei prigionieri
I prigionieri dichiarati abili al lavoro venivano condotti negli
edifici dei bagni, dove dovevano, anzitutto, consegnare biancheria e
abiti civili, nonché tutti i monili di cui erano in possesso;
venivano privati, inoltre, dei documenti d'identità eventualmente
posseduti. Uomini e donne potevano conservare solo un fazzoletto di
stoffa; agli uomini era concesso conservare la cintura dei
pantaloni.
Successivamente, i prigionieri venivano spinti nel locale in cui
erano consegnati ai barbieri, che li radevano su tutto il corpo.
L'operazione era condotta in maniera sbrigativa, dopo aver inumidito
le zone sottoposte a rasatura con uno straccio intriso di liquido
disinfettante.
Passaggio successivo era la doccia, cui seguiva la distribuzione del
vestiario da campo: una casacca, un paio di pantaloni e un paio di
zoccoli.
Rivestiti dell'abbigliamento da campo, i prigionieri venivano poi
registrati: veniva compilato un modulo con i dati personali (Häftlings-Personalbogen)
e con l'indirizzo dei familiari più prossimi. I detenuti ricevevano,
poi, un numero progressivo che, per tutta la durata della detenzione
all'interno del campo di concentramento, ne avrebbe sostituito il
nome. Il numero era tatuato sul braccio sinistro del prigioniero,
dapprima attraverso uno speciale timbro di metallo, sul quale
venivano fissate cifre interscambiabili, fatte di aghi della
lunghezza di circa 1 centimetro e successivamente attraverso il
ricorso a singoli aghi, utilizzati per eseguire punture
sull'avambraccio.
Dalla pratica del tatuaggio erano esentati i cittadini tedeschi e i
prigionieri "da educare", nonché i detenuti provenienti da
Varsavia durante
l'insurrezione dell'agosto-settembre
1944 e alcuni
ebrei deportati dopo il
1944.
Il numero di matricola, impresso su un pezzo di tela, era anche
cucito sul lato sinistro della casacca, all'altezza del torace, e
sulla cucitura esterna della gamba destra dei pantaloni. Al numero
era associato un contrassegno colorato, che identificava le diverse
categorie di detenuto
Sul triangolo che identificava la categoria, era anche dipinto o
impresso con inchiostro l'iniziale tedesca della nazionalità del
detenuto, a meno che questi non fosse cittadino tedesco o apolide.