Cervino
4478 m
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Cresta dell' Hornli (cresta nord-est) |
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Non ha certo bisogno di presentazioni quella che semplicemente è una delle montagne più famose del mondo. La cresta dell'Hornli è la via di salita più semplice al Cervino, e di gran lunga la più frequentata. Pur non presentando difficoltà tecniche rilevanti, non deve essere sottovalutata per via della lunghezza e della relativa pericolosità di scariche di roccia o ghiaccio. La roccia non è certo delle migliori, spesso si arrampica su tratti instabili e il grande affollamento del percorso rende le cose piuttosto delicate: l'impreparazione di gran parte dei frequentatori della via e le frequenti disattenzioni nel maneggiare la roccia sono spesso causa di brutte scariche. La grande concentrazione di alpinisti rende quasi sempre la salita lenta e discontinua, in modo particolare nella parte superiore attrezzata a corde fisse, dove spesso capita di dover attendere il proprio turno di passaggio anche per decine di minuti. E' assolutamente consigliabile partire molto presto per evitare quanto più possibile i raggruppamenti più numerosi. Attenzione al fatto che se si pernotta alla Hornli hutte si è poi costretti, dalle inflessibili e assurde regole del rifugio svizzero, ad alzarsi e partire tutti insieme alla stessa ora! Il motivo sta nella necessità di non disperdere troppo il chiasso delle operazioni di preparazione durante la notte e nella volontà di permettere alle numerose guide di muoversi come preferiscono, ma il risultato è sempre l'agghiacciante e pericoloso raggruppamento di tutti i salitori nei punti più angusti e oggettivamente pericolosi della via. Casco obbligatorio, fettucce ed un paio di dadi utili. |
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Difficoltà: |
AD- ( III- / 45° ) |
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Dislivello: |
700m + 1200m |
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Tempo: |
2h + 5h-7h |
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Dalla stazione della funivia dello Schwarzsee (2584 m), raggiungibile anche per un bel sentiero da Zermatt (1616 m) in 2h-3h, si segue l'evidente traccia segnalata che dal laghetto risale per detriti e magri pascoli verso un cornetto roccioso. Salendo lungo l'evidente sentiero, si evitano a sinistra dei salti rocciosi per poi portarsi in cresta. La si segue sino alla base di un pendio di sfasciumi che va risalito con numerosi tornanti per guadagnare la terrazza dove sorge la Hornli hutte (3260 m). Poco sotto al rifugio si trova un ripiano detritico (segnalato) dove è possibile campeggiare. [2h]
Dal rifugio si segue il facile ed evidente sentiero che porta in direzione del Cervino. Giunti in breve ad un primo risalto roccioso lo si supera seguendo le corde fisse che salgono un evidente ripido canalino. Ci si lascia guidare dalle corde fino ad un terrazzino, quindi si prosegue per facili cenge ghiaiose ed evidenti tracce. Rimanendo molto bassi sotto la cresta si percorre un sentierino che conduce fino ad un canale detritico, da risalire per una decina di metri. Traversando poi lungo una cengia a sinistra, si entra in un breve canalino roccioso, da superare. Si segue una nuova cengia orizzontale ma, quasi subito (non proseguire dritti a lungo), si sale sulla parete a destra, prima in arrampicata (II-), poi seguendo delle tracce di sentiero che portano a doppiare uno spigolo verso destra. Si arriva ad un nuovo canalino roccioso; lo si risale dapprima verso destra, poi a sinistra (II-) fino ad uscire su