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Negli anni 40 i sistemi
operativi non esistevano, i programmatori infatti avevano un accesso
diretto alle risorse hardware.
Come si è già detto, il primo
sviluppo dei sistemi operativi consistette nel fornire ai programmatori
un insieme di sottoprogrammi di ingresso-uscita
che venivano caricati assieme al programma da elaborare.
I sistemi operativi raggiungono un successivo livello di astrazione con
l’introduzione del linguaggio assembler in sostituzione del linguaggio macchina.
Nel 1956 furono introdoti
i linguaggi di programmazione ad alto livello
Fortran e Cobol,
e siccome grazie a questi ultimi il numero di utenti
ai Centri di Calcolo aumentò grandemente, fu
introdotta l’elaborazione batch, con una conseguente successiva evoluzione dei sistemi operativi.
L’elaborazione batch consisteva nell’elaborazione sequenziale e senza interruzioni
dei programmi che gli utenti portavano al
Centro di Calcolo.
I sistemi operativi diventarono ancora più sofisticati quando fu loro
consentito di superare il cosiddetto collo di
bottiglia di ingresso-uscita, e ciò grazie all’introduzione della multiprogrammazione.
Il collo di bottiglia di ingresso-uscita consisteva nel seguente inconveniente: durante le operazioni di ingresso-uscita
la CPU rimaneva non
utilizzata perché in attesa che si concludessero tali operazioni.
Tale inconveniente fu appunto superato
con l’introduzione della multiprogrammazione.
Con la multiprogrammazione infatti i
programmi da elaborare erano contemporaneamente
presenti in memoria, ed in modo che durante
le operazioni di ingresso-uscita di un programma veniva fatto avanzare
sulla CPU un altro programma.
Il successivo sviluppo dei sistemi operativi ha consentito
la programmazione strutturata e la programmazione concorrente.