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Ober Gabelhorn

4063 m

Cresta nord-est (per la Wellenkuppe)

L'Obergabelhorn è una bella piramide di roccia e ghiaccio che sorge proprio in fronte al Cervino in un ambiente dominato dalla wilderness, nonostante la vicinanza al famoso centro turistico di Zermatt. La via normale per la Wellenkuppe e la cresta nord-est è una salita su terreno misto piuttosto impegnativa e di grandissima soddisfazione su una tra le montagne più belle e meno conosciute delle Alpi. La quotazione della via e le difficoltà tecniche massime non devono ingannare circa l'impegno necessario per superare quella che è una delle più impegnative delle vie normali ad uno dei 4000 delle Alpi. La lunghezza dell'ascensione (i 1700 metri di dislivello da superare per raggiungere la Rothornhutte non sono una passeggiata), la varietà delle situazioni da affrontare, il costante impegno psicologico, l'esposizione del tracciato e la possibilità di incontrare lunghi tratti di terreno ghiacciato, concorrono a fare di questa via un percorso estremamente avvincente ed interessante. L'attarversamento del crepacciato Trift gletscher richiede particolare attenzione, così come i tratti nevosi lungo la cresta nord-est che si affrontano in conserva. Per la salita necessitano fettucce, qualche dado o friends e un paio di viti da ghiaccio se si rischia di incontrarne lungo la via; consigliato il casco.

Difficoltà: AD ( III / 50° )
Dislivello: 1700m + 900m
Tempo: 5h + 5h-7h

Da Zermatt (1616 m), poco oltre la stazione ferroviaria si imbocca il ripido sentiero che risale con alcuni tratti piuttosto ripidi la gola della Triftschlucht sino al Trifthotel (2337 m). Da qui dopo gli alti pascoli di Vieliboden, si oltrepassa il piccolo laghetto del Triftsee (2579 m), con il panorama che si apre sui quattromila circostanti. Raggiunta la morena del Trift gletscher, la si rimonta per un ripido sentiero con numerose svolte sino all'ultimo tratto di pendio che può presentare neve o tracce di sentiero tra massi e sfasciumi morenici; si raggiunge infine la Rothornhutte (3178 m). [5h]

Dal rifugio ci si porta in breve sul Trift gletscher e lo si attraversa tagliando verso sinistra; si lascia sulla propria destra un'evidente serraccata, prestando molta attenzione agli insidiosi crepacci presenti. Dopo essere passati alla base del Trifthorn si raggiunge, oltre la crepaccia terminale, una spalla nevosa (3650 m) alla base della cresta nord-est della Wellenkuppe. Da qui si sale in diagonale a sinistra attraverso la friabile parete soprastante fino a raggiungere una bocchetta su una crestina secondaria (ometto); se ne diparte una cengia rocciosa che porta ad una seconda bocchetta su una cresta più importante, da dove si vede un canalino terroso e molto friabile. Non ci si dirige verso il canale, ma dalla bocchetta si risalgono le rocce rotte (vago canale) immediatamente a destra dello sperone soprastante. Dopo un tratto iniziale abbastanza ripido (II-) le rocce diventano notevolmente più facili fino ad arrivare nei pressi del filo di cresta (ometti); se ne dovrà aggirare un’asperità sulla sinistra. Si giunge così all'ultimo tratto roccioso della cresta, ricco di placche e blocchi (II+, soste attrezzate con cordini) ma con roccia molto solida. Al suo termine si giunge ad una conca nevosa, dalla quale un breve pendio nevoso piuttosto ripido, in genere tracciato, porta alla sommità della Wellenkuppe (3903 m). Da qui si scende dirigendosi ad ovest verso un intaglio della cresta nevosa, larga all'inizio ma che si restringe subito dopo (cornici sulla sinistra), che porta ai piedi del Gran Gendarme (Kluckerturm). Si sale per placche e costole solitamente ghiacciate (III, chiodi e fittoni) fino a raggiungere la corda fissa che permette di superare gli ultimi faticosi metri (in libera passaggio di IV+ sulla sinistra della corda). Dalla vetta del Gran Gendarme (fittone) si scende lungo il filo di cresta (II+) spostandosi, più sotto, a destra per evitare una placca. Dalla base della placca (chiodo) si segue la cresta rocciosa senza particolari difficoltà stando esattamente sul filo. Si giunge all'ultimo ripido risalto che si supera scendendo direttamente lungo il filo (II, chiodo). Al di là del gendarme si continua lungo l'esposta cresta nevosa che presenta grosse cornici sulla sinistra, dapprima abbastanza orizzontale, poi più ripida (prestare molta attenzione ad eventuali tratti ghiacciati). Raggiunta una selletta nevosa, si sale direttamente per un pendio nevoso fin quando diventa possibile raggiungere sulla sinistra la cresta rocciosa (cordini e fettucce di assicurazione). Si segue quindi la cresta, prevalentemente rocciosa (II con tratti di III) ma con alcuni tratti di misto, superando un diedro di solito attrezzato con fettucce o vecchi cordini, mentre una successiva placca liscia va risalita restando piuttosto sulla destra. Si raggiunge così un'anticima, da dove si scende al sottostante intaglio; si aggira poi una breve asperità traversando sulla sinistra e spostandosi poi a destra del filo al successivo intaglio, dal quale una breve salita su rocce abbastanza ripide (II+) porta in vetta. [5h-7h]
In discesa si segue la via di salita con qualche eventuale corda doppia lungo la cresta e per scendere dal gran gendarme.

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