di una cengia orizzontale (spit). Si risale ancora per una ventina di metri la parete giungendo poco sotto il filo di cresta. Si continua poi ad attraversare per roccette e tracce di sentiero fino ad un evidente canale-diedro roccioso che si risale direttamente (II+), senza cercare di aggirarlo a sinistra. Dalla sommità del canalino (fettucce di calata) si prosegue lungo il detritico canale sovrastante per una cinquantina di metri, al termine dei quali si esce per una bocchetta sulla sinistra; seguendo poi un altro canale più breve ma ugualmente ghiaioso e sabbioso, si giunge di nuovo pochi metri al di sotto del filo di cresta. Si traversa orizzontalmente a sinistra per una buona traccia di sentiero fino a raggiungere una torre rocciosa (spit) che si aggira a sinistra; successivamente si prosegue per tracce che risalgono la parete a zig-zag, stando sempre al di sotto del filo di cresta, fino ad un nuovo canalino roccioso, da risalire (II+). Al suo termine occorre traversare a sinistra lungo una cengia, fino a doppiare uno sperone che scende dalla cresta. Da qui non si risale la parete seguente, ma la si attraversa in orizzontale fino alla costola rocciosa che la delimita a sinistra. Questa costola va risalita (II-) fino ad arrivare ad una specie di bocchetta una cinquantina di metri al di sotto del filo di cresta. Si segue quindi una traccia di sentiero sulla sinistra che passa a monte di un ben visibile e vicino gendarme; si continua poi a salire in obliquo per cenge, placche e gradoni (II-) verso la cresta, sino a raggiungere una cengia rocciosa immediatamente sotto il filo di cresta (chiodi di assicurazione) poco prima di un'evidente torre. Dopo avere aggirato la torre sulla sinistra, si segue per venti metri un vago canalino, per proseguire quindi in diagonale a sinistra e successivamente lungo delle cenge, avendo come riferimento i fittoni d'assicurazione. Raggiunta così una zona di placche, la si risale direttamente (II, fittoni) puntando verso la cresta soprastante e verso l'ormai ben visibile rifugio Solvay, fino ad arrivare a dei cavi metallici che portano alla base della placca Moseley. Superata la placca (III-, chiodi e fittoni) si giunge alla Solvay hutte (4003 m). [3h-4h30] Dal rifugio ci si sposta a sinistra e si risale la placca Moseley superiore (III-, chiodi). Sempre seguendo i fittoni e i chiodi, ci si sposta a destra fino a raggiungere il filo della cresta. Si prosegue lungo la cresta per blocchi rocciosi (II) fino a raggiungere la Torre Rossa, che va aggirata a sinistra (corda fissa), per tornare poi nuovamente in cresta. La si segue fino a raggiungere il breve ma ripido pendio di neve e ghiaccio (45°) della Spalla, che si risale (fittoni) per riprendere poco più sopra la cresta rocciosa. Si prosegue dapprima lungo il filo, quindi si aggira un rilievo più ripido sulla sinistra (II-); si arriva così, dopo un breve tratto orizzontale, all'inizo del blocco roccioso sommitale, attrezzato con grosse corde fisse ed un tratto di catena. Si sale lungo il filo o leggermente spostati sul versante nord per ripide placche seguendo le corde. Si raggiunge infine l'ultimo ripido pendio di misto (fittoni, attenzione al ghiaccio) che porta in cima, sull'estremità orientale dell'aerea cresta sommitale; all'estremità opposta (vetta italiana, un metro più bassa) è posta l'artistica e famosa croce di vetta. [2h-2h30] In discesa si può seguire la via di salita, effettuando eventualmente qualche corda doppia dai numerosi fittoni presenti nei punti che lo necessitano, oppure effettuare la splendida traversata scendendo per la cresta del Leone (vedi sotto).
