5. ORO

L'Alchimia Metallurgica

Scopo dichiarato dell'alchimia metallurgica era la trasmutazione dei metalli vili in oro, ottenuta attraverso un processo che si riteneva in grado di produrre la perfezione dei metalli. La differenza fondamentale tra l' oro alchemico, ottenuto artificialmente, e l' oro naturale, risiede nella capacità attribuita al primo di moltiplicarsi, ovvero di conferire le proprie caratteristiche a quantità sempre maggiori di un metallo non nobile sul quale (dopo adeguata preparazione di esso) viene proiettato, o che può tingere. Solo il metallo trasmutato è a sua volta capace di trasmutare, e questa concezione alimenta la convinzione, espressa da Ruggero Bacone, che l' oro alchemico sia superiore a quello naturale - tema di fondo del dibattito arte-natura. Gli alchimisti non ignoravano, infatti, che fra l' oro prodotto alchemicamente e quello estratto dalle miniere permangono delle differenze fisiche: le tecniche docimastiche più comuni (coppellazione, crogiuolo) erano ben conosciute; sulla contrapposizione fra l' oro alchemico e quello naturale si basò la polemica contro gli alchimisti falsari, ufficializzata con la bolla "Spondent quas non exhibent" dal papa Giovanni XXII (1319). Non mancano peraltro pareri di famosi giuristi convinti che l' alchimia potesse ottenere un oro identico a quello naturale. Il nodo del problema risiede, evidentemente, nella definizione delle caratteristiche essenziali dell' oro, sulla quale tuttavia né i documenti alchemici né quelli giuridici si pronunciano esplicitamente.

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  • [The Alchemy Web Site]
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