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Cresta del Leone (cresta sud-ovest) |
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La cresta del Leone è la via normale italiana al Cervino, più impegnativa di quella svizzera lungo la cresta dell'Hornli: senza le numerose corde fisse presenti, si dovrebbero affrontare diversi e lunghi tratti di IV grado. La principale difficoltà della salita sta nella fatica necessaria per issarsi lungo le numerose corde fisse presenti, specie a quote molto elevate; oltre ad un buon acclimatamento alla quota, occorre un'ottima preparazione fisica ed anche molta pazienza per attendere il proprio turno di salita in caso di forte affollamento (eventualità abbastanza frequente). Anche la discesa, lunga e faticosa sia per la cresta del Leone che per quella dell'Hornli, richiede attenzione e concentrazione. La roccia lungo la linea di salita nel complesso è piuttosto buona, ripulita dagli innumerevoli passaggi, ma blocchi instabili non sono comunque rari. Inutile ricordare che per una salita di questo genere le condizioni meteo e della montagna devono essere ottimali: l'eventuale innevamento aumenta anche in maniera notevole difficoltà ed impegno richiesto. Oltre al casco, risultano molto utili le fettucce, anche per assicurarsi alle grosse corde fisse. Infine da ricordare che nell'Agosto del 2003 a causa del clima sempre più caldo diverse frane (anche grosse) hanno interessato il Cervino; sulla cresta del Leone è interamente crollato lo storico diedro della "Cheminée", che dava accesso al rifugio Carrel, ed è stato interessato in parte anche il tratto di parete sopra al rifugio, dov'è presente la "corda della sveglia". Il "magnifico cumulo di detriti" di Gaston Rebuffat comincia decisamente a perdere i pezzi...
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Difficoltà: |
D- ( III+ / 45° ) |
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Dislivello: |
1300m + 750m |
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Tempo: |
4h-5h + 4h30-6h |
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Da Cervinia (2006 m) si sale in funivia a Plain Maison (2548 m), da dove si segue il sentiero che, prima per prati e pascoli, quindi attraverso detriti e sfasciumi morenici, porta al rifugio dell'Oriondè, ex Duca degli Abruzzi (2802 m). [1h] Il rifugio è raggiungibile anche direttamente da Cervinia lungo una comoda strada sterrata in 2 ore (con 500 metri di disliello in più). Da qui lungo un buon sentiero si raggiunge in breve la Croce Carrel (2920 m) quindi, oltre un tratto detritico (ometti), si guadagna un nevaio, da risalire lungo il suo bordo sinistro. Il salto roccioso successivo si supera attraverso un canale obliquo, lungo tracce di sentiero e con qualche tratto di facile arrampicata; si prosegue poi per delle tracce attraverso sfasciumi rocciosi e qualche roccetta (segnalazioni), sino a giungere alla base di un altro nevaio. Attraversando sulla destra si raggiunge una costola di rocce rotte lungo la quale ci si porta sotto le verticali rocce sommitali della Testa del Leone. Qui occorre traversare a mezzacosta verso destra per cenge e sfasciumi, con percorso facile ma esposto alle eventuali scariche di sassi dalle pareti soprastanti, fino a raggiungere il colle del Leone (3581 m). [2h-2h30] Ora si sale lungo la cresta restando sul suo versante sud, inizialmente lungo tracce di sentiero tra detriti, quindi lungo placche rocciose (II, fittoni di assicurazione) ed un breve diedro (II+), fino a raggiungere la placca "Seiler"; oltre la placca (II) con l’aiuto di corde fisse ci si porta alla base di una ripida paretina verticale, ancora da superare grazie ad un’ultima corda fissa. Qui si incontrava il diedro della "Cheminée", prima dell'imponente frana del 2003. Oltrepassato il tratto più impegnativo, si prosegue più facilmente lungo la cresta per sfasciumi e lungo qualche facile placchetta, fino a raggiungere il rifugio Jean Antoine Carrel (3835 m). [1h-1h30]
Dal rifugio si oltrepassa il punto dove sorgeva la vecchia capanna Luigi Amedeo per raggiungere in breve la base della Grande Tour, dove si trova la cosidetta "corda della sveglia". Grazie alla corda fissa si superano le placche della torre rocciosa per poi spostarsi, al suo termine, prima verso destra lungo placchette più facili (II), quindi verso sinistra seguendo le corde fisse fino ad un terrazzino. Salendo verso destra si raggiunge uno stretto passaggio tra due roccioni, oltre il quale un camino provvisto di corda fissa porta ad una cengia; da qui traversando verso destra (qualche spit) si raggiunge e si supera un diedrino, quindi si prosegue su placche (II+) sino ad un canalino che da accesso alla cresta a monte della Grande Tour, detta "Crête du Coq" per via dei numerosi gendarmi presenti. Si affronta questo tratto di cresta salendo inizialmente per comode cengie sul versante del Breuil; si torna in seguito verso il filo di cresta fino a raggiungere un tratto più ripido, che viene affrontato sulla destra per una stretta ed infida cengia piuttosto esposta (III, è il famoso "Mauvais Pas"), oltre il quale si giunge ad una placca rocciosa dove sono incise le iniziali di Whymper e Carrel ("Rocher des Ecritures"). Da qui si traversa facilmente sulla destra portandosi al breve ma ripido pendio nevoso (o di ghiaccio) del "Linceul", che va sempre più riducendosi; lo si risale tenendosi nei pressi delle rocce sulla sinistra sino a raggiungere al suo termine un cavo metallico; seguendolo ci si sposta verso destra e si raggiunge per rocce non difficili (II) l'impegnativa parete verticale dov'è posta la lunga catena della "Corde Tyndall" o "Grande Corde". Sfruttando faticosamente la catena e con qualche passaggio in arrampicata (III+) si raggiunge il filo di cresta (4080 m), da seguire su buona roccia con difficoltà non elevate (II, alcuni chiodi e spit) ma con percorso aereo e a tratti esposto, evitando sulla sinistra qualche salto un po' più ripido. Un ultimo risalto (II) porta sulla cengia (lato Breuil) della "Cravate", lungo la quale si guadagna la vetta del Pic Tyndall (4241 m). [3h-3h30] Ora si percorre la facile cresta quasi orizzontale, che può spesso presentare passaggi di misto (possibili cornici se molto innevata) e che diviene più stretta ed esposta man mano che ci si avvicina alla "Testa del Cervino". Questo tratto di cresta termina con un paio di gendarmi, superati i quali si scende (II, piuttosto esposto, chiodi e spit) allo stretto intaglio "dell'Enjambée", da superare con una decisa spaccata per portarsi sulla "Testa del Cervino" vera e propria. Si sale quindi per facili rocce rotte e terreno misto, facendo attenzione all'eventuale presenza di ghiaccio, sino allo stretto terrazzino del "col Félicité", ai piedi di un salto verticale che si supera grazie ad una corda fissa. Ci si sposta quindi leggermente sulla sinistra (versante svizzero) per poi tornare sul versante del Breuil lungo una stretta cengia e superare un salto roccioso dotato di corda fissa. Dal successivo ripiano detritico (o nevoso) tramite l'ennesimo canapone si risalgono delle ripide placche per poi raggiungere verso destra l'inizio della "Scala Jordan". Con l’aiuto della scala di corda con pioli in legno si supera faticosamente il soprastante risalto strapiombante, a cui segue la "Corda Pirovano" che facilita la risalita di un diedro sulla sinistra e di una zona di ripide placche. Al termine delle corde fisse, lungo un'evidente cengia ("Gite Wentworth") ci si riporta a sinistra sul filo di cresta lungo il quale, aiutati da un paio di corde fisse, si supera un'ultima esile cengia sulla destra e i facili blocchi rocciosi della parte finale della cresta, giungendo alla vetta italiana e alla croce (4476 m). Scesi di qualche metro ad un intaglio, lungo la nevosa ed aerea cresta sommitale si guadagna in breve la vetta svizzera, punto culminante della montagna.[1h30-2h30] In discesa si può seguire la via di salita, sfruttando le numerose corde fisse presenti ed effettuando qualche doppia dove necessario (punti di calata sempre ben attrezzati), oppure completare la traversata e scendere lungo la cresta dell'Hornli (vedi sopra).
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